18.6.23

È MORTO BERLUSCONI...

PERÒ IL BERLUSCONISMO È DURO A MORIRE!

 

una lapide con al centro l'immagine di Berlusconi: sopra il suo nome con data di nascita e morte. Sotto la scritta "Berlusconisco" e la data 26-01-1994
La fonte dell'immagine originale di Silvio Berlusconi è il sito "Quirinale.it" ed è stata presa da Wikimedia

Il 12 Giugno 2023 è morta la persona che ha influenzato maggiormente la storia politica italiana degli ultimi trent’anni.

Le leggi proposte in questi ultimi giorni, funzionali a logiche illiberali ma spacciate come ideale prosieguo della fantomatica “rivoluzione liberale” annunciata nel ‘94, strumentale lascito politico di “Mr. B.”, e con un manto di presunto garantismo (che tradotto in termini pratici significa impunità per i potenti in un sistema punitivo debole con i forti e forte con i deboli) insieme alla grottesca decisione di dichiarare lutto nazionale, ci fanno capire quanto ancora lo spirito del “berlusconismo” sia vivo nella nostra società seppure in forme “rinnovate”, quanto ancora questo pezzo di pianeta chiamato Italia sia la versione caricaturale delle democrazie liberali-liberiste, ridotto a barzelletta dei cosiddetti paesi sviluppati, e tramite l’auspicato progetto presidenzialista del “melonismo” pericolosamente proiettato verso un modello di “democratura” di stampo orbaniano.

Le influenze culturali dei media che ha controllato (sia pubblici che privati) hanno contribuito a diffondere una cultura patriarcale, qualunquista, individualista, consumista, dove la politica non è più un impegno quotidiano (anche e soprattutto al di fuori delle strutture partitiche) ma una chiacchiera da bar, qualcosa che assomiglia alla futile identificazione e appartenenza a una squadra calcistica invece che a una “fede laica”.

Ha costruito e propagandato pubblicazioni e programmi televisivi futili, all’insegna di un Panem et Circenses” rinnovato che è diventato “Pizza e Calcio, e che insieme a una serie di strategie e armi di distrazioni di massa (inclusa, precisamente, quella dello “sport-washing”) è sostanzialmente riuscito a sviare l’attenzione dalle vicende più urgenti della società italiana, creando una sorta di vuoto di memoria collettivo su quelle più oscure, che parte dall’epoca della “Prima Repubblica”. È il periodo dell’origine delle sue fortune grazie a un socialista “destreggiante” che si chiamava Craxi e, stando a quanto sosteneva in vita, alla liquidazione di suo padre come funzionario della Banca Rasini, istituto che secondo un certo Michele Sindona (quello morto in carcere con un caffè avvelenato) riciclava i soldi della mafia.

Dopo la sua discesa in campo nel ‘94 è stato protagonista indiscusso della “Seconda Repubblica con i suoi conflitti di interessi, con le varie leggi ad personas, scritte e votate dagli avvocati che lo difendevano contemporaneamente nelle aule del parlamento e dei tribunali, che hanno più volte provvidenzialmente salvato lui e sodali tramite l’ingolfamento del sistema giudiziario con prescrizioni e decriminalizzazioni varie... Ma anche con storie tragicomiche, tanto macchiettistiche quanto storicamente decisive, che uniscono delle apparenti vicende di “gossip” (sfruttate mediaticamente a suo vantaggio tramite la narrazione sessista dell’uomo di successo che può usare a piacimento quanti più corpi di donne possibili, e non certo quella del “sex-addicted”) agli affari di stato, come quella della “nipote di Mubarak” (la Meloni all’epoca diede uno di quei 315 voti che approvarono la mozione indicante la buona fede di Silvio, e cioè affermando che realmente credeva che Ruby fosse la nipote del presidente egiziano, e giustificando dunque l’ingerenza del Presidente nell’attività di un funzionario di polizia per evitare un fantomatico incidente diplomatico, mentre in realtà se ne voleva evitare uno mediatico), una serie di vicende che abbiamo già trattato nel maxi-atipico-editoriale intitolato “Cronaca rosa-giudiziaria tragicomica e Putinismo rosso-bruno post-nazifascista”.

E poi ci sono gli episodi più oscuri della storia italiana che, purtroppo, ancora non sono stati chiariti, e che impegnano a tempo pieno chi ricerca la verità e quindi anche la giustizia (non nel senso meramente repressivo del termine): si parte dall’adesione alla loggia massonica e associazione eversiva “Propaganda 2 (eversiva in tutti i sensi, altro che quattro anarco-insurrezionalisti che accendono qualche fumogeno e buttano un paio di petardi, magari strumentalizzati come “utili idioti” da sfere di potere ben più alte, per l’appunto), quando se la cavò con un’amnistia... E si arriva fino alle condanne definitive per mafia (precisamente per concorso esterno) ai piani alti di Forza Italia, a partire dal co-fondatore Marcello Dell’Utri, passando per Nicola Cosentino e arrivando al Sottosegretario all’interno Antonio Dalì, la cui vicenda politica si è legata a quella di un certo Totò Riina e di quel tipo che hanno arrestato nella clinica... Come si chiama... Ah sì, Matteo Messina Denaro. Del resto lo diceva anche Pietro Lunardi, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti nel secondo governo Berlusconi, che <<con la mafia purtroppo bisogna convivere>>, e in effetti la mafia è quel tipo di criminalità “organizzata” perché qualcuno la organizza (e questo qualcuno non fa parte del “proletariato” o della “piccola borghesia” criminale): va organizzata!

Ricordiamo che tra i processi che riguardavano Berlusconi oltre al cosiddetto “Ruby Ter” è ancora aperto quello sui mandanti delle stragi del ‘93, con Dell’Utri ancora vivo, vegeto e indagato.


BERLUSCONI PRECURSORE DI TRUMP E MELONI

Il “berlusconismo” non è solo fatto di leggi per essere iper-garantisti e garantire impunità a chi è più potente, non è solo politica qualunquista, opportunista, trasformista, profondamente polarizzante e divisiva, che mette in discussione la separazione e i bilanciamenti dei poteri costitutivi di una democrazia, ma è principalmente un fenomeno comunicativo, e quindi mediatico: nasce come “telepopulismo”, e dunque come commistione delle dimensioni e dei poteri dello show-business e della politica, e secondo molti ha anticipato (se non addirittura influenzato) politici del “calibro” di Donald Trump: è una miscela tanto efficace quanto pericolosa per la democrazia e la premier Meloni usa saggiamente i nuovi media, pur non essendo “direttamente padrona” di un impero mediatico, inquadrata fin dalle sue origini in una cornice politica definita e più coerente a estrema destra e, soprattutto (come ha detto lei stessa), <<non è ricattabile>>, non avendo nemmeno l’immediato bisogno di leggi ad personam per salvarsi da condanne incombenti.

Usa i media in maniera altrettanto spudorata anche se differente, dato che i mezzi di comunicazione sono cambiati: entrambi hanno inteso la legittimazione elettorale (oggi ai minimi storici se consideriamo l’affluenza alle ultime elezioni) in senso populista, e quindi come un permesso per fare quello che si vuole, e al diavolo quello che pensa chi non ha votato, chi ha votato all’opposto e le diverse minoranze che non hanno voce in capitolo (come i/le migranti che non hanno la possibilità di votare), al diavolo la divisione dei poteri: chi è eletto comanda, alla Orban, un faro di democrazia e modello da seguire, punto.

Silvio, da eccellente “venditore”, inviava le videocassette “pubblicitarie” ai telegiornali, e anche lei, ai tempi del “social-populismo”, fa video semplici, studiati per apparire come una donna “comune”, la presunta “underdog” svantaggiata (tipo “donna che si fa da sé” come diceva lui), che alle conferenze stampa risponde in maniera evasiva e stizzita, quando le domande o i giornalisti ci sono e vengono fatte: per esempio non c’erano potenziali “voci scomode” nella trovata “pubblicitaria-promozionale” del video del primo Maggio, oppure alla conferenza stampa senza giornalisti a Tunisi di pochi giorni fa... Almeno un tempo alcuni giornalisti venivano usati come meri “reggi-microfono” che non facevano alcuna domanda, ma adesso la disintermediazione mediatica viene portata alle estreme conseguenze precarizzando ancora di più la nostra professione…

 

LE VERE EMERGENZE DEL PAESE E DEL PIANETA!

Oltre all’aspetto propagandistico del berlusconismo c’è anche quello legislativo, e infatti in onore del defunto Silvio si stanno “spingendo” una serie di leggi:

la separazione delle carriere per influire maggiormente sul potere giudiziario (un vero <<cancro della democrazia>>!), già fallita nell’ultimo referendum, i bavagli alla stampa facendo prevalere la “privacy” dei più forti sul diritto di cronaca, l’abolizione dell’abuso d’ufficio (saremmo gli unici in UE), l’“attenuazione” del traffico di influenze, le nuove misure sulla custodia cautelare che secondo alcune previsioni non sarebbero tecnicamente applicabili e che intaserebbero il sistema giudiziario, il rispolvero della “legge Pecorella” sull’inappellabilità delle sentenze di proscioglimento (si poteva pensare di ridurre gli appelli per i reati meno gravi, come ha spiegato un magistrato a Il Fatto Quotidiano) già parzialmente bocciata dalla Corte Costituzionale nel 2006.

Sono queste le vere emergenze del paese: non sono le riforme delle politiche sulle sostanze illegali che portano nelle nostre prigioni (in cui si violano diritti umani) all’incirca il 30% della popolazione carceraria; non sono la povertà diffusa e l’evasione fiscale generalizzata (il “pizzo di stato” che giustamente sia i piccoli, ma soprattutto i grandi imprenditori possono e devono evadere, ed è un loro dovere professionale e <<morale>> combattere la <<rapina di stato>>, come disse il buon Mr. B che lo ripete sicuramente dal purgatorio -direttamente in paradiso sarebbe eccessivo- insieme alla benedizione per prossimi condoni); non sono le politiche ambientali e quegli eventi climatici che ci sono sempre stati (lo stravolgimento dell’ecosistema non c’entra niente); non è la corruzione che si mangia le tasse che i “poveri cristi” devono pagare, che permette il riciclo del danaro sporco (il danaro sporco fa girare l’economia! Tutt@ possiamo beneficiare della “mano invisibile” anarco-capitalista), non è il Mediterraneo che è diventato la fosse comune più grande del pianeta, non sono gli sbarchi aumentati nonostante la disumana politica dei porti chiusi e il decreto legge (strumento legislativo di cui si abusa, perché tanto a che serve il Parlamento?!) che criminalizza le ONG e la solidarietà...

I problemi sono altri: i rave party, la sostituzione etnica, quelle “schifezze” (cit. Lorenzo Fontana) delle famiglie arcobaleno, la carne sintetica (che tecnicamente sarebbe “di coltura”), i disgustosi cibi a base di insetti che inquinano il “made in italy”, i complotti di quei “comunisti” (lo spettro del comunismo funziona sempre!... Anche se la sinistra non esiste più da decenni, altrimenti non si spiegherebbe la sua elezione a Premier per 4 volte...) del PD con gli anarco-insurrezionalisti e le mafie, e adesso anche quei/ pericolossissimi eversor* che tramano per fare qualche blocco stradale e imbrattare monumenti con vernice lavabile per ricordarci che siamo irrimediabilmente vicini alla distruzione del pianeta, i/le dannat@ ecoterrorist@, criminalizziamo pure loro!

 

Riposa in pace Silvio, e lunga-nuova vita al berlusconismo!

 

Editorialista Travagliato

2 commenti:

  1. Grazie! Hai messo su carta tutti i punti su Berlusconi e il berlusconismo che hanno rovinato un paese e che continueranno a rovinarlo. Hai esplicitato la mia indignazione sul processo di beatificazione di un personaggio storico per me oscuro e altamente deleterio per una intera civiltà.

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    1. Secondo me c'è un punto fondamentale che non è stato sufficientemente approfondito: Berlusconi ha sdoganato il malcostume dell'evasione fiscale, strizzando l'occhio a quel settore della borghesia che in qualche maniera froda il fisco e viola una serie di regole (come del resto sta facendo Meloni). Prima si faceva ma non si diceva, oggi si rivendica a gran voce. Evviva il "pizzo di stato"!

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