LA FIGLIA DI UN MARTIRE DÀ RAGIONE ALLA MELONI
L’ECCIDIO DELLE ARDEATINE ANNUNCIATO VIA RADIO?!
LE ALTRE IMPROBABILI TEORIE DEL COMPLOTTO SUI FATTI DI VIA RASELLA
Oggi torniamo a parlare dei fatti di via Rasella: la scorsa settimana abbiamo pubblicato un corposo post che spazia dalle narrazioni generiche sulla Resistenza alle polemiche e diatribe sui fatti specifici dell’attacco di via Rasella e sull’Eccidio delle Fosse Ardeatine; oggi invece parliamo della testimonianza della figlia di una delle vittime, riportata dal quotidiano Libero una decina di giorni fa...
LA FIGLIA DELLA VITTIMA CHE DÀ RAGIONE ALLA MELONI
Con quest’articolo di fact-checking “storico”, così come in generale in tutti gli articoli della rubrica “Chekka Il Fatto”, non vogliamo o non possiamo sempre affermare delle verità “definitive”, ma possiamo iniziare almeno a porci dei dubbi, a proporre degli spunti di ricerca e riflessione, e a confutare quanto appare largamente inconsistente...
La scorsa settimana abbiamo parlato approfonditamente della dichiarazione “revisionista” della premier Giorgia Meloni che, nell’anniversario dell’Eccidio delle Fosse Ardeatine, ha affermato che i bambini e gli uomini fucilati dai nazisti erano stati <<uccisi solo perché italiani>>.
In difesa della Meloni e con analoghi intenti di “riscrivere la storia” anche la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Ignazio Benito Maria La Russa, aveva rispolverato delle vecchissime fake-news su quei fatti in un’intervista di Libero, affermando che i nazisti del battaglione Bozen, un reggimento di polizia direttamente collegato alle SS naziste, erano in realtà dei <<semi-pensionati>> (avevano invece tra i 26 e i 43 anni) di una <<banda musicale>> (in realtà quei nazisti erano obbligati a cantare mentre marciavano e per questo nei ricordi di alcuni, tra cui il fratello della signora intervistata dal quotidiano mainstream, erano diventati una “banda musicale”).
Sullo stesso quotidiano, che ha intervistato La Russa mentre tentava di difendere la sua pupilla-premier, è apparsa anche la dichiarazione della figlia di una delle vittime che dà ragione alla Meloni: <<ha ragione, papà ucciso perché italiano>> dice Liana Gigliozzi, classe 1941 e candidata nella lista di Giorgia Meloni alle amministrative di Roma nel 2016, figlia di Romolo Gigliozzi: nell’intervista non nasconde la sua “tendenza a destra” chiarendo che <<di Giorgia Meloni ho sempre apprezzato la persona, non solo il politico di cui comunque condivido tanto>>. In un’altra intervista rilasciata ad Antonio Iovane de La Repubblica nel 2013 la donna aveva parlato del suo incontro con Erich Priebke, speranzosa di conoscere di più sulle circostanze dell’arresto del padre, ma il criminale di guerra nazista, condannato proprio per quella rappresaglia, in quel frangente le aveva detto che aveva <<eseguito solo un ordine>>.
Suo padre fu rastrellato dai nazisti nei pressi di via Rasella, quando lei aveva compiuto da pochi giorni appena 3 anni, e lì gestiva un bar-latteria: proprio al momento dello scoppio al suo interno si trovavano altri partigiani, dei comunisti che però non facevano parte del Partito Comunista Italiano, ma del movimento “Bandiera Rossa”, e cioè del Movimento Comunista d’Italia. Sulla presenza di quei tre militanti e, più in generale, sui fatti di via Rasella, ci sono diverse tesi: