20.7.24

"DI VITA NON SI MUORE": FILM DOCUMENTARIO SU CARLO GIULIANI

IL CONTESTO STORICO-POLITICO DEL G8 DI GENOVA, IL VISSUTO DI CARLO GIULIANI E LA SUA MORTE

A 23 anni di distanza dall'uccisione di Carlo Giuliani, per la rubrica RecenTips proponiamo una breve recensione di un film documentario a lui dedicato: "Di vita non si muore, un altro mondo è ancora possibile?" di Claudia Cipriani, autoprodotto dalla "Ghiro Film".


La locandina del film documentario. Due ragazzi di spalle, uno rappresenta Carlo Giuliani, sono avvolti in una nube di fumo gialla, forse di un fumogeno.
La locandina del film documentario


Durante il summit del 2001 in Italia si verificò quella che un magistrato, Enrico Zucca, ha definito <<una sospensione dello stato di diritto>>, mentre per Amnesty International si trattava della <<più grave sospensione dei diritti democratici in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale>>.

Sono state inflitte condanne spropositate ad una decina di manifestanti per un totale di circa 100 anni di carcere, con un caso di un' estradizione non concessa dalla Francia, anche in ragione della sproporzione delle sentenza italiana per il reato di "devastazione e saccheggio". 

Invece, è stata assicurata quasi totale impunità, e addirittura promozioni in alcuni casi, a carnefici, calunniatori e mistificatori in divisa, inclusi quelli che portarono armi improprie e molotov nella scuola Diaz per fabbricare accuse, per poi perpetrare e giustificare delle vere e proprie torture, come riconosciuto dalla Corte di Strasburgo. 

Ad altri manifestanti, in ragione di una carica illegittima attuata dalle forze armate, è stato riconosciuto di aver agito per legittima difesa.

In quella giornata abbiamo visto concretizzarsi un nuovo tipo di fascismo, che mescola il vecchio spirito "manganellaro" al volto pulito della subdola politica contemporanea, gestita fuori dai parlamenti, direttamente dagli uffici delle grandi multinazionali. 

Quel giorno è stato inflitto un colpo durissimo alla militanza non violenta (non tanto a "black block veri" e per nulla a potenziali provocatori), e resta una ferita non rimarginabile che ha contribuito alla dilagante de-politicizzazione della società, in favore delle scialbe religioni del guadagno, dello stato-nazione e dell'apparenza.

All'infuori dei circoli di attivismo e/o militanza, la principale vittima sacrificale di quella gestione criminale di una protesta (senza contare i torturati e i feriti, tra cui un cronista britannico finito in coma) viene dipinta come un teppista indiavolato, il vandalo per antonomasia. Mentre molti, soprattutto all'interno della cosiddetta cerchia "insurrezionale", ne hanno fatto una sorta di santino, un'icona diffusa in tutto il Mondo, come si vede nelle prime scene del documentario.

Questo documentario ribalta entrambe le narrazioni polarizzanti, restituendo la dimensione umana e il contesto politico vissuto dal "ragazzo con l'estintore". Una parte della pellicola ricostruisce anche alcuni aspetti "tecnici" di quanto avvenuto in piazza Alimonda, aggiungendo un terzo filone narrativo. 

Per chi volesse approfondire la dinamica "politico-legale" di quella giornata segnaliamo anche un secondo documentario: si intitola "La Trappola", ed è stato pubblicato per la prima volta nel 2006 dal "Comitato Piazza Carlo Giuliani".

18.7.24

LE CARCERI ISRAELIANE E LE TORTURE "DA MANUALE" DELLA CIA

SPIEGATE DA UN ITALO-PALESTINESE CHE LE HA SPERIMENTATE SULLA SUA PELLE

Khaled El Qaisi, un palestinese con cittadinanza italiana, racconta come l' "unica democrazia del Medio Oriente" ha mutuato dalla CIA delle sofisticate tecniche di tortura per estorcere confessioni, informazioni o reprimere il dissenso, in pieno spregio di ogni regola del vivere civile e del diritto internazionale. Alcune di quelle tecniche le ha vissute sulla sua pelle. 

Riportiamo anche dei link a diverse inchieste di testate internazionali su cosa accade nei centri di detenzione in Israele dall'8 Ottobre. 

Infine, concludiamo con la proposta dell'impresentabile Ben-Gvir: <<sparare un colpo in testa ai prigionieri palestinesi>>


Delle mura difese da filo spinato e da due torrette di guardia delimitano il perimetro di una prigione israeliana. Si notano alcune scritte in ebraico e una bandiera israeliana.
Immagine di un penitenziario israeliano di Christopher Michel da Wikimedia rilasciata con licenza Creative Commons.



L'ARRESTO ARBITRARIO E LA DETENZIONE DI KHALED EL QAISI

Khaled El Qaisi, studente palestinese e italiano di lingue e culture orientali, traduttore, tra i fondatori del Centro Documentazione Palestinese, ad Agosto del 2023 è stato arrestato al confine tra la Giordania e la Cisgiordania, dopo una vacanza con la famiglia a Betlemme, e detenuto fino ad Ottobre. In un primo momento è stato incarcerato nel centro detentivo di Petha Tikva (che sul sito dell'associazione Addameer è indicato come un centro per gli interrogatori). Poi è stato trasferito ad Ashkelon dove, per pochissimi giorni, non è stato in isolamento: si trovava nella "sezione farsa", in compagnia di agenti dei servizi segreti camuffati da detenuti.


Kalehd El Quaisi a un incontro a Napoli organizzato dal Centro Culturale Handala Ali.
Kalehd El Quaisi a un incontro a Napoli organizzato dal Centro Culturale Handala Ali.

17.7.24

MEDITERRANEA DENUNCIA LA SEDICENTE GUARDIA COSTIERA LIBICA

PRESENTATO UN ESPOSTO ALLA PROCURA DI ROMA PER I FATTI DEL 4 APRILE


LE ACCUSE: PIRATERIA INTERNAZIONALE, TENTATO SEQUESTRO DI PERSONA, TORTURA E VIOLENZA PRIVATA CON LE AGGRAVANTI ASSOCIATIVA E DELL'USO DI ARMI DA FUOCO.


Il 4 Aprile, durante un salvataggio in acque internazionali operato dall'imbarcazione "Mare Jonio" della ONG "Mediterranea Saving Humans", i miliziani e sedicenti guardacoste libici hanno esploso colpi di arma da fuoco a distanza ravvicinata, scatenando il panico tra i soccorritori e i migranti in pericolo

Obiettivo delle milizie libiche in questo genere di "operazioni" è quello di riportare le "persone in movimento" nei lager libici per estorcergli denaro o schiavizzarli. Infatti, molte persone migranti ripetono più e più volte il "viaggio della speranza", che può concludersi anche in fondo al mare. In quel caso alcuni migranti, sequestrati dai miliziani libici, erano riusciti a saltare dalla motovedetta trovando salvezza tra le braccia dei soccorritori, mentre è possibile che altri abbiano trovato la morte o siano stati nuovamente catturati.


Una persona si getta dalla motovedetta italiana donata all'abusiva guardia costiera libica: il momento è immortalato in un filmato diffuso da Mediterranea, che stava soccorrendo un barchino in vetroresina alla deriva. La criminale guardia costiera libica aveva già catturato le persone su altre imbarcazioni. Screenshot di un video su Youtube
Una persona si getta dalla motovedetta italiana donata all'abusiva guardia costiera libica: il momento è immortalato in un filmato diffuso da Mediterranea, che stava soccorrendo un barchino in vetroresina alla deriva. La criminale guardia costiera libica aveva già catturato le persone su altre imbarcazioni. Nel comunicato di oggi Mediterranea spiega che ci sono nuovi elementi: un aereo maltese avrebbe supportato i miliziani libici per intercettare e catturare i migranti.

6.7.24

IMMUNITÀ "AD PRESIDENTEM" PER TRUMP, POSSIBILE IMPERATORE USA

LE ACCUSE A DONALD TRUMP PER L'ASSALTO AL CAMPIDOGLIO E LA SENTENZA DELLA CORTE SUPREMA



Spieghiamo in cosa consiste il secondo "impeachment" di Trump (per l'assalto al Campidoglio) e parliamo dell'involuzione dispotica del paese "esportatore" di "democrazia", con modelli di "democratura" formalizzata e plebiscitaria che piacciono molto anche nel nostro "Bel Paese"...


Commento di Sonia Sotomayor alla decisione dei suoi colleghi della Corte Suprema Usa sull’immunità a Trump:<Il Presidente degli Stati Uniti d'America è la persona più potente del paese, e forse del mondo. Quando usa i suoi poteri ufficiali in ogni maniera, secondo il giudizio espresso da questa maggioranza, adesso sarà protetto da processi penali. Ordinare al "SEAL Team 6" di assassinare un rivale politico? Immune. Organizzare un colpo di stato militare per rimanere al potere? Immune. Prendere una mazzetta in cambio di una grazia? Immune.>
Seconda parte del commento della giudice. <Facciamo violare la legge al presidente, lasciamogli sfruttare le insegne del suo ufficio per il proprio tornaconto personale, lasciamogli usare i suoi poteri ufficiali per fini malvagi(...) Anche se questi scenari da incubo non si verificassero, è prego che ciò non accada, il danno è fatto. Le relazioni tra il Presidente e le persone che serve sono state irrevocabilmente mutate. Esercitando il suo potere ufficiale, il Presidente adesso è un re al di sopra della legge>



I FATTI

Il 6 Gennaio 2021 circa duemila "attivisti" pro-Trump (principalmente di diversi gruppi di estrema destra e "complottisti") hanno assaltato il Congresso degli USA a Washington, dove ha sede il parlamento statunitense. I manifestanti estremisti erano stati aizzati da Trump, che ha esercitato pressioni anche su dei collegi elettorali, contestando la legittimità delle elezioni. Si denunciavano dei presunti brogli elettorali e si è tentato di non far proclamare l'attuale presidente Joe Biden. Almeno cinque persone sono morte nelle prime ore successive alla rivolta: tre per cause naturali, una per overdose e una per colpi d'arma da fuoco. La vicenda ha portato Donald Trump a essere sottoposto a una procedura di impeachment, cioè la messa sotto accusa di chi riveste una carica pubblica, in questo caso il Presidente uscente.



LE ACCUSE E IL RICORSO

Il tentativo di ribaltare e revocare le elezioni si sono concretizzate in quattro accuse formalizzate un anno fa: associazione a delinquere (insieme ad altri sei complici) finalizzata a frodare lo stato, associazione a delinquere e intralcio (anche tentato) di procedure ufficiali e associazione a delinquere finalizzata alla soppressione di diritti.

5.7.24

COLONI ILLEGALI ISRAELIANI FERISCONO ATTIVISTA ITALIANO NON VIOLENTO

-LA DENUNCIA DI MEDITERRANEA: PICCHIATO A SANGUE E COLPITO CON UNA ZAPPA AL VOLTO
-PARLIAMO ANCHE DEL FUNZIONAMENTO E DEGLI SCOPI DELLE COLONIE ILLEGALI IN CISGIORDANIA


L'attivista italiano sulla barella al pronto soccorso. Si nota un taglio sotto l'occhio da cui fuoriesce sangue, ematomi scuri e occhio gonfio.
La foto dell'attivista diffusa dalla ONG


Un attivista pacifista italiano della ONG Mediterranea è stato brutalmente attaccato da coloni israeliani in Cisgiordania, due giorni fa. 

Prendiamo spunto da questo assalto, uno degli innumerevoli a partire dal '67, per parlare dei pretesti e dei sotterfugi legali impiegati per "legittimare" gli abusi del paese occupante, tra cui addirittura una legge dell'Impero Ottomano.



ATTIVISTA PACIFICO ATTACCATO: NON È IL PRIMO...

Nella notte tra Mercoledì 3 e Giovedì 4 luglio decine di coloni illegali israeliani hanno assaltato il villaggio di Khallet Athaba, uno dei circa venti nella regione di Masafer Yatta, a sud di Hebron. Prima hanno appiccato degli incendi che hanno devastato le coltivazioni dell'area rurale. Poi hanno avviato una scorribanda fascista spostandosi con furgoni e mezzi blindati, armati di bastoni, pietre e protetti dall'esercito "regolare", colpendo anche un veicolo dei vigili del fuoco.


Colline in fiamme
Immagini da un video diffuso dalla ONG

29.6.24

NON AVERE PREZZO NON HA PREZZO... MA SI PAGA A CARO PREZZO

Nelle battute che seguono la spiegazione dell'aforisma nel titolo, in un brevissimo afori-post per la rubrica Valvola.


Sfondo nero. In alto il disegno di un cartellino che solitamente riporta il prezzo di un prodotto, su cui c'è scritto: <NON AVERE PREZZO NON HA PREZZO MA SI PAGA A CARO PREZZO>. Sotto la scritta: <Non avere prezzo, nel senso di non essere corruttibile e di non scendere a compromessi di ogni sorta, si paga a caro prezzo. Il costo, solitamente, consiste nell'esclusione dai più disparati diritti e privilegi socio-economici. Il fatto di non essere "comprabili", però, ha un valore inestimabile: perciò non ha prezzo!>

25.6.24

ASSANGE A BREVE LIBERO DOPO PATTEGGIAMENTO A 62 MESI

È arrivato l'accordo di cui si è vociferato negli ultimi mesi: Assange sarà libero a breve, ma la libertà di stampa è ancora in pericolo...


Manifestante con un cartello in favore di Assange. Si intravede anche il disegno di una maschera che fonde i tratti di quella del film "V per Vendetta" e la casa di carta, oltre al simbolo della clessidra di Wikileaks


Julian Assange è quasi libero. 

23.6.24

SEMPRE DALLA PARTE DEL TORTO

UN GENERE MUSICALE INTERNAZIONALISTA

Per la rubrica Recentips consigliamo e facciamo una recensione di "Sempre dalla parte del torto", album musicale della "Banda POPolare dell’Emilia Rossa", uscito quasi un anno fa e con diversi featuring militanti.


La copertina dell'album. Sullo sfondo il titolo. Ai lati è ripetuta più volte l'immagine di un uomo in giacca e cravatta mentre cammina e parla al telefonino. Al centro un uomo in divisa da operaio che trasporta uno strumento musicale in una custodia
La copertina dell'album



L'AUTOPRODUZIONE È LA MIGLIORE SOLUZIONE!

"Sempre dalla parte del torto" è il quarto album della "Banda POPolare dell’Emilia Rossa", band nata a Modena nel 2011. Si definiscono <<un gruppo proletario composto da delegati Rsu Fiom delle più importanti fabbriche metalmeccaniche di Modena, tra cui Ferrari, Maserati, e da musicisti professionisti che più precari di così non si può. Definiamo il nostro genere musicale col termine “internazionalista” perché vuole essere fuori da qualsiasi schema predefinito che non siano l’unità e solidarietà delle classi subalterne anche in ambito musicale ed artistico oltre ogni frontiera>>.

L'album è stato autofinanziato tramite una campagna di crowdfunding: le offerte di diversi co-produttori sono servite a mantenere libera la loro musica dalle ingerenze del mercato e dalle "censure de facto" delle grandi case discografiche. Citando il proverbio "chi paga l'orchestra decide la musica", spiegano che <<da band autofinanziata ed autoprodotta>> la scelta del crowdfunding, e cioè di un autofinanziamento collettivo, è stata la maniera <<migliore per permetterci di pubblicare liberamente la nostra arte senza scendere a compromessi>>. La diabolica entità del "mercato" tende a escludere, in tutti i settori della cultura e dell'informazione, contenuti "scomodi", che fanno sviluppare spirito critico, che seminano germi di ribellione verso le ingiustizie. Viceversa siamo bombardati di pubblicità, contenuti triviali e tormentoni musicali il cui scopo principale è quello di un "intrattenimento" scialbo, finalizzato a sottometterci alla religione capitalista e al supremo comandamento del "produci, consuma e crepa".

20.6.24

PALESTINIAN WOMAN

UN'OPERA CHE EVOCA L'AMPIEZZA DELLA VIOLENZA DELLA FORZE DI OFFESA ISRAELIANE


Un disegno di Matteo Traballoni, "Palestinian Woman", richiama alla nostra mente alcuni aspetti dell'acme del genocidio incrementale in Palestina di cui abbiamo parlato tra queste pagine digitali.



Al centro e in primo piano il volto di una donna segnato da diverse ferite con un velo sul capo. Sullo sfondo si intravede il deserto e qualche casupola. In alto a destra un soldato con insegne israeliane che imbraccia un fucile.
Il disegno di Matteo realizzato con matita rossa su carta semplice in formato A5


Inauguriamo lo spazio di Fanrivista dedicato all'Artivismo con un'opera di Matteo Traballoni, che abbiamo conosciuto al festival delle auto-produzioni underground capitolino "Crack!", e precisamente all'edizione di due anni fa.

13.6.24

L'ASTENSIONE VINCE ALLE EUROPEE

LA POLITICA NON È SOLO RECARSI ALLE URNE MA NON È DETTO CHE VOTARE NON SERVA A NULLA (ANCHE PER CHI SI DEFINISCE ANARCHICHə)

Per la rubrica "Dati Parziali" alcuni dati sul vero vincitore, in Italia e in tutta l'UE, delle ultime elezioni per il Parlamento europeo. Nella seconda parte di questo mini-post un commento di un militante libertario che ha scelto di votare.


In alto a sinistra un manichino infila una scheda elettorale, con disegnato sopra un punto interrogativo e uno esclamativo, nell'urna con un simbolo dell'unione europea rivisitato in chiave "spaziale". In basso a destra il volto di Camillo Berneri. Al centro la scritta: <L'ASTENSIONE VINCE ALLE EUROPEE LA POLITICA NON È SOLO RECARSI ALLE URNE MA NON È DETTO CHE VOTARE NON SERVA A NULLA (ANCHE PER CHI SI DEFINISCE ANARCHICHə)>. La "A" di "anarchichə" è il simbolo della "A cerchiata".


11.6.24

QUASI 300 UCCISI PER LIBERARE 4 OSTAGGI A GAZA

LE NARRAZIONI A SENSO UNICO DEL MASSACRO DI NUSEIRAT ("OPERAZIONE ARNON" O "SEMI D'ESTATE")

L'UNICA CHANCE DI NETANYAHU È LA PULIZIA ETNICA "DAL FIUME AL MARE" E RI-COLONIZZARE GAZA


Sullo sfondo i grigi scheletri degli edifici di una Gaza in rovine, avvolti da fumo e fiamme. Al centro uno "strillone" (ragazzo che vende giornali agli angoli delle strade, in inglese "newsboy") che strilla: <edizione straordinaria: è tutta colpa di Hamas! La vita di un palestinese non vale quanto quella di un israeliano>.
Dettaglio dell'mmagine sullo sfondo della Tasnim News Agency tratta da Wikimedia, rilasciata con licenza Creative Commons


Al campo profughi di Nuseirat l'8 Giugno, a tre giorni di distanza dall'ennesimo bombardamento di una struttura dell'UNRWA nella stessa zona, sono stati liberati 4 ostaggi di Hamas in un sanguinoso raid di due ore. L'esercito israeliano, con il supporto anglo-americano, ha causato almeno 274 morti palestinesi nell'operazione di salvataggio che è diventata un massacro (il secondo di questo tipo). 

Mentre ci fanno vedere le immagini e le storie degli ostaggi che si trovavano al rave "Supernova", il prossimo imputato per crimini di guerra Netanyahu che li va a salutare con il favore delle telecamere, l'euforia manifestata per il loro ritorno, non si tiene conto del fatto che la salvezza di quattro persone è costata la morte e il ferimento di un altro migliaio. Ciò conferma che una vita palestinese vale molto meno di quella di un israeliano, che i primi non sono completamente umani, che andrebbe bene sterminare l'intera popolazione di Gaza per salvare tutti gli ostaggi.

Si vedono i video dell'arrivo degli elicotteri e di Noa Argamani , definita "simbolo" del 7 Ottobre, ma su principali giornali e televisioni raramente hanno fatto vedere le devastazioni inflitte per l'"eroica" operazione.

Intanto la ONG Euro-Med Monitor denuncia che l'operazione ha violato svariati aspetti del diritto umanitario internazionale e chiede indagini per capire se gli USA hanno contribuito non solo fornendo intelligence, ma anche supporto logistico, tramite il molo temporaneo che dovrebbe servire solo a trasportare aiuti umanitari (e che, strana coincidenza, per alcuni giorni non ha funzionato).

Oltre a ricostruire nella maniera più approfondita possibile la dinamica degli eventi analizziamo anche la narrazione della stampa mainstream e le implicazioni giuridiche dell'azione militare.

La principale "scusante" per un costo di vite civili e di distruzione così alto risiederebbe nel fatto che Hamas si "mimetizza" tra la gente e usa la popolazione civile come "scudi umani": ciò, dal punto di vista del diritto internazionale (oltre che da quello morale, secondo l'opinione di chi scrive) non giustifica assolutamente questo genere di attacchi e la furia vendicativa-genocida. Si sta conducendo una guerra iper-tecnologica seguendo delle regole medioevali (con un uso massiccio delle più economiche e devastanti "bombe stupide"). Siamo tornati indietro di secoli in quanto a conquiste giuridiche, si stanno stabilendo dei pericolosissimi standard, ancora più mortiferi di quelli a cui ci eravamo "comodamente" abituati, ed è in pericolo l'intera umanità.

Dopo aver parlato di questi aspetti, nella seconda parte di questo post si trova un editoriale "incollato" all'articolo di cronaca: ricordiamo che anche Israele tiene in ostaggio migliaia di prigionieri in un sistema di apartheid giudiziario, e parliamo degli infausti scenari politici che dovrebbero portare a un cessate il fuoco, ostacolato dalla "vera" e confusa strategia di Netanyahu, più che da quella di Hamas, che probabilmente ripone le sue speranze in un intervento "divino" e che avrebbe comunque accettato, da tempo, le condizioni che USA e Israele dicono che continua a rifiutare. 

La strategia di chi crede nella libertà per tuttə, dal fiume al mare, dovrebbe essere un'altra: cercare verità, giustizia, far assumere a ognuno le sue responsabilità, unire le forze di quelle persone che hanno subito le conseguenza della guerra e che, nonostante ciò, hanno il coraggio di non volerla continuare.



6.6.24

SVEZIA E FINLANDIA NELLA NATO: ERDOGAN E ORBAN SI PORTANO A CASA ANCHE GLI AEREI DA GUERRA

UN BILANCIO DEGLI ULTIMI MESI: DAGLI F16 AI PASSAPORTI DORATI TURCHI, PASSANDO PER I CACCIA SVEDESI IN USO ALLA "DEMOCRAZIA ILLIBERALE" E AUTOCRATICA DI ORBAN


In alto a sinistra una caricatura 3d di Erdogan. A destra un disegno di Orban. Al centro un aereo da guerra. Sotto, in rilievo, delle spillette con le bandiere dei due paesi scandinavi e il simbolo della NATO. Sullo sfondo dei proiettili.
Caricatura di Erdogna da Wikimedia di DonkeyHotey rilasciata con licenza Creative Commons


Il 7 Marzo anche la Svezia, dopo la Finlandia, è entrata ufficialmente nella NATO, su spinta della paura, fondata o meno, delle mire espansionistiche della Russia di Putin. Si dovrebbe discutere sul fatto che questo timore sia almeno parzialmente fondato, oppure bellicisticamente indotto dai contrapposti disegni e interessi economici del decadente "impero occidentale" a guida USA, oltre che dall'insufficiente ricorso alla diplomazia per risolvere un conflitto iniziato con l'invasione degli "omini verdi" nel 2014. Infatti, già dall'annessione russa della Crimea, Svezia e Finlandia cominciavano a ragionare sulla fine della loro politica neutrale e, così facendo, potersi eventualmente appellare al principio di difesa reciproca stabilito dal quinto articolo del trattato nord-atlantico, invocato solo una volta nella storia (dagli USA dopo l'11 Settembre). Mentre il Mar Baltico è diventato una sorta di "maxi-lago" governato dall'Alleanza atlantica, si discute dell'aumento delle spese militari dei nuovi entrati, raccomandato al minimo del 2% del PIL fin dal 2014. Sarebbe anche utile dibattere sulla natura -formalmente- difensiva del patto atlantico, sulla possibilità di superarlo, sul ruolo dei BRICS, della Shangai Cooperation Organization, sui paesi non allineati e, più in generale, su come avvicinarsi il più possibile all'utopia di un mondo senza guerra...

Però lo scopo specifico di questo post e della rubrica in cui è pubblicato è principalmente un altro: due anni fa avevamo inaugurato il format di Fanrivista intitolato Come va a finire?, con l'obiettivo di seguire l’evoluzione di certi eventi per capire, per l’appunto, “Come andranno a finire”.

La Turchia, nel 2022, aveva siglato un memorandum con i due paesi scandinavi a Madrid: Svezia e Finlandia si impegnavano a non restringere il commercio di armi e a combattere insieme al paese mediorientale il "terrorismo". Erdogan aveva richiesto la consegna di circa 150 "terroristi" che, in realtà, erano dissidenti politici. Per diverse ragioni, tra cui l'impossibilità di estradare persone ricercate per reati politici, la richiesta era apparsa fin da subito pretestuosa. Il principale scopo -raggiunto- era quello di fare pressione per ottenere altri armamenti e garantirsi impunità per reprimere i curdi dentro, fuori e nelle vicinanze dei propri confini. Paradossalmente un'altra richiesta di estradizione dai confini turchi verso l'UE è stata negate a causa dei cosiddetti "passaporti dorati".

Poi, alle pressioni del Sultano Erdogan, si sono aggiunte quelle del "democratico illiberale" Orban. Il parlamento ungherese, infatti, è stato l'ultimo ad approvare l'entrata della Svezia nel Patto Atlantico...



LE ESTRADIZIONI DI DISSIDENTI POLITICI RICHIESTE E QUELLA NON CONCESSA DI UN NARCOTRAFFICANTE

Dal 7 Marzo la Svezia è il 32esimo membro della NATO, a distanza di quasi un anno dall'entrata della confinante Finlandia. Il "Sultano" turco Erdogan, due anni fa, aveva richiesto a Svezia e Finlandia diverse espulsioni e di estradizioni di loro residenti e cittadini verso la Turchia, con la minaccia di porre il veto alla loro entrata nella NATO. Infatti la ratifica dell'entrata di nuovi membri nell'Alleanza atlantica necessita dell'approvazione degli stati membri, e deve passare nei rispettivi parlamenti.

In quel frangente era stato siglato un memorandum d'intesa a Madrid dai 3 paesi, con l'obiettivo formale della lotta al terrorismo, oltre ad annullare l'embargo di armi, limitato o interrotto da diversi paesi europei (Svezia e Finlandia inclusi) a seguito dell'invasione turca nel nord-est della Siria nel 2019.

Era stata diffusa anche una lista di decine di "ricercati" dalla Turchia. Gli obiettivi della "lista di proscrizione" erano diversi esponenti (o ritenuti tali) di schieramenti politici eterogenei: dal PKK (il partito comunista curdo) a "FETO" (il movimento democratico-islamista di Fethullah Gulen, noto anche come "Hizmet", bollato dal presidente-autocrate Erdogan come Organizzazione del Terrore Gulenista che starebbe dietro al fallito tentativo di colpo di stato del 2016), passando per le YPG/YPJ e PYD (acronimi delle Unità di Protezione Popolare, formazioni combattenti alla guida delle FDS, alleate degli USA in chiave anti-ISIS, e del Partito dell’Unione Democratica nel nord della Siria). Nella lista si trovavano anche una parlamentare svedese di origine curda-iraniana, Amineh Kakabaveh, diversi giornalisti e perfino un poeta curdo deceduto da tempo.

4.6.24

MINACCE ALLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE DA ISRAELE E USA

LA MINACCIA COME MEZZO DI RISOLUZIONE E IMPOSIZIONE NELLE CONTROVERSIE INTERNAZIONALI

L'uso della forza militare e la minaccia di usarla sono i principali strumenti violenti per risolvere controversie internazionali e sono vietati dal diritto internazionale, oltre che "ripudiati" dalla nostra Costituzione.


Oltre alle "minacce militari" vanno considerate anche quelle dirette a singole persone. In questo post parliamo di quelle rivolte a Fatou Bensouda, Procuratrice capo della Corte Penale Internazionale fino al 2021, e al suo successore, Karim Ahmad Khan, che ha richiesto dei mandati di arresto per i leader di Israele e di Hamas.


Nella conclusione di questo post parliamo delle distorsioni e delle possibilità di "conflitto" generate e offerte dal diritto internazionale. Iniziamo, però, ripercorrendo sinteticamente le vicende giudiziarie al centro delle indagini delle due corti con sede all'Aja.



Sullo sfondo il disegno di un manifesto con sopra scritto "Wanted" e sotto "for war crimes and crimes against humanity". Al centro la foto di Netanyahu.



LE ACCUSE DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE E LE MISURE PRECAUZIONALI DELLA CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA

Il 20 Maggio 2024 Karim Khan, Procuratore capo della Corte Penale Internazionale ha presentato alla Pre-Trial Chamber (la Camera di giudizio preliminare) una richiesta di mandati di arresto per Benjamin Netanyahu (premier israeliano), Yoav Gallant (ministro della difesa israeliano), Yahya Sinwar (vertice di Hamas a Gaza), Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri detto "Deif" (comandante delle brigate Al-Qassam) e Ismail Haniyeh (capo politico di Hamas) per 14 tipologie di crimini di guerra e contro l'umanità che si ritengono siano stati commessi <<almeno a partire dal 7 Ottobre>> e basati su diversi tipi di prove: immagini satellitari, interviste dei sopravvissuti, filmati di telecamere di sicurezza, cartelle cliniche, consulenze di esperti, affermazioni pubbliche degli indagati ecc..

I leader israeliani sono accusati di: usare la fame come arma di guerra; aver provocato intenzionalmente sofferenze, lesioni o trattamenti crudeliomicidio o uccisioniattacchi intenzionali contro la popolazione civilesterminio e/o omicidi, inclusi quelli attuati affamando la popolazione; di persecuzione (privazione dei diritti fondamentali di un gruppo) e altri atti disumani (diretti a provocare sofferenze e danni psico-fisici).

Nella richiesta di arresto si specifica che <<Israele, come tutti gli stati, ha il diritto di difendere la sua popolazione. Quel diritto, tuttavia, non assolve Israele o qualunque altro stato agli obblighi derivanti dal diritto umanitario internazionale>>, ossia le leggi di guerra. <<Oggi ribadiamo ancora che il diritto internazionale e le leggi dei conflitti armati si applicano a chiunque. Nessun soldato, nessun comandante, nessun leader civile -nessuno- può agire impunemente. Niente può giustificare la privazione intenzionale a esseri umani, inclusi così tanti bambini e donne, delle necessità basilari richieste per la loro esistenza. Niente può giustificare la presa di ostaggi o prendere di mira i civili>>.

1.6.24

"FROCIAGGINE NEI SEMINARI" E "CHIACCHIERICCIO DA DONNE": IL PAPA HA DETTO DI PEGGIO...

NON MERAVIGLIANO LE ULTIME DICHIARAZIONI DEL "PROGRESSISTA" MONARCA VATICANO

La stampa mainstream si concentra sull'espressione "frociaggine" che avrebbe usato il monarca vaticano, Papa Francesco. In queste ultime ore sono uscite altre dichiarazioni intrise di patriarcato del "Patriarca d'Occidente". Ricordiamo, con un tocco di satira amara, che negli scorsi anni aveva detto cose molto peggiori nei riguardi della comunità LGBTQIA+...


In alto a sinistra una caricatura del volto di Francesco. In basso a destrea il simbolo del vaticano in stile graffiti. Al centro la scritta: "In questi giorni si discute di alcune dichiarazioni scurrili e sessiste pronunciate a porte chiuse dal monarca vaticano. Avrebbe esortato i vescovi a <mettere fuori dai seminari tutte le checche, anche quelle solo semi orientate> dato che <nella Chiesa c'è troppa frociaggine>. In un altro incontro a porte chiuse con dei sacerdoti avrebbe detto, in riferimento alla corruzione nel vicariato romano, che <<il chiacchiericcio è roba da donne (...) noi abbiamo i pantaloni, dobbiamo dire le cose (...) Ci sono alcuni di voi che hanno i pantaloni e a me piace tanto questo. Il papa “progressista”, nel 2018, ha affermato che bisognerebbe ricorrere alla <psichiatria>  per lə bambninə gay che manifestano questa <inquietudine> mentre è <un’altra cosa quando si manifesta da grande>". La parola "frociaggine è scritta con caratteri dei colori dell'arcobaleno.



DALLA <<FROCIAGGINE NEI SEMINARI>> AI PERIZOMI PASSANDO PER LA TEORIA A-SCIENTIFICA DELLA "MALATTIA OMOSESSUALE"

Lunedì il sito di gossip e retroscena Dagospia ha riportato delle dichiarazioni del monarca vaticano, pronunciate in privato di fronte a decine di vescovi la settimana precedente, che sono salite subito alla ribalta delle cronache. Papa Francesco avrebbe esortato i vescovi a <<mettere fuori dai seminari tutte le checche, anche quelle solo semi-orientate>> dato che <<nella Chiesa c'è troppa frociaggine>>.

Partendo dall'aspetto semantico, le parole che avrebbe usato il capo della monarchia vaticana risultano chiaramente scurrili e politicamente scorrette, a meno che non venissero pronunciate in senso scherzoso o provocatorio da chi fa parte della comunità LGBTQIA+ (e non ci risulta che Papa Francesco ne faccia parte) o da attivistə transfemministə (e sicuramente lui non è unə di questə).

Una parziale smentita del vertice teocratico del Vaticano è arrivata dal sito Vatican News, insieme alle scuse del Papa (le prime nella storia da un Papa alla comunità LGBTQIA+, secondo il presidente onorario di Arcigay Franco Grillini): <<il Papa non voleva offendere o esprimersi in termini omofobi e porge le scuse a chi si è sentito offeso per l'uso di un termine riferito da altri>>, si legge nel comunicato, in cui si precisa anche che nella Chiesa <<c'è spazio per tutti! Nessuno è inutile o superfluo>>. Quindi, all'apparenza, i seminaristi gay non avrebbero nulla di cui preoccuparsi (per le aspiranti suore lesbiche il problema sembra non porsi, non avendo le donne la possibilità di occupare posizioni di potere ecclesiastiche. Ma a loro spetta un ruolo formalmente più importante, stabilito dal principio mariano!).

In realtà un giudizio contrario al sacerdozio per gli omosessuali è stato espresso più e più volte da Francesco e dai monarchi precedenti, anche se in forme non linguisticamente scurrili. L'ultima volta, riporta Vatican Insider, nel 2018, sempre a un incontro della CEI a porte chiuse: <<se c'è dubbio di omosessualità meglio non fare entrare in seminario. Occhio alle ammissione ai seminari, occhi aperti>> per evitare <<scandali>> e peccaminosi <<atti omosessuali>>, aveva detto l'attuale Vicario di Cristo.

Ma, molto peggio, il monarca vaticano aveva fatto delle gravissime dichiarazioni nello stesso anno nei confronti di tutte le persone omosessuali...

30.5.24

DUE PESI E DUE MISURE: IL BAMBINO DECAPITATO CHE NON FA NOTIZIA

LA FAKE-NEWS SUI BAMBINI DECAPITATI PER GIUSTIFICARE IL GENOCIDIO

Le immagini di corpi carbonizzati, di un bambino decapitato e il racconto di uno degli ultimi attacchi su Rafah, avvenuto domenica 26 Maggio, non si sono guadagnati gli "onori" delle cronache mainstream.

Invece le fakenews sui bambini decapitati il 7 Ottobre continuano a essere invocate a sproposito per giustificare una vendetta spacciata come legittima difesa e un genocidio come ritorsione a un atto illegittimo e orribile di una resistenza armata che, legalmente, non può essere invalidata in toto da quell'atto brutale.

In questo breve editoriale parliamo del "duepesismo" nei confronti delle vittime palestinesi, un doppio standard applicato dalla propaganda mainstream occidentale per giustificare colonialismo, pulizia etnica e genocidio.


Un disegno dell'artista "Yassin Draws". Rielabora artisticamente un'immagine orrenda del massacro di cui si parla in questo post: un uomo, incredulo e disperato, stringe tra le braccia un piccolo corpo senza testa, mentre tutto brucia intorno. Dal collo della vittima infante nasce un fiore.
Un disegno dell'artista "Yassin Draws". Rielabora artisticamente un'immagine orrenda del massacro di cui si parla in questo post: un uomo, incredulo e disperato, stringe tra le braccia un piccolo corpo senza testa, mentre tutto brucia intorno. Dal collo della vittima infante nasce un fiore. Ringraziamo Yassin per averci concesso di utilizzare questa immagine, che ha anche il merito di raccontare un fatto orrifico, oscurato almeno in parte dagli organi di stampa che vanno per la maggiore, sfuggendo alle censure ed evitando di traumatizzare le persone più sensibili o di contribuire all'assuefazione "visuale" verso l'orrore del primo genocidio filmato in diretta della storia. Le immagini vere del massacro di Tel al-Sultan sono state raccolte dal fotoreporter Yousef Hamada.


La notte del 24 Maggio un attacco aereo israeliano ha colpito la tendopoli di Tel al-Sultan a Rafah, città di Gaza al confine con l'Egitto. Sono state massacrate all'incirca 50 persone, alcune bruciate vive nelle tende e baracche dove erano rifugiate, e ferite all'incirca 200. La maggioranza delle vittime sono donne e bambini. E, purtroppo, quello non è stato l'unico accampamento oggetto di un attacco del genere in questi ultimi giorni.

In questi mesi i gazawi sono stati fatti spostare da un punto all'altro della Striscia con diversi ordini di evacuazione ma, come dimostra quest'ennesima strage nel genocidio, non ci sono "aree sicure" per i palestinesi, sfollati più e più volte, costretti a passare le giornate a cercare un luogo in cui accamparsi, a racimolare qualcosa da mangiare, a fare interminabili file anche solo per andare al bagno o ricevere un po' d'acqua torbida da bere.

Diversi organismi internazionali, inclusa la Corte Internazionale di Giustizia, hanno richiesto, invano, ai fanatici messianici e fascio-sionisti israeliani di fermare l'offensiva su Rafah. Anzi, per molti l'attacco potrebbe costituire una sorta di "risposta provocatoria" nei confronti delle due corti che dovranno indagare sui crimini di guerra e contro l'umanità, con responsabilità sia individuali che collettive.

Le immagini dell'attacco, raccolte dal fotoreporter Yousef Hamada, sono letteralmente infernali. Sono disponibili sul suo profilo Instagram e riprese principalmente da utenti dei social media, ma ve ne sconsigliamo la visione: possono servire agli storici di un futuro che dovrà essere meno tetro, a chi fa indagini per documentare i crimini di guerra, ai giornalisti che devono (o forse meglio dire, dovrebbero) raccontare quanto avviene. Ma, chi scrive, comincia ad avere dubbi sul fatto che immagini del genere servano a far sollevare la società civile globale e imporre ai nostri governanti di fermare questi inutili massacri, come dovrebbe essere...

22.5.24

ASSANGE DISCRIMINATO PER CITTADINANZA, NON PER NAZIONALITÀ:

DECISO NUOVO APPELLO CONTRO ESTRADIZIONE USA

Un uomo, in tuta arancione da detenuto, indossa una maschera con il volto di Assange imbavagliato da una bandiera USA. Le mani sono legate da catene. Sullo sfondo si intravede il Vesuvio: è un'attivista di Free Assange Napoli.
Attivista di Free Assange Napoli. Foto de "Lo Skietto"

VITTORIA PARZIALE PER L'INFORMAZIONE MENTRE ASSANGE MARCISCE NELL'INFERNO DI BELMARSH IN CONDIZIONI DI SALUTE PRECARIE


L'Alta Corte Britannica dà a Julian Assange la possibilità di un nuovo appello contro l'estradizione verso gli USA, dove rischia fino a 175 anni di carcere in base all'Espionage Act, la legge anti-spionaggio statunitense elaborata nel 1917. A marzo la Corte della Gran Bretagna aveva chiesto tre assicurazioni ai procuratori statunitensi. Due di queste non sono state ritenute soddisfacenti.

In attesa della pubblicazione della sentenza completa commentiamo quanto avvenuto nell'udienza dell'altro ieri e gli scenari che potrebbero portare l'editore-giornalista australiano alla fine dell'odissea giudiziaria o a una sua condanna.

Inoltre vi segnaliamo altri articoli di approfondimento apparsi su queste pagine digitali e su altri organi di informazione. In particolare quelli riguardanti il cosiddetto "caso svedese", e cioè l'accusa mai provata e prescritta (ma "mantenuta in piedi" per nove anni) di violenza sessuale a carico di Assange.


IL PRIMO EMENDAMENTO, LA CITTADINANZA, LA NAZIONALITÀ E LA SICUREZZA NAZIONALE

Julian Assange, almeno per adesso, non verrà estradato verso gli Stati Uniti, dove affronterebbe un processo per spionaggio, associazione a delinquere finalizzata all'accesso abusivo a sistema informatico e alla cospirazione. Sono 18 i capi di accusa, relativi a informazioni che avrebbero messo in pericolo vite di collaboratori degli USA e la sicurezza nazionale. Parliamo, in particolare, dei cosiddetti "war log", informazioni riguardanti le guerre in Iraq e Afghanistan, il campo di internamento di Guantanamo e comunicazioni diplomatiche. Accuse infondate, secondo la difesa di Assange e l'ampio movimento popolare che lo sostiene: ha fatto solo il suo lavoro di editore e giornalista, rivelando crimini di guerra e contro l'umanità (mai indagati ufficialmente), dunque di pubblico interesse.

I procuratori degli Stati Uniti non sono riusciti a garantire due delle tre rassicurazioni richieste a Marzo. La prima riguarda la non applicabilità della pena di morte, potenzialmente prevista in base alla legge anti-spionaggio. La Corte britannica ha ritenuto sufficienti le garanzie in merito.

Le altre due rassicurazioni sono intrecciate: Assange non deve essere discriminato in base alla sua nazionalità non statunitense e, conseguentemente, dovrebbe vedersi garantito il diritto a beneficiare delle protezioni derivanti dal Primo Emendamento della Costituzione, quello sulla libertà di parola.