25.5.22

Schema insiemistico di felicità e sofferenza come Yin e Yang

In questa riflessione, nata da una conversazione sul significato di “felicità”, provo a darne una definizione “schematizzata”, rifacendomi all’insiemistica applicata al simbolo di Yin e Yang

Cos’è la felicità? Quanto dura? Di questo discutevamo in una piazzetta affollata di gente che faceva baldoria. Banalmente ho subito pensato che “felicità” è quando stiamo “bene”… ma quando stiamo bene stiamo anche un po’ “male”, e viceversa!

Un tizio-filosofo diceva che dura pochi attimi, quelli al centro della traiettoria di un pendolo (metafora della nostra vita) che oscilla fra mestizia e sofferenza. Forse è vero, ma comunque penso che l'allegria sia perennemente in contrasto con ciò che ci fa soffrire, come due fluidi che un po’ si mescolano, a volte, ma restano comunque separati. Sono sentimenti opposti ma intrinsecamente connessi.

schematizzazione disegnata a mano


Immagino (e provo a schematizzare) felicità e sofferenza come due “insiemi contrastanti” (o separati dal punto di vista insiemistico/matematico ma compresenti in quello filosofico /psicologico) e che al contempo si mescolano… si intersecano “insiemisticamente” parlando, un po' come nella  rappresentazione dello yin yang: ci sono momenti in cui la felicità è massima (o teoricamente totale –almeno da un punto di vista insiemistico/matematico più che da quello filosofico/psicologico), anche se permane un po’ di sofferenza.

Un’ulteriore rappresentazione schematica, più complessa, può essere applicata a singoli aspetti o “tipologie” di gioia e travaglio: per esempio un tipo di felicità sensoriale, come ciò che proviamo gustando un cibo gradito e, di converso, un tipo di sofferenza sensoriale, come quella che proviamo quando urtiamo la testa contro uno spigolo. 

Alcuni cibi possono avere un gusto che ci soddisfa pienamente, ma all’olfatto potrebbero risultare sgradevoli o comunque non soddisfacenti come quando tocca le papille gustative. Allo stesso modo rifuggiamo il dolore fisico, ma a volte può essere percepito come gradevole da alcuni e in certi casi: per esempio si pensi ai lievi dolori muscolari dopo un allenamento intenso, al gusto nel grattare vie le croste delle piccole ferite o alle varie forme di masochismo.

E secondo voi, o secondo pensatori e filosofi che ci hanno preceduti, cos’è la felicità?! Cosa la sofferenza?! Ci sono definizioni universalmente accettate?! È possibile stare completamente “bene” o completamente “male”?! (Cos’è bene e cos’è male)?! Lo schema qui presentato vi convince almeno un po’ o per niente proprio?!

Felice Confusio

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