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24.9.25

FLOTILLA ATTACCATA VICINO ALLA GRECIA

+ULTIMA ORA 02:37+

La Global Sumud Flotilla è stata attaccata ancora una volta in acque internazionali, vicino alla Grecia, intorno all'una di notte (ora italiana) del 24/09/2025.

Dalle prime immagini e testimonianze video diffuse da vari attivisti si può pensare che siano state sganciate da una dozzina di droni delle granate stordenti, studiate per accecare e stordire con forti rumori. Non si esclude che siano stati usati anche liquidi o materiali non meglio identificati, forse simili a quelli impiegati nell'attacco di 3 mesi fa contro la Madleen.

L'ennesimo atto terroristico arriva dopo che negli scorsi giorni il traffico di droni sulla Flotilla era stato intensificato.

Sarebbero almeno 5 le barche colpite, tra cui la Zefiro che ha subito danni al sostegno dell'albero.

21.9.25

CHARLIE KIRK, MELISSA HORTMAN E IL “DUEPESISMO”

SULL'OMICIDIO DI CHARLIE KIRK, AL DI LÀ DI PLAUSIBILI "COMPLOTTISMI"...


Charlie Kirk e Melissa Hortman erano due persone con storie politiche molto diverse -di cui una più che discutibile- accomunate dall’essere morti recentemente a causa della violenza politica, almeno apparentemente… In questo breve editoriale torniamo a parlare di “doppio standard” o “duepesismo”, ossia del doppio metro di giudizio applicato da politici e media mainstream, oltre che di strategia della tensione.


Primi piani dei due personaggi


COSA DICEVA CHARLIE KIRK: DALLE TEORIE ANTISEMITE E ISLAMOFOBE SULLA SOSTITUZIONE ETNICA AL RILASCIO DEGLI “EPSTEIN FILES”

Charlie Kirk, classe ‘93, era un influencer statunitense di estrema destra, fondatore dell’organizzazione milionaria “Turning Point USA”, ucciso il 10 Settembre 2025 a Orem, Utah, durante un convegno.

<<Non sopporto la parola empatia, è un termine inventato dalla New Age che fa solo danni>>, e non ne aveva molta nei confronti delle persone che hanno un’identità di genere e un orientamento sessuale non conforme: nella Bibbia si dice che <<'se un uomo dorme con uomo dovrebbe essere lapidato' (...) la perfetta legge di Dio in merito a questioni sessuali>>. E poi diceva, sempre citando l’Antico Testamento, in riferimento alle persone trans: <<'un donna non dovrebbe indossare i vestiti di un uomo, né un uomo il velo di una donna', e chiunque faccia queste cose rappresenta un abominio per Dio>>.

Non sembrava comprendere bene nemmeno le emozioni delle persone nere, schiavizzate per secoli dai suoi antenati, e ancora oggi sottoposte a pesanti discriminazioni dai suoi "camerati": <<Martin Luther King JR era una persona terribile>>; <<quando vedo un pilota di aerei nero penso “Ragazzi, spero sia qualificato!”>>; le donne nere <<non hanno la capacità mentale di processare che hanno rubato il posto a qualche bianco>>, non perché le politiche di "azione affermativa" (quelle simili alle “quote rosa” per capirci) sono eque e riparatorie.

Anche il ruolo delle donne bianche deve essere limitato, in accordo con i sacri comandamenti di migliaia di anni fa, ancora vigenti per alcuni. Alle donne e alla cantante pop Taylor Swift diceva: <<rigetta il femminismo e sottomettiti a tuo marito!>>. L'aborto per lui non era concepibile nemmeno nel caso di una minorenne stuprata: <<dovrebbe tenersi il bambino>> perché è la legge di Dio.

Poi ci sono i musulmani<<vogliono conquistare l’Europa tramite la sostituzione etnica>>, una politica aperta dagli ebrei del resto, di cui sono stati storicamente accusati e continuano a essere accusati, anche da politici italiani: <<i donatori ebrei sono stati i primi a finanziare meccanismi radicali dell’apertura dei confini, politiche neo-liberali e quasi marxiste, istituzioni culturali e associazioni no-profit. È una bestia creata dagli ebrei laici>>.

19.9.25

LUNEDÌ 22 SETTEMBRE SCIOPERO GENERALE PER GAZA

MOTIVAZIONI, ORARI, LUOGHI E ISTRUZIONI SU COME PARTECIPARE 

Sullo sfondo il disegno di una bandiera palestinese. In alto la scritta "22 Settembre sciopero generale", racchiusa dal motivo della kefiah che simboleggia il mare. Sotto altre due scritte: "Da che parte sta il governo italiano?". Scioperiamo per chiedere al governo di interrompere i rapporti istituzionali e economici con Israele". In risalto il disegno di un pugno chiuso.


L’“Unione Sindacale di Base” (USB) e il “CALP Genova” (i lavoratori portuali genovesi) hanno indetto uno sciopero generale per Lunedì 22 Settembre per fermare il genocidio del popolo palestinese, chiedendo l’immediata interruzione dei rapporti commerciali e politici con Israele, e per sostenere la missione umanitaria della “Global Sumud Flotilla”: non è necessario essere iscritto a nessuna organizzazione sindacale per partecipare. 

L’iniziativa non coinvolgerà solo i lavoratori portuali e del trasporto, spiega l’USB in un comunicato, chiarendo che <<a scioperare ci saranno le fabbriche, la logistica, i settori pubblici, la scuola, i vigili del fuoco, il commercio, l’energia. E poi ci saranno gli studenti, con la loro spinta e il loro entusiasmo. Saranno tantissimi e faranno la differenza. Lo sdegno per quello che sta succedendo a Gaza e per la complicità dei governi occidentali, Italia in testa, è trasversale e non ha confini. A colpire sono la reticenza e le bugie dei politici, il racconto vergognoso che saremmo in prima fila negli aiuti e altre amenità simili. Tutti sanno che bisogno rompere le relazioni con uno stato terrorista, a tutti i livelli, cominciando come è ovvio dalle armi ma poi passando al piano commerciale e diplomatico. Il resto sono chiacchiere. Sanzioni, embargo, rottura: queste le parole che vogliamo sentire e che grideremo nelle piazze dello sciopero generale>>.

Seguono due comunicati diffusi dal “Global Movement to Gaza Italia”, la sezione italiana della “Global Sumud Flotilla”, che includono le istruzioni su come partecipare allo sciopero generale.

Qui invece il link al primo comunicato dell’USB, con la lista degli esonerati dallo sciopero, e il secondo comunicato con la lista -in aggiornamento- di luoghi e orari di presidi e manifestazioni nelle varie città italiane.

14.9.25

‘GAZA ERA UNA PRIGIONE A CIELO APERTO...’

ADESSO NON C’È NEMMENO PIÙ IL CIELO!’

‘LA CAUSA PALESTINESE OGGI È DIVENTATA UNA CAUSA PER L’UMANITÀ’ 

LA TESTIMONIANZA DI UN ATTIVISTA DI GAZA CHE È DOVUTO DIVENTARE CITTADINO ITALIANO PER RIVEDERE LA SUA TERRA, MA HA POTUTO FARLO SOLO COME “TURISTA”


L'attivista di Gaza mentre siede in un parco a Napoli durante l'intervista. Indossa una kefiah.


Un paio di settimane fa, a una delle tante manifestazioni che si tengono in tutto il mondo in favore della “Global Sumud Flotilla”, ho incontrato Hameid Alfarra. Lui è un attivista di Gaza, fa parte della “Comunità Araba Palestinese di Salerno” e del “Global Movement to Gaza Campania”. Da giovane ha dovuto lasciare la sua terra, insieme a suo fratello, per aiutarlo a guarire donandogli il fegato. Ci è potuto tornare solo dopo molti anni e ostacoli, ma solo come turista, quando ha ottenuto la cittadinanza italiana e poco prima che scoppiasse la guerra genocida. La sua testimonianza mi ha aiutato a capire meglio come funzionano i raggiri legali che a Gaza, da decenni, restringono il movimento di persone e di beni essenziali, perfino dell’acqua. Ma le sue parole hanno toccato anche il mio cuore e stimolato una serie di riflessioni che trovate in questo editoriale atipico. 

I link al video dell’intervista completa li trovate alla fine dell’articolo.



TANTI GIOVANI CONTINUANO A MORIRE, MA QUELLI CHE CRESCONO E INVECCHIANO NON DIMENTICANO

<<Dicevano sempre che Gaza era una prigione a cielo aperto, adesso non c’è nemmeno più il cielo ma droni, aerei, bombe e missili>>: sono queste le parole che più mi hanno colpito di Hameid, quando lo abbiamo intervistato il 31 Agosto a Napoli, in occasione di una manifestazione per supportare la “Global Sumud Flotilla”. L’ultima volta che ha visto Gaza è stata qualche settimana prima che quella prigione venisse distrutta, insieme alle vite di tanti prigionieri innocenti, colpevoli solo di esservi nati e di aver costruito la propria vita lì, dopo esservi stati intrappolati. Ci ha anche spiegato nel dettaglio come sia sempre stato virtualmente impossibile uscire da quella prigione, da quel “campo di concentramento e di sterminio”, come lo definisce Stephen Kapos, sopravvissuto all’Olocausto. E se hai solo un passaporto palestinese, anche se riesci a uscirne non ci ritorni più. Perché quello è il passaporto di uno stato rubato, che formalmente esiste solo sulla carta, ma concretamente resiste nella resilienza dei palestinesi. Di tutti quei palestinesi che vorrebbero semplicemente vivere nel posto dove sono nati, o da cui provengono i loro genitori, ma che non hanno nemmeno la possibilità di visitarlo liberamente. Nel mentre, altri vivono comodamente nelle case a loro rubate, di cui conservano ancora le chiavi, e se ne prendono pure beffa. Uno stato promesso ad altri da chi non lo possedeva, “regalato” per far pagare ai palestinesi le colpe dei veri antisemiti, dell’imperialismo occidentale, e senza dimenticare il complice benestare dell’URSS. Uno stato che non esiste perché un'altra entità statale è stata autoproclamata, fondata sulla “Nakba”, sullo sfollamento forzato e prolungato, sugli stupri, sui massacri, sul raggiro legislativo, sulle menzogne propagandistiche, sulle letture distorte degli ideali socialisti e dei testi sacri, sulla supremazia etnica e militare, sulle spirali di odio che ha generato e continuerà a generare.

10.9.25

COLPITA DI NUOVO LA GLOBAL SUMUD FLOTILLA

È IL SECONDO ATTENTATO IN 24 ORE



Due fotogrammi che registrano il momento dell'impatto: si vede una scia di fuoco abbattersi sulle imbarcazioni.
Le immagini dei due attacchi ripresi dalle telecamere di sicurezza



 ++ AGGIORNAMENTI SUGLI ATTENTATI ALLA “FLOTILLA” DEL 13/09/2025 ++

Come si era spiegato nell’articolo che segue, dopo il primo attentato le autorità tunisine avevano diffuso la notizia che a scatenare l’incendio sulla prima nave colpita non era stato un ordigno ma, presumibilmente, un mozzicone di sigaretta, nonostante le telecamere di sicurezza avessero chiaramente ripreso un oggetto infuocato colpire l’imbarcazione dall’alto.

Le scuse per evitare la crisi diplomatica non hanno retto di fronte al secondo attentato: gli attivisti hanno trovato i resti dell’ordigno, e diffuso le immagini di quello che pare essere un “drone kamikaze” con una granata incendiaria.

In relazione al secondo attentato, le autorità tunisine hanno ammesso che si è trattato di un attacco <<deliberato>>. In seguito alcuni militari tunisini hanno sorvegliato e scortato le imbarcazioni della “Global Sumud Flotilla” dal porto di Sidi Bou Said a quello di Bizerte. Da lì un primo gruppo di imbarcazioni è partito alla volta di Gaza poche ore fa.

Antonio La Piccirella, uno degli attivisti in rotta verso Gaza, già sequestrato in acque internazionali da Israele durante l’ultima missione della “Freedom Flotilla”, ieri ha diffuso un video: mentre inquadra una motovedetta della marina militare tunisina, dichiara che <<questo si avvicina di più a come vorremmo che si comportassero i governo e le loro parti militari, e cioè proteggendo una missione civile e umanitaria. Dico 'si avvicina' perché vorremmo che fossero proprio i governi a spendersi per queste missioni umanitarie>>.



Colpita due volte in Tunisia e in una singola giornata la “Global Sumud Flotilla”, la flotta di navi civili che vuole tentare di rompere l’assedio a cui Gaza è sottoposta da quasi vent’anni. La prima volta la “Family Boat”, la nave ammiraglia della missione umanitaria, è stata attaccata intorno alle ore 23:30 italiane di Lunedì. Poi, a distanza di circa 24 ore, è toccato alla nave “Alma”. I filmati delle telecamere di sicurezza mostrano degli ordigni incendiari scagliati dall’alto, presumibilmente da droni o da altri tipi di velivoli pilotati a distanza.

Fortunatamente, gli attivisti a bordo stanno bene, ma al danno si aggiunge la beffa delle autorità tunisine: dopo il primo attacco hanno negato di aver rilevato droni nel loro spazio aereo e hanno dichiarato che a generare l’incendio sarebbe stato un mozzicone di sigaretta. Gli attivisti, invece, puntano il dito contro gli investigatori: raccontano che si sono recati sulla scena del crimine non per fare indagini, ma per far sparire materiale compromettente, che dovrebbe scatenare una crisi diplomatica, visto che per compiere i due attentati terroristici sono stati sorvolati i cieli tunisini.


MENO RISCHIO E MENO IMPEGNO

In questi giorni la presidente Meloni ha dichiarato che ci sono <<canali meno rischiosi e meno impegnativi>>, rispetto a quelli praticati dagli attivisti della “flotilla”. Le tonnellate di aiuti che hanno raccolto sono simboliche dal punto di vista materiale, ma sono fondamentali per fare pressione affinché dei concreti canali umanitari siano aperti.

Certamente, i lanci di aiuti dagli aerei che fanno arrivare pochissimo cibo sono più rischiosi per i palestinesi, che muoiono letteralmente schiacciati o che vengono ridotti a lottare letteralmente per un pezzo di pane. E sono meno impegnativi per i governi che supportano uno stato che pratica apartheid e genocidio.