25.2.24

ASSANGE E NAVALNY: DUE PESI E DUE MISURE

TUTTI PAZZI PER NAVALNY, QUASI TUTTI CONTRO ASSANGE

L'udienza per l'estradizione verso gli USA di Julian Assange, prigioniero politico del sedicente democratico occidente, si è sovrapposta alla scomparsa del dissidente ultra-nazionalista russo Alexei Navalny, morto in un gulag siberiano contemporaneo e rinchiuso dall'autocrate Putin. 

Lo spazio e le energie impiegate da politici e media, per ricordare la vicenda del "martire" Navalny, sono stati smisurati rispetto a quelli riservati al visionario giornalista e "attivista-hacker" australiano, la cui vicenda è passata sostanzialmente in sordina sui media dominanti. 


A sinistra Julian Assange che si affaccia dal balcone dell'Ambasciata dell'Ecuador, dove aveva ottenuto asilo politico. A destra Alexei Navalny, in un video di propaganda nazionalista citato nell'articolo. Al centro una bilancia. Sul piatto vicino a quello di Navalny si notano delle candele, che alludono alla fiaccolato organizzata in sua memoria, e un giornale, che allude all'attenzione mediatica dedicatagli. Su quello più vicino ad Assange, più in alto e dunque meno pesante, un megafono, che simboleggia le tante mobilitazioni popolari in suo favore.
A sinistra Julian Assange che si affaccia dal balcone dell'Ambasciata dell'Ecuador, dove aveva ottenuto asilo politico. A destra Alexei Navalny, in un video di propaganda nazionalista citato nell'articolo. Giornale e candele alludono alla fiaccolata e all'attenzione mediatica dedicatagli. Il megafono vicino ad Assange simboleggia le tante mobilitazioni popolari in suo favore. Foto originale di Assange di "Snapperjack", rilasciata con licenza Creative Commons.


Ciò è un riflesso dell'ipocrisia e della debolezza del modello liberale-liberista della nostra democrazia: tutti ricordano, giustamente, l'avvelenamento di Navalny nel 2020, ma quasi nessuno ricorda, colpevolmente, del piano elaborato sotto l'amministrazione di Trump per rapire o avvelenare Assange. Un esempio perfetto del detto "due pesi e due misure"...



LA RUSSIA NON DEVE INCARCERARE O AVVELENARE I DISSIDENTI!
GLI USA POSSONO... IL "DUEPESISMO" DI NOI OCCIDENTALI

Si possono stabilire svariate analogie e differenze tra la vicenda di Assange e quella di Navalny. Una similarità risiede nei tentativi di "sbarazzarsi" degli oppositori tramite l'omicidio e l'incarcerazione.


Un uomo, in tuta arancione da detenuto, indossa una maschera con il volto di Assange imbavagliato da una bandiera USA. Le mani sono legate da catene. Sullo sfondo si intravede il Vesuvio: è un'attivista di Free Assange Napoli.
Attivista di Free Assange Napoli. Foto de "Lo Skietto".



Navalny ha subito un avvelenamento nel 2020 orchestrato da Putin, salito alla ribalta delle cronache per le modalità con cui avvenuto, smascherate dallo stesso oppositore e da alcuni giornalisti: gli hanno piazzato un agente nervino nelle mutande, indumento che avrebbe indossato solo lui, in modo da non coinvolgere terzi. Non sappiamo come e perché è morto: l'ipotesi principale sarebbe quella di un pestaggio finito male. Quella ufficiale consisterebbe in un banale malore nel carcere siberiano in cui era stato esiliato. 

Non siamo così ingenui -o, a pensar male, ipocriti- come Salvini nell'aspettare che la magistratura russa faccia i dovuti accertamenti, come ha ufficialmente dichiarato. Evidentemente il ministro non ha familiarità con il concetto della separazione dei poteri, non comprendendo che, se la magistratura di un paese non è indipendente dal potere esecutivo, non potrà fare indagini indipendenti.

Tra le diverse analogie che si possono tracciare, quella principale è che Assange era stato al centro di un tentativo di avvelenamento, ma quasi nessuno lo ricorda, come testimonia un'inchiesta di "Yahoo! News", basata sulle testimonianze di più di 30 ex-ufficiali dei servizi statunitensi. 

Secondo la testata della multinazionale americana, Obama sembrava voler rinunciare a portare in tribunale Assange. Completamente all'opposto la linea sposata da Trump e dell'allora vertice della CIA, Mike Pompeo, una linea che ci auguriamo venga abbandonata da Biden. Come premessa, va ricordato che Donald Trump è lo stesso che beneficiò dello scandalo sui Democratici innescato dalla pubblicazione di alcune mail di Hillary Clinton da parte di Wikileaks, in piena campagna elettorale, nel 2016. Ed è lo stesso Trump che, nel 2010, dichiarò pubblicamente di essere favorevole alla pena di morte per i "cospiratori" del caso giudiziario di Wikileaks. In più, bisogna sottolineare che l'unica maniera di attuare legalmente un piano per commettere atti  extragiudiziali, come il rapimento o l'omicidio, è quella di considerare Assange alla stregua di un combattente, applicando dunque le leggi di guerra.


Caricatura di Mike Pompeo alla manifestazione partenopea in sostegno di Assange per il "Day X". 



Nel 2017 la piattaforma di whistleblowing diffuse altri documenti: spiegavano quali erano gli strumenti tecnici che la CIA impiegava per controllare e spiare dispositivi come PC, TV e telefoni nel caso noto come "Vault 7", molto simile a quello di Edward Snowden (se volete saperne di più e approfondire, vi consigliamo di leggere quest'altro articolo sulla storia di Assange). Pompeo, spiega l'inchiesta di Yahoo! News, andò su tutte le furie, arrivando a pianificare addirittura di avvelenarlo, o quantomeno di rapire Assange dall'Ambasciata ecuadoriana. Lì si era "autorecluso", ottenendo asilo politico, dopo essere stato ingiustamente accusato di stupro.


Caricatura di Donald Trump alla manifestazione partenopea in sostegno di Assange per il "Day X".
Caricatura di Donald Trump alla manifestazione partenopea in sostegno di Assange per il "Day X". 



Uno degli scenari possibili, previsti allora, era questo: siccome anche l'amministrazione putiniana avrebbe voluto o potuto far fuggire Assange in Russia, si immaginava un ipotetico conflitto a fuoco per le strade londinesi tra spie nord-americane e russe,  che volevano rispettivamente rapirlo o farlo fuggire. I russi avrebbero potuto "collezionare" un'altra figura come Snowden e guadagnare informazioni ancora non pubbliche di Wikileaks. Alla fine gli americani avrebbero invece trovato un accordo, insieme all'intelligence britannica, per scongiurare l'eventualità. Ma hanno comunque registrato tutte le sue conversazioni, illegalmente, tramite una compagnia di sicurezza spagnola sotto indagine assunta dall'Ambasciata. Conversazioni con gli avvocati incluse, il che rende qualunque processo negli USA non equo per definizione, con l'accusa al corrente di tutte le strategie difensive.

E qui c'è una delle tante differenze tra il caso di Assange e quello di Navalny: dopo che quest'ultimo era stato ricoverato in fin di vita in Germania, per essere curato dall'agente nervino cui era stato esposto, a Putin la stampa ha chiesto di fare chiarezza sull'accaduto. Il neo-zar ha risposto che <<se avessimo voluto ammazzarlo saremmo riusciti a farlo senza problemi>>. Invece la CIA e Pompeo hanno declinato l'invito a rispondere. In pratica il "cattivo" russo non ha negato chiaramente che non ammazzerebbe un dissidente politico, anche perché agli occhi di molti di suoi cittadini questo lo fa apparire come l'uomo forte, capace di portare avanti l'imperialismo russo. Invece i "buoni" americani non hanno la spudoratezza di ammetterlo, oppure, la decenza e la possibilità di negarlo. Tramano in maniera più subdola e raffinata, salvando le apparenze e mostrando al mondo "civile" di essere i veri detentori del (dis)ordine mondiale.



L'ALFIERE XENOFOBO DELLA DEMOCRAZIA

Non sappiamo dire se Navalny era veramente un "imbroglione" corrotto. Sicuramente aveva, a sua volta, legittimamente contestato la corruzione del regime di Putin. Sicuramente era il co-fondatore del movimento giovanile "Alternativa Democratica", nato nel 2005 e finanziato dalla "National Endowment for Democracy"(come si scoprì da un cablo pubblicato proprio da Wikileaks), organizzazione considerata come una propaggine della CIA.

Possiamo dire certamente che era un abile comunicatore del "web 2.0", un politico dissidente e un prigioniero "di coscienza", come lo ha definito Amnesty International. Si ricorda poco, però, che era anche un ultra-nazionalista e xenofobo, vicino ad ambienti neonazisti, nonostante il fatto che negli ultimi anni della sua carriera politica aveva leggermente ripulito la sua immagine, in modo da apparire più consono agli standard liberali-liberisti con il partito "Russia del Futuro". Fino ai primi anni dello scorso decennio aveva infatti partecipato alle diverse edizioni della "Marcia Russa", un raduno di diverse organizzazioni iper-nazionaliste, suprematiste russe e neonaziste. Nel corso del tempo si è formalmente dichiarato distante da queste ultime, mentre gli faceva comunque "l'occhiolino". Questa vicinanza gli costerà anche una condanna per incitamento all'estremismo e riabilitazione del nazismo. La sentenza di colpevolezza dello scorso agosto si è aggiunta ad altre per oltraggio alla corte, truffa e frode: secondo la magistratura russa si sarebbe appropriato indebitamente di fondi destinati proprio ad attività contro la corruzione del regime putiniano. Anche per questo si trovava nel gulag contemporaneo in una regione freddissima, in isolamento come Assange, condannato a scontare circa due decenni in regime di carcere duro, in uno stato di salute già debilitato dall'avvelenamento del 2020.


Foto di Evgeny Feldman rilasciata con licenza Creative Commons




L'esempio più noto del suo nazionalismo "moderato" lo ritroviamo in un video del 2007, dal titolo "Diventate nazionalisti", che faceva parte di una campagna di propaganda del movimento "Narod" (letteralmente "Popolo" in russo).



Vestito da dentista, invitava i suoi sostenitori a essere fautori di un nazionalismo "sano", come le radici dei denti in buono stato, più moderato di quello di nazisti e neonazisti mostrati nel breve filmato (in particolare si vedono i cadaveri di alcuni gerarchi nazisti, oltre a dei neonazisti russi che fanno il saluto romano). <<Abbiamo il diritto di essere russi in Russia, e dobbiamo difenderlo!>>, dice con tono ipocritamente assertivo. Nella clip alcune persone dai tratti asiatici apparivano mentre venivano arrestate o in procinto di partire all'aeroporto, suggerendo una pulizia etnica "dolce", attuata tramite espulsioni di massa e mezzi "democratici", e paragonandole a delle carie.



In un altro video, dello stesso anno, "strizzava l'occhio" anche alla potente lobby delle armi da fuoco, protetta negli USA dal secondo emendamento, mentre al contempo stigmatizzava l'"Homo Sapiens senza frontiere": questa era la scritta che appariva sotto l'immagine stereotipata di alcuni uomini caucasici in uniforme, presumibilmente degli estremisti islamici. L'immagine era preceduta da quelle di zanzare e scarafaggi: per gli insetti basta una paletta o una scarpa per schiacciarli, ma se <<le zanzare e gli scarafaggi sono troppo grandi allora vi consiglio una pistola>>, diceva de-umanizzando le popolazioni caucasiche e cedendo a una disgustosa generalizzazione.


Anche con i cittadini georgiani ha utilizzato un linguaggio dis-umanizzante definendoli "roditori", tramite un gioco di parole

Gli va comunque riconosciuto il coraggio di essere stato un dissidente che ha combattuto il sistema autoritario della nazione di cui faceva parte, ma dipingerlo come un paladino della democrazia è una grossolana strumentalizzazione. Uno sfruttamento della sua immagine che apparirebbe ridicolo, e che paleserebbe le intenzioni principali di chi lo ha dottato, se avessimo una classe dirigente e una stampa più avanzate da un punto di vista "liberale", non certo secondo concezioni più radicali, bollate come "sovversive". I sovversivi sono loro, e non ci fanno capire i principali obiettivi di queste strumentalizzazioni e annesse fiaccolate celebrative: conquistare più consenso e voti, danneggiare gli avversari politici che hanno supportato Putin e, al contempo, favorire la narrazione dell'occidente come regno di libertà e democrazia, polarizzando l'opinione pubblica, facendole credere che ci sono "buoni e cattivi", mentre molte volte ci sono solo "cattivi e altri cattivi".

L'ipocrisia di molti di questi politicanti raggiunge il suo apice nel momento in cui promuovono fiaccolate per l'"eroe" Navalny e, contemporaneamente, ostacolano le migrazioni delle persone in movimento che fuggono da diversi "stati canaglia palesi", inclusi la Federazione Russa o i suoi satelliti. Al contrario, per i "migranti di serie A", provenienti da paesi "buoni" come l'Ucraina, vengono concessi canali di ingresso preferenziali, mentre i "migranti di serie B" possono tranquillamente sparire tra le profondità dei mari, tra le dune roventi dei deserti o tra le gelide catene montuose che ci separano dall'Est-Europa. Questo è solo uno dei tanti ipocriti "doppiopesismi" che il "civile" occidente adotta.



DUE PESI E DUE MISURE

Anche Assange, come Navalny, viene ammazzato lentamente tramite una tortura piscofisica "legalizzata": se fosse anche il peggiore dei criminali, non dovrebbe stare rinchiuso in una cella per quasi 24 ore al giorno. Inoltre, diversi organismi dell'ONU avevano dichiarata la sua detenzione come "arbitraria", ossia illegale, già da quando lo infangarono con l'accusa di stupro.

Mentre Assange si è auto-esiliato in seguito a un complotto giudiziario, Navalny è tornato in Russia, forse contando troppo sul suo potere politico e mediale, in maniera fatale. O forse spinto dall'orgoglio di voler combattere Putin da non esiliato. 

Anche Assange è stato sequestrato per via giudiziaria, anche Assange è un dissidente, oltre che un prigioniero politico. Se pure si volesse ammettere che siano state commesse delle irregolarità da Wikileaks, e considerando ipotetiche criticità del rivoluzionario progetto (che abbiamo analizzato nell'approfondimento succitato), non si può negare che i diritti umani del giornalista ed editore vengono violati in maniera palese, ogni secondo che passa! E i diritti umani non vanno negati nemmeno a un nazionalista con idee deplorevoli.

Sono pochissimi i media mainstream che hanno dedicato spazio all'udienza che si è tenuta negli scorsi giorni, mentre tanti media "non dominanti", insieme a tantissime singolarità e associazioni della società civile si sono mobilitati in tutto il Mondo in favore del fondatore di Wikieleaks. Alcuni TG hanno aperto le loro edizioni con Navalny, tantissimi quotidiani lo hanno messo in prima pagina, mentre per Assange hanno talvolta riservato qualche secondo negli ultimi servizi, o in qualche trafiletto a pagina cento.


Questo grafico di Google Trends mostra una statistica con le ricerche relative ad Assange (in blu) e a  Navalny (in rosso), nell'ultima settimana: i media mainstream parlano pochissimo, e anche poche persone cercano informazioni relative ad Assange sul più noto motore di ricerca. Navalny è stato ricercato più di tre volte tanto  rispetto ad Assange.
Questo grafico di Google Trends mostra una statistica con le ricerche relative ad Assange (in blu) e a  Navalny (in rosso), nell'ultima settimana: i media mainstream parlano pochissimo del giornalista incarcerato, e anche pochissime persone cercano informazioni relative ad Assange sul più noto motore di ricerca. 




È ovviamente giusto parlare delle malefatte dell'autocrate Putin, ma perché non si parla delle infamie dell'occidente? I principali politici italiani (inclusi quelli che favorivano ed erano favoriti dalla Russia di Putin) hanno manifestato in pompa magna in onore del "martire" Navalny... Tanti colleghi di Assange, che hanno guadagnato molti scoop e soldi con le rivelazioni di Wikileaks, lo lasciano marcire nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh senza muovere una penna.

Dei tantissimi crimini di guerra e contro l'umanità rivelati da Wikileaks non si deve parlare, anzi, devono finire nell'oblio mediatico: non parlarne ed essere indifferenti può significare essere complici. Il silenzio non è solo il peggior disprezzo, come recita il proverbio, ma è anche la migliore maniera per mettere a tacere un dissidente: se non se parla è come se non esistesse. Meno se ne parla, meno esiste. 

Un'altra argomentazione farlocca, riproposta più volte in questi giorni, riguarda il maggior grado di libertà di cui si gode dal lato occidentale della vecchia "cortina di ferro". Penso sia indubbio che, almeno sulla carta, godiamo di molti diritti, conquistati in secoli di lotte politiche. Tuttavia questi diritti "liberali" sono insufficienti se ci sono delle condizioni socio-economiche che generano comunque disuguaglianze strutturali, e non solo... Questi diritti, che dovrebbero essere la base di una qualunque società che ambisce a definirsi "civile", sono costantemente sotto attacco, come testimonia l'imprigionamento barbaro di una persona che ha rivelato crimini di guerra, mentre i criminali di guerra che hanno violato proprio quei diritti girano indisturbati. 

Certamente in Russia è più facile essere arrestati se si protesta contro il governo, ma anche nell'Unione Europea non siamo messi così bene...

Qui, qualcuno vorrebbe arrestare e reprimere i manifestanti con la stessa semplicità usata nella Federazione Russa. Qui, qualcuno se non può arrestarli quantomeno li manganella con una semplicità disarmante. Qui, qualcuno è alleato di Putin o lo è stato fino all'altro ieri, fino a quando è diventato più conveniente sostenere il nazionalista Zelensky (il che non equivale a dire che gli ucraini non hanno alcun diritto all'autodifesa). Qui, qualcuno se ne infischia perfino dei basilari diritti umani e vuole far arretrare le nostre democrazie fino a diventare delle "democrature", invece che immaginare nuove forme di governo realmente inclusive, egualitarie e rispettose dell'ecosistema.

Per un'attivista nazionalista, ontologicamente opposto agli ideali di democrazia universali, tutti alzano gli scudi... Invece, per un attivista "informatico", un'hacktivista con una concezione radicale della verità, un giornalista visionario, un editore coraggioso, anche se a tratti potenzialmente controverso, non si fa nemmeno una dichiarazione. Perché?!

Forse perché qualcuno lo ha accusato, senza mai provarlo, di essere una spia al soldo di qualche servizio di intelligence straniero, o perlomeno un suo "utile idiota"?

Perché da prigioniero politico, dopo averlo infamato con un'accusa fabbricata di violenza sessuale, aveva chiesto "codardamente" diritto d'asilo nell'ambasciata ecuadoregna, mentre Navalny è stato più spericolato o coraggioso ritornando nel paese dove era stato avvelenato?

O forse perché il meccanismo fondante la piattaforma di whistleblowing, basata su un modello di giornalismo, fatto di fonti primarie e controllo collettivo, che permetteva virtualmente a chiunque di rivelare le malefatte di stati e potentati, mette profondamente in crisi l'attuale "dis-ordine internazionale", oltre a essere più difficile da "raccontare" e quindi meno monetizzabile?

La strumentalizzazione è palese: ipotetiche criticità di Wikileaks vengono ingigantite fino all'inverosimile mentre, viceversa, quelle di Navalny vengono completamente omesse per farlo apparire come un martire.

Secondo chi scrive, bisogna esporre sempre le opinioni delle diverse "campane", non mitizzando o demonizzando nessuno, palesando le proprie convinzioni e separandole dai fatti. Così, in ultima istanza, ci si sforza di essere franchi e obiettivi. E secondo chi scrive Wikileaks era ed è, almeno in potenza, un' "agenzia d'intelligence del popolo", che esprime un concetto di verità radicale e trasformativo, con degli obiettivi utopici verso cui tendere, al di là dell'accusa -ancora da provare- che avrebbe messo a repentaglio la vita di informatori civili degli americani in diversi paesi. Accusa per la quale rischia fino a 175 anni di carcere o la pena di morte, mentre Chelsea Manning, la militare con cui "avrebbe" cospirato mettendo a rischio la sicurezza degli USA, era stata condannata a 35 anni, e dopo 7 è riuscita a rifarsi una vita con la grazia concessa da Obama.

Inoltre, è paradossale che dalle evidenze dei crimini di guerra e contro l'umanità denunciati da Wikileaks non è nata nessuna indagine e, invece, contro di lui si oppone tutta la forza giuridica e mediale possibile: se lui ha sbagliato, perché non pagano anche gli altri che hanno commesso errori? Perché di loro non si parla nemmeno?

Perché, invece, tanti si strappano le vesti per Navalny, un nazionalista perseguitato, ingiustamente e barbaramente, da un altro nazionalista?!


Editorialista Travagliato


Grazie di essere arrivit# fin qui! Se non lo hai già fatto, ti consigliamo di sfogliare questo approfondimento sulla vicenda di Wikileaks e di Assange, realizzato in occasione del "Day X" e pensato per essere sempre utile da leggere. Un articolo "a lunga conservazione", da leggere con calma, in opposizione alle "junk-news" da consumare voracemente, continuamente sfornate dall'industria mediale mainstream, e finalizzate a vendere pubblicità, piuttosto che a fornire un'informazione completa e accurata.



Come di consueto, oltre a un citazione musicale in tema, la canzone di Lowkey, Mai Khalil e The Grime Violinist intitolata "Free Assange"vi segnaliamo un video (riportato anche da "France 24") in cui Stella Assange, legale e moglie di Julian, dichiara alla stampa che <<ciò che è successo a Navalny potrebbe accadere a Julian>>.



Per favore: se hai trovato utili alcuni dei contenuti di queste pagine digitali, supportaci condividendoli tramite passaparola, social "asociali", social "alternativi" (o per meglio dire il "fediverso"), chat di messagistica e quant'altro...

Abbiamo pochissimi mezzi, tendiamo a essere penalizzati dagli algoritmi (e da chi li programma) perché facciamo un giornalismo sperimentale e indipendente, svincolato dalle logiche di mercato, e  per questo dobbiamo sostenerci a vicenda! Grazie!


Attivisti mantengono delle lettere giganti con la scritta "Free Julian". Al centro uno è vestito in tuta da carcerato con la maschera di Assange, e con i polsi incatenati


Manifestante con un cartello in favore di Assange. Si intravede anche il disegno di una maschera che fonde i tratti di quella del film "V per Vendetta" e la casa di carta, oltre al simbolo della clessidra di Wikileaks



ultima modifica 6/03/2024 00:52

Nessun commento:

Posta un commento