23.8.22

Sacco, Vanzetti e lotta armata: un ricordo non “agiografico”

Novantacinque anni fa venivano barbaramente giustiziati due migranti anarchici italiani negli Stati Uniti. Si chiamavano Bartolomeo Vanzetti e Nicola Sacco. Cinquanta anni dopo la loro esecuzione venivano ufficialmente riconosciuti come innocenti. La narrazione della loro vicenda è spesso distorta in senso agiografico e non restituisce la complessità della “dimensione anarchica” in cui vivevano, oltre che della scelta che si trova di fronte a molti militanti: la via della lotta armata (si chiarisce subito che, chi scrive quest’articolo, ritiene la violenza fisica un’estrema ratio che bisogna cercare di evitare in tutti i modi). Infatti, pochissimi parlano del titolo dell’opuscolo che spiega come fabbricare bombe ed è connesso alla loro vicenda, essendo la frase-appello del loro testamento spirituale: “La Salute è in voi”…


Sullo sfondo Sacco e Vanzetti. In alto a sinistra la copertina del volume "La salute è in voi". In basso la prima pagina de "La Protesta Umana".

Tra le pagine elettroniche della rubrica “Esami Infiniti” si è parlato di Sacco e Vanzetti in una tesi di laurea sull’editoria libertaria italiana.

In particolare se ne parla nel capitolo dello scritto dedicato ai periodici anarchici. Non è un caso: la vicenda del calzolaio pugliese e del pescivendolo piemontese si intreccia con quella di un gruppo anarchico che ruota intorno al periodico Cronaca Sovversiva, diretto da Luigi Galleani.



La Salute è in voi: un manuale per fabbricare bombe e l’appello finale dei condannati a morte

Ai paragrafi "3.1.2" e "3.1.3" della tesi di laurea succitata si parla del periodico "Cronaca Sovversiva" e di un frammento della vicenda di Nick e Bart. In particolare, e in estrema sintesi, si menziona l'opuscolo "La Salute è in voi", manuale che insegnava a costruire bombe, oltre al volantino "Plain words". Il volantino venne ritrovato sul luogo di diversi attentati dinamitardi e sarebbe stato realizzato da Andrea Salsedo, morto pochi giorni prima dell’arresto di Nick e Bart volando giù da un edificio dell’BOI (ufficio precursore dell’FBI). Probabilmente, insieme alla pistole trovate addosso al pescivendolo piemontese e al calzolaio pugliese, i militanti "galleanisti" dovevano disfarsi anche di altri materiali a stampa radicali, come quell'opuscolo. Non a caso Sacco e Vanzetti dichiararono che lo scopo del prestito dell'automobile, che condusse al loro arresto, era quello di spostare e nascondere della "stampa radicale". Alcuni presumono che l'esistenza di questo opuscolo non fu fatta emergere dall'accusa intenzionalmente: avrebbe palesato il vero intento della procura, ossia l'obiettivo politico di attaccare i "galleanisti" (e di arrestare Mario Buda, quello che aveva dato la macchina in prestito) e non una seria indagine su un reato comune, la rapina di cui erano accusati. Neanche la difesa però aveva interesse a menzionare l'opuscolo: avrebbe sporcato ancora di più l’immagine degli imputati davanti alla giuria. Sacco e Vanzetti, del resto, erano “rei” di essere degli “straccioni” italiani dalle idee radicali. Il particolare avrebbe potuto contribuire a rivelare la pretestuosità del processo, oltre che i metodi illegali usati per inquisirli, come ha argomentato lo storico anarchico Robert D'Attilio… Forse anche per questa omissione si è consolidata la narrazione agiografica dei due, narrazione che sembra preminente nell’immaginario popolare, oltre che nelle rappresentazioni filmiche e artistiche. Narrazione che dimentica l'esistenza di quell'opuscolo.

Infatti, ancora più rilevante, è l’esplicito riferimento a questa pubblicazione contenuto nel “testamento” scritto da Vanzetti e firmato da entrambi. Venne pubblicato circa un anno prima della loro esecuzione sul bollettino del comitato dedicato alla loro difesa, e si concludeva con la frase: <<La Salute è in voi>>… La frase ricavata dal titolo dell'opuscolo costituiva <<senza dubbio una richiesta di aiuto ai loro compagni, una chiamata all’azione diretta adesso che il ricorso a mezzi legali ha esaurito ogni possibilità, un atto di sfida alle autorità, che ne avrebbero compreso il significato>>, afferma Robert D’Attilio, storico che ha indagato per decenni sulla vicenda e si è battuto per commemorarli, nel saggio La Salute è in voi, the Anarchist Dimension”.



Le due narrazioni di Sacco e Vanzetti

A mio dire sono due le narrazioni principali sulla loro tragica e ingiusta fine:

1) Quella “apologetica tout court” che li dipinge “agiograficamente” come due poveri migranti perseguitati solamente per la loro condizione socio-economica, e solo perché dicevano di essere anarchici, senza considerare che erano anche anarco-insurrezionalisti (o forse è più corretto dire anarco-galleanisti). Una visione che si focalizza solo, o principalmente, sul processo mediatico e giudiziario (così come penso faccia il noto film di Giuliano Montaldo), ma non considera le loro idee (se non con vaghi riferimento al loro essere “anarchici contro il sistema”), la loro attività politica nello specifico, gli altri esponenti anarchici a loro vicini (come quello che alcuni considerano l’inventore dell’autobomba e poi spia dell’OVRA, il già citato Mario Buda), e nemmeno il non trascurabile particolare del loro appello finale… È giusto ricordare e approfondire la richiesta di vendetta e le parole finali di quell’appello così come quelle contenute nell’ultimo discorso  di Bartolomeo Vanzetti, in cui affermava : <<non ho mai rubato né ucciso né versato una goccia di sangue, ma ho combattuto anzi tutta la vita, da quando ho avuto l’età della ragione, per eliminare il delitto dalla terra>>.






2) La seconda narrazione è meno nota e più strumentalizzata dall’ala “bombarola”/“insurrezionale” del movimento anarchico (oltre che realistica e intellettualmente onesta): sono stati perseguitati ingiustamente per un crimine che non avevano commesso, ma sono morti anche perché sostanzialmente appoggiavano (quantomeno ideologicamente) la lotta armata (cosa che comunque non giustifica in nessun modo la loro detenzione ingiusta e la condanna a morte, ovviamente…), oltre al fatto di essere dei “poveracci immigrati, comunistoidi e delinquenti”.

Oltre a invitarvi alla lettura del saggio (purtroppo online è reperibile solo la versione in inglese e sopra-linkata, ma ne esiste anche una autoprodotta in italiano, contenente pure l’opuscolo “bombarolo” con in copertina il volto di Ravachol), concludo questo scritto con la traduzione delle parole finali del saggio di D’Attilio, parole che spiegano chiaramente l'articolato punto di vista di questa seconda narrazione:

<<”La salute è in voi” significa che lo storico del caso Sacco-Vanzetti deve entrare nel mondo delle idee anarchiche in maniera tale da poter affrontare il tema del ruolo della violenza all’interno del movimento anarchico; deve fare i conti con la "propaganda del fatto” –la propaganda per mezzo di fatti violenti ndr- e l’”azione diretta”; deve rendersi conto dell’intenso e straziante dibattito tra gli anarchici che discutevano l’impatto morale e politico di questo tipo di azioni; la distinzione tra crimine comune e atto consapevole di rivolta sociale; deve capire che la politica di Sacco e Vanzetti chiaramente intende la violenza come necessari per arrivare alla rivoluzione sociale (...) che la docile sottomissione alle forze dello stato è codardia; ma, allo stesso tempo, deve essere attento ad applicare questo tipo di idee generali alla concreta situazione storica che ha portato al caso Sacco-Vanzetti; e non deve ignorare la violenza delle autorità che ha condotto gli uomini a queste idee. (…) La Salute è in voi, la parte oscura della visione anarchica, la questione non menzionata del processo, il fatto sconosciuto in tutti i resoconti storici, ci dice chiaramente che la storia del caso Sacco-Vanzetti deve essere sostanzialmente riscritta, che deve fare pienamente i conti con la dimensione anarchica per rivelare la vera natura delle vite sacrificate da Sacco e Vanzetti per la loro Idea>>




Anarco-Pacifista


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ultima modifica 16/01/2025 11:16


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