TRA KURDISTAN E PALESTINA
CRONACA E
ANALISI: LA CRIPTICA APERTURA DEL LEADER DEI “LUPI GRIGI”, IL
MESSAGGIO DI OCALAN, LA CONVERGENZA TRA DESTRA PALESTINESE, CURDA E
TURCA, E L’ATTACCO ALLA TUSAS RIVENDICATO DALL’ALA ARMATA DEL PKK
STORIA,
APPROFONDIMENTO E OPINIONI: LA
NASCITA DELL’ISIS, IL RUOLO DELL’ITALIA NELL’ARRESTO DI OCALAN,
LE “PURGHE” E I DISSIDI INTERNI AL PARTITO DEI LAVORATORI CURDO E
IL CAMBIAMENTO DI PARADIGMA, DAL MARXISMO-LENINISMO AL CONFEDERALISMO
DEMOCRATICO
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Foto di archivio di una manifestazione per la liberazione di Ocalan a Napoli de "Lo Skietto" |
Ritorniamo a
parlare di Kurdistan e Rojava con un articolo “long-form” e a
“lunga scadenza”, ideato per essere sempre utile da leggere e per
trascendere la stretta contemporaneità della cronaca, partendo comunque dagli
eventi più recenti: la misteriosa apertura del “lupo grigio” a
Ocalan, la notizia dell’incontro con il nipote di “Apo” dopo
quasi 26 anni di prigionia in isolamento e 43 mesi senza che nessuno,
nemmeno i suoi legali, aveva potuto visitarlo. Infine, l’attacco
all’azienda aerospaziale Tusas rivendicato dal PKK (il
“Partito dei Lavoratori del Kurdistan”). Secondo un comunicato
dell’HPG (le “Forze di Difesa del Popolo”, ala armata del
partito), non sarebbe connesso agli altri due eventi.
Affianchiamo poi
alla cronaca, la “storia iper-contemporana”, altre tematiche:
parliamo di politica e autogestione, e quindi del Confederalismo
Democratico sperimentato nella DAANES (nota ai più con la metonimia
“Rojava”). Poi, andiamo un po’ più indietro nel tempo,
raccontando gli eventi che hanno portato al sequestro di Ocalan, non
dimenticando il ruolo dell’allora governo di centrosinistra
italiano. Lo facciamo con uno sguardo non agiografico su un Ocalan
diverso, autoritario, prima della sua svolta libertaria, quello dei
tempi delle prime “purghe” all’interno del PKK.
Non possono
mancare altre questioni di “geopolitica popolare”, un tipo di
ricerca e analisi che non intendiamo solo nel senso deterministico
più diffuso, quello dell’incidenza dei fattori geografici sulle
scelte politiche delle varie entità statali, ma soprattutto il
contrario: parliamo di come le politiche influiscono sui, e nei
confini perché vogliamo un mondo dove questi non esistono! A questo
proposito, connetteremo virtuose lotte e ipocrisie più o meno
pragmatiche che legano la Palestina al Kurdistan.
Infine,
segnaliamo che questo articolo è incluso anche nel format di Fanrivista
“Come va a finire?!”,
articoli nei quali si
seguono degli eventi per domandarsi e capire, per l’appunto, quali
saranno gli esiti. Gli
eventi che seguiremo nei prossimi mesi, e forse nei prossimi anni,
forniranno
delle risposte
a quesiti che
tutti i militanti e i
simpatizzanti della questione curda si fanno
in questi giorni: il leader Abdullah Öcalan, ex marxista-leninista
che ha adattato il municipalismo libertario al contesto
curdo e dell’Asia
occidentale, verrà
liberato? Verrà perlomeno posta fine al suo isolamento
sull’isola-carcere di
Imrali? A quali
condizioni? Come verrà risolta la questione curda? Ocalan
svolgerà un ruolo simile a quello di Nelson Mandela nel Sudafrica
dell’apartheid?
Ma
prima di rispondere a queste fatidiche domande, bisogna tentare di
dare risposta a un altro interrogativo più
impellente: cosa
hanno in mente adesso i governanti-fascisti turchi?!
L’INVITO
AMBIGUO DEL “LUPO GRIGIO” E LA RISPOSTA DEL PKK
<<Se
l’isolamento del leader dei terroristi viene revocato, lasciate che
venga a parlare all’incontro del partito DEM in parlamento.
Lasciategli gridare che il terrorismo è finito e che la sua
organizzazione è smantellata>>, ha detto Devlet Bahçeli
nel parlamento turco lo scorso 22 Ottobre. Lui è il leader del
Partito del Movimento Nazionalista turco (MHP), successore del
fondatore della “Gladio turca” e cofondatore
dell’organizzazione neo-fascista dei “Lupi Grigi”,
ritenuta da molti il cuore del “deep state” neo-ottomano
(letteralmente “stato profondo”, ossia i veri manovratori della
politica). Il destinatario del messaggio è Abdullah
“Apo” Öcalan, uno dei fondatori e storico leader del Partito
dei Lavoratori del Kurdistan in
carcere dal 1999. Il
parlamentare fascista turco, alleato del “Sultano” Erdogan, ha
aggiunto che potrebbero esserci le condizioni di un suo rilascio in
base all’articolo 3 della Convezione europea sui diritti umani,
quello che regola il “diritto alla speranza” per chi è
condannato alla pena perpetua dell’ergastolo.
La
dichiarazione è stata interpretata come una possibile o ipocrita
apertura per risolvere la questione curda, che riguarda la minoranza
più numerosa e perseguitata della
Turchia (circa il 20% della
popolazione totale). Questione che si estende ai confini
politici degli altri stati
che comprendono la regione
del Kurdistan (Iraq, Siria e
Iran oltre alla Turchia e, secondo alcune visioni, anche un pezzo di
Armenia). Questione di cui
Ocalan è storicamente un simbolo, oltre che una spina nel fianco del
regime turco con la guerriglia lanciata
nell’84.
La
richiesta di smantellare il PKK, e non solo di chiederne il suo
disarmo, è apparsa da subito pretestuosa. Bisogna
inoltre tenere presente che
quando i regnanti fascisti
turchi si riferiscono al “PKK” intendono, in realtà, tutti
i partiti e le organizzazioni che derivano da esso o che si rifanno al rinnovato
pensiero di Ocalan (come il
KCK che raggruppa il
PYD siriano, il
PJAK iraniano e il PÇDK iracheno).