23.5.25

COME IL PKK VERRÀ SCIOLTO? LE ARMI SARANNO CONSEGNATE?

DIPENDE SOPRATTUTTO DALLA TURCHIA...

Il 12 Maggio il “Partito dei Lavoratori del Kurdistan”, dopo un congresso a cui hanno preso parte più di 200 persone in due luoghi diversi, ha annunciato l'intenzione di sciogliersi e di porre fine alla lotta armata con la Turchia, iniziata più di 40 anni fa. In questo aggiornamento, per il format di Fanrivista “Come va a finire?!”, ricapitoliamo come siamo arrivati a questo punto e facciamo alcune ipotesi sui prossimi sviluppi.


Sotto a sinistra Abdullah Ocalan in un primo piano: sorride mostrando i denti, appoggia la mano sulla sua guancia e ha capelli e baffi brizzolati. Sotto a destra la bandiera del Pkk: una stella rossa racchiusa in un cerchio giallo dal contorno verde su sfondo rosso. Al centro la scritta: "Come si scioglierà il PKK? Le armi saranno consegnate?".


Per chi non avesse alcuna familiarità con queste vicende ma fosse interessato ad approcciarle, nel primo paragrafo troverete una serie di link ad altri articoli che fungono anche da letture preliminari. Altri approfondimenti li trovate in calce a questo post. Sono utili anche per inquadrare il contesto in cui si inserisce l'annuncio del PKK. Troverete, infine, la traduzione integrale del comunicato diffuso dal partito comunista curdo a conclusione dell'ultimo congresso.



DALL'INVITO AMBIGUO DEL “LUPO GRIGIO” ALL'ULTIMO CONGRESSO DEL PKK

A ottobre 2024 Devlet Bahceli, politico del “Movimento Nazionalista” turco (MHP), fondatore della “Gladio turca” e del gruppo neofascista dei “Lupi Grigi” aveva fatto un invito al <<leader dei terroristi>>, e cioè Abdullah Ocalan, co-fondatore e leader del PKK, il “Partito dei Lavoratori del Kurdistan”: <<lasciategli dire che il terrorismo è finito e che la sua organizzazione venga smantellata>>.

A fine Dicembre 2024 e a Febbraio 2025 Ocalan, dall'isola-carcere di Imrali, aveva inviato due messaggi: nel primo individuava il parlamento turco come uno dei luoghi principali per continuare le trattative; nel secondo invitava il suo partito a tenere un congresso per decidere sul suo scioglimento. A quel messaggio è stata allegata una postilla che, non essendo stata menzionata, ha fatto apparire l'invito di Ocalan e le conclusioni del congresso come una resa incondizionata alla Turchia: <<senza dubbio, la deposizione delle armi e lo scioglimento del PKK richiedono, in pratica, il riconoscimento delle politiche democratiche e una cornice legale>>. Evidentemente, in un regime che fa arrestare oppositori politici, non sembra che queste condizioni siano mature. 

All'annuncio di Ocalan è seguito un comunicato del PKK il 12 maggio (che trovate tradotto dall'inglese in fondo a questo post): si ribadiscono una serie di considerazioni storiche sulla nascita del partito fatte da Ocalan, si parla della fine del cosiddetto socialismo reale, della conclusione della <<missione storica>> intrapresa nel 1978 e, infine, si annuncia la fine della lotta armata e lo scioglimento del partito. Anche se tutte le attività svolte con il nome del partito sono state dichiarate <<terminate>, la lotta dovrebbe, dunque, continuare con altri mezzi e le varie organizzazioni dovrebbero essere comunque pronte all'autodifesa. Il PKK, sempre sulla scia di quanto comunicato dal suo leader, ha dichiarato che la questione curda può essere risolta <<tramite politiche democratiche>>, ma ciò implica che l'altra parte sia seriamente disposta a metterle in pratica.

Anche se nel corso degli anni Ocalan e il PKK hanno più volte dichiarato dei “cessate il fuoco” unilaterali, resta il fatto che la decisione formale di sciogliere il partito ha una portata storica, al di là di come andrà a finire...


POSSIBILI SCENARI

L'inaspettata apertura del “Lupo Grigio” a Ottobre dell'anno scorso potrebbe essere sintomo della debolezza politica di Erdogan, pronto a negoziare sotto la pressione della minoranza curda, la più numerosa del paese, in vista delle elezioni previste per il 2028 alle quali, teoricamente, Erdogan non potrebbe ricandidarsi. Inoltre, la Turchia di Erdogan è sempre più in competizione con Israele che ha occupato altri pezzi di Siria, dove attualmente governa Al Jolani con il supporto turco. La rivalità con le altre potenze egemoni in Asia Occidentale (o Medio Oriente, a seconda dei punti di riferimento), e cioè la teocrazia iraniana e quella israeliana, renderebbe conveniente quantomeno “congelare” il conflitto con le forze curde o a guida curda. In più, il “Sultano” turco e i suoi alleati di governo potrebbero aver messo in atto un tentativo di seminare discordia nel movimento di resistenza curdo, facendo leva su potenziali divisioni interne e su possibili fazioni “scissioniste” o dissidenti, non in accordo con la linea più pacifica dell'auto-sciolto partito. Ricordiamo, a questo proposito, che lo scorso Ottobre, poche ore dopo l'invito di Bahceli e dopo che fu permessa la prima visita in carcere ad “Apo” (soprannome di Ocalan) dopo anni di totale isolamento, due membri del PKK (appartenenti al “Battaglione degli Immortali”) attuarono una missione suicida attaccando la sede di Ankara della “TUSAS”, industria aerospaziale e di armamenti. Va detto che il PKK ha rivendicato l'attacco ma ha negato che fosse connesso con l'annuncio di Bahceli.

Resta da capire, e non è certo di secondaria importanza, come si comporteranno le altre formazioni partitiche e militari “sorelle” o “figlie” del PKK, ossia il PYD siriano, il PJAK iraniano e il PCDK iracheno, riunite nel KCK (“Unione delle Comunità del Kurdistan”). Non a caso Erdogan ha dichiarato: <<per noi la decisione del PKK include tutte le estensioni dell'organizzazione, in particolare in Nord Iraq, Siria ed Europa>>. Ricordiamo che nel Nord-Est della Siria ci sono le SDF (o FDS, le “Forze Democratiche Siriane”), forze militari a guida curda, a maggioranza araba e le cui componenti più note sono rappresentate dalle YPJ/YPG. Le SDF difendono l'esperimento di democrazia radicale portato avanti in “Rojava” (più informazioni sulla “DAANES” le trovate tra gli articoli consigliati alla fine) e attraversano una serie di difficoltà e contraddizioni, inevitabili in contesti rivoluzionari e di guerra civile: per sconfiggere l'ISIS hanno dovuto contare sul supporto statunitense e, in questi ultimi mesi, hanno stretto un accordo con Al-Jolani che prevederebbe la loro integrazione nell'esercito siriano.

Per capire come si comporteranno le forze politiche e militari che si rispecchiano nel modello Confederalista Democratico (più giù trovate sempre altre informazioni per approcciare il tema o approfondirlo), e che sono riunite nel KCK, bisognerà vedere cosa faranno Erdogan e alleati. Inoltre, bisognerà contare sul supporto delle forze sinceramente democratiche e di sinistra turche, oltre che di quelle internazionali. Supporto richiamato nel comunicato del 12esimo congresso del partito comunista curdo.

Zagros Hiwa, portavoce del KCK, pochi giorni fa ha dichiarato al “The New Arab che al momento <<non ci sono accordi concreti con lo stato turco, né scritti né verbali (...) che ha aumentato significativamente il livello di attacchi sia nel nord che nel sud del Kurdistan, dopo il messaggio di Ocalan del 27 febbraio (...) fino ad adesso sono stati fatti solo alcuni passi unilateralmente dal PKK>>. Prima di qualunque discussione su questioni come la modalità della consegna delle armi o la presenza turca nella regione curda dell'Iraq <<la Turchia dovrà dare delle risposte appropriate. Un processo di tale portata storica richiede serietà>>. Zubeyir Aydar, membro esecutivo della stessa organizzazione, ha spiegato a “Il Manifesto che la questione non si risolverà certo <<da un giorno all'altro. Ambo le parti dovrebbero sviluppare un piano preciso e concreto, possibilmente con garanzie da parte di terzi>>. Aydar ipotizza la formazione di nuove organizzazioni che prenderanno il posto del PKK, sottolinea che la questione curda può essere risolta solo con un'effettiva democraticizzazione della Turchia e ammonisce: <<fino a quando la questione curda non sarà risolta il Medio Oriente non raggiungerà stabilità e democrazia>>. Per questo sia Ocalan che gli altri dirigenti del PKK <<dovrebbero poter partecipare alla vita politica>> liberamente. Ocalan, il “Mandela” curdo e il principale negoziatore di questa fumosa trattativa, è ancora ristretto in isolamento. Fino a quando questa condizione persisterà le prospettive di pace resteranno lontane.


UNA NUOVA FASE PER LA STORIA DEL KURDISTAN E PER IL MONDO INTERO

<<I fratelli possono litigare, ma sono incompleti l'uno senza l'altro>> ha detto Ocalan in un nuovo messaggio, diffuso il 18 maggio, auspicando una fratellanza turco-curda. Una sorellanza richiamata anche nel comunicato del PKK. Tuttavia in Turchia regna lo scetticismo per il processo di pace e una diffidenza verso entrambi gli schieramenti. Ed è anche comprensibile dopo 40mila morti totali in questo conflitto decennale e dopo decenni di discriminazioni a danno di diverse minoranze, non solo etniche. Uno dei migliori scenari immaginabili è, probabilmente, quello di una vittoria elettorale alle prossime elezioni delle forze autenticamente democratiche, accompagnata da un processo di de-militarizzazione simile a quello delle FARC in Colombia. Ciò presuppone un impegno ancora più forte della parte sana della società turca, colpita da una fortissima repressione, e una diminuzione del potere autoritario di Erdogan. Dall'altro lato, uno degli scenari peggiori immaginabile è quello di una guerra civile più aspra, visto che questo tipo di conflitto viene già considerato come tale da alcuni.

Il colonialismo si è globalizzato e ha assunto nuove vesti, dei mantelli di legalità che provocano quotidianamente stragi e distruzione. Il capitalismo è divenuto sempre più violento, complessivamente sempre meno “arginato” dall'agire dei governi (liberali o presunti tali) e dei vari organismi sovranazionali. Agire che è conseguenza, a sua volta, delle pressioni dei movimenti sociali. 

Mentre le masse sono intorpidite da un consumismo cibernetico, controllate da un capitalismo algoritmico e tecno-feudale, mentre le democrazie liberali si trasformano in democrature, paradigmi come quello del Municipalismo Libertario e del Confederalismo Democratico sono dei fari di speranza e fonti di preziosa sperimentazione. Studiamoli, adattiamoli ai vari contesti di vita comunitaria e impegniamoci!

Heval Astro


Prima di lasciarvi alla traduzione del comunicato diffuso dal PKK, consigliamo una serie di approfondimenti utili a comprendere il contesto in cui si svolge l'intricato percorso della resistenza curda e dell'auspicabile riconciliazione.


Iniziamo con un articolo in cui si parla del rapimento di Ocalan, il “Mandela” e “Gramsci” curdo, evidenziando le criticità del suo passato autoritario e ricordando il ruolo svolto dall'Italia nel suo sequestro. 


Segnaliamo, poi, un articolo che fornisce una concisa definizione di “Municipalismo Libertario” e “Confederalismo Democratico”. 


Infine, rimandiamo a un articolo in cui si cerca di spiegare come questi modelli vengono implementati nella “DAANES”, più nota con la sineddoche “Rojava”, tra innovazioni e paradossi (come quello di un leader che dice che non ci devono essere leader).


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Traduzione del comunicato del PKK del 12/05/2025 

<<Il processo avviato dal Leader Abdullah Ocalan con la dichiarazione del 27 febbraio, e ulteriormente definito dal suo lungo lavoro e dalle sue prospettive multidimensionali, si è concluso in un riuscito incontro, il 12esimo Congresso del Partito tra il 5 e il 7 Maggio.

Nonostante gli scontri che proseguono, gli attacchi aerei e via terra, l'assedio continuo alle nostre regioni e l'embargo del KDP, -il rivale "Partito Democratico del Kurdistan", guidato dal clan Barzani NDR- il nostro congresso si è svolto in sicurezza in circostanze molto complicate. A causa di preoccupazioni legate alla sicurezza è stato condotto simultaneamente in due luoghi differenti. Con la partecipazione di 232 delegati in totale, nel 12esimo congresso del PKK si è discusso di Leadership, Martiri, Veterani, Struttura Organizzativa del PKK e Lotta Armata, e Costruzione di Società Democratica, culminando in una storica decisione che segna l'inizio di una nuova era per il nostro Movimento di Liberazione.


Tutte le attività svolte con il nome del PKK sono finite.

Lo straordinario dodicesimo Congresso ha valutato che la lotta del PKK ha smantellato le politiche di negazione e annichilimento imposte al nostro popolo, portando la questione curda al punto che può essere risolta attraverso politiche democratiche. Ha concluso che il PKK ha compiuto la sua missione storica. In base a ciò, il dodicesimo Congresso ha deciso di dissolvere la struttura organizzativa e di porre fine alla lotta armata, con l'implementazione del processo che verrà gestito e guidato da Leader Apo. Il nostro partito è venuto alla luce come un movimento in opposizione alle politiche di negazione e annichilimento che affondano le proprie radici nel Trattato di Losanna -ossa il trattato con cui il nascente stato turco, tra le varie cose, rinunciava alle province arabe dell'Impero Ottomano e con il quale gli Alleati tradivano la promessa dell'indipendenza per i curdi NDR- e nella Costituzione del 1924. Influenzato dal socialismo reale nel suo inizio, ha sposato il principio dell'auto-determinazione nazionale e portato avanti una legittima e giusta lotta tramite la resistenza armata.

Il PKK si è formato in un contesto dominato dalla negazione aggressiva dei curdi, dall'annichilimento, dal genocidio e da politiche di assimilazione. Dal 1978 il PKK ha condotto una lotta per la libertà diretta ad assicurare il riconoscimento dell'esistenza curda e a rendere la questione curda una realtà fondamentale della Turchia. Come risultato del successo di questa lotta il nostro movimento ha raggiunto una rinascita della rivoluzione per il nostro popolo, diventando simbolo di speranza e di una vita dignitosa per i popoli della regione.

Negli anni '90, un periodo di grandi conquiste per il nostro popolo, il presidente turco Turgut Ozal ha iniziato a cercare una soluzione politica per la questione curda. Leader Apo rispose dichiarando un cessate il fuoco il 17 marzo 1993 e lanciando una nuova fase. Tuttavia, il collasso del socialismo reale, l'imposizione di tattiche da banditismo sulla nostra strategia di guerra, e l'eliminazione di Ozal e della sua squadra sabotarono l'iniziativa. Lo stato intensificò le politiche di negazione e annichilimento, facendo inasprire la guerra. Migliaia di villaggi furono evacuati e bruciati; milioni di curdi furono sfollati; decine di migliaia furono torturati e imprigionati; e migliaia furono uccisi in circostanze sospette.

Come risposta, il Movimento di Libertà crebbe sia numericamente che in capacità. La guerriglia si diffuse in Kurdistan e Turchia. L'impatto della lotta di guerriglia ha fatto sollevare il popolo curdo con rivolte di massa, rendendo la guerra un'opzione primaria per entrambi le parti. Il mutuale inasprirsi della guerra che ne risultò non poteva essere invertito, e gli sforzi di Leader Apo per risolvere la questione curda tramite mezzi pacifici e democratici alla fine fallirono.


Ricostruire le relazione turco-curde è imprescindibile

Il processo entrò in una fase diversa con la cospirazione internazionale del 15 febbraio 1999. In questo percorso, grazie ai grandi sacrifici e sforzi di leader Apo, è stato prevenuto uno degli obiettivi principali della cospirazione, una guerra turco-curda. Nonostante sia prigioniero del sistema di tortura genocida di Imrali, ha continuato a cercare una soluzione pacifica e democratica per la questione curda. Per 27 anni Leader Apo ha resistito al sistema di annichilimento di Imrali, rendendo vana la cospirazione. Nella sua lotta ha analizzato il sistema dominato dal maschio e guidato dal potere, arrivando a sviluppare un paradigma per una società democratica, ecologista e orientata dalla libertà delle donne. Per questo ha fatto materializzare un sistema alternativo di libertà per il nostro popolo, per le donne e per l'umanità oppressa.

Leader Apo, in riferimento al periodo precedente il Trattato di Losanna e la Costituzione del 1924, in cui la relazioni turco-curde diventarono problematiche, ha elaborato un quadro per risolvere la questione curda basato su una Repubblica Democratica di Turchia e sul concetto di Nazione Democratica, fondata sull'idea di una Terra Comune e popoli co-fondatori. Le rivolte curde lungo tutta la storia della Repubblica, il millennio di dialettica curdo-turca e i 52 anni di guida della lotta hanno mostrato che la questione curda può essere risolta solo con una Terra Comune e Cittadinanza Egalitaria. Gli sviluppi contemporanei nel Medio Oriente, all'interno del contesto della Terza Guerra Mondiale, rendono inevitabile un riassetto delle relazioni turco-curde.


Il nostro popolo comprenderà lo scioglimento del PKK e la fine della lotta armata meglio di chiunque altro, e intraprenderà il compito epocale.

Il nostro onorevole popolo, che ha participato nella marcia lunga 52 anni del Comando e del PKK con grandi costi, resistendo alle politiche di negazione e annichilimento, di genocidio e assimilazione, abbracceranno il processo per la pace e una società democratica con più grande consapevolezza e organizzazione. Abbiamo piena fiducia nel fatto che il nostro popolo comprenderà meglio la decisione di sciogliere il PKK e porre fine al metodo della lotta armata, e farà propri i compiti di questa epoca di lotta democratica basata sulla costruzione di una società democratica. È di vitale importanza che il nostro popolo, guidato da donne e giovani, stabilisca le proprie organizzazioni, si organizzi sulla base della propria autosufficienza con la propria lingua, cultura e identità, diventi capace di auto-difendersi dagli attacchi e costruisca una società comunitaria e democratica con spirito di mobilitazione. Su queste basi crediamo che i partiti politici curdi, le organizzazioni democratiche e gli opinionisti adempieranno alle proprie responsabilità per sviluppare la democrazia curda e raggiungere la nazione democratica curda.

L'eredità della nostra storia di libertà, segnata da lotta e resistenza, crescerà più forte attraverso le decisioni del 12esimo Congresso del PKK, attuando il metodo delle politiche democratiche, e il futuro dei nostri popoli si svilupperà sulle basi di libertà e uguaglianza. I nostri poveri e la classe lavoratrice, i gruppi di ogni fede, donne, giovani, lavoratori, contadini e tutti i settori esclusi dal potere, difenderanno i loro diritti nel processo di pace e di una società democratica, promuovendo una vita condivisa in un ambiente equo e democratico.


Invitiamo tutti a unirsi al processo verso la pace e una società democratica.

La decisione del nostro Congresso di scioglier il PKK e porre fine alla lotta armata getta le basi per forti fondamenta per una pace duratura e una soluzione democratica. L'implementazione di queste decisioni richiedono che Leader Apo comandi e guidi il processo, il riconoscimento del diritto a politiche democratiche e delle solide e complete garanzie legali. In questa fase è cruciale per la Grande Assemblea Nazionale di Turchia di adempiere alla sua storica responsabilità. Allo stesso modo, invitiamo tutti i partiti politici presenti in parlamento, a cominciare dal governo e dai principali partiti di opposizione, così come le organizzazioni della società civile, le comunità religiose e di fede, gli organi di stampa democratici, opinionisti, intellettuali, accademici, artisti, i lavoratori e i sindacati, le organizzazioni delle donne, dei giovani e dei movimenti ecologisti ad assumersi responsabilità e partecipare al processo di pace e di società democratica.

L'accoglienza del progetto della Pace e della Società Democratica da parte delle forze turche di sinistra e socialiste, le strutture rivoluzionarie, le organizzazioni e le individualità, farà salire di livello la lotta dei popoli, delle donne e degli oppressi. Ciò significherà raggiungere gli obiettivi dei grandi rivoluzionari le cui parole finali erano: “Lunga vita alla fratellanza tra i popoli turco e curdo e una Turchia completamente indipendente!”.

Il processo di Pace e di una Società Democratica e la lotta per il socialismo, rappresentata da una nuova fase di Società Democratica Socialista, farà avanzare un movimento globale democratico, creando un mondo equo e giusto. Su queste basi, invitiamo il pubblico democratico, in particolare i nostri amici che guidano l'Iniziativa Globale di Liberazione, a fortificare la solidarietà internazionale all'interno del paradigma della teoria della modernità democratica.

Invitiamo i poteri internazionali a riconoscere le loro responsabilità per le politiche secolari di genocidio a danno del nostro popolo, di astenersi dall'ostacolare una soluzione democratica e di contribuire costruttivamente al processo.


Annunciamo il martirio dei compagni Ali Haydar Kaytan e Riza Altun.

Il nostro 12esimo congresso del PKK, convocato su chiamata della nostra Direzione, ha annunciato il martirio dei quadri del nostro Partito, Fuat, noto anche come Ali Haydar Kaytan, caduto il 3 luglio del 2018, e Riza Altun, caduto il 25 settembre 2019. Il PKK riconosce Fuat, noto anche come Ali Haydar Kaytan, un quadro dirigente e fondatore, come simbolo della “Lealtà alla Leadership, Verità e Vita Sacra”, e il Compagno Riza Altun, uno dei primi amici di Leader Apo, come un simbolo di “Cameratismo di Libertà”. Dedichiamo il nostro storico 12esimo Congresso a questi due grandi compagni martiri, che ci hanno guidato con la loro ininterrotta lotta dall'inizio del nostro Movimento di Liberazione, ribadiamo nuovamente la nostra promessa di successo a tutti i martiri della nostra lotta, e affermiamo la nostra determinazione a realizzare i sogni del Martire per la Pace e la Democrazia, il Compagno Sirri Sureyya Onder.>>.

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