IL PUNTO DELLA SITUAZIONE PRIMA E DOPO LA CADUTA DI SHEIK HASINA
Spieghiamo sinteticamente cosa sta succedendo in Bangladesh.
Mentre molti tracciano un'analogia con le "Primavere arabe", i leader degli studenti alla testa delle proteste si interrogano su come proseguire consultando la "base" del movimento.
Immagine della protesta del 5 Agosto da Dacca di Mohammad Tanbiruzzaman Koushal. Foto di Muhammad Yunus del 2014 di Ralf Lotys (Sicherlich). Foto di Sheikh Hasina del 2023 di DelwarHossain. Immagini tratte da Wikimedia, rilasciate con licenza Creative Commons |
Durante questa estate sono scoppiate una serie di proteste in Bangladesh, culminate con la fuga dell'autocrate Sheik Hasina in India il 5 agosto. La causa originaria delle proteste riguardava il cosiddetto sistema delle quote, ritenuto non meritocratico e troppo sbilanciato in favore dei sostenitori della "Lega Popolare Bengalese" (Awami League), il partito dell'ex prima ministra: il 30% degli impieghi nella pubblica amministrazione era riservato ai discendenti dei combattenti della guerra di liberazione bengalese, che portò all'indipendenza dal Pakistan nel 1971. Il restante 26% delle quote riservate era destinato a donne, persone disabili e delle zone più povere.
A fine Luglio la Corte Suprema bengalese aveva ridotto la quota destinata ai familiari dei combattenti al 5%, e al 2% per gli altri gruppi (incluse le persone transgender), innalzando al 93% quella basata sul merito e ribaltando una decisione presa dall'Alta Corte. Quest'ultima aveva re-introdotto il sistema delle quote a giugno, dopo che era stato abolito nel 2018 sull'onda di altre proteste.
Si calcola che ogni anno circa 400mila laureati partecipavano a concorsi pubblici per 3mila impieghi, mentre il 20% della popolazione vive sotto la soglia della povertà. Il Bangladesh è uno dei paesi con la più alta densità di popolazione (quasi 175 milioni di abitanti su una superficie estesa meno della metà di quella italiana) e conta un tasso di mortalità infantile di 30 bambin* ogni mille.
Le proteste, guidate dal "Movimento Anti-discriminazione degli Studenti", non si sono comunque fermate dopo la decisione della Corte, estendendosi in tutto il paese e inglobando anche altre soggettività e istanze. Tra queste ultime ci sono la scarcerazione dei manifestanti arrestati, dimissioni e indagini nei confronti di poliziotti e funzionari che hanno guidato la dura repressione delle proteste pacifiche (con centinaia di manifestanti uccisi e delle indagini annunciate dall'ONU) e, più in generale, la fine del governo autocratico e corrotto, con l'avvio di un processo di transizione democratica da iniziare con nuove elezioni. Le ultime, quelle che hanno consacrato al potere Hasina per il quinto mandato -nonché il quarto consecutivo dal 2009-, sono state contrassegnate da repressione, boicottaggio delle urne (con un'astensione record del 60%) e accuse di brogli.
Il "movimento di base", guidato dagli studenti senza affiliazioni partitiche, ha rifiutato un governo composto da militari e, per guidare la transizione, è stato nominato primo ministro ad interim Muhammad Yunus, premio Nobel per l'economia, pioniere nelle politiche di micro-credito che ha attirato le antipatie della precedente premier, insieme a decine di cause legali. I leader degli studenti hanno rifiutato anche le proposte dei due principali partiti di essere "inglobati" al loro interno. Entro circa un mese, dopo essersi consultati con la "base" del movimento, valuteranno la possibilità di creare un nuovo soggetto partitico con il relativo programma.
In questi giorni il governo provvisorio, che include alcuni protagonisti delle proteste, deve fare i conti anche con violenze diffuse nel paese e con una campagna di fake-news. La campagna cerca di "dipingere" le violenze come motivate principalmente dalla religione, ma invece sembrano basate specialmente su ragioni politiche. In particolare la narrazione della campagna di disinformazione, portata avanti da estremisti di destra in India (dove i musulmani sono soggetti a marginalizzazioni e persecuzioni), mirerebbe ad addebitare la responsabilità di alcuni attacchi -reali o fittizi- alla maggioranza musulmana nei confronti dei altre minoranze e, in particolare, contro quella induista, la più larga del paese. Alcuni musulmani si sono invece schierati a difesa della popolazione induista, mentre sarebbero stati uccisi in questi ultimi giorni 5 induisti e una cinquantina di musulmani, tutti del partito della ex premier.
Ripercorriamo i momenti salienti delle proteste, precedenti a questi ultimi sviluppi, con un articolo di Santiago Montag pubblicato il 10 agosto su "El Salto" (rilasciato con licenza Creative Commons) e tradotto in italiano da Vittorio Forte.
Pensiamo che l'articolo che segue abbia il merito di individuare un problema cruciale, non considerato dagli organi di stampa che vanno per la maggiore: senza una strategia politica precisa e solida, il rischio di ritorno alla dittatura o dello scoppio di una guerra civile è molto alto, similmente a quanto avvenuto con le "Primavere Arabe".
Dopo la caduta della Sheik Hasina, che ne sarà del Bangladesh?
Dopo la
partenza del primo ministro, l'economista premio Nobel Muhammad Yunus
guiderà un governo ad interim. Nel frattempo, i
partiti sono costretti a riflettere su un movimento di
massa che ha ridisegnato il panorama politico.
Lunedì 5
agosto una marea umana ha sfondato le recinzioni del Palazzo
Ganabhaban, la residenza presidenziale. Sheik Hasina,
l'ex primo ministro, è stata evacuata in elicottero e trasportata in
India. Dopo che centinaia di migliaia di persone hanno festeggiato
nelle strade, il capo dell'esercito ha annunciato che avrebbe preso
le redini del Paese. Dopo diversi giorni di negoziati tra i leader
del Movimento Anti Discriminazione, gli uomini d'affari e il
capo delle forze armate, è stato formato un governo ad interim.
Giovedì 8 agosto Muhammad Yunus è arrivato in Bangladesh per
assumere l'incarico di primo ministro ad interim fino alla
convocazione di nuove elezioni.
Da Lady di ferro a Lady scacciata
La caduta di Hasina ha segnato l'inizio di una nuova era in Bangladesh dopo 15 anni di un governo considerato dittatoriale e indistruttibile. L'estremo accentramento del potere l'ha indicata come la Lady di Ferro, famosa per il suo pugno di ferro. Il suo governo è stato caratterizzato da un lato dalla crescita economica (6% annuo), dall'aumento dei redditi e dal miglioramento degli indicatori sociali. Ma è stato anche caratterizzato dalla persecuzione politica dei partiti di opposizione, dei leader sindacali e degli attivisti sociali.
Infatti, ci sono rapporti di organizzazioni internazionali come Human Rights Watch che rivelano casi di <<sparizioni forzate>>, <<esecuzioni extragiudiziali>> e <<torture>>. Questa caratteristica del suo governo è stata uno dei fattori che ha scatenato l'odio diffuso contro di lei.
L’armatura di Hasina è stata consumata dalla ruggine. Sotto di essa si nascondevano debolezze profonde e crescenti: disparità economiche, estrema povertà, alta disoccupazione giovanile e una svolta verso l'autocrazia sotto il suo partito, la Lega Awami.
Il fattore scatenante è stato il ripristino da parte della Corte Suprema della Legge sulle Quote, che riservava il 30% dei posti di lavoro statali ai parenti degli eroi della guerra di liberazione contro il Pakistan. Per i giovani questo significava perdere le poche possibilità di assicurarsi un futuro in un mare di povertà assoluta (metà del Paese vive con meno di 2 dollari al giorno). Ma questo movimento anti-quote è stato sostenuto da una diffusa insoddisfazione nei confronti del governo e dell'economia. Per questo motivo le proteste sono scoppiate a Dacca all'inizio di luglio e si sono poi diffuse in tutto il Paese.
Fedele ai suoi metodi, Hasina ha represso senza pietà le manifestazioni. Le principali forze repressive, insieme ai paramilitari della Chhatra League, hanno ucciso più di 400 persone in poche settimane. Di notte ha seminato il terrore con rapimenti e irruzioni nelle case da parte della polizia, nel pieno della chiusura totale di internet e della diffusione di comunicazioni. Inoltre, nei media, Hasina ha definito i manifestanti "terroristi" e razakar (termine dispregiativo per coloro che erano collaboratori del Pakistan nella guerra). È stata una carneficina e le provocazioni hanno determinato una esplosione sociale più forte. Hasina non aveva previsto di trovarsi di fronte a una popolazione stufa e che non aveva nulla da perdere.
I leader del movimento si sono mossi fino a convocare una "Marcia verso Dacca" per lunedì 5 agosto. Quel giorno poteva succedere di tutto. Gli studenti temevano per la loro vita, ma sono rimasti uniti. Il resto della società civile si è unito, ma a far pendere l'ago della bilancia è stato l'ingresso in campo delle lavoratrici del settore tessile, che hanno in mano le principali leve dell'economia del Paese. Il tutto è crollato nel giro di poche ore. Ad Hasina non è rimasto altro che fuggire in India.
Un nuovo inizio?
Il capo dell'esercito Waker-Uz-Zaman, dopo aver preso il controllo del Paese, ha convocato tutti i partiti politici, le confederazioni padronali e i leader del movimento studentesco che aveva guidato le proteste per arrivare ad un nuovo accordo nazionale. Per calmare le acque, l'esercito ha proposto Muhammad Yunus, premio Nobel per l'Economia nel 2006, di guidare il governo ad interim per una transizione ordinata. Ha ricevuto anche l'approvazione di Stati Uniti, Unione Europea, Cina e India, a cui il Paese deve ingenti somme di denaro e che attendono la stabilizzazione del Paese dopo le ingenti perdite delle ultime settimane.Yunus è considerato il banchiere dei poveri per il suo programma di microcredito volto a incoraggiare i consumi e a promuovere le microimprese. Secondo lui, <<i poveri pagano sempre i loro debiti>>. Nonostante sia stato accusato di appropriazione indebita e corruzione, è ampiamente rispettato dalla popolazione.
Toishe, attivista e studente dell'Università Nazionale di Dhaka, spiega che <<Yunus non appartiene a nessun partito in particolare>> e spera inoltre che <<Yunus pensi allo sviluppo di tutto il popolo e non di qualche partito. Credo che Yunus sia la persona giusta per ricostruire il Paese in questa situazione>>.
Sebbene sia un candidato di consenso per mantenere lo status quo, gli studenti hanno dimostrato la capacità di rimodellare i rapporti di forza all'interno della politica del Bangladesh. Hanno tracciato un piano per i primi passi del Governo Provvisorio in cui diversi leader studenteschi sono stati inseriti per garantire che le loro richieste siano soddisfatte.
Fahim Mukarrab,
studente di scienze politiche e attivista dell'Università di
Jahangirnagar, ritiene che <<possiamo presumere che il
dottor Yunus porterà un cambiamento positivo nel Paese
dopo la devastazione della corruzione, dei saccheggi,
dell'oppressione sistematica e delle tante vite perse durante il
regime dittatoriale di Sheikh Hasina, c'è molto da
fare in tutti i settori. È come ripartire da zero. C'è
molto da riformare e ricostruire>>.
Un nuovo equilibrio di potere
Per i bangladesi questi sono giorni di festa per la fine del regime di Hasina. Mentre gli studenti e i comitati popolari si occupavano della sicurezza nelle strade di fronte ai saccheggi e ai furti, nuovi leader hanno iniziato a ricostruire il governo. Ci sono ragioni e sfide per preoccuparsi del futuro.Da un lato, le prospettive economiche sono desolanti. Il FMI ha stabilito un programma che richiede un contenimento della spesa e riforme liberalizzanti dopo aver fornito un piano di salvataggio di 4,7 miliardi di dollari ad Hasina.
L'ex primo ministro ha inoltre contratto ingenti prestiti da altri Paesi asiatici (20 miliardi di dollari dalla sola Cina), lasciando l'economia indifesa a fronte della volatilità della valuta e dei mercati. Il Paese è stato martoriato per anni. La maggior parte dei bangladesi ha subito la crisi del costo della vita, aggravata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, da cui dipendevano le importazioni alimentari. Inoltre, il Bangladesh sta sperimentando un tasso di inflazione annuale vicino al 10%. Questa situazione potrebbe diventare una pentola a pressione quando inizierà la stretta di cinghia voluta dal FMI.
Dall'altro lato c’è l'instabilità politica. Continueranno le tensioni tra le principali forze politiche del Paese, che dal 1971 detengono un enorme influenza tra la popolazione. Da una parte c'è Khaleda Zia, leader del Partito Nazionalista del Bangladesh (BNP), che è stata recentemente rilasciata e che ha indetto una mobilitazione per dimostrare la sua forza e chiedere elezioni in tempi brevi. All'opposizione del BNP ci sono i rappresentanti della Leaque Awami (Lega Popolare Bengalese) – principale forza durante la guerra d'indipendenza contro il Pakistan - che non escludono il ritorno della loro leader Hasina per le prossime elezioni.
Tuttavia, Birendra Mollik, studente dell'Università Nazionale di Jahangirnagar, ha commentato che il movimento è <<una resistenza spontanea del popolo del Bangladesh che ha subito la tirannia. Non sono molto organizzati politicamente. È stato un movimento radicale, ma l'assenza di una leadership rivoluzionaria o di una linea guida d'avanguardia potrebbe portarci a seguire le stesse vecchie strade>>.
Alcuni analisti paragonano l’attuale situazione alla caduta delle autocrazie durante le "Primavere arabe", dove i movimenti hanno mostrato una determinazione senza pari, ma la mancanza di una leadership politica organizzata ha portato a guerre civili o a nuove dittature.
Naymul Alam, studente e attivista dell'Università di Dacca, ha spiegato che <<i coordinatori degli studenti cercano un cambiamento nel sistema generale del Bangladesh, dove l'autoritarismo o "qualsiasi leader come Sheikh Hasina" non torneranno mai più. La prospettiva di un ritorno del BNP o di altri partiti esistenti con le stesse dinamiche politiche perpetuerà senza dubbio lo stesso ciclo di corruzione e sofferenza del popolo>>.
Ecco perché, all'interno della scena politica del Bangladesh, i partiti dovranno ora tenere conto di un attore importante: un movimento di base, di massa non affiliato a nessun partito e tuttavia in grado di riconfigurare il panorama politico. Questo, oltre ad aver raggiunto la determinazione di rovesciare un potere virtualmente indistruttibile, può essere di ispirazione per il futuro dei Paesi asiatici che vivono realtà simili. Ciò si riflette nelle parole dell'attivista dell'Università di Jahangirnagar Ibrahim Talukdar: <<Lotteremo per questo Paese che storicamente ha resistito contro i colonialisti britannici e poi contro i governi genocidi, lotteremo finché ogni uomo, donna e bambino non nascerà, morirà e vivrà in libertà>>.
I link agli articoli de "La Fanzina Generalista" sono stati aggiunti dalla redazione di Fanrivista. Gli altri erano contenuti nell'articolo originale.
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ultima modifica 29/08/2024 16:19
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