17.6.23

NUOVI INDAGATI PER TORTURA NEL CARCERE DI MODENA

AGGIORNAMENTO SULL’INCHIESTA PER TORTURA E LESIONI NEL CARCERE SANT’ANNA

Nove agenti aggiunti agli indagati nel filone d'inchiesta modenese sulle torture in carcere durante lo scoppio della pandemia

a sinistra l'immagine stilizzata di un poliziotto che colpisce una persona a terra. Al centro la scritta "Noi non archiviamo!" e uno striscione con scritto: "verità e giustizia per i morti di Sant'anna". In alto a destra le immagini delle 9 vittime. In basso e a destra immagini dei medicinali "razziati", in particolare metadone.

Tre mesi fa abbiamo pubblicato un dettagliato resoconto relativo alle rivolte e alla strage nelle carceri durante i primi giorni dell’esplosione della pandemia, un evento tanto tragico quanto oscuro e unico nella storia penitenziaria italiana.

In quell’inchiesta (qui la prima parte  e a quest’altro link la seconda), basata su fonti aperte, abbiamo provato a ricostruire i frammenti di vita noti delle vittime (13 sono morte nell’immediatezza di quelle funeste ore, di queste 9 erano detenute nel carcere modenese, mentre altre 2 sono spirate a distanza di circa un mese) oltre alle diverse versioni sulle dinamiche delle rivolte, dei trasferimenti e dei soccorsi.

In più abbiamo parlato delle condizioni di vita disumane e illegali che caratterizzano le nostre carceri e che, a nostra detta, sono la causa principale di quelle rivolte, con l’arrivo del Covid che ha aggravato strutturali problemi sanitari e sociali, la “micciache le ha fatte scoppiare.

Abbiamo parlato anche dell’inchieste giudiziarie avviate lungo tutto lo Stivale, dato che le rivolte hanno riguardato decine di isituti.

In questi ultimi giorni la stampa riporta un aggiornamento su uno dei filoni di inchiesta aperti a Modena: si tratta del fascicolo che dovrebbe fare luce sulle violenze e sulle carenze nei soccorsi (e in particolare sui pestaggi “punitivi” avvenuti nel cosiddetto “casermone” prima dei trasferimenti), originariamente aperto a carico di ignoti, poi sono stati indagati 5 agenti per tortura e lesioni, mentre adesso gli indagati sarebbero passati a 14: stando a quanto riporta Il Resto del Carlino  l’iscrizione al registro indagati di altri 9 agenti sarebbe legata alla testimonianza di due ristretti.

Le testimonianze di altre 5 persone ristrette, diffuse dalla stampa e confluite in un esposto formale, erano alla base di un altro filone di indagine per omicidio colposo, morte conseguenti ad altro reato e lesioni, poi archiviato: quelle 8 persone sarebbero tutte morte solo ed esclusivamente per overdose e la colpa sarebbe solo loro. Inoltre è da notare che il Garante nazionale dei detenuti e l’associazione Antigone non sono state considerate come persone offese, <<scelta che rappresenta non solo un atto di delegittimazione, ma anche una modalità per definire inammissibili i loro atti oppositivi e le perizie dei loro consulenti, che mettono in discussione su più punti la versione ufficiale (in particolare sul mancato approfondimento delle lesione riscontrate sui cadaveri>>, come ha spiegato Alexik su Carmilla, mentre <<l’unico atto oppositivo ammesso, quello dei familiari di Hafedh Chouchane, viene liquidato senza rispondere nel merito ai dubbi sulla tempestività del soccorso>> e fondando l’archiviazione <<su un’unica narrazione, quella di polizia>>.

Per il caso della nona vittima, Salvatore Piscitelli, lo scorso Marzo ad Ascoli è stata chiesta l’archiviazione per due indagati, un medico e un ispettore delle guardie carcerarie, dopo un “rimpallo” delle due procure sulla competenza (a chi compete affrontare la sua morte, alle autorità e al luogo da cui è stato “spedito” o a quelle di destinazione?!): sostanzialmente si è affermato che, nonostante circa due ore di ritardi nei soccorsi, non è possibile confermare che un intervento più rapido avrebbe potuto impedire la morte di “Sasà”.

L’associazione Antigone si è opposta alle archiviazioni, ma per l’appunto attualmente rimane aperta solo l’indagine per tortura. A Maggio dello scorso anno ad Ascoli la stessa associazione ha presentato uno dei tanti esposti che ha fatto partire l’altra indagine.

Un altro infine è stato aperto per i danni a persone e cose a carico di circa 70 detenuti.

Ci sono poi due ricorsi alla Corte Europea dei diritti dell’uomo (CEDU): uno presentato dai legali della famiglia di Hafedh Chouchane (alcuni dei quali si sono occupati anche degli abusi perpetrati durante il G8 di Genova) e un altro, presentato da Antigone, riguardo alle altre 8 vittime in merito alle violazioni dei diritti dei detenuti, torture incluse, e soprattutto al diritto a un giusto processo per quanto riguarda le archiviazioni, ricorsi che lasciano intravedere uno spiraglio di ricerca della verità...

 

Senza verità non c’è giustizia: noi non archiviamo!

 

ProtoRedazione

ultima modifica 19/06/2023

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