23.7.23

PAUSA DI ORGANIZZAZIONE E RIFLESSIONE

CI PRENDIAMO UNA PSEUDO-PAUSA, MA RESTIAMO SEMPRE ATTIVI-ST*...

Tanti libri, giornali, e carte da leggere ammassate
Nella nostra foto per la canonica pausa “estiva” (che forse si protrarrà fino ad autunno inoltrato, forse meno, lo stiamo ancora decidendo) non ci sono spiagge e ombrelloni, ma tante cose da leggere e scrivere!


Ci prendiamo qualche settimana di pausa, non tanto per “riposare” ma soprattutto per “organizzarci”: prima di scrivere c’è bisogno di studiare e leggere tanto e per questo ci serve molto tempo, ma intanto: esplorate le diverse sezioni del sito (o semplicemente “scrollate” e navigate all’indietro tra i più di cento post pubblicati nelle pagine virtuali in questo anno e mezzo di attività) e tra gli svariati temi trattati ci sarà qualcosa che vi interessa particolarmente.

Oltre a molti articoli e post su fatti di attualità e di cronaca, che cercano di fotografare momenti della “storia iper-contemporanea” di questi mesi, troverete dei contenuti concepiti come degli “articoli a lunga scadenza”, somiglianti a dei saggi più o meno informali, molto spesso con degli “articoletti” all’interno di un “maxi-articolone” da leggere con tanta pazienza (che crediamo verrà ripagata alla fine, anche per uscire dal bombardamento continuo di news omologate, frammentate e poco approfondite, dedicando un po’ più di tempo a testate indipendenti, autoprodotte e atipiche), e siamo sicur* che troverete tantissimi contenuti sempre utili da leggere anche a distanza di molto tempo dall’immediatezza della pubblicazione.

Noi comunque continueremo a pubblicare degli aggiornamenti sui nostri profili social (sia su quelli “asociali” che sul Fediverso tramite Mastodon) e potete continuare a contattarci per segnalazioni, proposte, comunicati e così via.

Vi segnaliamo anche il primo post (che è anche un saggio breve sui media alternativi e sul giornalismo indipendente) in cui spieghiamo in cosa consiste il progetto di giornalismo indipendente e sperimentale di Fanrivista, e se in qualche maniera i nostri propositi vi attirano e li sentite “affini” personalmente, politicamente o editorialmente, qui spieghiamo come collaborare/cooperare/federarsi con noi.

Grazie a tutt* quell* che stanno supportando il progetto anche solo leggendoci e criticandoci!

LOVE!

Il Direttore Tuttofare 

22.7.23

PATRICK ZAKI È LIBERO:

ADESSO ESIGIAMO VERTIÀ E GIUSTIZIA PER GIULIO REGENI!

Mentre il dibattito dei media mainstream si focalizza sull’aereo di stato rifiutato da Patrick Zaki, che come difensore dei diritti umani si mantiene indipendente da ogni governo (e in particolare da questo che vorrebbe farsi le foto con lui “in passerella”, e cioè sfruttare il suo caso per ottenere un vantaggio mediatico) e mentre la stampa destrorsa lo bolla per questo come “ingrato”, noi continuiamo a fare pressione sul governo italiano e sul regime egiziano perché adesso si ottenga giustizia e si faccia piena luce sulla torbida vicenda di Giulio Regeni, rapito nel 2016 nel giorno dell'anniversario delle proteste di piazza Tahrir al Cairo, e trovato morto circa dieci giorni dopo vicino a una struttura detentiva dei servizi egiziani.



CLICCA O SCHIACCIA L'IMMAGINE PER VEDERLA IN MANIERA NITIDA
In basso a sinistra i titoli dei giornali in una ricerca su Google che parlano dell'attacco a Patrick Zaki, definito "ingrato" per aver rifiutato il volo di stato offerto dal governo (in fondo all'articolo trovate l'immagine originale). In alto a sinistra l'immagine di Patrick Zaki dell'Egyptian Initiative for Personal Rights (l'originale a questo link). In alto a destra l'immagine di Giulio Regeni di Asiaecica (l'originale a questo link). In basso a destra un banner in cui si chiede verità per Giulio Regeni fotogragato da Camelia.boban (l'originale a questo link)

Il governo "post-fascista" prova ad appropriarsi di una battaglia portata avanti da un largo settore della “società civile”, oltre che da movimenti e individualità più “politicizzati”. Il giornale Libero attacca lo studioso definendolo "ingrato" per l'ovvio rifiuto del volo di stato, mentre il ministro Crosetto sfodera un pessimo umorismo dicendo: <<meglio, così risparmiamo>>.

Siamo contenti che Patrick non dovrà essere rinchiuso per un ulteriore anno nelle prigioni e luoghi di tortura egiziani (dato che ne ha comunque già scontati quasi due), ma riteniamo che l’ottenimento della sua libertà sia diplomaticamente molto più complesso e di difficile realizzazione rispetto alla consegna di alcuni membri dell’élite militare egiziana alla giustizia italiana (gli imputati si chiamano: Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abedal Sharif e sono attualmente irreperibili), perché in sostanza di questo si tratta.

20.7.23

DIARIO DAL CRACK! 2023 CANNIBALE: DO EAT OURSELVES!

IL REPORTAGE MAGMATICO E STRAMPALATO

 

locandina di quest'anno
La locandina di quest’anno del Crack! è stata realizzato da Durga Maya

Anche quest’anno pubblichiamo l’inatteso report strampalato del nostro inviato per nulla speciale, il Cronista Autoprodotto, sul Crack!, il festival di arte underground più dirompente e partecipato di tutte le galassie e le dimensioni a noi note (a questo link invece, per i/le più nostalgich* e curios*, quello che avevamo combinato nell’edizione VUDU del 2022).

locandina di quest'anno affissa a un muro


Il festival nasce nel 2003 quando la manifestazione era denominata “Celle Aperte”, e prende il nome da una citazione onomatopeica di Hugo Pratt, la trascrizione del rumore di un ramo che si spezza e di uno sparo nel deserto, facendo “crack” per l’appunto: il fest vuole essere questo, un rumore dirompente in un deserto culturale.

 

la vignetta dello sparo nel deserto

Quest’anno era la prima volta che esponevamo con un banchetto e quindi la prima volta che partecipavamo in prima persona plurale a una fiera, e per questo la recensione del fest di quest’anno è un po’ diversa, in una forma ancora più diaristica del solito, e ancora più svogliata e disordinata dell’anno scorso (essendo stati impegnati nel “propagandare” la nostra autoproduzione giornalistica), ma sempre coerente con lo spirito del giornalismo indipendente e autogestito che caratterizza queste pagine virtuali. 

13.7.23

VERITÀ E GIUSTIZIA PER UGO RUSSO

INIZIA A SETTEMBRE IL PROCESSO PER OMICIDIO PLURIAGGRAVATO A CARICO DEL CARABINIERE

Parliamo di Ugo Russo, la giovane vita che, secondo la ricostruzione dei pubblici ministeri, è stata spezzata da un militare addestrato all’uso di armi con vari colpi d’arma da fuoco, di cui uno fatale che sarebbe stato sparato alle sue spalle, tre anni fa a Napoli: riteniamo che la questione “burocratica” e mediatica del murales a lui dedicato sia salita alla ribalta delle cronache a discapito delle ricostruzioni sulla sua morte, delle sistemiche tragedie sociali alla base della diffusione di reati predatori, ma anche delle misure di “welfare” mafioso che compensano le mancanze statali, nonché del labile confine tra “buoni e cattivi”.

un disegno di Ugo Russo contenuto nel fumetto di Zerocalcare intitolato "Strati", ripreso nell'installazione degli attivisti di Liberi
Nell'immagine un disegno di Ugo Russo contenuto nel fumetto di Zerocalcare intitolato "Strati", ripreso nell'installazione degli attivisti di Liberi


Partiamo quindi dalla ricostruzione di quel funesto evento, per poi concludere con una serie di considerazioni e opinioni, e dopo aver dato nota di una nuova un’installazione-azione degli artisti-attivisti di “Liberi” e di “Free Assange Napoli”, fiduciosi che le verità relative alla tragica fine di un adolescente emergeranno completamente nel processo che partirà a breve, e sperando di aver contribuito nel nostro piccolo a far conoscere meglio la vicenda, dal punto di vista della mera cronaca ma soprattutto da quello sociale: abbiamo cercato di farlo nel modo più oggettivo possibile e chiariamo da subito che secondo noi in questa orrenda storia non ci sono né santi né mostri, ma esseri umani con cui condividiamo tanti problemi che dobbiamo risolvere insieme, per continuare un percorso di cambiamento sociale e perché fatti del genere non si ripetano più!

 

LA DINAMICA DEGLI EVENTI RICOSTRUITA DALL’ACCUSA

11.7.23

RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE PER I FATTI DEL SANT’ANNA

PER LA PROCURA INATTENDIBILI LE TESTIMONIANZE IN MERITO AL FILONE DI INAGINE SU LESIONI E TORTURA

 

a sinistra l'immagine stilizzata di un poliziotto che colpisce una persona a terra. Al centro la scritta "Noi non archiviamo!" e uno striscione con scritto: "verità e giustizia per i morti di Sant'anna". In alto a destra le immagini delle 9 vittime. In basso e a destra immagini dei medicinali "razziati", in particolare metadone.

 

Tre mesi fa abbiamo pubblicato un dettagliato resoconto relativo alle rivolte e alla strage nelle carceri durante i primi giorni dell’esplosione della pandemia, un evento tanto tragico quanto oscuro e unico nella storia penitenziaria italiana (qui la prima parte e a quest’altro link la seconda)... Evento unico ma non per questo imprevedibile dato che la gestione di una rivolta in un luogo studiato per contenere persone che non vogliono essere rinchiuse non dovrebbe essere qualcosa di straordinario: alcuni provarono a scaricare le colpe su una “complottistica regia mafiosa”, ipotesi smentita da un’apposita Commissione del Ministero della Giustizia che ha analizzato le dinamiche dello scoppio delle rivolte istituto per istituto. Secondo l’apposita commissione resta comunque l’ipotesi che <<familiari e gruppi antagonisti abbiano concordato il momento in cui dare avvio>> alle proteste, e che quindi questi sono capaci di “creare conflitto” anche senza il supporto della criminalità organizzata. Nel 2021 sono state concepite nuove norme per fronteggiare questo tipo di situazioni, con molte perplessità sul “via libera” al personale esterno armato, mentre sarebbe più utile ripensare “da zero” l’istituzione carceraria tendendo verso un orizzonte abolizionista e analizzando le cause che portano la stragrande maggioranza di esseri umani nelle carceri (le sole politiche antiproibizioniste, che derivano dalla fallita“guerra alla droga” annunciata nell’era di Nixon, sono alla base della restrizione di circa il 20% della popolazione carceraria globale).

La ragione principale dei disordini risiede nelle barbare e disumane condizioni delle “discariche sociali” che chiamiamo carceri, con dei problemi sociali e sanitari strutturali, ulteriormente aggravati dalla pandemia: si pensi solo al fatto che mentre fuori ci organizzavamo per restare isolati e distanziati, all’interno delle prigioni il sovraffollamento era (ed è ancora) la norma, ma come abbiamo già scritto questa era solo la criticità più lampante di tutte, insieme all’insufficienza di assistenza sanitaria e di attività che servirebbero a “riabilitare” le persone ristrette per rientrare al meglio nella nostra società malata...

Altre criticità nella gestione e prevenzione degli effetti tragici delle rivolte è sicuramente quella della custodia degli psicofarmaci (metadone incluso) che, da soli (e quindi tralasciando le svariate evidenze che suggeriscono episodi violenti), avrebbero condotto alla morte per overdose di 13 delle vittime. Una quattordicesima invece è morta a distanza di un mese per cause naturali, presumibilmente peggiorate da quegli eventi, e sempre a distanza di un mese una quindicesima è morta sempre per overdose di farmaci ma non durante il caos delle rivolte, bensì in una cella di isolamento a S. Maria Capua Vetere, e quindi in un momento in cui doveva essere sotto stretta sorveglianza.

8.7.23

AGGIORNAMENTO SU ALFREDO COSPITO

CONDANNATO A 23 ANNI INVECE CHE ALL’ERGASTOLO

RIDIMENSIONATA LA PENA ANCHE PER ANNA BENIAMINO

A sinistra e al centro le immagini di Cospito che viene allontanato da un'udienza mentre alza il pugno, riprese da siti dell'area insurrezionalista e usate per pubblicizzare degli eventi in suo favore. A destra la stessa immagine viene stilizzata e usata per analoghe iniziative.
A sinistra e al centro le immagini di Cospito che viene allontanato da un'udienza, riprese da siti dell'area insurrezionalista e usate per pubblicizzare degli eventi in suo favore. A destra la stessa immagine diventa un'icona, viene stilizzata e usata per analoghe iniziative.

 

Pubblichiamo una stringata sintesi della vicenda giudiziaria di Alfredo Cospito e di Anna Beniamino, insieme agli ultimi aggiornamenti e a degli approfondimenti

 

Negli scorsi mesi avevamo pubblicato un dettagliato resoconto delle vicende giudiziarie riguardanti l’anarco-insurrezionalista Alfredo Cospito, che attualmente sta scontando una pena di quasi 11 anni per la gambizzazione dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare nel 2012, Roberto Adinolfi, ma che è stato condannato in via definitiva anche per un altro evento...

Nel 2022 la Corte di Cassazione confermava la condanna per le esplosioni di due ordigni davanti la caserma per allievi carabinieri di Fossano in provincia di Cuneo nel 2006, riqualificando però il reato commesso come quello più grave previsto dall’ordinamento italiano, e cioè di “strage politica”. Inizialmente era stato condannato per “strage semplice”, e per “strage” si intende anche il solo tentativo di uccidere più persone, dato che l’attentato è stato solo tentato (mentre Cospito lo ha sempre definito meramente “dimostrativo” pur non reclamandone la paternità, e spiegando che <<gli anarchici non fanno stragi indiscriminate perché non sono lo stato>>). Per questo la Suprema Corte aveva rinviato gli atti alla Corte d’assise di Torino per calcolare nuovamenta la pena. Quest’ultima chiamava in causa la Corte Costituzionale per decidere se nel suo caso si potevano concedere le attenuanti, nonostante la recidività, che lo avrebbero salvato dalla pena dell’ergastolo: ad Aprile la Consulta ha dichiarato incostituzionale una parte dell’articolo 69 del Codice penale, precisamente quella che vietava di considerare le circostanze attenuanti come prevalenti sull’aggravante della recidiva. In quei giorni Cospito interruppe lo sciopero della fame che aveva intrapreso come forma di battaglia non violenta contro il “41 bis” e il regime di ostatività, e che è durato circa 6 mesi. Dopo la decisione è stato infine condannato a 23 anni invece che all’ergastolo, mentre per lo stesso evento la sua compagna, Anna Beniamino, è stata condannata a 17 anni e 9 mesi invece che a 27 anni e 1 mese come chiedeva la procura.

 

Per chi fosse interessato ad approfondire la vicenda da un punto di vista sia politico che tecnico, oltre al resoconto già menzionato segnaliamo i seguenti articoli:

 

1) LE DICHIARAZIONI DEI MEDICI DI MESSINA DENARO E DI COSPITO

DUE PESI E DUE MISURE

Qui trovate un’ “esclusiva” di Fanrivista (dato che siamo stati i soli a mettere a confronto due notizie di cronaca avvenute lo scorso Gennaio) dove parlavamo dei “due pesi e due misure” usati con Cospito e Matteo Messina Denaro: un primo punto riguarda l’accusa di strage politica, dato che in un primo momento il vertice di Cosa Nostra era accusato “semplicemente” di omicidio plurimo per il concosro nella strage di Capaci, mentre poi verrà condannato solo per strage comune.

Inoltre in quei giorni mentre il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria vietava alla dottoressa che curava la salute di Cospito di rilasciare dichiarazioni alla testata radiofonica antagonista “Radio Onda d’Urto”, tutte le principali testate nazionali pubblicavano le dichiarazioni di Messina Denaro ai sanitari che lo avevano in cura, dichiarazioni che potenzialmente potevano nascondere dei messaggi in codice e che dunque sarebbe stato più sensato vietare, a differenza di quelle dell’anarchico che da anni pubblicava a distanza su vari siti della galassia anarchica, testi che giustificherebbero il regime ostativo cui è sottoposto, mentre secondo il suo legale sarebbe bastato applicare una censura sulla sua corrispondenza lasciandolo nella sezione di “alta sicurezza”.

 

 

2) PERCHÉ STO CON COSPITO E PERCHÉ NON STO CON COSPITO (parte 1)

DALLE VENDETTE DI STATO AI CRIMINI PUNIBILI E NON PUNIBILI

In questo post parliamo di 41 bis ed ergastolo non riducibile (detto anche ostativo).

 

3) PERCHÉ STO CON COSPITO E PERCHÉ NON STO CON COSPITO (parte 2)

L’USO DELLA VIOLENZA E LA STORICA SPACCATURA DEL MOVIMENTO LIBERTARIO

Qui invece il nostro Anarco-pacifista esprime la sua posizione personale su questioni di militanza, e in particolare riguardo all’uso della violenza come strumento politico, sulle diverse anime e sulle storiche spaccature del movimento anarchico (no, anarchia non vuol dire semplicemente “caos”, casomai ve lo steste chiedendo!).

 

4) ALFREDO COSPITO: TEORIE DEL COMPLOTTO O FRAMMENTI DI VERITÀ?!

LE ACCUSE INFODATE ALLA PSEUDO-SINISTRA (PD) E I TIPI DI PROTESTE CHE POSSONO FAVORIRE LA NORMALIZZAZIONE DELLA REPRESSIONE DEMOCRATICA E POTENZIALMENTE A BENEFICIO DELLA “STRATEGIA DELLA TENSIONE”

Qui parlavamo delle accuse, campate in aria, mosse da Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia) alla pseudo-sinistra del Partito Democratico (in questi giorni per il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro, che ha passato le informazioni a Donzelli, è stata disposta l'imputazione coatta per rivelazione di segreto d’ufficio), “disegnando” alcuni scenari che potrebbero essere puri “deliri complottisti” senza fondamento così come dei frammenti “di e delle” verità legate al caso umano e giudiziario dell’anarchico-nichilista.

 

 

Proto-Redazione

 

Come di consueto alleghiamo una citazione musicale in armonia con quanto scritto sopra: si tratta di “Kanzone su un detenuto politico” dei “24 Grana




 ultima modifica 10/07/2023 18:22

7.7.23

EDIZIONE MURARIA STRAORDINARIA PER ASSANGE

NUOVA INSTALL-AZIONE DI "LIBERI" E "FREE ASSANGE NAPOLI": IL SINDACO VUOLE NOMINARE CITTADINO ONORARIO SPALLETTI MENTRE ASPETTIAMO ANCORA IL CONFERIMENTO UFFICIALE AD ASSANGE, APPROVATO SEI MESI FA

vignetta satirica con le caricature dell’allenatore del Napoli Spalletti, del sindaco Manfredi e di Assange con due palle al piede su cui sono disegnate la bandiera statunitense e britannica
La vignetta di Karlmax'25


Nuova installazione artistica e azione dimostrativa del gruppo “Free Assange Napoli”e di “Liberi”, un progetto editoriale e artistico di Nicola Angrisano che mira a rivalorizzare le edicole abbandonate di Napoli tramite l’affissione di giornali murari.

 


Gli attivisti avevano già incollato un dazabeo gigante in favore di Assange sulla stessa edicola, di fronte al Museo archeologico nazionale di Napoli lo scorso Aprile. In questo post trovate una concisa sintesi della vicenda di Assange, insieme alle immagini delle diverse proteste, performance e installazioni artistiche attuate in quei giorni. Ieri, indossando le maschere che rappresentano il volto dell’hack-tivista e distribuendo volantini, sono tornati per “pubblicare” una nuova “edizione straordinaria”.

1.7.23

VERITÀ E GIUSTIZIA PER MARIO PACIOLLA

L’OMICIDIO SPACCIATO GOFFAMENTE COME SUICIDIO

Sullo sfondo il murale di "Humanhero Samuel" non lontano da dove viveva Mario, a Napoli. A destra lo striscione del gruppo "Giustizia per Mario Paciolla"
Sullo sfondo il murale di Luca Carnevale "Humanhero" non lontano da dove viveva Mario, a Napoli. A destra lo striscione del gruppo "Giustizia per Mario Paciolla"

LA PRESSIONE CHE DOBBIAMO APPLICARE PER ARRIVARE ALLA VERITÀ

 

Parliamo di Mario Paciolla chiedendo verità e giustizia: a differenza del caso di Giulio Regeni, dove i “cattivi” sono i servizi segreti legati al regime di Abdel Fattah al-Sisi, nel caso di Paciolla almeno alcuni dei “cattivi” (per negligenza quantomeno, se non per dolo) sono dei funzionari delle Nazioni Unite che hanno ripulito la scena del crimine con la candeggina, avallando l’improponibile tesi del suicidio (che senso avrebbe prenotare un biglietto per ritornare a Napoli e suicidarsi dopo poche ore?!): anche per questo, probabilmente, l’attenzione mediatica e la conseguente pressione sulle autorità in merito alle vicende dell’attivista, giornalista e funzionario ONU napoletano non sembrano essere sufficienti, e per questo dobbiamo chiedere, con ancora più forza, verità e giustizia per lui e per tutte le vittime della storia italiana, decedute all’estero mentre svolgevano attività giornalistiche e umanitarie, di cui non si conoscono con certezza mandanti e ragioni delle esecuzioni, partendo da Italo Toni e Graziella De Palo nel lontano 1980 fino alla morte del fotoreporter Andy Rocchelli nel 2014, e passando per Ilaria Alpi e Miran Hrovatin nel 1994...

 

Sullo sfondo un'installazione dedicata a Mario, di cui parliamo nella conclusione di questo post
Sullo sfondo un'installazione dedicata a Mario, di cui parliamo nella conclusione di questo post




CHI ERA MARIO: UN TRASFORMATORE DEL PRESENTE PER UN FUTURO DI GIUSTIZIA SOCIALE

Mario Carmine Paciolla era nato nel 1987 a Napoli, città in cui ha vissuto e studiato: si è laureato nel 2014 in scienze politiche all’Università L’Orientale, conseguendo il titolo di Dottore Magistrale in “Relazioni e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa”.

Mario Paciolla era un instancabile attivista, un trasformatore del presente per un futuro di giustizia sociale, una persona che voleva capire le ingiustizie di questo pianeta, perché per combatterle bisogna prima conoscerle... E la principale maniera per tendere verso un mondo più giusto consiste nel raccontare quelle ingiustizie: infatti era anche un giornalista, aveva animato la fanzina universitaria “Levante”, era tra i fondatori della rete Cafè Babel di cui faceva parte anche un altro blog napoletano da lui fondato, L’Europeo Napoletano” (quella sezione del sito è attualmente offline, ma al seguente link trovate tutte le pagine archiviate nell’Internet Archive)e aveva anche scritto sulla prestigiosa rivista “Limes” e su “East West” con lo pseudonimo di “Astolfo Bergman”.

29.6.23

CHIEDIAMO LIBERTÀ PER JULIAN ASSANGE!

RICEVIAMO, PUBBLICHIAMO E COMMENTIAMO...

 

Attivisti di Free Assange Napoli con le maschere di Assange espongono striscioni e cartelli in favore della sua liberazione di fronte al Consolato USA a Napoli

Il nodo partenopeo di “Free Assange Italia” intensifica le azioni in favore del giornalista, editore e hacktivista australiano, Julian Assange, mentre il suo destino giudiziario sembra dirigersi pericolosamente verso un paese in cui i suoi diritti umani sarebbero seriamente a rischio, un paese che avrebbe addirittura tramato per ucciderlo, dopo averlo delegittimato con una potentissima “macchina del fango” mediatica e giudiziaria internazionale.

Nelle prossime righe, prima di riportare il comunicato che il gruppo “Free Assange Napoli” ci ha inviato, vi segnaliamo anche alcuni concetti e degli scritti già apparsi tra le righe di questa Fanza/Rivista sul prigioniero politico e ricercatore della verità: la battaglia per la sua liberazione è la battaglia per la libertà della conoscenza ed è una lotta che riguarda tutt* noi!

 

Attivisti di Free Assange Napoli con le maschere di Assange espongono striscioni e cartelli in favore della sua liberazione di fronte al Consolato USA a Napoli

Julian Assange, sin da quando militava come attivista “cypherpunk, ha sempre avuto in mente un principio tanto basilare e chiaro quanto cruciale: garantire la massima privacy per chi è “debole”, e al contempo sviscerare le azioni dei potenti per ottenere da loro il massimo grado di trasparenza. Senza questo presupposto noi giornalist* non siamo “cani da guardia del popolo”, ma veniamo allevati come “cani da salottoche leccano il sedere al padrone!

La conoscenza è potere, e se questo potere non è equamente distribuito, se non riusciamo ad avere dati oggettivi sulle nostre vite intrecciate e interdipendenti, costruire una società e un mondo più giusto, o anche solo avvicinarsi a questa utopia diventano dei castelli in aria senza fondamenta, come abbiamo già spiegato in questo post in cui ripercorriamo brevemente la storia di Assange.

La piattaforma Wikileaks ha garantito tutto ciò: redistribuire conoscenza (in particolare sui crimini di guerra americani, ma non solo) garantendo l’anonimato ai “whistleblowers”, ossia a chi faceva delle denunce, le sacrosante fonti che ogni cronista dovrebbe tutelare.

In quest’altro post scendiamo molto più nel dettaglio, e abbiamo metaforicamente indossato la toga dell’“avvocato del diavolo” chiedendo a Stella Moris (moglie di Assange, nonché sua legale ed esperta di diritti umani) se alcune conseguenze delle rivelazioni di Wikileaks, come quelle che hanno causato dei tumulti in Kenya nel 2007, sono un prezzo necessario da pagare per una società più “vera” e libera. In merito a quella specifica vicenda lo stesso Assange, accusato quindi di avere anche le mani sporche di sangue, disse: <<in quel frangente morirono circa 1300 persone e 350 mila dovettero fuggire. Fu un risultato della nostra nostra fuga di notizie. D’altra parte gli abitanti del Kenya avevano diritto a sapere che 40 mila bambini morivano di malaria, e che molti altri morivano per il denaro portato al di fuori del Kenya e della conseguente svalutazione dello scellino (…) Bisogna iniziare con la verità. La verità e l’unica maniera per arrivare da qualche parte, perché ogni decisione basata su bugie o ignoranza non può condurre a buone conclusioni>>. 

Analoghe accuse riguarderebbero il presunto pericolo di vita di diversi giornalisti, politici, diplomatici ed esponenti di ONG che avevano relazioni con gli USA, a causa delle rivelazioni di Wikileaks: nei processi queste accuse non solo non sono state mai dimostrate, come ci ha detto Stella, ma in più, ricorda Sara Chessa (in questa intervista), l’accusa secondo cui su Wikileaks si erano conservati i nomi delle fonti dell’intelligence americana in Iraq e Afghanistan mettendoli in pericolo, insieme alle loro famiglie, non ha alcun fondamento: <<in 12 anni non c’è stato un solo caso a supporto di queste affermazioni (...) Assange destinò molte risorse economiche e umane all’eliminazione di quei nomi dai documenti>>, ritardando la pubblicazione degli articoli con i colleghi giornalisti/e che fremevano per pubblicare il prima possibile quelle notizie.

Stella Moris, quando a Napoli ha ricevuto un premio al festival Imbavagliati”, a cui abbiamo dedicato un ampio articolo, ha spiegato un altro concetto che ci obbliga a ripensare come sono organizzate le nostre “democrazie”: <<i segreti di stato non sono qualcosa di naturale>>!

Se pensate che Assange sia divisivo e controverso, a nostra detta, siete completamente fuori strada: quello che c’è di controverso nella sua storia sono le fandonie diffamatorie di una campagna mediatica globale, alimentate dalla stampa asservita, ignorate da quei/quelle giornaliste/i ed editori che hanno venduto tantissime copie con le rivelazioni di Wikileaks, e che oggi dimenticano il prigioniero politico Assange mentre marcisce in una prigione di massima sicurezza come se fosse un terrorista e non un ricercatore della verità, come se fosse lui il colpevole delle atrocità commesse nelle guerre, dalle multinazionali e dai potentati vari... Immaginate un omicidio: invece di arrestare l’assassino sbattiamo in galera chi lo ha denunciato?! Trattiamo come una spia una persona che ha “rubato” informazioni per darle alla collettività, come dovrebbe fare qualunque giornalista, lo trattiamo come se avesse passato delle informazioni a una potenza straniera, come se fosse un pericolosissimo cyberterorrista e agente al servizio di imprecisate nazioni straniere... È paradossale!

Il primo ministro Australiano, anche per la pressione della società civile del sua paese, ha chiesto ufficialmente agli Stati Uniti di far cadere le accuse contro Assange: dobbiamo fare lo stesso anche noi, perciò non manchiamo ai prossimi appuntamenti e supportiamo le iniziative dei vari gruppi “pro-Assange”!

A tal proposito riportiamo di seguito il comunicato di Free Assange Napoli con i prossimi appuntamenti.

Scriba Contemporaneo

 

 

 

COMUNICATO STAMPA
Libertà per Julian Assange


Nel pomeriggio di oggi, mercoledì 28 giugno 2023, alcuni attivisti di Free Assange Napoli hanno tenuto un presidio in piazza della Repubblica, nei pressi del Consolato Generale USA di Napoli.

21.6.23

COLLABORA E COOPERA CON FANRIVISTA!

UN PROGETTO DI GIORNALISMO SPERIMENTALE, INDIPENDENTE E AUTOPRODOTTO




Sintetizziamo cos’è “FanRivista, La Fanzina Generalista” e spieghiamo come potete partecipare al progetto o proporne di altri affini.


COSA È “FANRIVISTA, LA FANZINA GENERALISTA” IN BREVE

Fanrivista è una pubblicazione "publishing fluid" che consiste in auto-produzione giornalistica: è una "Fanzina" per lo spirito indipendente da ogni potere esterno (condizionamenti del "mercato" e meccanismi di "autocensure" inclusi), perché privilegia il contenuto sulla forma non delegando nessun aspetto della testata a terzi ma partecipando collettivamente ai diversi "problemi" produttivi. In questo senso la Fanza rientra nelle logiche dell'"autonomous publishing"...

Ed è "Generalista" per l'ampiezza dei temi trattati (volutamente indefiniti) e perché propone un modello di giornalismo aderente agli standard deontologici e informativi "classici", ma al contempo cercando di scardinare le criticità del mondo della stampa dal suo "interno" (in questo senso ci proiettiamo tatticamente verso alcune dinamiche del "self-publishing", accettando alcuni "compromessi formali" come la registrazione della testata), dimostrando che un'informazione diversa è possibile, amplificando la voce di chi vuole cambiare e sovvertire un sistema economico fermo a secoli fa (il capitalismo), di chi lotta verso ogni forma di discriminazione, e contrastando gli abusi dei potenti non come il loro "cane da salotto" ma come "cane da guardia" del popolo.

Autofinanziandoci con il sudore di lavori precari portiamo avanti un modello di giornalismo indipendente e sperimentale, abbiamo "coperto" diversi festival di autoproduzioni, di giornalismo, di tecnologie, realizzato inchieste su fonti aperte (dalle stragi nelle carceri fino a ricerche nel campo dell'editoria "anarchicheggiante"), articoli pseudo-accademici sulle applicazioni della filologia classica nel web, curiamo alcune rubriche (e ne prepariamo di nuove) come quella psuedo-enciclpedica "Define", quella di fact-checking "Chekka il Fatto" e quella di "filosofia spicciola" “Valvola, scritto articoli su questioni di attualità come la detenzione di Julian Assange e Alfredo Cospito, la resistenza del Rojava, la giustizia riparativa, le politiche sulle droghe legali e illegali, e molto altro in poco più di un anno di vita.

Lo facciamo con un approccio "slow-news", creando articoli "a lunga scadenza" contro i meccanismi delle "catene di montaggio mediatiche" che sfornato "junk-news" in rapida successione da "consumare" voracemente, e soprattutto lo facciamo con un'attenzione "meta-mediatica", ossia dalla prospettiva di un mezzo di comunicazione che indaga i processi di altri media. Inoltre svolgiamo una serie di esperimenti comunicativi e autoproduciamo articoli (che non troverebbero spazio nei circuiti mediali “mainstream”) nella cornice di un giornalismo sperimentale, come quelli sulla “filologia del web”.

Per chi vuole saperne di più: a questo indirizzo si trova un saggio breve-informale sull’universo dei “media alternativi (cos’è una fanzine? Un blog? Che vuole dire “autonomous publishing”? Cosa sono i media alternativi?) e si spiegano gli intenti programmatici del progetto. Passiamo adesso a spiegare come collaborare e cooperare con noi...

 

AAA CERCASI COLLABORATOR*/PARTNER/PARTECIPANTI PER TESTATA ONLINE: REDAZIONE DI ARTICOLI, GRAFICA E ALTRI RUOLI (ANCHE/SOPRATTUTTO “MUTUALISTICI”)

Fanrivista tecnicamente è un plurisettimanale telematico, regolarmente registrato in tribunale, anche se in pratica è una produzione ibrida tra un blog, una rivista cartacea di approfondimento, un mini-portale di informazione online, ecc.

Il progetto ha una chiara linea editoriale per cui, come prima cosa per chi ha intenzione di conoscerci meglio o di partecipare, vi preghiamo di dare un’occhiata agli intenti programmatici espressi nel saggio succitato: anche se non la condividete pienamente ma la ritenete comunque “compatibile” con la vostra maniera di lavorare in senso stretto, e di “lavorare” come attivistə e militantə, le vostre proposte ed energie sono più che benvenute!

Tutte le persone che si identificano in valori o visioni anti-capitalisti, anti-fascisti, anti-sessisti, anti-razzisti, non omotransfobici, non abilisti, contro l’abuso della forza (fisica, mentale, comunicativa) e non discriminatori in generale, al di là di un’eventuale appartenenza politica o partitica specifica sono benvenute: tuttavia lo spirito che anima questo progetto è “libertario” (non “liberale” o peggio “liberista”!), nel senso che è improntato alla libertà (nello specifico di comunicazione ed espressione) alla sperimentazione contro i dogmatismi, a pratiche autogestionarie, orizzontali e mutualistiche.

20.6.23

APARTHEID E CRIMINI DI GUERRA IN PALESTINA

UN’EMERGENZA UMANITARIA E MEDIATICA

Sullo sfondo un muro divisorio. In alto e al centro a sinistra due screenshot, rispettivamente dal sito di Amnesty e Human Rights Watch, in cui si afferma che in Palestina si verifica l'apartheid
Clicca o schiaccia l'immagine per vederla meglio. Foto del muro da Pixabay

Tra le righe di questa Fanza/Rivista ci sforziamo di approfondire argomenti per nulla o insufficientemente trattati altrove, ma anche di “amplificare” qualcosa di “già detto” che però non trova abbastanza spazio nei circuiti mediali mainstream: è proprio questo il caso della questione palestinese, questione che anche esperti delle Nazioni Unite hanno definito come un regime di apartheid perpetrato da Israele, che si somma ad altre violazioni del diritto internazionale

Perciò in questo articolo della rubrica “Define” forniamo una concisa definizione di apartheid e proponiamo una breve rassegna delle volte in cui il termine è stato associato all’occupazione israeliana, concentrandoci in particolare su quanto affermato in due rapporti presentati all'ONU.

 

L’ORIGINE DEL TERMINE APARTHEID

Apartheid” significa “Separazione” in afrikaans, la lingua originariamente diffusa nell’Africa australe dai colonizzatori boeri e simile all’olandese.

Il termine, traducibile anche con “sviluppo separato”, indicava una politica di segregazione razziale in uso dai primi anni del XX secolo e implementata dal ‘48: scopo principale era quello di preservare una presunta “purezza” delle diverse “razze” (oggi sappiamo che il concetto stesso di “razza” è biologicamente inconsistente e scientificamente una bufala, dato che esiste un’unica “razza”, o per meglio dire specie umana), e lo si faceva vietando matrimoni e rapporti sessuali “misti”, restringendo le possibilità di movimento e accesso a spazi pubblici, non consentendo la libera associazione e l’adesione a sindacati, restringendo le possibilità di movimento o di avviare attività commerciali nelle aree dei “bianchi”, e quindi creando dei ghetti per le persone di colore (non solo africani ma anche indiani) e altre politiche di questo tenore.

Il termine è stato quindi esteso a tutti i regimi di separazione in cui una parte della popolazione non gode dei medesimi diritti di un’altra, e dunque anche alla colonizzazione e contenzione fisica e normativa attuata, progressivamente, anche dallo stato israeliano.


LE DENUNCIE SULL’APARTHEID IN PALESTINA: DA NELSON MANDELA ALL’ONU PASSANDO PER I POLITICI ISRAELIANI

Nel 1997 Nelson Mandela , dopo aver passato quasi trent’anni nelle prigioni del Sud Africa per poi diventare il primo presidente nero del paese, disse che <<senza la libertà del popolo palestinese anche la nostra sarà incompleta>>, insieme a quella di tutti i popoli oppressi mi sentirei di aggiungere...

18.6.23

È MORTO BERLUSCONI...

PERÒ IL BERLUSCONISMO È DURO A MORIRE!

 

una lapide con al centro l'immagine di Berlusconi: sopra il suo nome con data di nascita e morte. Sotto la scritta "Berlusconisco" e la data 26-01-1994
La fonte dell'immagine originale di Silvio Berlusconi è il sito "Quirinale.it" ed è stata presa da Wikimedia

Il 12 Giugno 2023 è morta la persona che ha influenzato maggiormente la storia politica italiana degli ultimi trent’anni.

Le leggi proposte in questi ultimi giorni, funzionali a logiche illiberali ma spacciate come ideale prosieguo della fantomatica “rivoluzione liberale” annunciata nel ‘94, strumentale lascito politico di “Mr. B.”, e con un manto di presunto garantismo (che tradotto in termini pratici significa impunità per i potenti in un sistema punitivo debole con i forti e forte con i deboli) insieme alla grottesca decisione di dichiarare lutto nazionale, ci fanno capire quanto ancora lo spirito del “berlusconismo” sia vivo nella nostra società seppure in forme “rinnovate”, quanto ancora questo pezzo di pianeta chiamato Italia sia la versione caricaturale delle democrazie liberali-liberiste, ridotto a barzelletta dei cosiddetti paesi sviluppati, e tramite l’auspicato progetto presidenzialista del “melonismo” pericolosamente proiettato verso un modello di “democratura” di stampo orbaniano.

Le influenze culturali dei media che ha controllato (sia pubblici che privati) hanno contribuito a diffondere una cultura patriarcale, qualunquista, individualista, consumista, dove la politica non è più un impegno quotidiano (anche e soprattutto al di fuori delle strutture partitiche) ma una chiacchiera da bar, qualcosa che assomiglia alla futile identificazione e appartenenza a una squadra calcistica invece che a una “fede laica”.

17.6.23

NUOVI INDAGATI PER TORTURA NEL CARCERE DI MODENA

AGGIORNAMENTO SULL’INCHIESTA PER TORTURA E LESIONI NEL CARCERE SANT’ANNA

Nove agenti aggiunti agli indagati nel filone d'inchiesta modenese sulle torture in carcere durante lo scoppio della pandemia

a sinistra l'immagine stilizzata di un poliziotto che colpisce una persona a terra. Al centro la scritta "Noi non archiviamo!" e uno striscione con scritto: "verità e giustizia per i morti di Sant'anna". In alto a destra le immagini delle 9 vittime. In basso e a destra immagini dei medicinali "razziati", in particolare metadone.

Tre mesi fa abbiamo pubblicato un dettagliato resoconto relativo alle rivolte e alla strage nelle carceri durante i primi giorni dell’esplosione della pandemia, un evento tanto tragico quanto oscuro e unico nella storia penitenziaria italiana.

In quell’inchiesta (qui la prima parte  e a quest’altro link la seconda), basata su fonti aperte, abbiamo provato a ricostruire i frammenti di vita noti delle vittime (13 sono morte nell’immediatezza di quelle funeste ore, di queste 9 erano detenute nel carcere modenese, mentre altre 2 sono spirate a distanza di circa un mese) oltre alle diverse versioni sulle dinamiche delle rivolte, dei trasferimenti e dei soccorsi.

In più abbiamo parlato delle condizioni di vita disumane e illegali che caratterizzano le nostre carceri e che, a nostra detta, sono la causa principale di quelle rivolte, con l’arrivo del Covid che ha aggravato strutturali problemi sanitari e sociali, la “micciache le ha fatte scoppiare.

Abbiamo parlato anche dell’inchieste giudiziarie avviate lungo tutto lo Stivale, dato che le rivolte hanno riguardato decine di isituti.

In questi ultimi giorni la stampa riporta un aggiornamento su uno dei filoni di inchiesta aperti a Modena: si tratta del fascicolo che dovrebbe fare luce sulle violenze e sulle carenze nei soccorsi (e in particolare sui pestaggi “punitivi” avvenuti nel cosiddetto “casermone” prima dei trasferimenti), originariamente aperto a carico di ignoti, poi sono stati indagati 5 agenti per tortura e lesioni, mentre adesso gli indagati sarebbero passati a 14: stando a quanto riporta Il Resto del Carlino  l’iscrizione al registro indagati di altri 9 agenti sarebbe legata alla testimonianza di due ristretti.

9.6.23

SVEZIA NELLA NATO SULLA PELLE DEI CURDI

UN’ALTRA ESTRADIZIONE CONCESSA DOPO LA DISCUSSA LEGGE ANTITERRORISMO

Aggiornamento sulla questione delle estradizioni richieste dalla Turchia a Svezia e Finlandia come condizione per la ratifica dell’entrata nel patto atlantico.

 

Sullo sfondo l'immagine di Erdogan con le bandiere di Svezia (a fianco un punto interrogativo rosso), Finlandia (a fianco un punto interrogativa verde) e quella della NATO. In basso a sinistra un F-16, a destra Orban, al centro in alto a destra i titoli di giornali critici della nuova legge antiterrorismo svedese.
"Schiaccia" o clicca l'immagine per ingrandirla e vederla nitida

A Maggio dello scorso anno, quando i due paesi scandinavi siglavano un memorandum con la Turchia in cui si impegnavano a cooperare nella lotta al terrorismo, abbiamo cominciato a seguire le pretestuose richieste di Ankara in un apposito format intitolato “Come va a finire?!”: pretendeva la consegna di più di 150 dissidenti, per lo più nell’ambito della sinistra curda ma non solo, che venivano bollati come “terroristi” (tra i quali c’era addirittura una parlamentare svedese curda-iraniana, un poeta deceduto da anni e un giornalista che sarebbe vicino alla confraternita islamica “gulenista”).

Tra le varie domande ci chiedevamo se il nuovo governo di destra svedese avrebbe continuato a cedere alle richieste del “Sultano” Erdogan sulla pelle dei curdi, mentre almeno due persone nell’ultimo anno sono state estradate e dopo la recente approvazione di una nuova legge antiterrorismo nel paese scandinavo che desta preoccupazione: più che combattere il terrorismo, mentre Erdogan supporta milizie jihadiste in chiave anti-curda (con le forze militari siriane a maggioranza curda alleate alla NATO contro l’ISIS e tacciate dall’alleato NATO turco di essere a loro volta terroriste), la nuova norma potrebbe mettere seriamente in pericolo una serie di diritti fondamentali, a cominciare dalla libertà d’espressione, potenzialmente identificando come “propaganda” l’attività dei simpatizzanti e sostenitori del PKK, oltre a criminalizzare qualunque forma di supporto logistico, e non parliamo di forniture di armi ma anche, banalmente, l’offrire accoglienza a chiunque sia considerato, a torto o a ragione, appartenente a un’organizzazione terroristica.

La NATO infatti è una di quelle istituzioni che considera il PKK (il Partito dei Lavoratori del Kurdistan il cui leader recluso, Ocalan, ha compiuto un salto ideologico dal nazionalismo e dal marxismo-leninismo al modello confederalista-democratico libertario e che ultimamente ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale) un’organizzazione terroristica, nonostante molti ne chiedano la cancellazione dalle apposite liste, e che a partire dal memorandum siglato la scorsa estate a Madrid anche i due paesi scandinavi considerano tale.

 

L’ESTRADIZIONE CONCESSA ALLA TURCHIA, CHE IMPONE LA SUA CONCEZIONE DEL DIRITTO NELL’UNIONE EUROPEA

Un’altra risposta sul funzionamento del “mercato diplomatico”, con in ballo interessi che non riguardano solo la sbandierata “lotta al terrorismo” ma soprattutto le forniture di armi, è arrivata in queste ore: le cronache riportano che il 30 Maggio la Corte Suprema svedese ha approvato l’estradizione di Mehmet Kokolu.

Nel 2014 era stato arrestato in Turchia perché in possesso di quasi due chili di cannabis nella città di Adana, ricevendo una condanna di quattro anni e mezzo e una multa. Nel 2018, ha dichiarato in tribunale, dopo un periodo di libertà vigilata, aveva viaggiato regolarmente verso la Svezia, una delle principali mete della diaspora curda.

Secondo quanto afferma il suo legale, Abdurrahman Karabulut, dopo aver contattato la procura di Konya avrebbe appreso che la richiesta sarebbe motivata in realtà non dal possesso di cannabis, ma dal suo supporto al PKK e alle unità di protezione popolare dell’Ammnistrazione Autonoma del Nord-Est della Siria, le YPG-YPJ, oltre che all’HDP, partito di sinistra turco che ingloba forze curde, che raccoglie l’eredità politica di diversi partiti repressi e formalmente chiusi negli scorsi anni, che ha mantenuto lo status di terzo partito del paese “appoggiandosi” però a un altro partito, quello dei “verdi”, mentre alle presidenziali aveva tatticamente scelto di sostenere il kemalista Kemal Kilicdaroglu, dato che oltre a sistematiche incarcerazioni (inclusa quella del leader Selahattin Demirtas che nel 2018 si candidò e fece la campagna elettorale dal carcere) e repressioni, rischia a sua volta di essere bandito.

Kokolu in Turchia sarebbe dunque accusato di “propaganda per un’organizzazione terroristica” e “offese al presidente turco”. Sempre stando a quanto riporta la stampa, la corte svedese ha definito deboli le evidenze riguardo alle sue attività politiche e che le prove presentate dall’avvocato in merito alla seria possibilità che il suo assistito subisca persecuzioni non sono sufficienti, e che la Turchia ha richiesto la sua estradizione per scontare il resto della pena per il reato di possesso di stupefacenti, due anni e sette mesi. 

Oltre a invitarvi a leggere l’articolo pubblicato pochi giorni fa, che contiene una sintesi dettagliata degli eventi che vanno dalla firma del memorandum alle elezioni “taroccate” che hanno confermato il Sultano al potere virtualmente fino al 2028, passando per l’entrata della Finlandia nella NATO e per le ragioni geopolitiche dell’Ungheria che ancora non ratifica l’ingresso insieme alla Turchia, ripetiamo una serie di concetti che riteniamo cruciali, mettendo momentaneamente da parte le diverse considerazioni già espresse sul patto atlantico e sul conflitto ucraino: anche il “peggiore” dei criminali non dovrebbe essere rimpatriato in un paese in cui non vengono rispettati i più basilari diritti umani e in cui si rischia la tortura.

Inoltre è tragicamente curioso notare che mentre la Svezia si appresta a estradare una persona che si era “macchiata” della detenzione di un quantitativo abbastanza modesto della droga illegale più diffusa al Mondo (accusa ufficialmente non legata a questioni di appartenenza politica) e che è solo sospettato di essere un “terrorista”, la Turchia invece non concede l’estradizione verso la Svezia di una persona sospettata di essere al vertice di un gang nel paese scandinavo (detta la "volpe curda"), implicata in una serie di reati che vanno dal traffico di droga all’omicidio, perché ha potuto comprarsi un cosiddetto “passaporto dorato”, e i “poveracci” figli di un dio minore invece vengono rimpatriati verso un infausto destino...

Anche lo stesso concetto di “rimpatrio” per il più numeroso popolo senza una nazione vera e propria è un altro scherzo linguistico-politico del destino...

 

PMA