MA ERDOGAN VUOLE TRATTARE DAVVERO?!
Aggiornamento sull'ex-leader del PKK e teorico del “Confederalismo Democratico”. In questo post:
- Dopo la visita di suo nipote a Ottobre Ocalan ha ricevuto, a Dicembre, una delegazione del DEM.
- Il contenuto dell’ultimo messaggio di Ocalan in cui ribadisce di avere le capacità per giungere a una soluzione diplomatica della questione curda.
- Alcune considerazioni di “geopolitica popolare” sugli scenari di breve termine dopo la caduta di Assad.
Foto di archivio di una manifestazione per la liberazione di Ocalan a Napoli de "Lo Skietto" |
POCHI GIORNI FA LA PRIMA VISITA DI UNA DELEGAZIONE POLITICA IN 10 ANNI, LA SECONDA DOPO QUASI 4 ANNI DI ISOLAMENTO COMPLETO SULL’ISOLA-CARCERE DI IMRALI
Il 28 Dicembre Abdullah Öcalan ha incontrato una delegazione del partito turco di opposizione DEM ("Partito dell’Uguaglianza e della Democrazia dei Popoli"), composta da Pervin Buldan e Sırrı Süreyya Önder, parlamentari già attivi nei negoziati di pace tra Turchia e PKK del 2015. Il processo di pace iniziato nel 2013 e il relativo cessate il fuoco naufragarono dieci anni fa, dopo un attentato suicida a Suruç (vicino Kobane) nel Luglio del 2015. Un’esplosione rivendicata dall’ISIS uccise più di 30 persone in un centro culturale di sinistra. La comunità curda accusò le autorità turche di essere conniventi con l’ISIS e di averlo lasciato agire. Pochi giorni dopo due poliziotti turchi furono uccisi mentre dormivano nella loro abitazione a Ceylanpınar. Il braccio armato del PKK rivendicò l’azione di rappresaglia. La paternità del PKK (“Partito dei lavoratori curdo”) fu smentita dai vertici del partito, secondo i quali si era trattato dell’azione di una cellula indipendente che aveva agito senza coordinarsi con esso. Da quel momento le forze della resistenza curda concentrarono le loro forze contro l’ISIS, il sedicente stato islamico, che cominciò a essere bersaglio anche di operazioni militari turche, almeno ufficialmente.
Dopo quasi quattro anni di isolamento totale è il secondo incontro sull’isola-prigione di Imrali permesso al “Gramsci curdo”, ex leader e fondatore del partito marxista-leninista in conflitto con le autorità turche dalla fine degli anni ‘70. A fine Ottobre aveva ricevuto una visita familiare da suo nipote, Omer Ocalan, anche lui parlamentare del DEM. Ne avevamo parlato in un post su “Come va a finire?”, il format di Fanrivista in cui seguiamo uno specifico tema o evento cercando di capire, per l’appunto, come evolverà. Se vi interessa l’argomento e se qualcosa in questo articolo di aggiornamento non vi risulta familiare vi invitiamo a leggerlo. Al suo interno, oltre alle questioni pertinenti la stretta cronaca e delle quali questo post costituisce un aggiornamento, troverete anche degli approfondimenti sul passato autoritario del guerrigliero più noto del PKK e sul suo arresto illegale, un vero e proprio sequestro al quale ha contribuito anche l’allora governo di centro-sinistra italiano. Al suo interno troverete alcune nozioni basilari sul “Confederalismo Democratico”, il paradigma libertario teorizzato da Ocalan partendo da una profonda e dura autocritica del marxismo-leninismo.
Riassumendo quello che avevamo già detto e che è collegato all’aggiornamento di oggi, a Ottobre si è intravisto l’inizio di un potenziale percorso di liberazione di Ocalan e di negoziazione con la resistenza curda. In estrema sintesi il braccio destro del sultano Erdogan, il “lupo grigio” Devlet Bahçeli, aveva invitato Ocalan nel parlamento turco, qualora il suo <<isolamento venisse revocato>> per dichiarare <<la fine del terrorismo e lo smantellamento della sua organizzazione>>. Più che un invito al dialogo sembrava una sorta di ultimatum. Infatti i governanti turchi pretenderebbero lo scioglimento non solo delle fazioni militari, ma dell’intero partito insieme a tutte le altre organizzazioni affiliate, soprattutto le SDF siriane (“Forze Siriane Democratiche”). Si tratta delle forze armate che difendono l’ “Amministrazione Democratica Autonoma della Siria del Nord-Est” (conosciuta in acronimo come DAANES o AANES, e note ai più con la metonimia “Rojava”, che significa Kurdistan dell’Ovest, la regione curda al confine tra Siria e Turchia). Le SDF sono forze a guida curda e a maggioranza araba. Sono in qualche modo “figlie” del PKK, essendo originate e costituite in larga parte dalle YPG/YPJ, le “Unità di protezione popolare”.
Dopo la caduta di Assad sono aumentati gli attacchi della Turchia e del suo proxy (il “Sirian National Army”, in acronimo SNA o TFSA) contro la regione della Siria che si è guadagnata l’autonomia combattendo l’ISIS. Nella DAANES si implementano e si sperimentano i principi teorizzati da Ocalan in carcere. Ricordiamo che, per la Turchia, le forze a guida curda e il partito comunista curdo costituiscono un’unica organizzazione terroristica. Invece, per gli USA, solo il PKK è sulla lista delle associazioni terroristiche, visto che hanno appoggiato e armato le SDF, parte della coalizione internazionale anti-ISIS. La possibilità di un abbandono statunitense è stata sicuramente messa in conto da parte della resistenza curda, e con Trump questa eventualità pare ancora più concreta.
I governanti neo-ottomani turchi potrebbero avere ben altro in mente che una prospettiva di negoziazione con il PKK e le SDF. Ne abbiamo cominciato a parlare in un altro dettagliato articolo sulla guerra civile siriana. Vi consigliamo di leggere anche questo come utile premessa per comprendere ciò che avviene in Turchia, in Siria e nelle rispettive parti di Kurdistan (un pezzo di mondo che si estende anche in Iran e in Iraq). Adesso, vediamo brevemente cosa ha detto il potenziale “Mandela curdo” nel suo messaggio e cerchiamo di capire quali potrebbero essere i piani del paese con il secondo esercito più vasto della NATO, oltre agli scenari che i curdi e gli altri popoli alleati del nord-est della Siria si trovano ad affrontare.
IL NUOVO MESSAGGIO DI OCALAN
Ocalan ha ribadito di avere gli strumenti teorici e pratici per una soluzione politica del conflitto, come già detto nel messaggio rilasciato dopo la precedente visita. Ha invocato la fratellanza tra il popolo curdo e quello turco, parlando della Grande Assemblea Nazionale turca come <<uno dei luoghi>> per risolvere la questione curda. Il parlamento turco viene quindi indicato come “un” luogo -non l’unico- in cui il movimento curdo dovrà essere considerato un interlocutore alla pari. La pace nella regione, alla luce di quanto avviene in Palestina e in Siria, può essere raggiunta contrastando le ingerenze esterne che hanno cronicizzato guerre e divisioni in Asia Occidentale (Medio Oriente secondo la definizione coloniale). I problemi dell’area non devono essere visti come relativi alla mera sicurezza ma vanno affrontati da una prospettiva storica, politica e sociale. In pratica, negli ultimi secoli, i vari imperialismi hanno “stabilizzato l’instabilità”, provocando un “disordine controllato” per portare avanti i propri interessi secondo l’antica strategia del “dividi e comanda”. Oltre alla disponibilità di Ocalan ci sarà bisogno del contributo di tutti i partiti e le organizzazioni che non dovranno farsi impantanare da <<periodici e ristretti calcoli politici>>.
UN’OFFERTA CHE NON SI PUÒ RIFIUTARE?!
Per comprendere meglio in cosa consisterebbero le trattative bisogna fare una premessa: sia il PKK che il PYD (il partito “gemello” siriano) hanno progressivamente rinunciato all’obiettivo di creare uno stato curdo indipendente. Secondo Ocalan, creando un nuovo stato si ricreerebbe un altro tipo di oppressione molto simile a quella dei vari stati-nazione. La rinuncia a progetti separatisti e irredentisti è in accordo con i principi del “Confederalismo Democratico”, derivato dal “Municipalismo libertario” di Murray Bookchin. Principale scopo dei curdi progressisti e dei popoli alleati, oltre a rivendicare i diritti negati in quanto minoranze, è quello di ritagliarsi spazi autonomi dove autogovernarsi per praticare la democrazia diretta, senza entrare in conflitto aperto con gli stati nazione e non mettendo in discussione gli attuali confini. Sperimentando e implementando la democrazia diretta e diffondendola gradualmente, la struttura socio-economica imperniata sul binomio “capitalismo – stato-nazione” verrebbe man mano superata. Questa struttura, argomenta Ocalan, è sostanzialmente la stessa da millenni. Allo stesso modo è sostanzialmente immutata la matrice dell’oppressione patriarcale, della devastazione ambientale e dello sfruttamento di un essere umano da parte di un suo simile. Quanto questa rinuncia a combattere gli stati-nazione sul loro stesso piano sia effettivamente condivisa all’interno delle varie organizzazioni del PKK, secondo chi scrive, è tutto da vedere. Così come non si può effettivamente ancora sapere quanto l'autocritica del marxismo-leninismo sia condivisa dai quadri di partito. Resta un fatto che la rinuncia a uno stato-nazione curdo potrebbe portare alla tanta agognata risoluzione diplomatica della questione curda.
Sui tavoli delle trattative ufficiali, quelle che non avvengono “dietro le quinte”, le questioni principali sono almeno tre:
- Creare una zona cuscinetto demilitarizzata al confine tra Siria e Turchia.
- Disarmo, perlomeno parziale, delle formazioni vicine al PKK.
- Smantellare anche l’apparato politico di partiti e organizzazioni figlie del PKK, o alleate con esso, e dichiarare la fine della lotta armata iniziata nel lontano ‘78.
Tra queste pagine digitali e negli articoli consigliati sopra abbiamo parlato dettagliatamente delle ipocrisie dei governanti turchi. Per questo si potrebbe anche pensare che, in realtà, non ci sia una vera trattativa. Erdogan, in concreto, starebbe dicendo ai curdi di rinunciare all’autonomia in Siria e ai propri diritti in Turchia, con le buone o con le cattive. Insomma, come ha fatto con il dittatore Assad, starebbe facendo delle "proposte che non possono essere rifiutate" anche al movimento curdo. Sostanzialmente ad Assad era stato richiesto (sempre sui tavoli di negoziazione “ufficiali”) di riprendersi i profughi siriani, di consentire la creazione di una zona cuscinetto nell’area a maggioranza curda e di riappacificarsi con i ribelli. Secondo questa interpretazione l’apertura a Ocalan sarebbe una manovra per seminare divisione nel campo della resistenza curda, per creare confusione e per mantenere un’immagine “pulita” di fronte alla comunità turca e internazionale.
Anche la richiesta di disarmo completo delle SDF appare sospetta. Le SDF avrebbero già accettato di smobilitare i combattenti non siriani nel nord-est della Siria, ma ciò non sembra bastare al Sultano Erdogan. Senza capacità difensive nell’ipotetica zona demilitarizzata e nel resto della DAANES, a difendere l’esperimento di autogoverno basato su ecologismo, femminismo e democrazia diretta ci sarebbe solo un martoriato e quasi defunto diritto internazionale (basta pensare alle enormi violazioni che stiamo vedendo in Palestina).
Secondo lo scenario ipotetico della proposta in stile mafioso (quella "che non si può rifiutare"), le SDF non avrebbero altra scelta che consegnare le armi e abbandonare il progetto della DAANES. Infatti, tramite i tentacoli del sedicente “Esercito Siriano Libero” (non a caso definito anche “Esercito Libero Siriano sostenuto dalla Turchia”) la Turchia controlla già una parte nel nord della Siria. Proprio in questi giorni gli attacchi si sono intensificati, in particolare nella zona di Manbij, con l’obiettivo di far crollare anche Kobane e dare continuità territoriale ai territori controllati dalla Turchia (si veda la mappa qui sotto).
Evidenziate in fucsia le città di Manbij e Kobane |
Mappa della suddivisione territoriale della Siria tra le varie fazioni al 24/12/2024 di “Kaliper1” da Wikimedia rilasciata con licenza CC 4.0. In bianco a ovest le zone controllate da HTS. A sud-ovest in rosa quelle controllate dalla SOR. A nord-ovest le zone sotto il controllo delle SDF nella DAANES in giallo. Una parte di questo territorio al confine con la Turchia e “accerchiata” da altri territori della DAANES, insieme ad altri a nord-ovest sono controllati dall’SNA e indicati in verde. Il semicerchio celeste al confine con Iraq e Giordania è una base USA, ed è racchiuso in un’area colorata dal celeste più scuro controllata dall’SFA. |
Un altro scenario, un po’ più ottimista, potrebbe essere il seguente: SNA e Turchia starebbero continuando a bombardare e ad attaccare la DAANES per poter chiedere maggiori concessioni durante un’ipotetica trattativa (un po' come accade in Ucraina), tra cui maggiore territorio di una “zona cuscinetto” al confine condiviso con le regioni di Kobane e Quamislo demilitarizzate. Tutte le negoziazioni ufficiali appaiono ancora più sospette nel momento in cui non si permette a Ocalan di comunicare liberamente e pubblicamente. Come si può pensare di avviare una trattativa con qualcuno se il principale negoziatore non ha nemmeno la possibilità di esprimersi liberamente?!
Bisognerà vedere anche come si comporteranno le varie fazioni ancora attive del ginepraio della guerra civile (vi invitiamo ancora una volta a dare uno sguardo al succitato e sopralinkato articolo di “geopolitica popolare” sulla Siria). Intanto la strategia principale e più coerente con i principi del Confederalismo Democratico è quella di resistere sul terreno, e di fare pressione con la diplomazia.
Proto-Redazione
Abbiamo in programma la pubblicazione di un articolo sul funzionamento dell’esperimento confederalista democratico nel nord-est della Siria, un modello che viene considerato un faro per l’Asia Occidentale (Medio Oriente secondo la definizione di marca colonialista più in voga) e per il Mondo intero. Lo troverete nella sezione "Rojava" accessibile dalla barra di navigazione sotto la testata. La troverete anche sui vari profili social, e vi invitiamo a seguirci sui “social asociali”. Oppure, se li boicottate o non li usate, connettetevi con noi tramite il “Fediverso”, la principale alternativa ai social mainstream, decentreta e autogestita (con tutte le meraviglie e le dannazioni dell’autogestione!). I link si trovano qui sotto, insieme a quelli per fare un’offerta libera, anche zero euro. Sostenete la stampa indipendente donandoci un po’ del vostro tempo e/o anche solo l’equivalente di un caffè decafeinatto. Le dinamiche algoritmiche e di mercato rappresentano delle forme di censura, per cui anche un “follow” o un “mi piace” su un social mainstream potrebbero essere utili! Ancora più importante è cercare di stimolare dibattiti e ricevere pareri, soprattutto quelli critici, quelli che fanno sorgere dubbi oltre che a ricercare certezze: potete usare il modulo dei commenti qui sotto, anche se idealmente sarebbe meglio parlarne di persona… Potete usare i commenti anche per fare domande su qualcosa che non vi sembra chiaro. Ovviamente potete scriverci anche via mail. Non accettiamo piccioni viaggiatori perché siamo contro lo sfruttamento degli esseri senzienti (come abbiamo scritto in questo post antispecista citando proprio Ocalan). Grazie ancora!
ultima modifica 03/01/2025 23:12
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