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31.5.25

GAZA: AIUTI UMANITARI MILITARIZZATI

  • UCCISI E SPARITI CIVILI RECATISI AI PUNTI DI DISTRIBUZIONE DI CIBO E AIUTI
  • I CENTRI DI DISTRIBUZIONE SONO TUTTI VICINO AL SUD, CON L'INTENTO DI SFOLLARE IL NORD DI GAZA E SPINGERE LA POPOLAZIONE NEL DESERTO DEL SINAI
  • ISRAELE E OSCURE ORGANIZZAZIONI PRIVATE DECIDONO CHI PRENDE DA MANGIARE E, DUNQUE, CHI VIVE E CHI MUORE

Dall'inizio di Marzo il governo israeliano ha intensificato oltre l'immaginabile l'embargo a cui è sottoposta Gaza da decenni, dopo aver scientemente studiato la media minima di calorie per tenere i gazawi appena sopra la soglia della malnutrizione ben prima del 7 Ottobre.

A decine stanno morendo letteralmente di fame o per mancanza di medicinali, come banali antisettici. Altri sono stati uccisi da cecchini, da fanti e da droni, oppure sottoposti a sparizione forzata mentre cercavano di ottenere cibo nell'ambito del nuovo piano di distribuzione degli aiuti, guidato da aziende private statunitensi (senza contare i bombardamenti sulle tendopoli). 

Il piano, attivo da qualche giorno, è stato concepito dalle forze di occupazione israeliane fin dalle prime settimane della guerra di annichilimento contro Gaza. 

Secondo le più importanti organizzazioni umanitarie internazionali potrebbe costituire un crimine contro l'umanità, che si sommerebbe agli svariati crimini di guerra e al “crimine dei crimini”, il genocidio.


A sinistra una folla di bambini (e un adulto) accalcati con facce disperate, mentre hanno in mano delle pentole. A destra c'è un'altra foto: una bambina bionda, scheletrica, mentre un uomo tiene in mano un telefono che mostra la sua immagine in salute e sorridente.
A sinistra una foto di una mensa a Gaza di Dicembre 2024 (immagine di Hosnysalah da Pixabay). A destra l'immagine di Zina Khaled Rashad Ismail Ahsour, bambina di Gaza.


Estromettere le Nazioni Unite dalla distribuzione degli aiuti a Gaza per perseguire fini militari impiegando organizzazioni private (dai finanziatori oscuri e connesse con la CIA, lo spionaggio statunitense), al fine di negare un coinvolgimento diretto dei criminali di guerra al governo in Israele. Secondo varie ONG e l'ONU è questo lo scopo del piano di distribuzione di aiuti a Gaza ideato da mesi, e di cui ne avevamo dato conto tra queste pagine digitali. Il piano, che viola i principi di imparzialità, neutralità, umanità e indipendenza, si è materializzato con alcune modifiche rispetto a quanto si vociferava da mesi sulla stampa internazionale.

Per avere accesso al cibo bisogna percorrere decine di chilometri e recarsi materialmente da militari (quelli privati, i "mercenari" sarebbero all'incirca un migliaio). Poi, si devono passare una serie di controlli, incluso il riconoscimento facciale. Infine, si dovrebbe riuscire a tornare indietro trasportando decine di chili di provviste (sufficienti per circa una settimana), con il rischio di essere attaccati per strada. Attualmente sono quattro i punti di distribuzione principali, un sistema diverso da quello più capillare ed efficiente dell'ONU che ne contava centinaia. Inoltre, il piano è insufficiente: dovrebbe sfamare circa 1 milione di persone, poco più della metà dei gazawi. Al danno si aggiunge la beffa, dato che tonnellate di altri aiuti sono bloccati nei camion al valico di Rafah a marcire. Non sembra casuale nemmeno la scelta del posizionamento dei quattro centri, tra il centro e il sud della Striscia di Gaza, dei veri e propri fortini militari: altro obiettivo israeliano, è quello di sfollare quante più persone dal nord, per ammassarle a sud.

25.5.25

QUANDO UNA CATTIVA NOTIZIA NON È BUONA

  • CONDANNATO A 53 ANNI L’UOMO CHE HA UCCISO UN BAMBINO PALESTINESE NEGLI USA
  • SEMBRA CHE “IL KILLER DI WASHINGTON” SI SIA RADICALIZZATO DOPO QUESTO EVENTO

Dopo l’attentato e l'omicidio di due diplomatici israeliani a Washington si ritorna a parlare di antisemitismo, confondendolo con l'antisionismo. Però, non si parla quasi mai di islamofobia e anti-islamismo, anche se negli USA si sono verificati omicidi, tentati o consumati, a danni di molti palestinesi, inclusi due bimbi... Fermiamo il genocidio in Palestina e la spirale di violenza nel resto del mondo!


La testa di un bimbo fa capolino da dietro un cartellone, con scritto: "I am not a treath!". La scritta è fatta con i colori della bandiera palestinese, disegnata su un cartello. Si nota il pavimento di un campetto indoor da basket. Sopra la mano di un uomo con una candela.
Immagine del funerale di Wadea al Fayoume dal profilo Mastodon di Qasim RashidLa scritta recita: <<non sono una minaccia!>>.


Bad news is good news”, dice un cinico proverbio diffuso nelle redazioni giornalistiche. Significa che una notizia cattiva, solitamente di cronaca nera, riceverà molta più attenzione rispetto a una buona notizia. Eppure, non tutte le cattive notizie salgono alla ribalta delle cronache mainstream.

All’inizio di questo mese Joseph Czuba, 73 anni, bianco e cattolico dell’Illinois, è stato condannato a 53 anni di prigione. Il 14 Ottobre 2023 ha bussato alla porta dei suoi affittuari nella cittadina di Plainfield: ha attaccato con un coltello Hanaan Shanin, poco più che trentenne, e il figlio di 6 anni, Wadea al-Fayoume. Il piccolo palestinese, nato negli Stati Uniti da genitori della Cisgiordania, è stato ucciso. La madre, rimasta ferita, ha raccontato che urlava <<voi musulmani dovete morire tutti!>>. Il bimbo, prima di esalare l’ultimo respiro, aveva detto <<mamma sto bene>>. L’omicida temeva un fantomatico attacco islamico, ha raccontato l’ex-moglie.

Ma questa è solo una delle cattive notizie, uno dei tanti crimini d’odio che non vengono presi in considerazione dai principali organi di stampa perché sono scomodi, perché i colpevoli e gli assassini sono “pro-occidente”.

Anche Elias Rodriguez è originario dell’Illinois. Figlio di un veterano della guerra in Iraq, lavorava per una no-profit, ha una formazione umanistica ed è un’attivista di sinistra. Lui è accusato di essere “il killer di Washington”, il trentenne che due giorni fa ha ucciso a colpi di pistola Yaron Lischinsky e Sarah Milgrim, due diplomatici israeliani, mentre si trovavano vicino al museo ebraico della città, a due passi dalla Casa Bianca. Secondo alcune cronache, tra gli scritti che sono stati trovati a casa sua c’è un foglio che recita: <<Giustizia per Wadea>>, il bimbo palestinese ucciso nel suo stesso stato d’origine. Questa vicenda è stata subito sfruttata dai governanti israeliani, che hanno identificato come promotori di questo gravissimo atto addirittura i premier di Canada, Francia e Regno Unito, (oltre che supporter di Hamas). Starmer, Macron e Carney avrebbero armato "moralmente" la mano dell'attentatore perché, dopo mesi di sterminio e impiego della fame come arma di guerra, cominciano timidamente a minacciare Israele di sanzioni. Anche l'amministrazione Trump potrebbe sfruttare l'attentato per reprimere ulteriormente i movimenti che difendono la Palestina pacificamente. I punti da chiarire restano molti: l'attentatore aveva scelto le vittime sapendo di attaccare dei diplomatici israeliani e, dunque, spingendo un sentimento anti-sionista oltre il limite del moralmente e legalmente accettabile, sporcandosi le mani di sangue come fanno quotidianamente le forze di occupazione dello stato terrorista israeliano? Oppure ha sparato semplicemente nel mucchio, con l'intenzione anti-semita di uccidere degli ebrei, che magari non avevano nemmeno alcuna connessione con Israele, facendo coincidere anti-sionismo e anti-semitismo? Questo non lo sappiamo. Quello che si sa è che mentre lo arrestavano gridava <<Palestina libera!>>.

Altra notizia passata in sordina ha come protagonista Mordechai Brafman, un idraulico statunitense. A febbraio di quest’anno si trovava nel suo veicolo a Miami. Ha dichiarato alla polizia: <<ho visto due palestinesi, gli ho sparato e li ho uccisi>>.

23.5.25

COME IL PKK VERRÀ SCIOLTO? LE ARMI SARANNO CONSEGNATE?

DIPENDE SOPRATTUTTO DALLA TURCHIA...

Il 12 Maggio il “Partito dei Lavoratori del Kurdistan”, dopo un congresso a cui hanno preso parte più di 200 persone in due luoghi diversi, ha annunciato l'intenzione di sciogliersi e di porre fine alla lotta armata con la Turchia, iniziata più di 40 anni fa. In questo aggiornamento, per il format di Fanrivista “Come va a finire?!”, ricapitoliamo come siamo arrivati a questo punto e facciamo alcune ipotesi sui prossimi sviluppi.


Sotto a sinistra Abdullah Ocalan in un primo piano: sorride mostrando i denti, appoggia la mano sulla sua guancia e ha capelli e baffi brizzolati. Sotto a destra la bandiera del Pkk: una stella rossa racchiusa in un cerchio giallo dal contorno verde su sfondo rosso. Al centro la scritta: "Come si scioglierà il PKK? Le armi saranno consegnate?".


Per chi non avesse alcuna familiarità con queste vicende ma fosse interessato ad approcciarle, nel primo paragrafo troverete una serie di link ad altri articoli che fungono anche da letture preliminari. Altri approfondimenti li trovate in calce a questo post. Sono utili anche per inquadrare il contesto in cui si inserisce l'annuncio del PKK. Troverete, infine, la traduzione integrale del comunicato diffuso dal partito comunista curdo a conclusione dell'ultimo congresso.



DALL'INVITO AMBIGUO DEL “LUPO GRIGIO” ALL'ULTIMO CONGRESSO DEL PKK

A ottobre 2024 Devlet Bahceli, politico del “Movimento Nazionalista” turco (MHP), fondatore della “Gladio turca” e del gruppo neofascista dei “Lupi Grigi” aveva fatto un invito al <<leader dei terroristi>>, e cioè Abdullah Ocalan, co-fondatore e leader del PKK, il “Partito dei Lavoratori del Kurdistan”: <<lasciategli dire che il terrorismo è finito e che la sua organizzazione venga smantellata>>.

8.5.25

ATTENTATO CON DRONI A NAVE UMANITARIA DIRETTA A GAZA

LA STORIA DELLA “FREEDOM FLOTILLA” E LA DINAMICA DEL SABOTAGGIO TERRORISTICO ALLA “CONSCIENCE”, VICINO MALTA


Mentre la popolazione di Gaza muore letteralmente di fame, una nave umanitaria diretta a Gaza è stata bombardata da due droni vicino a Malta, non lontano dalle nostre coste. 

In questo articolo trovate la ricostruzione della dinamica dell'attentato, basata sulle fonti aperte attualmente disponibili (le trovate nei link), insieme a eventi storici della “Freedom Flotilla”, incluso l'attacco alla “Mavi Marmara” del 2010, durante il quale furono uccise dieci persone.


Sullo sfondo il mare aperto. Si nota la parte della prua della nave con fori e bruciature provocate dall'esplosione. Dietro il ponte di comando.
La "Conscience" dopo l'attacco. Le immagini dell'imbarcazione sono tratte dai comunicati stampa e dai profili social della "Freedom Flotilla".


LA DINAMICA DELL'ATTENTATO ALLA FREEDOM FLOTILLA

Alle 00:21 del 2 maggio 2025 la nave “Conscience” è stata attaccata da almeno due droni, e colpita due volte a circa 14 miglia nautiche da Malta. L'imbarcazione si trovava in acque internazionali, a ridosso di quelle maltesi (e si trova ancora bloccata lì, mentre chiudiamo questo articolo. Eventuali aggiornamenti li troverete in fondo a questo post e verranno annunciati sui vari canali social).

L'imbarcazione vista di lato in mare aperto

La nave passeggeri, lunga circa 70 metri e larga 10, aveva come destinazione ultima Gaza. Fa parte della “Freedom Flotilla Coalition”, movimento internazionale che riunisce diverse associazioni. Sfidare l'embargo a cui è sottoposta Gaza è lo scopo principale della Freedom Flotilla, nata nel 2010 sulla scia dei primi viaggi verso Gaza organizzati dal Free Gaza Movement a partire dal 2008. Quell'anno, per la prima volta in 40 anni, un'imbarcazione internazionale giunse al porto di Gaza. Per la prima volta in 60 anni, grazie a quel viaggio, alcuni gazawi riuscirono ad attraversare liberamente le frontiere della propria terra natia. Tra gli attivisti internazionali di quel primo storico viaggio c'era anche Vittorio Arrigoni

La Conscience doveva far giungere tonnellate di beni di prima necessità, sfidando con le armi della non-violenza il blocco illegale imposto da Israele da venti anni, rafforzato oltre l'estremo negli ultimi due mesi. In quanto potenza occupante, per il diritto internazionale Israele avrebbe il dovere non solo di assicurare le migliori condizioni di vita possibili ai gazawi, ma non dovrebbe nemmeno interferire con l'operato delle varie organizzazioni umanitarie. Invece queste, Croce Rossa inclusa, vengono perfino attaccate deliberatamente (e, per adesso, impunemente).