E SFRUTTA QUESTA DEFINIZIONE GIURIDICA PER DARE UNA PARVENZA DI LEGALITÀ AD ATTACCHI INDISCRIMINATI E SPROPORZIONATI
Leggiamo o sentiamo dire spesso che "Hamas usa i palestinesi come scudi umani" . Anche ammettendo che Hamas usi come "scudi umani" i civili, ciò non giustificherebbe comunque le violazioni del diritto internazionale grossolane e brutali cui assistiamo quotidianamente.
In parole povere: se una forza armata viola della regole ciò non implica che l'altra può violarne altre a sua volta, impunemente.
Inoltre, le
evidenze storiche e giuridiche finora raccolte testimoniano che,
contrariamente a quanto si afferma sui media dominanti, è proprio
Israele a usare i civili come "scudi umani", sia quelli
palestinesi che quelli israeliani.
Partiamo
spiegando cosa si intende per scudi umani da un punto di vista legale
e concludiamo con alcune considerazioni sui "doppi standard"...
L'IMPIEGO DI SCUDI UMANI È ILLEGALE, MA NON GIUSTIFICA ALTRI CRIMINI E VA DIMOSTRATO!
Nel diritto internazionale l'espressione "scudi umani" denota una strategia vietata, un crimine di guerra. Consiste nello sfruttare la presenza o il movimento di civili in modo tale da evitare l'attacco a obiettivi militari, oppure per favorire o impedire delle operazioni militari.
Ecco qualche esempio pratico: un insediamento con abitazioni ed edifici civili viene costruito vicino una base militare per evitare che questa venga attaccata; un singolo civile, o un gruppo di più civili, può essere preso in ostaggio e usato da una formazione di militari come "schermo", evitando di essere colpiti durante un'azione militare, come una ritirata o una penetrazione in un territorio urbano; oppure, ancora, quando si sospetta che siano state piazzate delle trappole esplosive per impedire l'accesso a un luogo (si pensi a un campo minato), si manda un civile "all'avanscoperta" (eventualmente a saltare in aria sarà lui e non i soldati). Su quest'ultimo esempio ritorneremo fra pochissime righe, ma prima facciamo delle basilari considerazioni legali.
L'uso di scudi umani della popolazione civile è illegale e, per questo, la formazione militare avversa a quella che li impiega ha comunque il diritto di attaccare l'obiettivo militare che il nemico vuole proteggere. Tuttavia ciò non implica la sospensione dei principi del diritto umanitario internazionale (le "leggi di guerra"): bisogna sempre distinguere civili da combattenti facendo tutto il possibile per minimizzare i cosiddetti "danni collaterali". Non si possono infliggere in maniera indiscriminata danni come uccisioni, ferimenti, demolizioni di infrastrutture. Bisogna tenere conto anche della proporzione tra l'obiettivo militare da raggiungere e il costo in devastazione e vite umane, assumendosi rischi maggiori per colpire solo il nemico, non gli innocenti. Precauzioni aggiuntive e particolari devono essere assolutamente adottate anche quando si hanno prove inconfutabili che strutture sanitarie vengono usate per scopi militari. Non si può bombardare un ospedale senza far evacuare prima personale e pazienti.
In estrema sintesi: non si ha "carta bianca" se gli avversari stanno usando gli scudi umani, sia che questi ultimi vengano sfruttati come tali involontariamente, sia che lo facciano in maniera volontaria.
SCUDI UMANI VOLONTARI, INVOLONTARI E DI PROSSIMITÀ
Quest'ultima possibilità, quella di non-combattenti che si schierano coscientemente a protezione di equipaggiamenti o personale militare per fare da "schermo legale" o "reputazionale" (per esempio dei civili si posizionano vicino una base per impedire un bombardamento aereo, assumendosi il rischio di immolarsi) o "schermo fisico" (si pensi a un gruppo di persone che ostacola l'accesso di militari a un dato luogo), è più controversa: alcuni pensano che il fatto di stesso di porsi volontariamente a protezione di un obiettivo militare corrisponda al prendere parte alle ostilità, perdendo così temporaneamente lo status di civile e divenendo un combattente, un obiettivo legittimo da colpire; altri sostengono che solamente le azioni in grado di causare un danno concreto alle forze armate nemiche possono far considerare quel civile una persona che ha preso parte alle ostilità, altrimenti la partecipazione è meramente indiretta e passiva, in particolare se non costituisce un pericolo imminente. Inoltre, nella categoria degli scudi "volontari" sono compresi anche attivisti che si oppongo in maniera pacifica agli abusi delle forze armate, schierandosi a protezione della popolazione civile.
Oltre agli scudi umani "volontari" o "involontari", alcuni studiosi hanno elaborato una terza categoria, quella degli scudi umani "di prossimità". Sono gruppi di persone "intrappolate" in un certo territorio che non diventano "scudi" per volontà propria e nemmeno per la volontà coercitiva degli eserciti. Vengono definiti così semplicemente perché si trovano in prossimità (reale o fittizia) di obiettivi considerabili (o dichiarati) legittimi. Seguendo questa logica perversa, che nella guerra asimmetrica di Gaza ha raggiunto livelli infernali, l'assassinio di qualunque abitante di una determinata città sarebbe addebitabile non a chi lo commette, ma a chi lo avrebbe impiegato come "schermo umano". Così il livello di violenza si alza, lo spazio in cui esercitarla si dilata all'intero territorio sotto attacco e anche l'elemento temporale si estende. Infatti, gli scudi umani "classici" (quelli volontari o involontari) vengono sfruttati per portare a compimento una singola azione militare, mentre quelli di prossimità restano tali fino alla fine delle ostilità. In estrema sintesi, secondo gli studiosi che hanno introdotto il concetto dello "scudo umano di prossimità", un'intera popolazione civile viene classificata come "scudo" per alzare il livello dello scontro e giustificare l'ingiustificabile, aggirando il diritto internazionale e conducendo una guerra ancora più lercia e totale.
La Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, Francesca Albanese, nel rapporto intitolato "Anatomia di un genocidio" (pubblicato a Marzo) parla delle distorsioni del diritto internazionale dei governanti estremisti israeliani per giustificare lo sterminio e la deliberata mancanza di protezione dei civili: <<Il diritto internazionale non permette di sostenere in maniera generalizzata che una forza avversa stia usando l'intera popolazione come scudi umani in massa. Ogni pretesa del genere dovrebbe essere valutata e stabilita caso per caso prima di ogni specifico attacco. Il crimine dell'uso di scudi umani (...) non può solamente derivare dalla natura del campo di battaglia, come una guerra su un territorio densamente popolato. Nonostante ciò, le autorità israeliane caratterizzano chiese, moschee, scuole, edifici ONU, università, ospedali e ambulanze come connesse con Hamas al fine di rafforzare la percezione di una popolazione civile dipinta come largamente "complice", e quindi eliminabile. Un numero significativo di civili palestinesi è classificato come "scudo umano" semplicemente per essere in "prossimità di" potenziali obiettivi israeliani. (...) L'accusa di usare scudi umani è diventata un pretesto per giustificare l'uccisione di civili con la copertura di un mantello di presunta legalità, la cui globale pervasività palesa un intento genocida>>.
ISRAELE USA SCUDI UMANI PALESTINESI E ISRAELIANI
Storicamente è stato proprio lo stato teocratico ed etnocratico israeliano a usare i suoi cittadini come scudi umani, perlomeno in senso geopolitico, se non anche legale. In un rapporto della "Commissione ONU Indipendente Internazionale di inchiesta sui territori occupati palestinesi, inclusa Gerusalemme Est e Israele" si spiega che gli insediamenti illegali nei territori occupati sono stati concepiti come <<una zona cuscinetto per mobilizzare l'esercito e proteggere il paese. Hanno messo i civili a rischio, in violazione del diritto internazionale (...) Oggi gli insediamenti sono diretti verso il controllo interno, non le minacce esterne>>. La politica degli insediamenti mette a rischio sia i civili palestinesi che israeliani, oltre a essere fondata su furto, saccheggio e pulizia etnica con il pretesto della legittima difesa. Con il tempo i coloni illegali si sono radicalizzati sempre di più. Sono armati e agiscono come dei paramilitari, compiendo pogrom quotidiani con il supporto dell'esercito "regolare". In questo senso potrebbero essere considerati come degli "scudi umani offensivi interni", se non dei veri e propri combattenti senza divisa (ricordiamo che a partire dallo scorso Ottobre migliaia di coloni sono stati inquadrati nell'esercito regolare, mentre è stato riportato che diversi coloni, presumibilmente appartenenti a unità di difesa civile, indossano uniformi o parti di esse. Invece, altri in abiti civili, portano con sé armi di guerra).
Dai tempi della "Seconda Intifada" (primi anni duemila) le forze di occupazione israeliane applicavano dei protocolli noti come "la procedura del vicinato": consiste nell'inviare civili palestinesi negli edifici che potrebbero contenere trappole esplosive o in altri tipi di "missione". Ufficialmente la procedura è stata dichiarata illegale dal sistema giudiziario israeliano nel 2005, dopo un'azione legale avviata da diverse associazioni israeliane e palestinesi. Tuttavia la pratica è usata ancora oggi, come dimostrano anche delle inchieste di Haaretz: dei civili vengono fatti prigionieri, legati con le mani dietro la schiena, vestiti con un'uniforme militare e gli viene attaccata una telecamera che invia immagini dei luoghi da "sondare". Tali operazioni dovrebbero essere svolte tramite droni o robot controllati a distanza, oltre che con dei cani addestrati. Evidentemente la vita di un palestinese, per loro, vale meno quella di qualche diavoleria tecnologica o di un cane.
Un altro esempio di impiego di scudi umani lo abbiamo visto a Giugno (in foto qui sopra): durante un raid a Jenin i militari israeliani hanno legato un uomo al cofano di un jeep militare per evitare di essere colpiti, coprendo la targa con un panno per evitare di essere identificati. Similmente, anche nel 2022 e sempre a Jenin, un'adolescente di 16 anni è stata messa davanti a un veicolo mentre i militari stazionavano all'interno. Sempre nello stesso anno le Nazioni Unite hanno verificato che tre ragazzi e una ragazza sono stati pericolosamente sfruttati come scudi, mentre hanno provato a reclutarne altri due come informatori.
Andando più indietro nel tempo, già prima della dichiarazione unilaterale della nascita dello stato israeliano, le organizzazioni terroristiche sioniste che combattevano contro britannici e arabi in Palestina avevano costruito una rete di tunnel e nascondigli di armi, situati sotto quelle strutture che gli inglesi difficilmente avrebbero attaccato, come scuole e sinagoghe. Oggi, sia a Gaza che in Israele, diverse basi militari e depositi di armi si trovano nelle vicinanze dei civili, in violazione dei principi che dovrebbero tutelarli (esempio significativo è il quartier generale dell'esercito israeliano, situato nel centro di Tel Aviv). Tuttavia, anche secondo un rapporto di Amnesty International, (oltre al succitato report di Albanese) ciò non configura il crimine di impiego di scudi umani.
DOPPI STANDARD: LA VITA DI UN PALESTINESE NON VALE QUANTO QUELLA DI UN ISRAELIANO
A ogni modo, seguendo la scellerata logica degli scudi umani "di prossimità", gli attacchi contro le località israeliane in cui si trovano obiettivi militari legittimi dovrebbero essere considerati legalmente corretti anche quando a pagarne le spese sono civili. Invece, per adesso, sembra vigere un pericolosissimo "duepesismo" ("doppio standard" o "doppio metro di giudizio"), a favore delle nazioni che si considerano "civilizzate": per la propaganda degli estremisti sionisti (amplificata anche dai nostri giornali che ricevono fondi pubblici) la colpa è sempre tutta di Hamas. Quando un crimine lo compiono i fascio-sionisti e fanatici messianici al governo israeliano viene dipinto come legittima difesa, come difesa dei propri civili. Quando lo commette Hamas questo giustifica vendette e punizioni collettive nei confronti di migliaia di innocenti, donne, bambini e anziani inclusi. Del resto i governanti israeliani lo hanno dichiarato apertamente, e i soldati sul campo si adeguano e postano video orribili delle loro atrocità sui social-media: per loro <<non ci sono civili a Gaza!>>.
Per loro non sono esseri umani ma semplici "scudi", se non anche terroristi. Il terrorismo di stato invece va bene!
Dettaglio dell'immagine sullo sfondo della Tasnim News Agency tratta da Wikimedia, rilasciata con licenza Creative Commons |
Spetterebbe (e spetterà!) ai criminali di guerra dimostrare che ogni singolo bombardamento di ospedali, tendopoli, scuole, chiese, moschee e svariate infrastrutture civili, è stato non solo diretto a obiettivi militari legittimi, ma anche che sono state prese tutte le necessarie precauzioni.
Si vorrebbe far passare l'idea che la colpa dei bombardamenti indiscriminati sarebbe addebitabile esclusivamente al movimento nazionalista islamico. Mentre si testa la possibilità di sorpassare il più possibile qualunque limite legale e reputazionale, si sta facendo passare anche un nuovo pericolosissimo "standard" per riscrivere le leggi di guerra, riportandoci indietro di secoli in quanto a conquiste basilari di diritti umani. Si conduce una guerra seguendo barbare logiche medioevali con l'impiego di tecnologie avanzatissime, inclusa la cosiddetta "intelligenza artificiale". Le bombe "stupide", quelle che non possono essere guidate "chirurgicamente" verso un obiettivo ben delimitato, vengono largamente impiegate, sia perché sono più economiche sia perché l'intenzione (praticamente raggiunta) è demolire l'intera Striscia di Gaza.
C'è bisogno di un cessate il fuoco immediato per avviare indagini indipendenti affinché le svariate violazioni, a prescindere da chi le abbia commesse, vengano perseguite. Far "evaporare" quante più prove possibili potrebbe essere anche un'altra motivazione per prolungare la guerra genocida il più possibile.
Quando sentiremo ripetere i ritornelli della propaganda del regime di apartheid israeliano ("è colpa di Hamas che usa i civili come scudi umani!" oppure "eh, ma il 7 Ottobre..."), amplificati dai media asserviti, ricordiamoci e ricordiamo agli altri che ci sono degli imperativi legali e morali, e che la barbarie si può celare dietro ogni etnia o cultura. E poi agiamo di conseguenza, esigendo dai nostri governanti che non vengano fornite armi ai furfanti della morte e che vengano sospese tutte le relazioni commerciali con un regime che applica l'apartheid, come stabilito dal diritto internazionale. Questi concetti devono essere ricordati a quelle persone particolarmente egoiste, o a quelli che dicono di credere al motto "ordine e disciplina". L'alternativa è la "legge internazionale della giungla": oggi tocca ai palestinesi, domani toccherà a noi.
Non ci può essere pace sotto un regime di occupazione militare che va avanti almeno dal 1967.
Paolo Maria Addabbo
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ultima modifica 17/09/2024 16:53
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