FUNZIONAMENTO DELL'AMMINISTRAZIONE AUTONOMA DEMOCRATICA DELLA SIRIA DEL NORD-EST, NOTA AI PIÙ CON LA SINEDDOCHE "ROJAVA"
Nell’articolo pubblicato ieri abbiamo tracciato a grandi linee le coordinate teoriche del Municipalismo Libertario e del Confederalismo Democratico. In questo post spieghiamo invece come funziona concretamente l’applicazione di questi modelli di democrazia diretta e radicale nell’Amministrazione Autonoma Democratica della Siria del Nord-Est (in acronimo DAANES, precedentemente chiamata e più nota come AANES).
Oggi, a 10 anni esatti dalla conquista di Kobane, la regione che si è guadagnata l’autonomia sconfiggendo l’ISIS continua a essere in pericolo. Per chi non fosse familiare con le sigle YPG/YPJ, SDF e con le svariate formazioni della guerra civile siriana, consigliamo la lettura di questo altro articolo “long-form”. In particolare, nel paragrafo intitolato “Da una partita di pallone al Confederalismo Democratico, passando per le “Forze Democratiche Siriane” (SDF) e ritornando a Kobane”, si racconta come sono nate le forze di resistenza presenti nel Kurdistan occidentale, inizialmente dei comitati di autodifesa popolare.
Nella conclusione di questo articolo parleremo degli ultimi avvenimenti e di altre questioni di “geopolitica popolare”.
IL ROJAVA E LA DAANES SONO LA STESSA COSA?!
Spesso sentiamo genericamente parlare di “area curda” siriana e di “Rojava”, parola che significa “occidente” e indica il “Kurdistan dell’Ovest”. In realtà il Rojava indica solo uno dei cantoni dell’Amministrazione Autonoma Democratica della Siria del Nord-Est e viene usato come sineddoche in riferimento all’intera DAANES. Eppure nella DAANES oltre ai curdi ci vivono arabi, turkmeni, siriaci, assiri, armeni, circassi,yazidi e ceceni. Parliamo di circa 4 milioni di abitanti con diverse culture, fedi e lingue (quelle ufficiali sono arabo, curdo e siriaco) in territori che vanno oltre il Kurdistan occidentale. Non è di secondaria importanza ricordare che le SDF, le forze armate che difendono la DAANES, sono a maggioranza araba, anche se spesso vengono definite genericamente come “forze curde”.
Come abbiamo già accennato, la DAANES nasce dall’opportunità offerta dalle vittorie sul campo di battaglia contro l’ISIS, dalle pratiche della resistenza curda e dalle idee del suo leader più rappresentativo, Abdullah Ocalan. Con il tempo Ocalan ha abbandonato sia l’aspirazione irredentista di creare uno stato curdo indipendente che il paradigma marxista-leninista, adottandone uno libertario ed eco-socialista. Per implementare concretamente il Confederalismo Democratico esiste l’ Unione delle Comunità del Kurdistan, in acronimo KCK, organizzazione che ha sostituito il KKK. Le attività di quest’ultima erano concentrate sui curdi in Turchia, mentre il KCK funge da organizzazione ombrello per le formazione politiche “sorelle” del PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, di cui Ocalan era tra i fondatori: il PYD siriano, il PJAK iraniano e il PÇDK iracheno.
La donna e l’ambiente occupano un ruolo centrale nella teoria e nella pratica di questo modello autogestionario, non solo con la partecipazione delle donne nelle attività militari, aspetto solitamente enfatizzato dai media che vanno per la maggiore. Ecologia e femminismo sono due pilastri della DAANES perché, secondo il rinnovato pensiero di Ocalan, la violenza patriarcale, la devastazione ambientale e l’oppressione capitalista, quest’ultima accoppiata con la nuova “religione dello stato nazione”, condividono la stessa maligna radice: la brama di potere e la suddivisione gerarchica della società. Il terzo pilastro di questa forma di autogoverno, la democrazia diretta, si concretizza, non senza difficoltà e contraddizioni, in una serie di assemblee, partiti, varie associazioni e strutture a livello locale che interagiscono tra loro “dal basso verso l’alto”.
IL FUNZIONAMENTO DELLA DAANES
Il documento fondante la DAANES è chiamato “Patto Sociale” o “Contratto Sociale” e funge da carta costituente. Il nome scelto non è casuale: l’espressione “patto” richiama un concetto profondo di accordo all’interno della comunità, invece che un insieme di regole che va a “costituire” uno stato nazione. La modifica che risalta di più nel nuovo Contratto, adottato nel 2023, è che l’AANES ha cambiato nome in DAANES (dove la “d” sta per "democratica"). Il patto sociale, inoltre, è stato concepito per essere adottabile da altre regioni, non solo quelle nord-occidentali siriane. Per questo in esso si fa riferimento a una possibile e desiderabile <<Repubblica Democratica Siriana>>.
La DAANES è, sostanzialmente, una struttura semi-statale con una forma di gonverno semi-parlamentare. È suddivisa, formalmente, in sette regioni: Jazira, Deir ez-Zor, Raqqa, Eufrate, Manbij, Afrin-Shehba e Tabqa. Tuttavia, a oggi, l’Amministrazione non ha controllo politico-militare delle regioni di Afrin-Shehba e di Manbij.
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Mappa di Robert Paulshon da Wikimedia (rilasciata con licenza CC) in cui si vedono tutte e sette le regioni che hanno fatto parte dell’Amministrazione. |
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Mappa di AntonSamuel da Wikimedia che fotografa la situazione sul campo al 21 Dicembre 2024 (rilasciata con licenza CC). Va notato che in queste ultime settimane si verificano intensi scontri tra le forze appoggiate dalla Turchia e le SDF nell’area di Manbij. |
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Evidenziate in questa immagine, tratta da OpenStreetMap, si notano Manbij e Tishrin. Nella prossimità della diga di Tishrin, proprio in questi giorni, si registrano pesanti attacchi turchi insieme alle intense proteste della popolazione locale e di diversi attivisti internazionalisti. Alcune persone sono state uccise mentre danzavano durante i presidi organizzati contro l’occupazione turca. |
Le regioni godono di ampia autonomia e sono a loro volta suddivise in cantoni, distretti, sotto-distretti, municipalità, quartieri e comuni. Le comuni, al livello più basso, rappresentano il cuore della democrazia decentrata dell’Amministrazione Autronoma (autonoma de facto, non essendo stata mai riconosciuta de iure dal passato regime siriano). Le comuni, in accordo con gli altri organismi, si autogestiscono stabilendo le norme del vivere quotidiano. La maggior parte delle comuni non supera i 200 nuclei familiari. Ogni amministrazione regionale, così come l’amministrazione interregionale, ha tre organi a cui fanno capo le funzioni legislative, giudiziarie ed esecutive. A ogni livello dell’amministrazione ci sono dei consigli per gestire collettivamente varie funzioni (istruzione, economia, sanità, ecc.) tramite appositi comitati che, al livello più alto dell’amministrazione, equivalgono a dei ministeri. In ogni consiglio ci sono delegate e delegati eletti che si coordinano con il livello superiore. I consigli non sono presenti nelle comuni perché al loro interno le decisioni vengono prese tramite partecipazione diretta alle assemblee.
Man mano che si sale di livello dovrebbero diminuire i poteri decisionali dei delegati e delle delegate. Alla stessa maniera più gli organismi sono in alto, più i poteri dovrebbero essere meramente “burocratici”: agli organismi interregionali spettano funzioni di coordinamento in materie condivise tra le varie comunità locali e cioè difesa, infrastrutture, dazi, prezzi della benzina, salute e istruzione.
Nei vari livelli organizzativi è previsto un sistema di co-presidenza con un uomo e una donna. In questo modo, oltre a garantire la parità di genere, si evita di concentrare potere nelle mani di una sola persona. Comitati e consigli “misti” sono composti dalla metà di donne ed esistono organismi paralleli esclusivamente femminili. Il 60% degli eletti nei vari organismi viene scelto in elezioni generali ogni due anni, mentre il restante 40% viene destinato a rappresentanti scelti internamente da vari gruppi etnici, religiosi e politico-culturali per assicurare una rappresentanza plurale e inclusiva. Tuttavia dal 2017 non si sono tenute elezioni. Si sarebbero dovute tenere qualche mese fa, ma sia gli USA che la Turchia si sono opposti, insieme al principale partito di opposizione (il “Consiglio Nazionale Curdo” in Siria, vicino alla fazione nazionalista curdo-irachena della famiglia Barzani) che aveva annunciato un boicottaggio.
Le cariche sono revocabili (come indicato all’art. 122 del “patto”) e le decisioni prese dai livelli più alti della struttura confederale devono essere appellabili dai livelli più bassi. Se violano il Patto Sociale le dispute sono regolate da un’apposita corte (artt. 119 e 126). Se le decisioni prese dalle varie commissioni vengono ritenute in conflitto con gli interessi delle comunità locali queste hanno il potere di presentare alla componente interessata delle risoluzioni che devono essere approvate, sempre che la controversia non venga risolta consensualmente (art. 124). Comuni, città e cantoni possono inoltre indire referendum su decisioni non condivise che li toccano direttamente (art. 125). Infine, il Patto Sociale può essere modificato con il voto favorevole dei tre quarti dei membri del Consiglio Democratico dei Popoli (nella precedente versione del Contratto era chiamato Conferenza Democratica dei Popoli) e l’approvazione dei Consigli dei vari Cantoni, oltre a eventuali modifiche <<se in Siria viene approvata una costituzione democratica>> (artt. 132 e 134).
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Questo schema, che pubblichiamo per gentile concessione del “Rojava Information Center”, riassume il funzionamento della DAANES. Va notato che è stato elaborato nel 2020 quando l’Amministrazione Autonoma si chiamava ancora AANES. Si trova a pagina 16 del volume “Oltre le Linee del Fronte. La costruzione del sistema democratico nella Siria del Nord e dell’Est” ed è disponibile a questo link. Clicca o “schiaccia” con un dito l’immagine per vederla in maniera più nitida. |
Il succitato Consiglio Democratico dei Popoli è uno dei tre organismi dell’“Amministrazione Autonoma”, vertice burocratico del sistema delle comuni, dei consigli locali e delle altre istituzioni cooperative che formano il sistema confederale.
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Emblema della DAANES |
Fornisce servizi basilari e svolge le suddette funzioni di coordinamento esecutivo e legislativo tra le varie regioni, oltre ad amministrare la giustizia. Gli altri due organismi sono il Consiglio Esecutivo e il Consiglio della Giustizia, mentre il Consiglio Democratico dei Popoli era semplicemente noto anche come Consiglio Legislativo (il cuore del processo legislativo deve partire dal basso ed essere decentrato). Attuali co-presidenti del Consiglio Legislativo sono Siham Qeyro e Farid Ati, ma l’abitante medio dell’Amministrazione non ha idea di chi siano queste persone all’“apice” del sistema burocratico. Questo perché il cuore dell’azione politica sta alla “base”, nelle comuni.
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Logo del Consiglio Democratico Siriano |
La DAANES (intesa come il corpo amministrativo della regione autonoma della Siria del Nord-Est con i suoi tre consigli) si coordina vicendevolmente con la sua controparte politica, il Consiglio Democratico Siriano.
Partiti, singole personalità e organizzazioni della società civile sono rappresentati dai delegati nell’assemblea del CDS. Il CDS funge da parlamento e rappresenta tutti i popoli della DAANES. Ha il compito di delineare gli indirizzi politici generali dell’Amministrazione Autonoma, mentre quest’ultima ha funzioni principalmente esecutive e amministrative. Il CDS si occupa di importanti materie a livello federale come la difesa generale (insieme al Consiglio Democratico dei Popoli, tenendo presente che la difesa è auto-organizzata anche al livello locale) e, soprattutto, la diplomazia. È costituito da vari uffici e tre organismi principali: il Consiglio Politico, il Consiglio Esecutivo, che hanno funzioni legislative ed esecutive, e la Conferenza Generale, il più alto organismo dell’assemblea politica del Rojava. Quest’ultimo si riunisce una volta all’anno e ha meno potere in ambito esecutivo e legislativo. Va fatto notare che il CDS non è menzionato nel Contratto. Contattando il “Rojava Information Center” ci è stato spiegato che, probabilmente, ciò è stato deciso dopo molte riflessioni e discussioni, e sarebbe dovuto al fatto che il raggio d’azione di questa assemblea potrebbe includere l’intera Siria, specialmente nelle intenzioni precedenti alla caduta di Assad. Invece, il Patto Sociale era stato concepito principalmente per i popoli che ne abitano la parte nord-orientale.
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Logo del TEV-DEM |
Il terzo organo principale di questo sistema di governo è il TEV-DEM (“Movimento per una Società Democratica”), espressione dei sindacati e di altre associazioni della società civile. Nato con lo scopo di costruire il sistema confederale e democratico nelle assemblee, dal 2018 ha il compito di organizzare la società principalmente tramite i sindacati. Altro scopo principale di questo organismo è bilanciare il potere burocratico che spetta ai tre organismi dell’Amministrazione Autonoma, salvaguardando la partecipazione diretta alla vita pubblica e impedendo che agisca come il governo centrale dei classici stati-nazione. In altre parole, ha il compito di implementare il Confederalismo Democratico riportando le critiche provenienti “dal basso” all’Amministrazione Autonoma, in un’ottica di cooperazione con essa più che di opposizione.
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Bandiera del TEV-DEM |
AUTOCRITICA, CRITICHE ED ECONOMIA
Come si è detto questo esperimento autogestionario unico al mondo nasce dall’autocritica del modello leninista e dell’aspirazione irredentista di Ocalan. Esistono anche critiche che vengono dall’esterno del movimento confederale, insieme alle potenziali criticità di ogni contesto rivoluzionario.
Delle critiche “geopolitiche” ne abbiamo già parlato nel succitato articolo sula guerra civile siriana. Principalmente sono motivate dalle relazioni delle SDF con gli USA e con il precedente regime di Damasco. Con i primi hanno stretto rapporti in funzione anti-ISIS, presumibilmente puntando a ottenere quanti più armamenti e quanto più sostegno diplomatico possibile, in vista del prevedibile abbandono degli Stati Uniti (come tipicamente fanno con i loro alleati). Invece, con le forze che sorreggevano Assad, i rapporti poco conflittuali erano dettati dalla minaccia esistenziale del “Sultano” Erdogan (brutalmente sintetizzabili nella massima “il nemico del mio nemico è mio amico”).
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Bandiera delle SDF |
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Bandiera delle YPJ |
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Bandiera delle YPG |
Un’altra critica riguarda le finanze dell’AANES. Le varie organizzazioni ai livelli più bassi risolvono i problemi quotidiani da sole, con un impegno diretto. Allo stesso modo si autofinanziano con tasse locali e altre attività. Tuttavia, sia le comuni che le cooperative possono essere sovvenzionate per specifici progetti dai consigli a livello cantonale e a quello dell'Amministrazione sovra-regionale. Questo tipo di potere decisionale spostato “verso l’alto” rappresenterebbe una prima potenziale criticità per una democrazia “dal basso”, insieme al fatto che larga parte dei finanziamenti, oltre che dalle donazioni, proviene dal commercio del petrolio che è controllato a livello centrale. Va detto anche che, pur non essendo l’economia pianificata a livello centrale (e cioè con tutti i processi economici pianificati da un’entità statale, cosa che contraddirebbe l’autogoverno dal basso) e persistendo la proprietà privata (art. 127), che può essere sottratta e compensata solo per motivi di interesse pubblico (eccetto per le risorse naturali che sono già patrimonio pubblico), l’Amministrazione <<costituisce cooperative che realizzano un economia partecipativa>> (art. 105 del Patto Sociale) e <<adotta il principio dell’economia comunitaria, che stabilisce l’autosufficienza e lo sviluppo sostenibile ed equilibrato>> (art. 18). In estrema sintesi, il lavoro va organizzato in base ai bisogni concreti e immediati di comunità e associazioni, che ne stabiliscono le modalità a livello micro e macro-locale. Questioni come tetti sui prezzi di carburante, di cibo, i limiti di capitale delle cooperative e salari vanno decise collegialmente e nella maniera più partecipata possibile, mentre i principi dell’accumulazione di merci, la sovrapproduzione, l’istituzione di monopoli e il profitto fine a sé stesso sono banditi. I manager lavorano insieme agli operai e non ci sono differenze salariali. Si produce quello che serve strettamente al fabbisogno locale e ciò di cui abbisognano altre comunità federate con cui si fanno scambi, in linea con i principi delineati da Bookchin.
Un altro aspetto potenzialmente controverso riguarderebbe l'aumento di “specialisti” nei vari consigli nei livelli più alti, facendo tendere il modello di democrazia dal basso verso una tecnocrazia, in particolare in materia economica e di guerra. Abbiamo visto che importanti decisioni federali in materia di difesa vengono prese dall'ultimo livello della DAANES, in particolare dal Consiglio Democratico dei Popoli e dal Consiglio Esecutivo (art. 111, dove si specifica che l'intelligence è affidata al secondo). Tutto ciò potrebbe far sembrare l’Amministrazione Autonoma troppo simile a un sistema politico “classico” con la suddivisione in poteri esecutivi, giudiziari e legislativi. Sarebbe utile effettuare degli studi per comprendere se, effettivamente, il potere "fluisce" dal basso verso l'alto, analizzando come le proposte che partono dal livello delle comuni vengono tradotte in norme dai livelli superiori. Per tutti questi motivi alcuni pensano che l’esperimento conterrebbe i germi di un nuova entità statale, a dispetto della volontà di creare un’entità non statale e gestita “dal basso”. Più in generale, tanto più in un sistema di governo viene lasciato troppo spazio decisionale ai livelli più alti, quanto meno si potrà parlare di democrazia decentrata (o semplicemente di democrazia). Insomma, quando chi governa non si limita a eseguire la volontà delle assemblee locali, allora quel sistema non sarà più “dal basso verso l’alto”, ma il contrario. Inoltre, idealmente, le decisioni sul quotidiano dovrebbero essere prese dal livello locale più vicino a una specifica questione. Ciò comporta che alcune materie, come gli scambi commerciali tra diverse regioni o la difesa comune, dovranno essere regolate a un livello più in alto delle comuni.
Queste ipotetiche criticità possono essere anche lette come delle sfide da superare e dei compromessi dettati dalle contingenze e dallo sforzo di includere al proprio interno tutte le componenti sociali, incluse quelle più tradizionali e conservatrici. Va detto, a questo proposito, che che ci sono partiti all’interno della DAANES che contrastano il progetto del Confederalismo Democratico. D'altronde senza dissenso non c'è democrazia...
Riguardo alla critica di un potenziale “strapotere” del Consiglio Democratico dei Popoli va riportato che, quando è stato approvato il nuovo Contratto, Amina Ose, rappresentate del Consiglio Esecutivo dell’Amministrazione Autonoma, ha dichiarato: <<il Consiglio Esecutivo aveva molti poteri nella versione precedente del Contratto. Ora questi poteri saranno dati ai Consigli del Popolo di ogni cantone, oltre che a differenti commissioni>>.
Ci sono poi svariate accuse legate al sistema giudiziario e al rispetto delle leggi di guerra da parte di ONG come Human Rights Watch e Amnesty International: denunce di repressioni di proteste in maniera violenta, arresti arbitrari, rapimenti, reclutamento di minorenni e sparizioni di oppositori del PYD. C’è poi l’annosa questione della gestione dei prigionieri dell’ISIS con famiglie al seguito, di cui abbiamo ampiamente trattato tra queste righe digitali, e per cui le responsabilità ricadono anche (se non soprattutto) su quei paesi da cui i tagliagole del sedicente stato islamico provenivano. Violazioni che, se confermate, sarebbero gravissime, e per le quali singoli e gruppi dovranno assumersi le proprie responsabilità.
Restando nel campo delle norme militari, altre critiche mosse alla DAANES riguardano la leva. Nel Contratto la partecipazione all’autodifesa viene indicata come <<un diritto e un dovere>>. C’è poi un’altra legge che stabilisce l’obbligatorietà di 12 mesi di leva per tutti i maschi dai 18 ai 40 anni, e per almeno un combattente per nucleo familiare. Sono previste multe, che non esentano comunque dal servizio militare, ed eccezioni per figli o fratelli di martiri, persone con condizioni mediche specifiche, figli unici o con fratelli disabili, e orfani o abbandonati. Durante gli studi può essere chiesto un rinvio. Durante la leva, solitamente, non si finisce a combattere in prima linea, ma si fornisce supporto ai posti di blocco e nelle retrovie. Secondo uno studio del 2017 molti abitanti locali si sono ribellati alla coscrizione per poi subire pesanti ritorsioni. Non di secondaria importanza è ricordare che le donne, per le quali la partecipazione nell’autodifesa è su base volontaria, hanno dovuto lottare (e continuano a farlo) per ottenere spazio e rappresentanza sia nelle forze armate che negli organismi civili. I progressi nell’emancipazione femminile restano incontestati.
Altre critiche riguardano un presunto monopolio politico degli organismi “figli” del PKK, a partire dal PYD. Alcuni pensano infatti che, nonostante l’intenzione di creare una sorta di “stato senza stato” libertario, in realtà si stiano replicando delle dinamiche di potere troppo vicine al marxismo di stampo leninista, con una avanguardia rivoluzionaria alla testa di una massa, invece che di un’intera massa che partecipa e diventa avanguardia tutta.
È difficile stabilire potenziali criticità sul grado di democraticità del funzionamento politico ed economico della DAANES senza studi approfonditi sul campo o senza averci vissuto a lungo. Janet Bihel, che ha assistito Bookchin nei suoi studi, si è recata più volte in Rojava. Il PKK ha pure elogiato il teorico anarchico in occasione della sua dipartita, promettendo di <<farlo continuare a vivere>> nella loro lotta. I giudizi di Bihel inizialmente erano molto critici. Alcuni aspetti del Rojava le parevano paradossali, come le onnipresenti immagini del "leader" Ocalan, lo stesso che adesso insegna che non ci devono essere leader. Con il passare degli anni e dopo altre visite si è ricreduta, arrivando ad affermare che se Bookchin fosse ancora vivo avrebbe fatto di tutto per assistere e diffondere la rivoluzione confederale. Anche Debbie Bookchin, figlia di Murray, supporta l’esperimento confederalista e apprezza il ruolo che spetta alle donne.
Allo stesso modo, è difficile stabilire la vicinanza o distanza effettiva tra PKK, YPG/YPJ e PYD dai punti di vista politici e militari senza avere fonti che provengano dall’interno di queste formazioni. Quello che possiamo dire sicuramente è che il cambiamento di paradigma da un marxismo dogmatico e autoritario a uno più libertario non fa piacere a molti, essendo questa una storica e profonda spaccatura nella sinistra. Per Davide Grasso, sociologo ed ex combattente delle YPG, le differenze esistono eccome. Secondo alcune fonti stampa uno di questi contrasti avrebbe riguardato il rapporto tra le SDF e gli USA, visto di cattivo occhio dal PKK. In questi giorni Farhad Abdi Shaheen, leader delle SDF e noto con il nome di battaglia Mazlum Kobane, ha incontrato in Iraq Massud Barzani del KDP, il Partito Democradico del Kurdistan. Quest’ultima formazione, nazionalista e conservatrice, è storicamente rivale di tutti i gruppi curdi di sinistra. Una lettura di questo incontro ipotizza che le SDF starebbero programmando di sganciarsi dal PKK e di avvicinarsi agli storici rivali (noti in occidente con l’espressione che denota i loro combattenti, i “peshmerga”, con cui le SDF vengono spesso confusi). Un fronte curdo unito, infatti, avrebbe più forza per negoziare con il nuovo governo siriano. Lettura che sembra almeno in parte confermata dall’intenzione dei membri del PKK di lasciare la Siria, a patto che le SDF vengano incluse ufficialmente nel nuovo governo. Secondo un’altra lettura, che non esclude la precedente, la ragione principale dell’incontro sarebbe dovuta al fatto che nell’AANES c’è una minoranza di persone legata alla famiglia di Barzani, quella del fondatore del KDP, storicamente vicina agli interessi occidentali e, quindi, israeliani. Questa apertura della sinistra alla destra curda rifletterebbe tentativi di mediazione, in corso anche con il nuovo regime siriano, per evitare di protrarre il conflitto. Sia la scelta del dialogo che quella dello scontro implicano insuperabili contraddizioni che, per forza di cose, saranno comunque sbagliate, almeno in parte: bisogna dialogare con gli avversari, con quelli che hanno provocato la morte dei tuoi compagni e che vogliono cancellare sudati e insanguinati risultati, oppure continuare a combattere, sacrificando altre vite e i propri ideali antimilitaristi?!
A complicare il quadro delle potenziali criticità e ipocrisie politiche c’è anche Israele, che sembra “corteggiare” le forze siriane a guida curda perseguendo la strategia del “dividi e comanda”. Infatti, il governo genocida di Netanyahu vede nella Turchia un “amico-nemico” con cui si contende l’egemonia nell’area. In queste ultime settimane i vertici del sedicente stato ebraico hanno contattato i politici della DAANES per rassicurarli sui diritti dei curdi e degli altri popoli del “Rojava”. Come si può credere che tali rassicurazioni non siano interessate quando i diritti dei palestinesi non vengono nemmeno considerati dai loro occupanti?! Inoltre, le misteriose e ipocrite aperture dei governanti turchi a Ocalan (di cui abbiamo parlato tra queste pagine) celerebbero ben altro che una pacifica riconciliazione: oltre ai problemi di politica interna turchi, Erdogan, insieme a Netanyahu e Trump, si starebbe già preparando a uno scontro aperto con l’Iran. Per questo starebbero cercando di sospendere, almeno temporaneamente, gli scontri con le formazioni della guerriglia curda. Presumibilmente (e idealmente per USA, Turchia e Israele) la NATO e i suoi vassalli potrebbero cercare di sfruttare i curdi contro la teocrazia iraniana, o quantomeno di non spingerli nell’orbita di Teheran. Eventualità quest'ultima che sembrava più plausibile prima della caduta di Assad, in vista della "fuga" statunitense dall'area.
Al di là delle potenziali criticità e dell’ipotetico ruolo “ingombrante” di alcuni settori del PKK, i progressi raggiunti dalla rivoluzione confederale sono innegabili. I popoli del Nord-Est siriano sono riusciti a mettere in pratica un sistema politico estremamente articolato ed esponenzialmente più inclusivo rispetto a quelli dell’intero Medio-Oriente (e, forse, dell’intero pianeta). Alle donne spetta un ruolo d’avanguardia, una posizione prevista esplicitamente dall’adattamento di Ocalan delle teorie bookchiniane al contesto dell'Asia Occidentale. Tutto ciò è stato realizzato in condizioni certamente non ideali, vale a dire nel caos di una guerra civile. Forse noi umani riusciamo a dare il meglio proprio nei momenti più bui. Paradossalmente, le fasi più tetre della storia dell’umanità possono diventare un’opportunità per liberarci dai paradigmi oppressivi, a cominciare dallo sfruttamento di esseri umani da parte di altri umani. Basta pensare che, proprio durante la guerra civile siriana, è stata concepita per la questione curda una soluzione “senza stato” per il più numeroso popolo senza uno stato.
Anche se il progetto di realizzare una democrazia pura venisse spazzato via dai vari fascismi, o venisse dirottato o monopolizzato da componenti autoritarie “di sinistra”, resterebbero comunque dei preziosissimi insegnamenti. Uno di questi, che emerge dagli scritti di Ocalan, riguarda l’analisi dei meccanismi di potere alla base di tutte le forme di oppressione. Analisi che si deve concentrare sicuramente su quella capitalista, che ne amplifica altre ed è la più soffocante della nostra era... Ma non è certo l’unica!
Paolo Maria Addabbo
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ultima modifica 27/01/2025 19:28
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