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6.12.23

AZIONI E PETIZIONI PER LA PALESTINA

DAL CESSATE IL FUOCO PERMANENTE ALL’INCRIMINAZIONE DEI FANATICI-SIONISTI

 

Nell'angolo in basso a sinistra e in quello in alto a destra due scritte: "Cessate il fuoco!" e "Appelli, petizioni e azioni per la Palestina". In alto a sinistra l'immagine di uno striscione che recita: "Non c'è pace sotto occupazione! Palestina libera". A destra un cartello con scritto "Boycott Israeli Apartheid". In basso a destra una ragazza ha uno striscione con la faccia di Netanyahu e in fronte scritto "Child Killer" e la scritta "Arrest war criminale". In mezzo a sinistra la foto di un bambino sulle spalle di suo padre e sullo sfondo un'esplosione. Di fianco una mano che impugna una penna.

In questo breve post torniamo a parlare della punizione collettiva dei gazawi e dell’innalzata tensione militare in Cisgiordania realizzate dall’entità statale teocratica ed etnocratica di Israele, invitandovi a leggere e sottoscrivere una serie di appelli, cominciando da quello “per un cessate il fuoco permanente e una soluzione politica” alla questione palestinese, lanciato da Emergency, Ləa Laboratorio Ebraico Antirazzista, Mediterranea APS e Assopace Palestina, per giungere a quello di Amnesty International in cui si parla dell’auspicabile incriminazione per diversi crimini di guerra e contro l'umanità, attuati molto tempo prima del 7 Ottobre.

 

DALLE PETIZIONI AI BOICOTAGGI ECONOMICI, ACCADEMICI E TEOLOGICI

Firmare una petizione potrebbe essere un atto principalmente simbolico, e non è detto che non sia anche un’azione concreta, a prescindere dall’importanza degli stessi “simboli”. Una firma richiede pochissimo tempo ed è meno del minimo di quanto possiamo fare, un minimo “sindacabile”...

 

18.9.22

Percentuale di vittime civili delle guerre nel Mondo e fake-news "a fin di bene"

La fake news "a fin di bene" del 90% di vittime civili, la definizione di civile e la violenza strutturale, ossia l'ineguaglianza e i soprusi alla base di tutte le guerre 





Spesso viene riportata la statistica della percentuale delle vittime civili delle guerre, quantificata nel 90%. In questo post si cerca di verificarla. Spieghiamo infatti che la diffusione di questo dato, stando agli studi che citiamo di seguito, sembra essere una cosiddetta “fake news a fin di bene”. Infine, dopo aver chiarito alcune questioni metodologiche come la definizione stessa di civile e di conflitto, chi scrive quest'articolo spiega perché conoscere la percentuale esatta delle vittime civili non è la principale questione da un punto di vista etico-teorico

Questo è il primo post della rubrica “Dati Parziali”, ma è incluso anche in quella denominata “Chekka il Fatto”, dato che proviamo a verificare l’esattezza di questo dato, e in quella pseudo-enciclopedica “Define”, siccome proviamo a spiegare (seppur sbrigativamente) chi è considerato “civile” in una guerra (prossimamente ci dedicheremo anche alla definizione stessa di “guerra”, per quest’ultima rubrica).

 


LA PERCENTUALE MEDIA DELLE VITTIME CIVILI NEGLI SCORSI TRE SECOLI SI AGGIREREBBE INTORNO AL 50%

Spesso, quando ci si occupa di guerre e conflitti, si sente parlare di un dato: il 90 percento delle vittime delle guerre sono civili, sono persone che non indossano una divisa e non collaborano direttamente alle operazioni militari imbracciando delle armi.

Il dato si ritrova, per esempio, nella trascrizione di un incontro dell’ONU dello scorso Maggio, dove si specifica che questa percentuale si raggiunge <<quando si usano armi esplosive in aree popolate>>.

Gino Strada, fondatore di Emergency  ha ripetuto più volte questo dato, e nel 2015 scriveva: <<Alcuni anni fa, a Kabul, ho esaminato le cartelle cliniche di circa 1200 pazienti per scoprire che meno del 10% erano presumibilmente dei militari. Nel secolo scorso, la percentuale di civili morti aveva fatto registrare un forte incremento passando dal 15% circa nella prima guerra mondiale a oltre il 60% nella seconda. E nei 160 e più “conflitti rilevanti” che il pianeta ha vissuto dopo la fine della seconda guerra mondiale, con un costo di oltre 25 milioni di vite umane, la percentuale di vittime civili si aggirava costantemente intorno al 90% del totale, livello del tutto simile a quello riscontrato nel conflitto afgano.>>.



Screenshot della pagina di Emergency in cui Gino Strada parla del 90% di vittime civili




Anche chi scrive questo post ha cominciato a ragionare sulla proporzione delle vittime di un conflitto dopo aver sentito le parole di Strada in un evento dal titolo “La Guerra è il mio Nemico” (evento recensito nella rubrica RecenTips)

Alla voce "Civilian casualty ratio" (rapporto vittime civili e militari) dell’edizione in inglese di Wikipedia si spiega che questo dato comincia a essere menzionato a partire dagli anni ’80 e ripetuto in pubblicazioni accademiche almeno fino al 2014. Un esempio dell’uso di questo dato in ambito accademico lo troviamo anche in questo video del prof. Eduardo Missoni della Bocconi.





Sempre alla stessa voce di Wikipedia si spiega che, mediamente, secondo la stima fatta da William Eckhardt –professore di diritto statunitense, avvocato ed ex ufficiale militare- <<metà delle morti causate dalla guerra si verificano tra i civili, e di queste solo alcune sono riconducibili alle carestie associate alla guerra. La quota percentuale di morti civili e militari collegate alle guerre resta all’incirca intorno al 50% per tutti i secoli>>.

Il saggio in cui si trova questo dato, e da cui è estratta la tabella (in foto), si intitola “Civilian Deaths in Wartime” (morti tra i civili in tempo di guerra) e risale al 1989: la stima totale delle morti in guerra avvenute nel secolo scorso, fino al 1987, ammontava a 85 milioni e mezzo di vittime. Si hanno dati specifici della proporzione di vittime civili e militari  per 79 milioni di quelle morti, ed è del 50%: una vittima su due era un civile. Un’altra tendenza riscontrabile è l’aumento di conflitti in relazione a quello della popolazione mondiale (numero degli abitanti totali che nella tabella e nello studio considerati si riferisce alla metà del secolo studiato).



Tabella dello studio di William Eckhardt




LA GENERALIZZAZIONE DEL “9 SU 10” (OSSIA DEL 90% DI VITTIME CIVILI): UNA FAKE NEWS "A FIN DI BENE"

21.8.22

La guerra è il mio nemico

Nel primo articolo della rubrica RecenTips vi segnaliamo e facciamo una recensione di due eventi, visibili su YouTube e promossi da Emergency, sulla guerra. Li abbiamo scoperti partendo da una frase di Gino Strada postata sui social dalla ONG a un anno dalla sua scomparsa.


 

 

<<L’antidoto alla guerra sta nella costruzione dei diritti umani>>: è la frase pubblicata dopo un anno senza Gino Strada, chirurgo di guerra e fondatore della ONG Emergency, che presta servizi medico-chirurgici a vittime di guerra e povertà. È passato anche quasi un anno dalla riconquista dei talebani dell’Afghanistan, e alle decine di conflitti armati del pianeta si è aggiunto quello ucraino ovviamente (anche se si potrebbe datare come iniziato nel 2014, anno in cui è stata invasa la Crimea).

La “frase-slogan” è tratta da un evento dedicato a studenti delle superiori,  tenutosi nel 2018, dal titolo “La guerra è il mio nemico. Volume 2” e moderato da Camila Raznovich. Abbiamo visionato anche la prima edizione dell’incontro annuale che si è tenuto di fronte a circa 20.000 studenti collegati in diretta. Negli ultimi anni il consueto appuntamento ha cambiato titolo.

L'intento era cercare delle risposte a questioni relative alla guerra: <<si può evitare una guerra? I governi possono scegliere di non bombardare o uccidere? L’impegno delle persone comuni può ostacolare la costante corsa alla guerra?>>. Come ricordava il fondatore di Emergency è molto difficile dare delle risposte sintetiche a questioni così complesse, e proprio per questo dobbiamo cominciare a parlarne e a rifletterci su…





La “normalità” della guerra

Un concetto emerso dalle parole delle prime due relatrici dell’edizione del 2108 riguarda la dimensione della guerra percepita come “normale” da chi nasce o vive da molti anni in essa.