UN ANNO DI GENOCIDIO, DI PROPAGANDA GUERRAFONDAIA E DI RISCRITTURA DELLE LEGGI DI GUERRA IN SENSO MEDIOEVALE
In questo articolo di fondo atipico ripercorriamo un anno di guerra genocida, punizione collettiva dei palestinesi e libanesi, oltre che di furia vendicativa e coloniale, riproponendo una serie di approfondimenti apparsi su queste pagine digitali. Sono articoli che si concentrano sul doppio metro di giudizio applicato dai nostri media e sulla riscrittura delle leggi di guerra. Stiamo tornando indietro di secoli a livello di conquiste legali, anche se poi la guerra è condotta con mezzi tecnologicamente avanzati.
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Dettaglio dell'mmagine sullo sfondo della Tasnim News Agency tratta da Wikimedia, rilasciata con licenza Creative Commons |
Non serve essere
"pro-Pal" o addirittura "pro-Hamas" per affermare
che l'occupazione illegale, così come sancito dal diritto
internazionale, deve finire. Basta essere "pro-diritti-umani"
e "pro-senso-di-comune-umanità". Tutti dobbiamo impegnarci
contro le ingiustizie, nel nostro piccolo e nel nostro grande, e
questo post rappresenta il minimo che possiamo fare.
Senza la fine
dell'occupazione, senza riconoscere le colpe, senza verità e
giustizia non ci può essere pace. Gli oppressi non hanno bisogno di supereroi liberatori: basta che noi occidentali smettiamo di
fornire armi, risorse e copertura politica ai governanti che
commettono palesi e brutali violazioni dei diritti umani, scendendo
in maniera ipocrita ben al di sotto del livello di altre potenze
statali opprimenti e avverse.
OSSERVARE IL CONTESTO, SEMPRE!
Quando si tenta di giustificare le malefatte di proporzioni bibliche commesse in questo ultimo anno da Israele, potenza nucleare illegale e "nostro" alleato NATO de facto, si dice che bisogna osservare il contesto che le ha generate. A questo punto si passa a parlare del sanguinoso attacco del 7/10, un atto orrifico e tragico che però non giustifica tutti i "Sette Ottobre" inflitti ai danni alla popolazione palestinese in un anno di guerra genocida. Così come non legittima quelli precedenti, l'inizio del genocidio incrementale finalizzato alla pulizia etnica "dal fiume Giordano al mar Mediteranneo" e allo spossessamento dei palestinesi.
Il contesto va osservato sempre, non selettivamente... Senza avere la pretese di individuare la causa prima dei conflitti nelle martoriate terre di Palestina, nel medio-Oriente o addirittura nel Mondo, l'inizio dell'attuale carneficina può essere individuato nella dichiarazione unilaterale della nascita di Israele nel maggio del 1948. Un (dis)ordine mondiale che si reggeva sul colonialismo aveva stabilito che la popolazione indigena avrebbe dovuto accontentarsi di meno della metà dei territori (tra l'altro meno redditizi e senza continuità territoriale), assegnando l'altra metà a una comunità che ne possedeva circa il 7%. Le potenze regnanti di allora (Unione Sovietica inclusa) saldarono così il debito degli Olocausti (il plurale non è un refuso e in questo post spieghiamo perché) facendolo pagare ai palestinesi, dando vita a uno stato che diversi ebrei vedevano come intrinsecamente antisemita. Fin dalla nascita del movimento sionista alla fine dell'800 molti ebrei (incluso un celebre fisico che oggi sarebbe chiamato "ebreo che si auto-odia", un certo Albert Einstein) hanno scorto i pericoli di quel nazionalismo sui generis, per il quale la nascita di uno stato ebraico sarebbe potuta avvenire anche in continenti diversi (tra le ipotesi più accredita dei sionisti c'erano anche l'Africa e l'America). Se una persona di religione e/o di cultura ebraica nasce in Italia, in America o in Russia, perché dovrebbe essere incoraggiata o deportata -più o meno volontariamente- a emigrare altrove?! Per due motivi che, paradosso della storia, hanno unito gli obiettivi dei colonizzatori sionisti a quelli dei biechi nazisti. Da un lato colonizzare terra altrui col supporto dei britannici (e poi degli statunitensi) favorendo l'immigrazione in Palestina per compensare lo squilibrio demografico, dall'altro deportare quanti più ebrei possibile.
Dopo la famosa risoluzione ONU 181, quella che divideva la Palestina in due parti, ci sarebbero dovute perlomeno essere altre mediazioni con i paesi e le popolazioni arabe. Ma i fascisti e terroristi sionisti (uso le parole di quell'ebreo antisemita che era Albert Einstein) colsero l'occasione, inaugurando una tradizione di utilizzo selettivo e distorto del diritto internazionale.
Ci raccontano poi, oggi come allora, che la natura "aggressiva" di Israele sarebbe dovuta unicamente alla presenza di vicini ostili. Eppure la "Nakba", l'annientamento dei palestinesi seguito alla dichiarazione unilaterale della nascita dello stato ebraico e tutt'ora in corso, era stata pianificata molti anni prima del '48, secondo le evidenze raccolte da storici come Ilan Pappé (docente ebreo-israeliano, anche lui antisemita, che ha subito un esilio accademico e che ora insegna nel Regno Unito). Secondo lui, la cosiddetta guerra arabo-israeliana del '48 è stato un tentativo, troppo blando e in ritardo, di fermare terrorismo, espulsioni, massacri e stupri su cui è nato lo stato israeliano. Uno "stato canaglia" che dal 2018, e cioè da quando è stata varata la legge fondamentale dello stato-nazione, è una teocrazia e un'etnocrazia a tutti gli effetti, anche formali. Tante compagne e compagni si sono fatti abbagliare negli anni dalla campagna sionista di red-washing (finta propaganda socialista): ammesso che uno stato riesca davvero a raggiungere l'ideale egualitario e socialista, se quel socialismo è fondato sull'omicidio e sul furto è forse definibile come tale?! Oggi la favoletta socialista non ha più alcun senso, mentre il modello nazional-socialista, accompagnato da un fanatismo religioso che compete con quello dell'ISIS, sembra essere quello più calzante per descrivere gli ideali della peggiore classe dirigente che Israele abbia mai avuto: sui più alti scranni governativi siedono dei fanatici messianici che rivendicano il diritto di ogni ebreo del mondo a colonizzare, sterminare e derubare i nativi. Diritto rivendicato non certo sulla base di trattati internazionali, ma su interpretazioni deliranti dell'Antico testamento e sulla presenza di antenati in quelle terre migliaia di anni fa, nonché sulla promessa del dio brutale del Deuteronomio divinamente attestata.
Oggi esistono più di 300 insediamenti coloniali, illegali ai sensi del diritto internazionale e alcuni illegittimi anche per la stessa legge israeliana, in quelli che a ragione vengono definiti "territori occupati". Molti di questi insediamenti sono nati come degli "avamposti" che sarebbero dovuti servire solo a scopi militari e temporanei, trasformandosi con il tempo in insediamenti civili, mentre altri sono stati "autorizzati" e costruiti su terre espropriate alla popolazione nativa e dichiarate demanio statale. Dei pogrom quotidiani contro la popolazione della Cisgiordania perpetrati dal <<terrorismo ebraico>> (cito le parole di quel "pro-Pal" e "pro-Hamas" di nome Ronen Bar, direttore dei servizi segreti interni israeliani, lo "Shin Bet"), nonché degli espedienti legali ideati per allargare le colonie che oggi "ospitano" circa 800mila coloni, ne abbiamo parlato in due articoli di cronaca, accompagnati da brevi approfondimenti storici e giuridici per inquadrare meglio i due specifici eventi nel contesto. Il primo risale a Luglio e riguarda l'aggressione di un attivista italiano non violento, l'altro è di un mese fa e racconta di Aysenur Eygi, altra attivista non violenta che però è stata assassinata da un cecchino israeliano.
LEGITTIMA DIFESA E ILLEGITTIMA OFFESA
Prima del 7 Ottobre Gaza era il campo di concentramento (espressione usata anche da un sopravvissuto all'Olocausto, in foto) e la prigione a cielo aperto più grande del pianeta. Era una pentola a pressione pronta a scoppiare, e il fatto che fosse governata da Hamas era visto come una risorsa per i governanti israeliani. Il ministro delle finanze Smotrich ha detto che <<Hamas è una risorsa>>, intendendo che con questo "nemico di comodo" non sarebbe mai stato possibile fare la pace con i palestinesi... E hanno pure trovato il pretesto perfetto per attuare la pulizia etnica totale di Gaza, il 7 Ottobre 2023.
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Foto a sinistra di "Gabor Gastonyi", fonte "Clare Day", rilasciata con licenza "creative commons" |
Non possiamo dire se i processi innescati dal 7 Ottobre e il prezzo pagato da innocenti di diversi popoli condurranno all'emancipazione dei palestinesi, alla liberazione della società israeliana dal maleficio dell'occupazione, alla terza guerra mondiale o ad altro. Per comprendere quanto avvenuto quel giorno e cosa potrebbe succedere a Gaza bisogna però parlare di guerra asimmetrica. È un tipo di conflitto in cui una parte è molto superiore militarmente rispetto all'altra. La parte più debole militarmente, non avendo grandi disponibilità di armi come missili da guidare con precisione verso un obiettivo militare, conduce gli attacchi disturbando il nemico, evitando lo scontro aperto e puntando al suo logoramento. La leadership politica dei miliziani di Hamas e di altri gruppi armati hanno tentato la sorte. In preda a una decennale disperazione, abbandonati dalla comunità internazionale, destinati a vivere un'intera vita senza la possibilità di uscire da quel mega-carcere, forse anche loro guidati da una malsana o fanatica fede, hanno tentato il tutto per tutto, con un attacco tanto cruento e illegale quanto tatticamente efficace. Se esistevano delle altre fattibili scelte per liberarsi da una indecente prigionia, ce ne erano sicuramente troppo poche. Perfino Andreotti arrivò a dichiarare: <<se fossi nato in un campo profughi palestinese sarei divenuto un terrorista>>, come abbiamo spiegato in un articolo in cui si illustra il proverbiale ripetersi della storia, anche se questa non si ripete mai in maniera completamente identica. In questo articolo abbiamo parlato anche del cosiddetto "Lodo Moro" e della complottistica pista palestinese dietro la Strage di Bologna. Il defunto leader democristiano condannò anche un bombardamento israeliano contro il quartier generale dell'OLP in Tunisia nel 1985. L'attacco precedeva di pochi giorni il sequestro della nave Achille Lauro, il 7 Ottobre 1985, e seguiva un altro attacco di un gruppo armato palestinese a un'imbarcazione in cui persero la vita tre israeliani (secondo alcuni erano civili innocenti, secondo altri erano agenti segreti israeliani). In quel frangente Andreotti disse che l'attacco israeliano contro i leader palestinesi in Tunisia, contro uno stato terzo, era illegittimo. Argomentò anche che uno stato che si definiva democratico doveva comportarsi diversamente da un gruppo armato: <<non si può fare alcun parallelismo tra un commando che agisce nell'ombra e nella illegalità ed uno stato che è tenuto ad adeguare i propri comportamenti ai principi accettati dalla comunità internazionale>>, dichiarò "il divo" democristiano. Oggi si potrebbe e dovrebbe dire una cosa molto semplice, evitando di difendere l'indifendibile: il crimine del 7 Ottobre non giustifica un genocidio! Oggi Netanyahu, dopo le accuse della Corte Penale Internazionale (la cui procuratrice ha subito minacce in stile mafioso dall'ex vertice del Mossad, come abbiamo raccontato in quest'altro post) a lui e ai leader di Hamas, dice che non si può paragonare lo stato teocratico ed etnocratico israeliano con il Movimento di resistenza islamico, dopo che ha raso al suolo un'intera città, dopo che sta sterminando e affamando la sua popolazione! Per il premier israeliano uno stato democratico (o presunto tale) può permettersi di sterminare una popolazione se subisce un attentato terroristico diretto ai civili, ed è quindi legittimato a massacrare molti più civili di quelli morti nell'attentato subito. Siamo arrivati a una distorsione mastodontica del principio di rappresaglia bellica, che lo stesso Andreotti menzionò in parlamento, oltre che quello di legittima difesa e di un altro ancora più basilare: nessuno è al di sopra della legge, che si tratti di un gruppo armato designato come terrorista o di uno stato terrorista.
A questo proposito, una delle principali argomentazioni che si sentono nei talk-show, a giustificazione della guerra genocida, è la seguente: "che avrebbe dovuto fare Netanyahu dopo il 7 Ottobre?! Non ha avuto altra scelta!". Un'altra scelta c'è, eccome! Teoreticamente, la risposta dovrebbe essere questa: i governanti israeliani sarebbero dovuti scendere a patti con il nemico per porre fine all'occupazione illegale, rilasciare gli ostaggi palestinesi in cambio di quelli israeliani e chiedere ai responsabili dell'attacco di assumersi le propria responsabilità di fronte alla giustizia. Invece la risposta è stata una giustizia sommaria, che è consistita nell'esecuzione di alcuni dei responsabili di quegli attacchi insieme a tantissimi altri innocenti, violando la sovranità di altri stati terzi e, così facendo, abbassandosi di molto sotto il livello di altre entità, statali e non.
Restando in tema di legittima difesa e di leggi di guerra, un'altra immensa distorsione riguarda il concetto di "scudi umani", che abbiamo affrontato nel post intitolato "Israele usa 'scudi umani' palestinesi e israeliani".
Nel diritto internazionale l'espressione "scudi umani" denota una strategia vietata, un crimine di guerra. Consiste nello sfruttare la presenza o il movimento di civili in modo tale da evitare l'attacco a obiettivi militari, oppure per favorire o impedire delle operazioni militari. Per esempio un singolo civile, o un gruppo di più civili, può essere preso in ostaggio e usato da una formazione militare come "schermo", evitando di essere colpiti durante un'azione militare. Oppure si piazza una base militare in un'area popolata da civili per far desistere il nemico dall'attacco, come il centro di comando delle forze di offesa israeliane in pieno centro a Tel Aviv. L'uso di scudi umani della popolazione civile è illegale e, per questo, la formazione militare avversa a quella che li impiega ha comunque il diritto di attaccare l'obiettivo militare che il nemico vuole proteggere. Tuttavia, ciò non implica la sospensione dei principi del diritto umanitario internazionale (le "leggi di guerra"): bisogna sempre distinguere civili da combattenti facendo tutto il possibile per minimizzare i cosiddetti "danni collaterali". Non si possono infliggere in maniera indiscriminata danni come uccisioni, ferimenti, demolizioni di infrastrutture. Bisogna tenere conto anche della proporzione tra l'obiettivo militare da raggiungere e il costo in devastazione e vite umane, assumendosi rischi maggiori per colpire solo il nemico, non gli innocenti. Precauzioni aggiuntive e particolari devono essere assolutamente adottate anche quando si hanno prove inconfutabili che strutture sanitarie vengono usate per scopi militari. Non si può bombardare un ospedale senza far evacuare prima personale e pazienti. Quindi, in estrema sintesi, anche se ammettessimo che Hamas ed Hezbollah piazzino delle installazioni militari in ospedali o chiese (e fino ad adesso non sono state fornite sufficienti evidenze), ciò non garantisce "carta bianca", non giustifica i bombardamenti a tappeto! E se li giustifica allora sarebbero legittimi anche i razzi lanciati da Hamas il 7 Ottobre in maniera indiscriminata, visto che l'intero territorio israeliano pullula di obiettivi militari legittimi... Le bugie e le distorsioni del concetto di "scudi umani" vengono usate per osare quello che non era mai stato nemmeno concepito nelle altre sanguinose guerre contemporanee: quando si bombardava un ospedale c'era l'indecenza di dire che si era trattato di un errore. Oggi si fa passare l'idea che il diritto internazionale sia uno strumento a tutela del terrorismo, mentre viene distorto dal terrorismo di stato. Oggi si fa passare l'idea che la colpa è delle vittime, ree di essere troppo vicine a un obiettivo militare (sempre ammesso che sia vero, visto che ogni giorno ci dicono che è stato colpito un quartier generale di Hamas, ma dopo un anno di guerriglia e carneficine il Movimento di resistenza islamico non è stato ancora <<eradicato>>). E in tutto ciò, diversi filmati e inchieste giornalistiche mostrano immagini di palestinesi legati al cofano di mezzi delle forze di offesa israeliane, o spediti all'interno di edifici che potrebbero nascondere trappole esplosive.
SCELTE E CONDANNE
Passiamo a parlare di altri ritornelli rigurgitati dalla stampa che va per la maggiore: "lo stato di Israele sta solo difendendo sé stesso, la guerra l'ha cominciata Hamas" e "se i palestinesi-gazawi non si fossero affidati ad Hamas e avessero protestato pacificamente, Israele non avrebbe raso al suolo Gaza" (addirittura sarebbero stati così clementi con la popolazione che occupano, ma come sono bravi e magnanimi i governanti israeliani!). Senza andare indietro di secoli (come fanno i succitati fanatici dell'Antico Testamento) o di decenni, basta rivolgere lo sguardo al 2018. In quell'anno iniziarono una serie di proteste pacifiche alla barriera che separa Gaza dallo stato occupante, la stessa che verrà penetrata dai miliziani palestinesi esattamente un anno fa. Le proteste erano state chiamate "la grande marcia del ritorno". Durante quelle proteste alcuni palestinesi lanciarono aquiloni e altri dispositivi incendiari in direzione israeliana, provocando degli incendi. Tuttavia queste azioni, secondo quegli antisemiti delle Nazioni Unite, non rappresentavano degli attacchi militari. La risposta israeliana è stata un'azione militare spietata, attuata con dei cecchini che hanno sparato indiscriminatamente sulla popolazione civile, uccidendo e gambizzando centinaia di innocenti (tra i tantissimi una persona rimasta disabile in quel frangente è diventata un atleta, e ne abbiamo parlato in questo post sulle Olimpiadi per la rubrica DiSport). La stragrande maggioranza della popolazione della Striscia di Gaza, da cui Israele non si è mai ritirato (altra favoletta del mainstream) ma verso cui ha imposto un assedio, controllando perfino le calorie medie destinate a ogni singolo abitante, aveva protestato pacificamente, ma è stata abbandonata da tanti paesi presunti "amici" nonché da noi, dal resto della comunità internazionale.
La stragrande maggioranza delle popolazioni del Medio Oriente non vuole che la propria terra diventi un satellite né degli Stati Uniti né dell'Iran. Vuole essere indipendente, così come tanti italiani non vogliono essere un satellite degli Stati Uniti. Il punto è che, rispondendo con il terrorismo di stato ad atti di terrorismo (vi invitiamo a leggere questo articolo sulla definizione di terrorismo) o azioni di resistenza armata che travalicano i confini del legittimamente consentito (attaccare i civili), non solo non riusciremo a fermare le infinite spirali di violenza, ma consegneremo gli oppressi del pianeta nelle mani di oppressori che conducono delle lotte inter-imperialiste, e a nostra volta (incluso chi si definisce "di sinistra") ci schiereremo in una parte specifica di questa battaglia, diverremo parte della "corte" di un impero o di potenze che aspirano a diventarne uno. Di questo ne abbiamo parlato in un articolo sul variegato fronte della resistenza palestinese intitolato: "Quando chiedono 'condannate Hamas?' ma non chiedono mai 'condannate Israele?' ".
Va chiarito che chi scrive questo post non ha simpatia politica alcuna verso il Movimento di resistenza islamico, così come non la nutro verso i partigiani monarchici, democristiani, "badogliani", quelli che si sono scoperti antifascisti l'8 Settembre del '43, pur essendo loro infinitamente grato per averci liberato dal mostro nazi-fascista. Tralasciando le affinità politiche, attaccare dei ragazzi a un rave-party è abominevole. Tuttavia, sempre perché comprendere il contesto in cui avviene un'azione è importante, bisognerebbe chiedersi come mai si organizzi un rave party in prossimità del campo di concentramento più grande del Mondo. Inoltre, lo diciamo dallo scorso ottobre, bisognerebbe esigere un cessate il fuoco immediato per assicurare indagini indipendenti, per chiarire le responsabilità di entrambi le parti, per comprendere se le circa 1200 vittime israeliane sono state uccise solo da Hamas o anche dal "fuoco amico". Ci sono diverse testimonianze ed evidenze che inducono a pensare che sia stata applicata, in via informale, la cosiddetta "direttiva Annibale". Consiste nell'uccisione di israeliani, da parte dei militari israeliani, al fine di non far arrivare ostaggi a Gaza e, in ultima istanza, non trattare con il nemico.
PACE E RESISTENZA
A proposito di resistenza: la popolazione nera in Sud Africa aveva il diritto di difendersi dall'apartheid così come lo hanno i palestinesi, così come hanno fatto i paesi che si sono liberati dal giogo coloniale. Anche ai palestinesi è legalmente riconosciuto il diritto alla resistenza, pure quella armata. Ovviamente ci sono dei confini per la lotta armata (in cui era coinvolto anche un certo Nelson Mandela, visto che chi difende Israele invita al pragmatismo): i civili non si attaccano mai deliberatamente. Tuttavia un atto illegittimo, per quanto cruento possa essere e per quanto spregevole possa risultare (soprattutto se non si conosce il contesto in cui è avvenuto), non invalida il diritto alla resistenza, anche quella armata. Di ciò, del boicottaggio che ha portato alla fine dell'apartheid, della definizione di genocidio, di pulizia etnica e del ruolo dei media asserviti ne abbiamo parlato in una breve intervista a Francesca Albanese, "Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967".
Se veramente si volesse raggiungere la tanto sbandierata e agognata pace, si potrebbe e si dovrebbe discutere di quanto avvenuto a partire almeno dal 1948. Andando però un po' più avanti nel tempo, e precisamente al 1967, è necessario chiarire un altro concetto: Israele è una potenza occupante che dal 1967 mantiene in piedi una dittatura militare attraverso un sistema di separazione di due etnie. Può essere chiamato apartheid a buon ragione. Diverse associazioni denunciano questo sistema da anni, ma da questa estate il massimo organismo giudiziario globale lo ha messo nero su bianco: è un'occupazione illegale ed è un regime di apartheid che deve finire, punto. Segnaliamo a questo proposito un articolo di giugno del 2023 sul significato e sull'uso della parola apartheid.
Inoltre, vi invitiamo a leggere un altro post in cui abbiamo raccolto la testimonianza di un italo-palestinese che tratta anche del funzionamento dell'"apartheid giudiziario". Un sistema legale parallelo in cui si ricorre alla tortura e a vari tipi di carcerazione, inclusa la cosiddetta "detenzione amministrativa": una persona può essere detenuta, potenzialmente all'infinito, senza regolare processo, senza contatti con un avvocato e senza conoscere di cosa si è accusati, con la scusa che rivelare le informazioni del fascicolo con le accuse secretate minerebbe la sicurezza nazionale. Nemmeno i bambini palestinesi sono risparmiati da questi tanto goffi quanto brutali abusi giudiziari. La ONG "Save The Children" (un covo di antisemiti "pro-Pal-Hamas", come quasi tutte le ONG internazionali) ha documentato casi di bambini di 11 anni arrestati e torturati e fa un esempio tipico del "duepesismo" giudiziario israeliano: se un bambino di un insediamento israeliano lancia una pietra contro un villaggio palestinese, nel peggiore dei casi, se la cava con una strigliata in un tribunale minorile e la libertà vigilata. Se un bambino palestinese prende quella stessa pietra e la ri-lancia al mittente viene arrestato in un blitz che terrorizza la sua intera famiglia, sbattuto su un veicolo militare con la testa coperta da un panno e a faccia in giù. Giunto in galera difficilmente vedrà un avvocato, gli verrà estorta una confessione e potrebbe ritornare a vedere la sua famiglia dopo mesi o anni.
Un'altra tematica ricorrente negli articoli che abbiamo pubblicato sulla Palestina è quella del "doppio standard" o "duepesismo": la propaganda tende a ingigantire ogni colpa della popolazione sotto occupazione militare -quando non le inventa di sana pianta- mentre minimizza crimini di guerra e contro l'umanità commessi dai nostri "alleati economici-militari", applicando così un doppio metro di giudizio. Ed è importante sottolineare il lato economico, dato che l'ENI è una di quelle compagnie che, nemmeno un mese dopo il 7 Ottobre, quando tanti corpi non si erano ancora decomposti sotto le macerie, ha siglato un accordo con il governo della potenza occupante per ricercare ed estrarre gas dalle coste di fronte a Gaza!
"La prima vittima della guerra è la verità", recita il detto, e ingigantire oltre l'inverosimile degli atti, comunque brutali, serve a giustificare l'ingiustificabile. Poco dopo il 7 Ottobre siamo stati inondati da fake-news: si è detto che dei bambini erano stati bruciati in forni e che altri piccoli erano stati decapitati. Mentre è plausibile che si siano verificate violenze sessuali durante l'attacco di Hamas (ribadiamo che il cessate il fuoco aiuterebbe ad avere indagini indipendenti e ad assicurare giustizia a qualunque vittima), e mentre è ancora più plausibile che prigionieri palestinesi sono stati stuprati con bastoni elettrici (con folle di fanatici che attaccavano la polizia militare israeliana mentre eseguiva gli arresti dei militari imputati di un tale crimine, dopo che un prigioniero è stato ricoverato in ospedale con il retto spaccato e gli organi interni danneggiati, e alcuni politici hanno addirittura rivendicato pubblicamente la legittimità del gesto!), non sono mai state fornite evidenze sulla decapitazione di bambini. La balla, utile a equiparare i miliziani di Hamas ai tagliagole dell'ISIS, e conseguentemente a distruggere Gaza, era stata propagandata in diretta TV dal presidente USA in persona, Joe Biden, che poi ha dovuto smentire. Tuttavia l'immagine di un bambino palestinese decapitato dalle bombe non è stata nemmeno menzionata dai media che vanno per la maggiore. Un bambino realmente decapitato, se è palestinese e se gli viene tagliata la testa senza un coltello non fa notizia... Se un bambino palestinese viene mutilato dalle bombe e amputato senza anestesia perché la potenza occupante non fa entrare i medicinali non fa notizia...
Ha fatto molto notizia, invece, una delle più brutali operazioni di salvataggio della storia militare: a Nuseirat questa estate, sono stati massacrati quasi 300 civili per salvare 4 ostaggi israeliani, commettendo anche altri crimini (i membri del commando che hanno portato a termine l'operazione si erano travestiti da civili e medici, uno dei tanti crimini di guerra). Alcune testate l'hanno dipinta come un'operazione brillante ed epica, senza ricordare che pochi mesi prima, le stesse forze di offesa israeliane, avevano ucciso 3 ostaggi israeliani mentre erano in mutande e sventolavano bandiera bianca (altro tipo di crimine di guerra), scambiandoli per "comuni" palestinesi: la vita di un palestinese, evidentemente, non vale quanto quella di un israeliano.
Tutto ciò è possibile non solo grazie alle fake-news, che in alcuni casi potrebbero rappresentare delle vere e proprie operazioni di propaganda bellica, passibili di sanzioni... Per quanto si può essere insensibili, per quanto può essere pervasivo il lavaggio del cervello in una società estremamente militarizzata (come emerge da un documentario sui sistemi scolastici nelle terre di Palestina che abbiamo recensito per la rubrica RecenTips) resta comunque un senso di comunità umana che rende difficile infliggere mali di proporzioni bibliche agli appartenenti della stessa specie. Per ovviare a questo senso di colpa si fa entrare in gioco l'istinto di sopravvivenza e il meccanismo di disumanizzazione. In parole povere: se in ballo c'è la tua sopravvivenza e se il nemico è considerato non completamente umano, allora è più facile superare il senso di colpa ed è giustificato commettere atrocità. Nell'articolo "Il linguaggio genocida di Israele" abbiamo raccolto una serie di dichiarazioni dei governanti israeliani, portate davanti alla Corte di Giustizia Internazionale dal Sudafrica. Le massime cariche israeliane hanno pubblicamente dichiarato che <<a Gaza non ci sono civili innocenti>>, che si stanno combattendo <<animali umani>>, invocando il riferimento biblico di Amalek, capo di una tribù avversa al “popolo eletto”. Per ordine di dio e come scritto nella Torah, tutta la popolazione amalechita doveva essere sterminata, inclusi donne, bambini e perfino animali. Questa retorica genocida è stata ripresa in canzoni e cori intonati dalla società civile e da quei militari che si riprendono mentre commettono crimini di guerra, come distruggere infrastrutture e saccheggiare beni civili. Sono quegli stessi militari che mancano del più minimo senso di disciplina e che qualcuno ha l'ardore di definire "l'esercito più morale del Mondo". Quanto può durare questo genere di impunità e barbarie?!
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Foto originale rilasciata con licenza creative commons |
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IL TERRORISMO E IL CAPITALISMO
Veniamo ora al capitolo del Libano. In queste ore si sta replicando un copione che abbiamo già visto a Gaza. Sostanzialmente consiste in attacchi indiscriminati contro civili con la scusante degli "scudi umani" e dell'obiettivo politico-militare di eradicare il "terrorismo" (ricordiamo che le guerre in Afghanistan e in Iraq, nate sulla scia del "7 Ottobre statunitense", l'attentato alle Torri Gemelli dell'11 Settembre 2001, non solo non hanno eradicato il terrorismo, non solo non hanno "esportato la democrazia", ma hanno generato l'ISIS!). Dall'8 Ottobre ci raccontano che Hezbollah (verso cui chi scrive non nutre certo simpatie politiche) ha attaccato in maniera indiscriminata la popolazione civile israeliana, comportando lo sfollamento di più di 50mila israeliani. A parte il fatto che praticamente l'intera popolazione di Gaza è sfollata (circa 2 milioni) e che circa un milione di libanesi sono stati sfollati solo in questi giorni, e senza contare i circa 50mila palestinesi (stime al ribasso, secondo quei pro-Hamas del "The Lancet") e ai 1500 libanesi massacrati in pochi giorni (più delle vittime israeliane del 7 Ottobre), le cronache dimenticano la questione cruciale: l'occupazione illegale. Israele occupa illegalmente anche altri territori che apparterrebbero a (e che sono anche contesi tra) Libano e Siria. Anche lì ci sono delle colonie illegali. L'8 Ottobre 2023 Hezbollah non ha attaccato la popolazione civile in massa, ma delle postazioni militari a Nord di Israele, in territori occupati. A inizio Agosto un razzo (o un missile, non è chiaro) ha colpito un campetto di calcio a Majdal Shams massacrando una dozzina di bambini, dove vive una parte della comunità drusa che si identifica in larghissima parte come siriana. Subito dopo il portavoce dell'esercito di occupazione ha dichiarato che il razzo proveniva da Hezbollah e che dei cittadini israeliani (che non si riconoscono come tali e non sono formalmente tali) erano stati ingiustamente colpiti. Gran parte della stampa ha corroborato la versione dell'occupante, spiegando che il contingente ONU che si trova nell'area aveva confermato la paternità del razzo. Il portavoce dell'UNIFIL, le forze di interposizione che dovrebbero garantire l'ordine nella zona (e di cui forse ce ne sarebbe bisogno anche a Gaza e in Cisgiordania, visto che non si riesce a fermare i criminali di guerra israeliani con altri mezzi e visto che Israele ha perfino richiesto all'ONU il loro ritiro dal confine libanese per fare il proprio porco comodo) ha smentito la notizia. Non sappiamo se il razzo (o il missile) proveniva dal "Parito di Dio" o, forse, se si è trattato di un missile difettoso dell'Iron Dome, il sistema di difesa antimissilistico israeliano. Al di là della dinamica esatta, di certo c'è che quell'evento è stato strumentalizzato per esasperare le tensioni, per soffiare sul fuoco della guerra. Tensioni che si sono innalzate qualche settimana dopo con il noto "attacco dei cerca-persone e dei walkie-talkie", un attacco definito da quell'estremista "pro-Pal" e "pro-Hamas" di Joe Panetta (ex direttore della CIA, i servizi segreti statunitensi) come <<terrorismo. Quando il terrore entra direttamente nella catena di produzione e distribuzione viene da chiedersi: che diavolo faranno dopo?!>>. Per chi non lo sapesse, sono state inserite delle piccole cariche esplosive all'interno di radio trasmittenti e di cerca-persone, dispositivi simili ai cellulari che permettono di inviare dei messaggi (e forse anche in altri tipi di device elettronici). Non è ancora completamente chiaro come siano stati fatti esplodere. Forse con un comando a distanza, forse facendo surriscaldare componenti come la batteria vicino all'esplosivo, o forse entrambi. Gli organi di stampa dominanti hanno presentato l'attacco terroristico come una brillante operazione di hacking, che sarebbe stata "chirurgica", nel senso che avrebbe preso di mira solo combattenti di Hezbollah. Questa versione dei fatti è un insulto all'intelligenza, una teoria che non regge: come si può controllare un'esplosione di migliaia di dispositivi con la sicurezza che non scoppino vicino a dei civili? Infatti, sono morti civili e si è seminato panico, terrore, con esplosioni avvenute in luoghi pubblici e in pieno giorno. Inoltre, quei dispositivi erano in dotazione a personale sanitario e di protezione civile legati sì ad Hezbollah, ma assolutamente non obiettivi legittimi in quanto non combattenti. Alcuni argomentano che la mossa israeliana, seminando il panico e inserendo il terrore nella filiera produttiva e consumistica, sarebbe in qualche maniera una sorta di mossa in conflitto con lo spirito del libero mercato capitalista. Secondo chi scrive non è proprio così: è espressione di un capitalismo "anarchico" (nel senso di "a-nomico", senza regole) in cui chi ha potere può permettersi di fare quello che gli pare. Stiamo entrando in una fase di capitalismo selvaggio, senza nemmeno gli insufficienti freni imposti in secoli di battaglie sociali. Un'era in cui ai potenti non interessa se il guadagno proviene da apparecchiature elettroniche civili o da armamenti, l'importante è far crescere il volume di affari! Inoltre si stanno stabilendo dei precedenti pericolosissimi: se a Israele tutto è concesso anche altre potenze cominceranno a concedersi di tutto. Anche altri potrebbero inserire esplosivi in dispositivi usati non esclusivamente da militari e, potenzialmente, la prossima volta non scoppieranno in un affollato mercato di un quartiere libanese, ma in un mercato o in un bar "occidentale".
IL FANTOMATICO SCONTRO DI CIVILTÀ E L'ACCUSA SPREGEVOLE DI ANTISEMITISMO
Sulle ragioni "materialiste" della guerra abbiamo scritto un articolo che include le tesi di due economisti, un marxista e un keynesiano, ospitate perfino dal "Financial Times", il tempio mediatico del capitalismo globale. Lo scontro tra civiltà e religioni è fuorviante e non basta a spiegare le vere ragioni della guerra. Secondo i due economisti le motivazioni concrete risiedono nel debito estero americano e nella strategia del friendshoring (agli USA la globalizzazione non conviene più, per cui alzano barriere protezionistiche e cercano di tagliare dagli affari cinesi e altri), questioni che si innestano sui cosiddetti "Accordi di Abramo" (pacificazione dei paesi islamici con Israele, senza tenere conto della questione palestinese) e sull'IMEC (la "via della seta" alternativa a quella cinese).
Infine, segnaliamo un articolo di approfondimento a cui abbiamo cominciato a lavorare mesi prima del 7 Ottobre 2023: si intitola "Antisionismo non è antisemitismo". Anche questo è un problema mediatico e dialettico cruciale: si fa leva sul senso di colpa collettivo europeo e occidentale, derivante dalle atrocità commesse contro gli "ebrei senza terra", per paralizzare e infangare chiunque osi criticare le politiche di apartheid fascio-sioniste e fanatiche messianiche. L'articolo contiene le dichiarazioni di diversi ebrei e/o israeliani che da tempo si oppongono al sionismo. Anche loro, come quel fisico che si chiamava Einstein, sono "ebrei antisemiti" o "ebrei che si auto-odiano" (self-hating jew, si sente dire spesso in inglese). L'antisemitismo purtroppo esiste come altri tipi di razzismo, ma è proprio lo stato israeliano che lo sta diffondendo: se qualche stupido identifica il governo israeliano con l'ebraismo, di conseguenza ci saranno altri stupidi che tenderanno ad attribuire a tutti gli ebrei le malefatte dello stato -supposto- ebraico!
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Foto a sinistra di "Carolmooredc" rilasciata con licenza creative commons: sul cartello del rabbino si legge: "<I rabbini autentici si sono sempre opposti al sionismo e allo stato di Israele>" |
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Foto a destra di "Almog ezra" rilasciata con licenza "creative commons" |
Concludendo, sentiamo spessissimo parlare ipocritamente o ingenuamente di "due stati e due popoli". Chi scrive propende più per la soluzione a stato unico o binazionale, un unico stato con uguali diritti per tutte e tutti. Il mio parere, però, conta poco. Se ci saranno due stati, se ci sarà un unico stato confederale, o se ci saranno altre forme di gestione del potere lo dovranno decidere i palestinesi (musulmani, cristiani, non credenti ecc.) insieme a quegli israeliani ed ebrei in grado di riconoscere il male inflitto in decenni di occupazione. Quegli israeliani e ebrei che si libereranno dal lavaggio del cervello e che si sentiranno anche in colpa per decenni di soprusi, un senso di colpa affine a quello di noi europei che abbiamo creato il mostro nazi-fascista. Qualunque soluzione pacifica alla questione palestinese non può prescindere da alcuni presupposti. In primis la fine dell'occupazione illegale; poi servirà un'operazione di ricerca della verità: chi ha commesso dei crimini e degli atti immorali, da qualunque parte si trovi, dovrà renderne conto come a Norimberga, ma senza impiccagioni; una volta ottenute verità e giustizia bisognerà avviare un percorso di riconciliazione, sulla scia di quanto avvenuto nel Sudafrica post-apartheid. Solo verità, giustizia e riconciliazione possono aprire qualche concreto spiraglio di pace. Il resto, purtroppo, è ingenuità se non malafede.
Noi occidentali non dobbiamo "assistere" direttamente i palestinesi o gli israeliani vittime del loro stesso sistema criminale. Si devono liberare da soli! Quello che dobbiamo fare ed esigere da chi ci governa è la fine di qualunque rapporto politico e commerciale, a cominciare da quelli legati agli armamenti, con un governo che si regge sull'apartheid e sulla guerra perpetua. In tre parole: "boicottaggio, disinvestimento e sanzioni". Quando non ci sono soldi la messa non si canta e Israele non può agire come un bambino capriccioso i cui genitori -gli USA- tentano sempre di giustificarlo. Non è certo semplice ma è sicuramente necessario.
Il direttore-Tuttofare
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Immagine di "argumento" dal sito "Openclipart". ultima modifica 10/10/2024 20:11 |
Il 7 Ottobre era già orribile. Non c'era bisogno di inventare altre balle, tipo bambini bruciati nei forni, seni tagliati e gare al gioco delle freciette come i genitali. Il bisogno delle balle serve a giustificare un genocidio.
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