4.3.23

TERREMOTO IN TURCHIA E SIRIA: TRA EROISMO E VILTÀ

LA CONTINUAZIONE DELLE OSTILITÀ NONOSTANTE L’EMERGENZA;
IL RITIRO DEI SOCCORRITORI SPAGNOLI PER LA DISTRUZIONE DI EDIFICI NONOSTANTE LA POSSIBILITÀ DI SALVARE ALTRE VITE





Torniamo a parlare degli eventi sismici che continuano a colpire Turchia e Siria: a distanza di un mese dalla prima scossa, mentre la mesta conta delle vittime sfiora l’orribile cifra di 50 mila esistenze spezzate, parliamo degli esempi di viltà che offuscano, ma non cancellano, quelli di eroismo in risposta ai pericoli che la potenza della natura pone, ostacoli che possiamo e dobbiamo superare insieme!


Quasi un mese fa pubblicavamo un post sulla “macchina” della solidarietà che si attivava, naturalmente e istintivamente, in risposta alla catastrofe naturale ed “artificiale” del terremoto: la catastrofe è stata anche “artificiale” per la mancanza di prevenzione nell’attuare sistemi di sicurezza antisismici (come i materiali di costruzione da usare, il rinforzo degli edifici già esistenti ecc.), mancanza alimentata dalla corruzione, dall’edificazione urbana selvaggia e dalla devastazione ambientale connessa. 

Sopravvivere in un ambiente che pretendiamo di dominare e che forse è molto più ostile di quanto noi “scimmie urbane” siamo abituate a pensare dovrebbe spingere gli appartenenti alla nostra specie a cooperare e ad essere solidali, una solidarietà che però deve essere generalizzata e non diretta solo al supporto del proprio “maxi-branco” o “maxi-clan”... Oltre ai meccanismi di solidarietà sono continuati, purtroppo, anche quelli che regolano le ostilità e che non si fermano nemmeno di fronte a una sciagura di tale portata.







Ci siamo emozionati e abbiamo tirato un flebile sospiro di sollievo quando abbiamo visto le immagini di persone, neonati inclusi, salvate dopo aver passato fino a dieci giorni sotto le macerie (un cavallo è stato salvato addirittura dopo venti giorni, mentre un cane è morto dopo aver contribuito a salvare due umani), dopo che degli eroi e delle eroine hanno scavato tra i calcinacci supportati da speranze che sembravano vane. 

Bisogna però anche non dimenticare l’altra faccia della medaglia fatta di cinismo e viltà, aspetti che non devono essere enfatizzati ma che vanno comunque narrati, anche perché ci pare che alcuni di questi siano passati in secondo piano rispetto al sensazionalismo alimentato da altre “bad news”, meno scomode per le istituzioni governative internazionali (ci sarebbe da aprire una lunghissima parentesi sulla questione delle “bad news” che sovrastano le “good news”, e per chi volesse approfondire l’argomento vi consigliamo di leggere il post sul perché chi si occupa di comunicazione e giornalismo si ritrova principalmente, volente o nolente, a dover riportare degli eventi “negativi” e/o “complessi”).

Forse non è un caso che si è parlato poco della denuncia di un contingente di soccorritori spagnoli: i vigili del fuoco iberici, dopo alcuni giorni impiegati a scavare per cercare di salvare quanti più simili possibile, si sono ritirati. La motivazione: in Turchia, lo stesso paese in cui per ordine del Sultano Erdogan si arrestavano giornalisti scomodi e si censuravano i social per non parlare della corruzione edilizia nelle ore successive al terremoto, si sono usati mezzi pesanti per demolire degli edifici nonostante c'era ancora la possibilità di salvare vite umane intrappolate sotto le macerie. Squadre di soccorso di altri paesi si sono invece ritirate con la motivazione della mancanza di sicurezza dovuta a scontri a fuoco di imprecisate fazioni in lotta.

Si è parlato, forse di più, dell’uso strumentale degli aiuti umanitari (cibo, farmaci, tende, generatori elettrici, ecc.) e di come questi flussi vengono direzionati verso le aree considerate alleate a un regime o all’altro, oppure bloccati (ritardati nelle migliori delle ipotesi, requisiti nella peggiore) presso le frontiere rimaste aperte per il rimpatrio dei cadaveri e per gli spostamenti di truppe alleate, ma non per i soccorsi. Da notare è che Medici Senza Frontiere, richiedendo maggiore supporto, ha notato che la media di aiuti che sono giunti in Siria nel dopo-terremoto è stata inferiore a quella dell’anno scorso. Inoltre della questione geopolitica dei valichi e degli aiuti, già precaria e strumentalizzata precedentemente al sisma, ne abbiamo parlato brevemente nel post di tre settimane fa... Come avevamo anche parlato dei bombardamenti che i due regimi, quello Turco e quello Siriano, non hanno fermato nemmeno poco dopo la prima scossa e che hanno perfino intensificato nei giorni successivi, ignorando le richieste di cessate il fuoco dell’ONU e del PKK.

Pare che si sia parlato ancora meno dell'aggravarsi di un altro problema, che purtroppo esisteva già prima del terremoto e che, come successo in altre catastrofi simili, potrebbe aggravarsi ulteriormente: i bimbi rimasti senza famiglia (o con famiglie molto povere) potrebbero arrivare tra le grinfie di orchi e sfruttatori senza scrupoli finendo nei circuiti delle adozioni illegali, del traffico d'organi e dei matrimoni forzati.

Sta a noi, abitanti del globo, fare uno sforzo per comprendere come usare le limitate risorse che la natura ci offre -o che ci prendiamo con arroganza- per migliorare le nostre vite, tutelare quelle dei più vulnerabili e costruire la pace invece che investire nell’industria mortifera della guerra; sta a noi capire come direzionare le nostre scelte singole (come le donazioni, anche piccole, da elargire a chi meglio riteniamo, dopo averci riflettuto però!) e collettive; sta a noi riflettere su come attivarci perché i miliardi che dovranno essere investiti nella ricostruzione non finiscano di nuovo nelle mani di pochi potenti senza scrupoli, ma per la maggiore sicurezza possibile e a tutela del diritto e bisogno primario di un “tetto sopra la testa”, in linea con la compatibilità del nostro “macro-habitat” e non solo per il nostro “maxi-clan”; sta a noi fare degli sforzi, anche nei nostri ristretti ambiti di azione, per pensare su come agire prontamente di fronte alle nuove problematiche legate al terremoto in un paese martoriato da un decennio di guerra, come l’incremento nella diffusione di epidemie e l’accesso ad acqua potabile, un altro bisogno primario usato strumentalmente come un'arma e “dirottato” con la costruzione di dighe verso chi è considerato “amico-alleato”, come si sta facendo con i flussi degli aiuti umanitari… 

Franko Lumann



L'immagine di Proteo, uno degli esseri senzienti ed eroi che si è sacrificato per salvarne altri


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