1.12.22

MANCE, POS E CONTANTI PER NASCONDERE IL “NERO”, RICICLARE E NON PAGARE LE TASSE

In queste ore la legge di bilancio è arrivata in parlamento, e due degli argomenti più discussi della manovra finanziaria sono le tasse sulle mance e il limite per i pagamenti con il POS alzato a 60 Euro, soglia entro la quale i commercianti potranno rifiutare di accettare la carta. C'è poi un terzo provvedimento "fuoriuscito" dal decreto aiuti e confluito nella manovra, quello del tetto per le transazioni con il contante fino a 5 mila euro (inizialmente proposto a 10 mila).


Molti pensano che queste misure servano anche (se non soprattutto) a nascondere il “nero”, riciclare il denaro sporco e a non pagare le tasse e a rendere ancora più precari i lavoratori. Dopo aver spiegato i motivi di queste preoccupazioni, nella conclusione, sfioriamo il tema dell’evasione “di necessità” e presentiamo alcune proposte concrete che un governo dovrebbe adottare se davvero dichiara di essere dalla parte dei più deboli.

 





LA TASSAZIONE SULLE MANCE E LA RECENTE SENTENZA DELLA CASSAZIONE: NON È VERO CHE SOLO IN ITALIA SONO TASSATE COME HA DETTO LA SANTANCHE'!

La Ministra del Turismo Daniela Santanchè ha annunciato che verranno ridotte al 5% le tasse sulle mance, precedentemente assoggettate all’IRPEF, e ha anche affermato che l’Italia è <<l’unico paese in cui le mance sono tassate>>. Dopo un brevissimo fact-checking possiamo affermare che è falso: digitando la frase, in inglese, “le mance sono da tassare?” il primo risultato è quello del sito del governo britannico, dove si dice che ogni mancia è soggetta a tasse, e in alcuni casi -come quando c’è una voce specifica sullo scontrino del conto- vengono dichiarate “in automatico”.

Prima di entrare nel merito della questione facciamo un passo indietro di circa un anno: a Ottobre 2021 la Cassazione ha affermato in una sentenza che le mance rientrano nel reddito da lavoro dipendente: la decisione degli “ermellini”, che interpreta in maniera estensiva il Testo Unico sul lavoro, arrivava dopo che un dipendente di un hotel di lusso, un portiere, aveva depositato circa 80 mila euro sul suo conto. Questo è ovviamente un caso molto particolare dato che la maggioranza delle elargizioni dei clienti di ristoranti e altri esercizi è di modesta quantità, e si presume che difficilmente queste “regalie” in contanti saranno dichiarate dai lavoratori. Il discorso potrebbe essere diverso se, come accade in altri paesi, le mance vengono pagate con la carta di credito e contrassegnate nella ricevuta con la parola “tips” (mance in inglese per l’appunto) o comunque con una voce specifica.

Inoltre bisogna ricordare che, a parte il menzionato T.U. sul lavoro e la relativa interpretazione “estensiva” della Cassazione, la legge vigente (nello specifico il Testo unico delle imposte sui redditi) contempla solo il particolare caso degli “impiegati tecnici delle case da gioco” (i croupiers) dei casinò (ce ne sono solo 4 in Italia ): pagano le tasse sul 75% delle mance incassate e godono quindi di un’esenzione sul restante 25%, mentre la “lettura estesa” della Suprema Corte comprenderebbe le tasse sulle mance degli altri lavoratori al 100%. Per questo si aspettava un intervento chiarificatore del legislatore, che arriverebbe con la misura del nuovo governo…

Come riporta l’Ansa nella bozza del Ddl bilancio le mance ai camerieri costituiscono <<reddito imponibile, tassato con una imposta al 5% che sostituisce l’Irpef e le addizionali locali sul reddito (..) il prelievo ridotto, che dovrà essere trattenuto dal datore di lavoro, si applica per una quota non superiore al 25% del reddito annuale e per un massimo di 50 mila euro>>.

Molti analisti hanno notato che in Francia è stata adottata una misura simile, con due differenze fondamentali: la detassazione è completa ed è “accompagnata” da un salario minimo di circa 10 euro all’ora. Invece la norma della Santanché potrebbe avere effetti “concreti” solo per esercizi commerciali di lusso, mentre per le altre attività potrebbe aumentare illegalità e precariato: si pensa che, siccome le mance si danno praticamente quasi sempre in contanti, inserire la tassazione del 5% (anche se fortemente ridotta) potrebbe costituire un canale in più per far rientrare al suo interno del “nero” oppure una parte del pagamento ai lavoratori di ristorazione e turismo, pagamento che quindi sarebbe “detassato” in maniera fittizia, con il mancato versamento di contributi e altro, precarizzando dunque ulteriormente il settore.

 


PAGARE SENZA POS È DAVVERO PIù  CONVENIENTE PER I COMMERCIANTI (CHE NON VOGLIONO EVADERE)?!

Molto discussa anche la questione dell’obbligatorietà nell’accettare i pagamenti con carte di credito, prepagate e bancomat, solo per importi superiori a 60 euro: incentiverebbe i pagamenti non tracciati, e quindi “il nero”, e perciò l’UE potrebbe tagliare le risorse destinate all’Italia tramite il PNRR. Non è un caso che Mattarella ha ricordato come l’evasione sia una questione <<centrale nel PNRR e non ci sono segnali che ciò verrà cambiato>>.

Molti sostengono che per incentivare i pagamenti con carta bisognerebbe addebitare alle banche i costi, invece che ai commercianti. Personalmente chi scrive è d’accordo con questa impostazione, tuttavia bisogna chiarire che in realtà anche l’uso del contante ha dei costi per i commercianti -per quelli che fanno lo scontrino, ovviamente.
Il giornalista Dario La Ruffa ha spiegato, nell’ultima puntata di “Di Martedì”, che <<la commissione pagata alle banche dai commercianti è di circa l’1%>> e quindi l’inserimento della soglia dei 60 euro è <<un aiuto alla non tracciabilità>>. Un articolo de “Il Fatto Quotidiano” conferma questo dato spiegando che le commissioni delle banche non superano il 2% e che, a differenza di quanto comunemente si crede, anche il contante ha dei costi “più nascosti”, che si aggirano intorno alla stessa percentuale e sono dovuti a: il trasporto, il rischio di furto e il conseguente costo delle assicurazioni oltre a quello dell’errore nel dare il resto e il tempo per fare i conti.




ELUSIONE FISCALE, EVASIONE “DI NECESSITÀ”, RICICLAGGIO E LA FINE DEL CAPITALISMO

Tra i primissimi provvedimenti annunciati dal neo-insediato e “insidioso” “nuovo” governo c’era quello di alzare il tetto dell’uso del contante per importi fino 10.000 euro (abbassato poi a 5.000 euro, previsto inizialmente nel “decreto aiuti”, confluito ora nella manovra finanziaria e che, come era previsto in precedenza, si sarebbe fermato a 1.000 euro): si è detto che questa misura favorirebbe l’evasione mentre pensiamo sia più corretto dire che favorisce soprattutto il riciclaggio di denaro sporco, dato che la “piccola” evasione può continuare a essere operata tramite il prelievo di piccoli importi e l’elargizione in cash.  Più è alta la soglia dei pagamenti legittimi in contanti più si rende facile la vita a chi quei soldi deve “ripurirli” "lavandoli". 

Si poteva proporre una “no tax area” per chi non arriva nemmeno a 10.000 euro all’anno (o anche un po' di più), una forte riduzione per chi ha uno stipendio sotto la media, maggiori tasse sulle successioni (così se non hai pagato quando eri in vita almeno pagheranno i tuoi successori, invece di lasciarli nella bambagia), per esempio… 

E invece si incentiva il paese a “reggersi” sul nero: molti presunti “pesci piccoli economici” hanno votato la destra sperando in “amnistie fiscali” (chiamate con tanti nomi diversi e dicendo che non si sono fatti "condoni") e quindi facendo affidamento al finanziamento occulto dello Stato della cosiddetta “evasione di necessità”, mentre le grandi compagnie possono “eludere” le tasse con maggiore agio tramite paradisi fiscali e magagne “tecnocratiche” varie, che permettono imposte sui profitti più convenienti di quelle dei poveri cristi che hanno un lavoro “normale”: quell’evasione dei “pesci medio-piccoli” (o di dimensioni presunte tali) è davvero fatta per “necessità” o, in realtà, va a sommarsi alle “rapine” del grande capitale finanziarioinnescando un circolo vizioso (il proverbiale “cane che si morde la coda”) in cui a pagare per ospedali, strade e quello che resta dei vari servizi pubblici, sono solo “i fessi” e “gli sfigati”, mentre una parte della borghesia “sale di livello” e quelli dalla più piccola in giù scendono sempre “più in basso”, andando a ingrossare le fila del “neo-proletariato” precario?! 

Su questo penso che Marx ci aveva visto giusto, il problema è che ho “deterministicamente” molti dubbi sulla fine del capitalismo dopo che le file del "proletariato" vengono ingrossate fino alla saturazione, dato che la fine dell'attuale sistema economico ed egemonico potrebbe coincidere con la fine dell’umanità, invece che con un progresso verso una nuova forma di società…





È impopolare dirlo, e dato che sono un libertario (non liberale!) potrebbe sembrare strano quello che state per leggere e vagamente da "manettaro": pagare le tasse serve! È anche vero che poi quelle tasse magari se le intasca, ingiustamente, qualche governante locale o centrale e i suoi sodali, ma è anche ingiusto “appropriarsene” sia per “necessità” (vera o presunta) sia per fare dei sacrifici alla divinità del grande capitale finanziario, un’entità votata all’espansione infinita in un pianeta con risorse limitate.


Paolo Maria Addabbo

 




Come di consueto alleghiamo all'articolo delle citazioni musicali in linea con quanto scritto: la prima è la canzone di Caparezza e Alborosie intitolata "Legalize the Premier", la seconda è una parodia della canzone "Meno male che Silvio c'è". In entrambe ci sono dei riferimenti al malcostume del "Berlusconismo" e all'evasione fiscale.




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