LA STORIA DELLA “FREEDOM FLOTILLA” E LA DINAMICA DEL SABOTAGGIO TERRORISTICO ALLA “CONSCIENCE”, VICINO MALTA
Mentre la popolazione di Gaza muore letteralmente di fame, una nave umanitaria diretta a Gaza è stata bombardata da due droni vicino a Malta, non lontano dalle nostre coste.
In questo articolo trovate la ricostruzione della dinamica dell'attentato, basata sulle fonti aperte attualmente disponibili (le trovate nei link), insieme a eventi storici della “Freedom Flotilla”, incluso l'attacco alla “Mavi Marmara” del 2010, durante il quale furono uccise dieci persone.
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La "Conscience" dopo l'attacco. Le immagini dell'imbarcazione sono tratte dai comunicati stampa e dai profili social della "Freedom Flotilla". |
LA DINAMICA DELL'ATTENTATO ALLA FREEDOM FLOTILLA
Alle 00:21 del 2 maggio 2025 la nave “Conscience” è stata attaccata da almeno due droni, e colpita due volte a circa 14 miglia nautiche da Malta. L'imbarcazione si trovava in acque internazionali, a ridosso di quelle maltesi (e si trova ancora bloccata lì, mentre chiudiamo questo articolo. Eventuali aggiornamenti li troverete in fondo a questo post e verranno annunciati sui vari canali social).
La nave passeggeri, lunga circa 70 metri e larga 10, aveva come destinazione ultima Gaza. Fa parte della “Freedom Flotilla Coalition”, movimento internazionale che riunisce diverse associazioni. Sfidare l'embargo a cui è sottoposta Gaza è lo scopo principale della Freedom Flotilla, nata nel 2010 sulla scia dei primi viaggi verso Gaza organizzati dal Free Gaza Movement a partire dal 2008. Quell'anno, per la prima volta in 40 anni, un'imbarcazione internazionale giunse al porto di Gaza. Per la prima volta in 60 anni, grazie a quel viaggio, alcuni gazawi riuscirono ad attraversare liberamente le frontiere della propria terra natia. Tra gli attivisti internazionali di quel primo storico viaggio c'era anche Vittorio Arrigoni.
La Conscience doveva far giungere tonnellate di beni di prima necessità, sfidando con le armi della non-violenza il blocco illegale imposto da Israele da venti anni, rafforzato oltre l'estremo negli ultimi due mesi. In quanto potenza occupante, per il diritto internazionale Israele avrebbe il dovere non solo di assicurare le migliori condizioni di vita possibili ai gazawi, ma non dovrebbe nemmeno interferire con l'operato delle varie organizzazioni umanitarie. Invece queste, Croce Rossa inclusa, vengono perfino attaccate deliberatamente (e, per adesso, impunemente).
La Conscience da giorni attendeva il permesso di entrare nelle acque maltesi e di attraccare al porto “La Valletta”. Malta, però, non ha concesso le autorizzazioni <<rallentando le operazioni di carico. Avevamo già una barca intermedia di un'agenzia per prelevare i container e i pallet dal porto per portarli sulla Conscience>>, ha spiegato alla stampa Michele Borgia, attivista italiano della Flotilla, addetto ai rapporti con i media. Poche ore prima dell'attacco, mentre la nave era in attesa del permesso da parte di Malta, la Repubblica di Palau ha ritirato la bandiera alla nave. La mossa dello stato insulare dell'Oceania, che ha buoni rapporti con Israele, ha messo in seria difficoltà la spedizione umanitaria: per una barca, viaggiare senza la bandiera di uno stato è un po' come viaggiare senza il passaporto... Secondo Borgia, in sostanza, l'uso delle armi burocratiche ha preceduto l'impiego di quelle vere e proprie.
Le due munizioni esplosive, scagliate a circa due minuti di distanza l'una dall'altra, hanno colpito la parte anteriore della nave, dove si trova il generatore elettrico.
Per domare l'incendio che si è sviluppato ci sono volute ore. Intanto la nave ha cominciato a imbarcare acqua perché la chiglia è stata bucata.
Stando a quanto riportano le cronache, pare che Cipro sia stato il primo paese a inviare soccorsi, e sarebbero arrivati anche dei Canadair italiani per spegnere le fiamme. A bordo c'erano alcuni attivisti e membri dell'equipaggio, mentre altri aspettavano che la nave, partita dalla Tunisia, arrivasse a Malta per imbarcarsi alla volta di Gaza. In tutto, la delegazione doveva contare una trentina di persone di varie nazionalità, incluse la nota attivista Greta Thunberg e la ex-colonnella statunitense Mary Ann Wright. Gli attivisti già presenti a Malta hanno provato a raggiungere l'imbarcazione per portare ai sopravvissuti conforto, cibo fresco ed eventualmente riportare sulla terraferma chi lo avesse voluto. Le forze armate maltesi hanno impedito ciò. Inizialmente gli attivisti hanno anche rifiutato di abbandonare la nave, per paura che fosse lasciata affondare insieme al carico di aiuti umanitari. Erano comunque preparati al peggio, pronti a evacuarla tramite un gommone se avesse cominciato a inabissarsi.
L'organizzazione ha fatto sapere che 6 membri dell'equipaggio sono stati fatti tornare in Turchia via aereo. Ci sarebbero state anche delle trattative con il governo maltese: dopo un'ispezione della nave (che secondo alcune cronache sarebbe stata inizialmente rifiutata dall'equipaggio, il quale chiedeva con urgenza di attraccare a Malta per paura di un secondo attacco) si è parlato della possibilità che questa venga trasportata con un rimorchiatore fino a Malta, dove dovrebbe essere riparata (eventuali aggiornamenti li troverete sempre in calce a questo articolo). Intanto, gli attivisti dichiarano che il viaggio è solo rimandato, e che sono intenzionati a forzare il blocco con le armi della non violenza. Alcuni hanno mosso il sospetto che sulla nave ci fossero oggetti non autorizzati o armi: voci smentite dall'ispezione governativa che ha rinvenuto solo quanto necessario al viaggio e una parte degli aiuti da consegnare.
DUE AEREI DA GUERRA VICINO ALLA SCENA DEL DELITTO: UNO ISRAELIANO E UNO STATUNITENSE
Ci sono diversi elementi che puntano alla paternità israeliana dell'attentato. In primis, chi mai avrebbe potuto commettere un attentato del genere, nel cuore dell'Europa, facendola franca?! Chi avrebbe interesse a fermare una nave di aiuti diretta a Gaza che, grazie alla presenza di noti attivisti internazionali, sarebbe mediaticamente più difficile da attaccare vicino alle coste palestinesi?! Chi avrebbe interesse a farlo, considerando anche il rischio di far diventare più tesi i rapporti con i paesi di provenienza degli attivisti, qualora divenissero vittime dell'esercito israeliano?!
Inoltre, Israele ha una lunghissima storia di attacchi e attentati fuori dai suoi confini. Tra gli ultimi, l'azione terroristica preparata per anni, che ha provocato centinaia di esplosioni in radio trasmittenti e cerca-persone a Settembre del 2024, in Libano. Alcuni hanno parlato di un atto di guerra “chirurgico” ma, evidentemente, non si possono certo controllare “chirurgicamente” centinaia di esplosioni in contemporanea, sincerandosi che colpiscano solo i combattenti di Hezbollah. Joe Panetta, ex direttore della CIA, lo ha definito un atto di <<terrorismo>>: <<quando il terrore entra direttamente nella catena di produzione e distribuzione viene da domandarsi: che faranno dopo?>>. Attaccare una nave civile, non lontano dalle nostre coste, è un comportamento logico per uno stato-canaglia.
In più, desta sospetto la coincidenza "burocratica" del ritiro della bandiera poche ore prima dell'attentato in acque internazionali: se la nave fosse stata colpita mentre era ancora iscritta nel registro navale di uno stato, e mentre era nelle acque territoriali di un altro stato, le implicazioni legali e diplomatiche di questo crimine sarebbero state ancora più gravi.
Inoltre, durante l'attacco, in quell'area si trovavano due aeroplani da guerra. Il primo, individuato dalla CNN grazie alle analisi di siti specializzati nel tracciamento del traffico aereo, è un “Lockheed C130 Hercules” in dotazione a Israele, da dove è partito e dove poi è rientrato.
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Immagine da Wikimedia di LLHZ2805 rilasciata con licenza CC |
È stato in volo per circa 7 ore e ha volato molto basso, a circa un chilometro e mezzo di altezza, una distanza inusuale. C'era poi un secondo aereo, un “Lockheed Martin C-130J Super Hercules” statunitense, la cui presenza è stata evidenziata dal team di “Forensic Architecture”.
Osservando la rotta dell'aereo israeliano, si nota che ha sorvolato sia le acque che il territorio maltesi, cosa che rappresenterebbe l'ennesima violazione da parte israeliana.
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Nell'immagine uno screenshot dal sito della Flotilla in cui si notano la posizione della Conscience e i tracciati degli aerei, secondo la ricostruzione di Forensic Architecture. |
Questa circostanza è stata smentita dall'esercito israeliano, che ha diffuso un altro tracciato in cui si nota l'aereo lambire i confini maltesi senza entrarvi, facendo molte meno manovre rispetto alla rotta evidenziata nell'altro tracciato.
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Il tracciato diffuso da Israele |
Il partito dei verdi maltese ha espresso <<rabbia nei confronti di quello che appare come un attacco terroristico israeliano>>.
Più diretta Greta Thunberg, che lo definisce <<un attacco terroristico a una nave civile>>. Finora nessun governo europeo ha espresso solidarietà alla flotta civile o preoccupazione per il grave attentato.
DALL'ATTACCO MILITARE ALLA MAVI MARMARA, NEL 2010, ALL'ATTACCO BUROCRATICO DEL 2024 IN TURCHIA
L'assedio di Gaza, ossia l'isolamento e il controllo di tutto ciò che entra, incluse le calorie medie di cibo per ogni persona, non è certo iniziato a Ottobre 2023.
Dopo le prime missioni andate a buon fine, nel 2010 un'altra missione con 6 imbarcazioni della Flotilla è finita nel sangue. La flotta era giunta nelle vicinanze di Gaza e si trovava ancora in acque internazionali quando diverse imbarcazioni e un elicottero dell'esercito l'hanno abbordata, attaccando più di 500 attivisti. Alcuni non hanno opposto resistenza. Altri, presenti sulla nave “Mavi Marmara”, si difesero usando per lo più armi di fortuna: bastoni, coltelli da cucina, qualche fionda e, pare, anche delle armi da fuoco sottratte ai soldati (circa dieci di questi rimasero feriti). Furono uccisi dieci attivisti in circostanze mai del tutto chiarite. Per molti l'abbordo israeliano fuori dalle acque di sua competenza (circa 100 miglia da Gaza, vicino al sud del Libano) è stato un atto di pirateria. Ma per una Commissione ONU, Israele aveva diritto di prevenire l'entrata nelle acque della Palestina storica, affermando che la violenza di alcuni passeggeri fu esercitata in maniera <<organizzata>>. Tuttavia, la stessa Commissione, ha mosso accuse molto più pesanti all'esercito israeliano. Nel rapporto della Commissione Palmer, infatti, si legge: <<Israele non ha fornito nessuna soddisfacente spiegazione sulla dinamiche di nessuna delle novi morti -il decimo morirà qualche anno dopo, alla fine di un coma NDR-. Analisi forensi mostrano che i deceduti sono stati sparati più volte, incluso alle spalle e a distanza ravvicinata (...) nessuna spiegazione adeguata è stata fornita sul perché è stato usato un tale livello di forza che ha causato danni così alti (...) La perdita della vita e gli infortuni, derivati dall'uso della forza dell'esercito israeliano, sono stati inammissibili (...) La decisione israeliana di abbordare le navi con una tale forza e a una grande distanza dalla zona del blocco, senza un avvertimento conclusivo immediatamente prima dell'abbordaggio, è stata eccessiva e irragionevole>> .
In quel periodo furono mosse delle accuse nei riguardi di una delle associazioni della Flotilla, la ONG turca “Insani Yardim Vakfi, in inglese “IHH Humanitarian Relief Foundation”. Prima dell'arrivo di Erdogan, riportano le cronache, l'IHH era nel mirino dei servizi segreti turchi, in quanto sarebbe stato vicino ad ambienti islamici radicali. Le cose sono poi cambiate con la presidenza del “Sultano” Erdogan, che condivide con Hamas la matrice politica e ideologica della “Fratellanza Musulmana” (semplificando al massimo, questo movimento politico potrebbe essere definito come l'equivalente islamico dei partiti democristiani). L'IHH avrebbe poi ottenuto fondi “trasversali” da Iran e Arabia Saudita, oltre che dal regime turco, che lo avrebbe sfruttato per i suoi fini geopolitici. Seguendo questa lettura, la missione del 2010 della Flotilla potrebbe essere stata infiltrata da elementi radicali e vicini al governo turco, finendo col farla degenerare (anche se con l'esercito israeliano, come si evince pure dal rapporto della Commissione ONU, basterebbe davvero poco). A questo proposito va ricordato che nel 2011 la Commissione Europea, rispondendo a un'interrogazione dell'attuale presidente della Camera Fontana, ha chiarito che non aveva nessuna evidenza che confermasse le presunte connessioni tra governo turco e IHH, apparse sulla stampa italiana, che identificavano la ONG come un'estensione di Erdogan collegata ad Hamas. Va anche detto che dei collegamenti ideologici con Erdogan non sono stati nascosti dalla ONG, come si evince da due articoli pubblicato sul loro sito. Nello specifico ce ne è uno del 2011, in cui Erdogan si dipingeva come il paladino dei palestinesi. Il defunto leader di Hamas, Haniyeh, lo chiamava <<il nuovo Ottomano>>. L'altro articolo è del 2014: Erdogan strumentalizzava una protesta contro un convoglio della ONG per attaccare tutta l'opposizione ed esprimere la sua vicinanza all'IHH.
Poi, c'è un altro fatto più recente che va segnalato: in un report dello scorso anno di Human Rights Watch, si legge che in Siria l'IHH ha trasformato due abitazioni di curdi sfollati in centri studi islamici. Questa sarebbe una delle tanti azioni inserita in un piano di sostituzione etnica portato avanti da varie ONG turche, pachistane, palestinesi e dei paesi del golfo, a danno principalmente della popolazione curda, e in favore delle milizie anti-Assad e della popolazione sunnita supportati da Ankara. Sulle relazioni tra Turchia, Siria e Palestina ci sarebbe tanto da dire, e ne abbiamo parlato più approfonditamente in un articolo sulla guerra civile siriana. In questo contesto, è importante dire (ed è opinione di chi scrive) che Erdogan è un grande sostenitore di Hamas, ma non della popolazione palestinese in generale: anche se lancia parole infuocate contro Israele, continua a mantenere rapporti commerciali con il sedicente stato ebraico, con cui però è aumentata la competizione per l'egemonia nell'area dopo la caduta di Assad. Gli aerei militari che bombardano Gaza possono volare grazie al carburante che passa per l'Azerbaigian, regime alleato di Erdogan, che potrebbe chiudere i “rubinetti del petrolio” se lo volesse davvero. Fatto che, come vedremo fra poche righe, era stato denunciato anche da alcuni sostenitori della Flotilla.
Ad Aprile del 2024 l'IHH annuncia che ha comprato tre navi per tentare nuovamente di giungere a Gaza. A quel punto la flotta civile era costituita da due navi passeggeri e una nave cargo (oltre a una quarta nave, “Handala”, che ha girato l'Europa per diffondere consapevolezza sulla questione palestinese): la “Conscience” (“Vicdan” in turco, quella bombardata pochi giorni fa), la “Akdeniz” (che vuol dire “Mediterraneo”) e la “Anadolu” (“Anatolia”), nave cargo carica di più di 5000 tonnellate di aiuti. Alle ultime due, però, sotto la pressione del governo israeliano, è stata ritirata la bandiera dalla Guinea Bissau mentre erano in Turchia, bloccando la missione umanitaria “Break the Siege” (“Rompi l'assedio”). Invece, la “Conscience” già batteva bandiera Palau (come detto sopra, anche questa bandiera è stata ritirata poco prima dell'attentato). Per circa 6 mesi, denunciano gli attivisti, il governo turco ha bloccato tutte e tre le navi a Istanbul. Ci sono state delle proteste che, oltre a denunciare le connessioni del governo di Erdogan con il regime di apartheid israeliano, richiedevano il permesso a lasciare il porto almeno per la “Conscience”. Per quelle proteste nove persone sono state arrestate con le accuse di manifestazione non autorizzata e insulti al Presidente. Alla nave cargo fu permesso di lasciare gli aiuti in Egitto, poi avariati o bloccati alle porte di Gaza. Alla Conscience abbiamo visto cosa è successo. Le connessioni di alcune componenti della Flottilla con il governo turco (presunte o parziali) non sembrano aver giovato, anzi...
Infine, va ricordato che dal 2011 altre missioni della Flotilla sono state bloccate o attaccate. Nel 2011, secondo gli attivisti, c'era stato anche un altro sabotaggio in Turchia, con un pezzo dello scafo di un'imbarcazione irlandese bucato. Se fosse confermato, si tratterebbe di un sabotaggio decisamente meno pericoloso dell'attentato di pochi giorni fa, ma i tempi e la percezione dell'opinione pubblica sono cambiati...
IL DOPPIO METRO DI GIUDIZIO DELLA POLITICA E DELLA STAMPA EUROPEA
Quando gli Houthi attaccano le navi commerciali nel canale di Suez, stampa e politica si mobilitano con una certa solerzia. Impegno praticamente assente quando muoiono civili palestinesi come se fossero mosche, oppure quando viene colpita una nave nel cuore dell'Europa, soprattutto se i principali sospettati sono degli stati-canaglia e “nostri” alleati della NATO.
Ma, a proposito di sabotaggi, c'è un altro evento degno di nota che è passato in sordina, quando si è scoperto che il principale sospettato è sempre un “nostro” alleato. Evento definito come il più grave sabotaggio della storia europea... Nel 2022 si verificarono delle esplosioni nel Mar Baltico, tra le coste tedesche, danesi e svedesi. Dei pezzi del gasdotto “Nordstream”, l'infrastruttura con cui i russi facevano arrivare il gas in Europa, cominciarono a perdere gas, creando danni milionari. Erano state piazzate cariche esplosive sott'acqua. Alcuni pensavano che fosse interesse della Russia danneggiare la sua stessa infrastruttura: forse per turbare i mercati, forse per “testare” la capacità di attaccare una zona sorvegliatissima dalla NATO, forse per troncare anticipatamente qualunque negoziazione legata alle forniture energetiche... Ad agosto 2024, dopo indagini di varie polizie europee, a finire sotto accusa sono stati alcuni ucraini, presumibilmente supportati dalla CIA. Biden, mesi prima, aveva dichiarato pubblicamente che si sarebbe trovata <<una maniera>> per impedire ai cittadini europei di usare il gas russo, non specificando quale sarebbe stata la maniera. Ci hanno detto che non bisogna comprare il gas russo (ma quello statunitense a maggiori costi economici e ambientali) per far finire la guerra in Ucraina. Quando ci diranno che dobbiamo smettere di avere relazioni commerciali con un regime, che pratica genocidio e apartheid, per far finire la guerra in Palestina? E, in tutto ciò, Israele è già sospettato in ambienti ONU di agire dietro le quinte della “borsa nera” di Gaza. E vorrebbe pure arrogarsi il diritto di lucrare ulteriormente sugli aiuti per quelli che sopravviveranno alle bombe, alle malattie e alla fame.
Dopo l'attacco alla nave Conscience alcuni organi stampa hanno detto che la missione umanitaria era <<pro-Hamas>>. Scopriamo, dunque, che perfino Greta Thunberg e un ex colonnello degli USA farebbero parte di Hamas! Ma, anche se così fosse, ciò giustificherebbe comunque un'azione del genere? Basta dire “è colpa di Hamas” e si giustificano bombardamenti di ospedali senza fornire prove sulle reali connessioni con Hamas, senza fornire evidenza alcuna sulle strette necessità militari che giustificherebbero, teoricamente, un atto così grave, qualcosa di impensabile anni fa. Non c'è più nemmeno l'indecenza di inventarsi delle scuse sensate... Oramai basta dire che qualcuno o qualcosa sia connesso con Hamas per giustificare qualunque cosa, da un attacco pericolosissimo vicino alle nostre coste, che per miracolo non ha fatto vittime, fino allo stupro: ricordate del gruppo di soldati israeliani che stuprarono con un bastone elettrificato un detenuto palestinese, sospettato di essere un combattente? Ricordate il parlamentare israeliano affermare pubblicamente, in parlamento, che è legittimo inserire un bastone nel retto di un prigioniero delle “Nukhba” (le forze speciali di Hamas)?
Se non lo ricordate è perché queste notizie, che dovrebbero stare sulle prime pagine di tutti i giornali e aprire tutti i telegiornali, non le vogliono raccontare.
Paolo Maria Addabbo
Come di consueto, concludiamo questo articolo allegando un video e una canzone. Si tratta di "We Are Sailing Away", canzone scritta in occasione del primo viaggio del "Free Gaza Movement", accompagnata dalle foto di quell'impresa. Se non visualizzate il video nel riquadro qui sotto lo trovate a questo link.
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