31.7.24

CROLLO DEL BALLATOIO ALLA VELA DI SCAMPIA

UNA TRAGEDIA ANNUNCIATA

Dopo il crollo di una passerella pedonale la scorsa settimana a Scampia i riflettori sono di nuovo puntati su un quartiere divenuto famoso grazie alla serie televisiva "Gomorra". Scampia però non è solo lo sfondo di spaccio e faide di "sottoproletariato" e "borghesia criminale": il progetto "ReStart", con un investimento di 160 milioni di euro, è il coronamento di 40 anni di lotta popolare per riqualificare il quartiere, per strapparlo dalla povertà e dalle grinfie delle "menti raffinatissime" che si arricchiscono con speculazioni edilizie e traffici di droga, alimentati dalla miseria dei più.


Proprio in una relazione tecnica del piano "ReStart" del 2016 si metteva nero su bianco che i ballatoi costituivano un pericolo. Alcuni abitanti dichiarano che i lavori di riqualificazione della vela non dovevano essere avviati con le persone ancora all'interno, e quindi a rischio.


Grazie alle battaglie dei cittadini di Scampia si sono ottenuti i fondi che hanno permesso anche di costruire la sede della facoltà di medicina dell'Università Federico II nel quartiere, dove alcuni abitanti della Vela Celeste si sono rifugiati in questi giorni, occupandola.


Alcune donne reggono uno striscione: c'è la foto delle vele e due scritte: <<SIAMO SOLO SOGNATORI ABUSIVI>> e <<CANTIERE 167 SCAMPIA COMITATO VELE>>


I BALLATOI ERANO PERICOLOSI: ERA MESSO NERO SU BIANCO DAL 2016

Lunedì 22 Luglio intorno alle 22 e 30 un ballatoio al terzo piano della "Vela Celeste" nel quartiere Scampia di Napoli è crollato, provocando 3 morti e più di 10 feriti. Proprio in queste ore è giunta la notizia che le condizioni di due bambine sembrano migliorare. La "Vela B" doveva essere riqualificata, mentre altre sono state demolite. Da almeno 8 anni, come emerge da un documento del progetto "ReStart Scampia", si sapeva che le passerelle costituivano un rischio.


Nella relazione tecnica del 2016 c'è scritto: <<l'intera rete di collegamento pedonale tra i vari piani è costituita da passerelle in acciaio e cemento armato posizionate nella parte centrale tra i due corpi di fabbrica paralleli. Tale struttura si trova in uno stato di degrado dovuto a fenomeni di forte corrosione per la scarsa manutenzione che si è protratta negli anni. In molte parti si notano distacchi delle stesse passerelle con grave pericolo per i residenti>>.


Nelle immagini delle passerelle oltre al testo riportato nell'articolo e a quello in cui si spiega come verranno ricostruiti i ballatoi: sono come dei ponti sospesi,  "agganciati" da delle travi che collegano i vari appartamenti.


Nelle immagini delle passerelle oltre al testo riportato nell'articolo e a quello in cui si spiega come verranno ricostruiti i ballatoi: sono come dei ponti sospesi,  "agganciati" da delle travi che collegano i vari appartamenti.
Immagini dei ballatoi e didascalie dal documento di "ReStart"


A gennaio dello stesso anno un poliziotto e una persona ai domiciliari hanno rischiato la vita per il crollo parziale di un ballatoio, come riportano le cronache di allora (tuttavia alcuni residenti da noi intervistati dicono di non avere conoscenza di tale evento ma di averne solo sentito parlare in maniera vaga).

Bisognava e si poteva intervenire prima! Forse per i decisori politici, da quelli nazionali a quelli locali, la vita delle persone nelle periferie vale meno, visto che non si investe abbastanza e si taglia troppo sulle risorse a loro destinate. E intanto si punta tutto sulla turistificazione selvaggia, la cui economia, troppo spesso "a nero", arricchisce solo poche persone ed espelle gli abitanti delle zone centrali verso la periferia. Le case popolari mancano o restano vuote, mentre esplodono in maniera incontrollata "Bed and Breakfast" e case vacanza, in larga parte posseduti da multiproprietari ma spacciati come stanze affittate da singoli. In altre parole: tantissimi b&b non sono stanze singole messe a disposizione da qualche piccolo proprietario che cerca di arrotondare lo stipendio, ma sono delle vere e proprie strutture alberghiere, non inquadrate come tali, che quindi non versano nemmeno le tasse dovute.



SPECULAZIONI MEDIATICHE, RESPONSABILITÀ PENALI, POLITICHE E MORALI

In questi giorni alcune testate "mainstream" hanno diffuso delle notizie e alimentato delle narrazioni che tendono a stigmatizzare (se non addirittura criminalizzare) le vittime e la parte più sfortunata e svantaggiata della comunità di Scampia per il crollo.

Nelle ore immediatamente successive al crollo si è parlato di una lite avvenuta sul ballatoio. La presenza di un numero "elevato" di persone, forse, potrebbe aver contribuito al cedimento, ma la causa primaria va comunque ricercata nelle pessime condizioni delle vele, come emerge dal suddetto documento, e non certo in un diverbio al quale avrebbero preso parte una decina di persone lì sopra. Inoltre, tra gli svariati problemi denunciati da anni c'è anche il pericolo rappresentato dall'amianto...

Nella giornata dei funerali la stampa mainstream ha diffuso la foto delle sedie vuote nella piazza in cui si sono celebrati i funerali, spiegando che il "Comitato Vele di Scampia 167" e altri attivisti non avrebbero preso parte alle esequie. Il Comitato, oltre a precisare che erano presenti e che le sedie erano vuote in quel punto a causa della pesante ondata di calore, ha risposto duramente a queste insinuazioni parlando di <<turisti del dolore>>. Il riferimento è alle notizie errate riportate sulla stampa nella giornata di ieri. Ci risulta inoltre che gli assenti erano gli esponenti del governo (con l'eccezione di una sottosegretaria), sempre presenti nell'area metropolitana di Napoli quando bisogna annunciare misure securitarie e che, in un caso, hanno addirittura fatto fermare un treno per non arrivare in ritardo a Caivano.

In un servizio televisivo si è parlato anche del rischio che alcune famiglie avrebbero accettato occupando delle abitazioni. Sicuramente ci sono persone che si arricchiscono dal racket delle occupazioni abusive di case popolari, cacciando via i legittimi proprietari o approfittando della loro assenza per occuparle e poi affittarle a terzi. Questo genere di attività, gestito dalla "borghesia criminale", non deve essere confuso con quello di chi occupa case abbandonate o tenute artificialmente sfitte, in modo tale che il bene primario degli immobili a uso abitativo sia sempre più scarso e, dunque, più costoso. Quest'ultimo tipo di occupazione, pur essendo un atto formalmente illegale, rappresenta un'ultima spiaggia per tante famiglie che rivendicano un diritto basilare, quello di avere un tetto sopra la testa, e che si vedono costrette dall'indigenza ad accettare questo genere di rischi. Rischi che comunque andrebbero limitati con opportune soluzioni abitative, costanti interventi di manutenzione, e non con gli sgomberi senza una soluzione abitativa alternativa. Persone come Omero Benfenati, il portavoce del comitato, sono arrivate a Scampia quando erano ancora bambini, quando fu occupata la "Vela Gialla" dopo il terremoto negli anni'80. In questo frangente occupare una casa si configura, moralmente, come un atto politico di disobbedienza civile. Una delle risposte potrebbe essere istituire una graduatoria speciale per le persone più precarie, da abbinare ad altri interventi politici, in primis quelli occupazionali, magari impiegando gli stessi abitanti disoccupati nella costruzione degli edifici, come già avvenuto grazie all'impegno dei militanti del quartiere proprio nell'ambito del progetto "Restart Scampia".

Al di là del fatto che quel ballatoio sia stato o meno costruito abusivamente, al di là dell'ordinanza di sgombero di circa 10 anni fa e dell'esistenza o meno di una relativa certificazione di eliminato pericolo, e cioè al di là di quanto verrà accertato in sede giudiziaria, crediamo che i veri responsabili di questa tragedia sono quelli che si arricchiscono con speculazioni edilizie ed emergenza abitativa

Ci uniamo al dolore della comunità e continueremo a supportarla, soprattutto quando i "riflettori" e l'attenzione della pubblica opinione caleranno.

Cronista Autoprodotto




Nei riquadri in fondo a questo post (o agli appositi link se non li riuscite a visualizzare) alcune interviste con le rivendicazioni degli abitanti delle vele, il corteo che ha sfilato ieri nel centro di Napoliche abbiamo seguito in diretta, e l'intervento finale del portavoce del Comitato.


Attualmente alcune famiglie hanno occupato la sede dell'Università Federico II di Scampia e altre hanno raccontato di dormire in strada. Alla fine del corteo una delegazione di manifestanti è stata ricevuta in Comune. Pare si sia discusso della possibilità di essere trasferiti in albergo (in un primo momento si era detto che non c'era questa opzione) o altrove, mentre devono essere completati i lavori di riqualificazione o di abbattimento, oltre alla situazione di chi non ha formalmente diritto di risiedere lì (che stando a quanto riportano le cronache locali sarebbero circa la metà delle persone in tutte le vele). L'evacuazione è una possibilità che potrebbe essere estesa anche agli abitanti delle altre due vele, che versano in stato di degrado e che dovrebbero essere demolite. Sarebbero stati stanziati anche dei fondi tra i 400 e i 1000 euro a famiglia, che dovrebbero servire alla loro ri-locazione "temporanea": alcune persone hanno detto di non volere soldi ma solo una casa, altre temono che lo spostamento "temporaneo" diventi definitivo. Sono stati inoltre velocizzate le procedure per la costruzione dei nuovi alloggi previsti che dovrebbero partire a Settembre.


Oggi nelle tre vele ci sono circa 500 nuclei familiari e 2000 abitanti. Solo nella vela celeste i nuclei familiari sono circa 200 per un totale di 800 persone, in un quartiere che conta quasi 40mila abitanti. I fondi totali per la riqualificazione raggiungono la quota di quasi 160 milioni di euro, includendo anche quelli del PNRR. Le azioni del Comitato erano salite alla ribalta delle cronache quando lo scorso Settembre, dopo che il governo aveva deciso di tagliare i fondi, era stata attuata una protesta nel Pantheon a Roma.


Le "vele", chiamate così per la loro forma,sono state costruite a partire dagli anni '60 e fin dal 1988 gli abitanti protestano per le precarie condizioni abitative. È un tipo di battaglia politica unico nel suo genere perché, nei decenni, alcuni abitanti prima hanno occupato le case per rivendicare il diritto ad avere un tetto e, poi, si sono impegnati affinché quelle stesse case, tramutatesi in eco-mostri, venissero distrutte, impegnandosi in una lotta contro l'urbanistica dei padroni, per un quartiere e una vita degni di essere vissuti.


Alcuni manifestanti reggono uno striscione con scritto: <<DISOCCUPATI CANTIERE 167 SCAMPIA>>

I manifestanti in piazza Municipio a Napoli. Su uno striscione c'è scritto: <<FATE PRESTO>>. Un altro riporta la scritta: <<PER ROBERTO, PATRIZIA E MARGHERITA>>, le tre vittime.

Alcuni uomini reggono uno striscione: c'è la foto delle vele e due scritte: <<SIAMO SOLO SOGNATORI ABUSIVI>> e <<CANTIERE 167 SCAMPIA COMITATO VELE>>


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2 commenti:

  1. Dal sito del Comune di Napoli: https://www.comune.napoli.it/restartscampia " (2026-2027)
    La terza fase si concentrerà sulla realizzazione dell’ultimo gruppo di nuovi alloggi sull'area della Vela Rossa. Gli abitanti della Vela Celeste verranno trasferiti nei nuovi alloggi appena costruiti. In questa ultima fase verranno completati gli interventi di riqualificazione e recupero della Vela Celeste."

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    1. Grazie mille della segnalazione! Commenti come questi rappresentano un esempio di giornalismo partecipativo (mentre le testate mainstream non hanno più i commenti sotto gli articoli...). Ne terremo conto quando pubblicheremo il prossimo pezzo su questo terribile, ma purtroppo prevedibile, evento.

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