CI PRENDIAMO UNA PSEUDO-PAUSA, MA RESTIAMO SEMPRE ATTIVI-ST*...
Nella nostra foto per la canonica pausa “estiva” (che forse si protrarrà fino ad autunno inoltrato, forse meno, lo stiamo ancora decidendo) non ci sono spiagge e ombrelloni, ma tante cose da leggere e scrivere!
Ci prendiamo qualche settimana di pausa, non tanto per “riposare” ma soprattutto per “organizzarci”: prima di scrivere c’è bisogno di studiare e leggere tanto e per questo ci serve molto tempo, ma intanto: esplorate le diverse sezioni del sito (o semplicemente “scrollate” e navigate all’indietro tra i più di cento post pubblicati nelle pagine virtuali in questo anno e mezzo di attività) e tra gli svariati temi trattati ci sarà qualcosa che vi interessa particolarmente.
Oltre a molti articoli e post su fatti di attualità e di cronaca, che cercano di fotografare momenti della “storia iper-contemporanea” di questi mesi, troverete dei contenuti concepiti come degli “articoli a lunga scadenza”, somiglianti a dei saggi più o meno informali, molto spesso con degli “articoletti” all’interno di un “maxi-articolone” da leggere con tanta pazienza (che crediamo verrà ripagata alla fine, anche per uscire dal bombardamento continuo di news omologate, frammentate e poco approfondite, dedicando un po’ più di tempo a testate indipendenti, autoprodotte e atipiche), e siamo sicur* che troverete tantissimi contenuti sempre utili da leggere anche a distanza di molto tempo dall’immediatezza della pubblicazione.
Noi comunque continueremo a pubblicare degli aggiornamenti sui nostri profili social (sia su quelli “asociali” che sul Fediverso tramite Mastodon) e potete continuare a contattarci per segnalazioni, proposte, comunicati e così via.
ADESSO ESIGIAMO VERTIÀ E GIUSTIZIA PER GIULIO REGENI!
Mentre il dibattito dei media mainstream si focalizza sull’aereo di stato rifiutato da Patrick Zaki, che come difensore dei diritti umani si mantiene indipendente da ogni governo (e in particolare da questo che vorrebbe farsi le foto con lui “in passerella”, e cioè sfruttare il suo caso per ottenere un vantaggio mediatico) e mentre la stampa destrorsa lo bolla per questo come “ingrato”, noi continuiamo a fare pressione sul governo italiano e sul regime egiziano perché adesso si ottenga giustizia e si faccia piena luce sulla torbida vicenda di Giulio Regeni, rapito nel 2016 nel giorno dell'anniversario delle proteste di piazza Tahrir al Cairo, e trovato morto circa dieci giorni dopo vicino a una struttura detentiva dei servizi egiziani.
CLICCA O SCHIACCIA L'IMMAGINE PER VEDERLA IN MANIERA NITIDA In basso a sinistra i titoli dei giornali in una ricerca su Google che parlano dell'attacco a Patrick Zaki, definito "ingrato" per aver rifiutato il volo di stato offerto dal governo (in fondo all'articolo trovate l'immagine originale). In alto a sinistra l'immagine di Patrick Zaki dell'Egyptian Initiative for Personal Rights (l'originale a questo link). In alto a destra l'immagine di Giulio Regeni di Asiaecica (l'originale a questo link). In basso a destra un banner in cui si chiede verità per Giulio Regeni fotografato da Camelia.boban (l'originale a questo link). Licenza delle tre foto "CC BY-SA 4.0 DEED"
Il governo "post-fascista" prova ad appropriarsi di una battaglia portata
avanti da un largo settore della “società civile”, oltre che da movimenti e individualità più “politicizzati”. Il giornale Libero attacca lo studioso definendolo "ingrato" per l'ovvio rifiuto del volo di stato, mentre il ministro Crosetto sfodera un pessimo umorismo dicendo: <<meglio, così risparmiamo>>.
La locandina di quest’anno del Crack! è stata realizzato da Durga Maya
Anche quest’anno pubblichiamo l’inatteso report
strampalato del nostro inviato per nulla speciale, il Cronista Autoprodotto,
sul Crack!, il festival di arte underground più dirompente e partecipato
di tutte le galassie e le dimensioni a noi note (a questo link invece, per i/le
più nostalgich* e curios*, quello che avevamo combinato nell’edizione VUDU del
2022).
Il festival nasce nel 2003 quando la manifestazione era
denominata “Celle Aperte”, e prende il nome da una citazione
onomatopeica di Hugo Pratt, la trascrizione del rumore di un ramo che si spezza
e di uno sparo nel deserto, facendo “crack” per l’appunto: il fest vuole essere
questo, un rumore dirompente in un deserto culturale.
Quest’anno era la prima volta che esponevamo con un
banchetto e quindi la prima volta che partecipavamo in prima persona plurale a
una fiera, e per questo la recensione del fest di quest’anno è un po’
diversa, in una forma ancora più diaristica del solito, e ancora più
svogliata e disordinata dell’anno scorso (essendo stati impegnati nel
“propagandare” la nostra autoproduzione giornalistica), ma sempre
coerente con lo spirito del giornalismo indipendente e autogestito che
caratterizza queste pagine virtuali.
INIZIA A SETTEMBRE IL PROCESSO PER OMICIDIO PLURIAGGRAVATO A CARICO DEL CARABINIERE
Parliamo di Ugo Russo, la giovane vita che, secondo
la ricostruzione dei pubblici ministeri, è stata spezzata da un militare
addestrato all’uso di armi con vari colpi d’arma da fuoco, di cui uno fatale
che sarebbe stato sparato alle sue spalle, tre anni fa a Napoli. Riteniamo che
la questione “burocratica” e mediatica del murales a lui dedicato sia salita
alla ribalta delle cronache a discapito delle ricostruzioni delle dinamiche della sua morte, delle
sistemiche tragedie sociali alla base della diffusione di reati predatori, ma
anche delle misure di “welfare” mafioso che compensano le mancanze statali,
nonché del labile confine tra “buoni e cattivi”.
Nell'immagine un disegno di Ugo Russo contenuto nel fumetto di Zerocalcare intitolato "Strati", ripreso nell'installazione degli attivisti di Liberi
Partiamo quindi dalla ricostruzione di quel funesto
evento, per poi concludere con una serie di considerazioni e opinioni, e
dopo aver dato nota di una nuova un’installazione-azione degli
artisti-attivisti di “Liberi” e di “Free Assange Napoli”, fiduciosi che le
verità relative alla tragica fine di un adolescente emergeranno completamente
nel processo che partirà a breve, e sperando di aver contribuito nel nostro
piccolo a far conoscere meglio la vicenda, dal punto di vista della mera
cronaca ma soprattutto da quello sociale. Abbiamo cercato di farlo nel modo più
oggettivo possibile e chiariamo da subito che secondo noi in questa orrenda
storia non ci sono né santi né mostri, ma esseri umani con cui condividiamo
tanti problemi che dobbiamo risolvere insieme, per continuare un percorso di
cambiamento sociale e perché fatti del genere non si ripetano più!
PER LA PROCURA INATTENDIBILI LE TESTIMONIANZE IN
MERITO AL FILONE DI INAGINE SU LESIONI E TORTURA
Tre mesi fa abbiamo pubblicato un dettagliato resoconto
relativo alle rivolte e alla strage nelle carceri durante i primi giorni
dell’esplosione della pandemia, un evento tanto tragico quanto oscuro e unico
nella storia penitenziaria italiana (qui la prima parte e a quest’altro link la seconda)...
Evento unicoma non per questo imprevedibile dato che la
gestione di una rivolta in un luogo studiato per contenere persone che non vogliono
essere rinchiuse non dovrebbe essere qualcosa di straordinario: alcuni
provarono a scaricare le colpe su una “complottistica regia mafiosa”, ipotesi
smentita da un’apposita Commissione del Ministero della Giustizia che ha
analizzato le dinamiche dello scoppio delle rivolte istituto per istituto.
Secondo l’apposita commissione resta comunque l’ipotesi che <<familiari
e gruppi antagonisti abbiano concordato il momento in cui dare avvio>>
alle proteste, e che quindi questi sono capaci di “creare conflitto” anche
senza il supporto della criminalità organizzata. Nel 2021 sono state concepite
nuove norme per fronteggiare questo tipo di situazioni, con molte perplessità sul “via libera” al personale esterno armato, mentre
sarebbe più utile ripensare “da zero” l’istituzione carceraria tendendo verso
un orizzonte abolizionista e analizzando le cause che portano la stragrande maggioranza di esseri umani
nelle carceri (le sole politiche antiproibizioniste, che derivano dalla fallita “guerra alla droga” annunciata nell’era di Nixon, sono alla base della
restrizione di circa il 20% della popolazione carceraria globale).
La ragione principale dei disordini risiede nelle barbare e disumane
condizioni delle “discariche sociali” che chiamiamo carceri, con dei
problemi sociali e sanitari strutturali, ulteriormente aggravati dalla pandemia:
si pensi solo al fatto che mentre fuori ci organizzavamo per restare isolati e
distanziati, all’interno delle prigioni il sovraffollamento era (ed è
ancora) la norma, ma come abbiamo già scritto questa era solo la criticità più
lampante di tutte, insieme all’insufficienza di assistenza sanitaria e di
attività che servirebbero a “riabilitare” le persone ristrette per rientrare al
meglio nella nostra società malata...
Altre criticità nella gestione e prevenzione degli effetti
tragici delle rivolte è sicuramente quella della custodia degli psicofarmaci
(metadone incluso) che, da soli (e quindi tralasciando le svariate evidenze che
suggeriscono episodi violenti), avrebbero condotto alla morte per overdose
di 13 delle vittime. Una quattordicesima invece è morta a distanza di un
mese per cause naturali, presumibilmente peggiorate da quegli eventi, e sempre
a distanza di un mese una quindicesima è morta sempre per overdose di
farmaci ma non durante il caos delle rivolte, bensì in una cella di isolamento
a S. Maria Capua Vetere, e quindi in un momento in cui doveva essere sotto
stretta sorveglianza.
A sinistra e al centro le immagini di Cospito che viene allontanato da un'udienza, riprese da siti dell'area insurrezionalista e usate per pubblicizzare degli eventi in suo favore. A destra la stessa immagine diventa un'icona, viene stilizzata e usata per analoghe iniziative.
Pubblichiamo una stringata sintesi della vicenda
giudiziaria di Alfredo Cospito e di Anna Beniamino, insieme agli ultimi
aggiornamenti e a degli approfondimenti
Nel 2022 la Corte di Cassazioneconfermava la
condanna per le esplosioni di due ordigni davanti la caserma per allievi
carabinieri di Fossano in provincia di Cuneo nel 2006, riqualificando però il reato commesso come quello più grave previsto dall’ordinamento italiano, e
cioè di “strage politica”. Inizialmente era stato condannato per “strage
semplice”, e per “strage” si intende anche il solo tentativo di uccidere
più persone, dato che l’attentato è stato solo tentato (mentre Cospito lo ha
sempre definito meramente “dimostrativo” pur non reclamandone la paternità, e
spiegando che <<gli anarchici non fanno stragi indiscriminate perché
non sono lo stato>>). Per questo la Suprema Corte aveva
rinviato gli atti alla Corte d’assise di Torino per calcolare nuovamente la pena. Quest’ultima chiamava in causa la Corte Costituzionale per
decidere se nel suo caso si potevano concedere le attenuanti, nonostante la
recidività, che lo avrebbero salvato dalla pena dell’ergastolo: ad
Aprile la Consulta ha dichiarato incostituzionale una parte
dell’articolo 69 del Codice penale, precisamente quella che vietava di
considerare le circostanze attenuanti come prevalenti sull’aggravante della
recidiva. In quei giorni Cospito interruppe lo sciopero della fame che aveva
intrapreso come forma di battaglia non violenta contro il “41 bis” e il regime
di ostatività,e che è durato circa 6 mesi. Dopo la decisione è
stato infine condannato a 23 anni invece che all’ergastolo, mentre per lo
stesso evento la sua compagna, Anna Beniamino, è stata condannata a 17
anni e 9 mesi invece che a 27 anni e 1 mese come chiedeva la procura.
Per chi fosse interessato ad approfondire la vicenda da un
punto di vista sia politico che tecnico, oltre al resoconto già menzionato segnaliamo i seguenti articoli:
Qui trovate un’ “esclusiva” di Fanrivista (dato
che siamo stati i soli a mettere a confronto due notizie di cronaca
avvenute lo scorso Gennaio) dove parlavamo dei “due pesi e due misure” usati
con Cospito e Matteo Messina Denaro: un primo punto riguarda l’accusa di strage
politica, dato che in un primo momento il vertice di Cosa Nostra era
accusato “semplicemente” di omicidio plurimo per il concosro nella
strage di Capaci, mentre poi verrà condannato solo per strage comune.
Inoltre in quei giorni mentre il Dipartimento
dell’Amministrazione Penitenziaria vietava alla dottoressa che curava la
salute di Cospito di rilasciare dichiarazioni alla testata radiofonica
antagonista “Radio Onda d’Urto”, tutte le principali testate
nazionali pubblicavano le dichiarazioni di Messina Denaro ai sanitari che lo
avevano in cura, dichiarazioni che potenzialmente potevano nascondere dei
messaggi in codice e che dunque sarebbe stato più sensato vietare, a differenza
di quelle dell’anarchico che da anni pubblicava a distanza su vari siti della
galassia anarchica, testi che giustificherebbero il regime ostativo cui
è sottoposto, mentre secondo il suo legale sarebbe bastato applicare una
censura sulla sua corrispondenza lasciandolo nella sezione di “alta sicurezza”.
Qui invece il nostro Anarco-pacifista esprime
la sua posizione personale su questioni di militanza, e in particolare riguardo
all’uso della violenza come strumento politico, sulle diverse anime
e sulle storiche spaccature del movimento anarchico (no, anarchia non
vuol dire semplicemente “caos”, casomai ve lo steste chiedendo!).
Qui parlavamo delle accuse, campate in aria, mosse da Giovanni
Donzelli (Fratelli d’Italia) alla pseudo-sinistra del Partito
Democratico (in questi giorni per il sottosegretario alla giustizia Andrea
Delmastro, che ha passato le informazioni a Donzelli, è stata disposta l'imputazione coattaper rivelazione di segreto d’ufficio), “disegnando” alcuni scenari
che potrebbero essere puri “deliri complottisti” senza fondamento
così come dei frammenti “di e delle” verità legate al caso umano e
giudiziario dell’anarchico-nichilista.
Proto-Redazione
Come di consueto alleghiamo una citazione musicale in armonia
con quanto scritto sopra: si tratta di “Kanzone su un detenuto politico”
dei “24 Grana”
NUOVA INSTALL-AZIONE DI "LIBERI" E "FREE ASSANGE NAPOLI": IL SINDACO VUOLE NOMINARE CITTADINO
ONORARIO SPALLETTI MENTRE ASPETTIAMO ANCORA IL CONFERIMENTO UFFICIALE AD ASSANGE, APPROVATO SEI MESI FA
La vignetta di Karlmax'25
Nuova installazione artistica e azione dimostrativa
del gruppo “Free Assange Napoli”e di “Liberi”, un progetto editoriale e artistico di Nicola Angrisano che mira a
rivalorizzare le edicole abbandonate di Napoli tramite
l’affissione di giornali murari.
Sullo sfondo il murale di Luca Carnevale "Humanhero" non lontano da dove viveva Mario, a Napoli. A destra lo striscione del gruppo "Giustizia per Mario Paciolla"
LA PRESSIONE CHE DOBBIAMO APPLICARE PER ARRIVARE ALLA VERITÀ
Parliamo di Mario Paciolla chiedendo verità e giustizia: a differenza del caso di Giulio Regeni, dove i “cattivi” sono i servizi segreti legati al regime di Abdel Fattah
al-Sisi, nel caso di Paciolla almeno alcuni dei “cattivi” (per negligenza
quantomeno, se non per dolo) sono dei funzionari delle Nazioni Unite che
hanno ripulito la scena del crimine con la candeggina, avallando
l’improponibile tesi del suicidio (che senso avrebbe prenotare un biglietto
per ritornare a Napoli e suicidarsi dopo poche ore?!). Anche per questo,
probabilmente, l’attenzione mediatica e la conseguente pressione sulle autorità
in merito alle vicende dell’attivista, giornalista e funzionario
ONU napoletano non sembrano essere sufficienti, e per questo dobbiamo
chiedere, con ancora più forza, verità e giustizia per lui e per tutte le
vittime della storia italiana, decedute all’estero mentre svolgevano attività
giornalistiche e umanitarie, di cui non si conoscono con certezza mandanti e
ragioni delle esecuzioni, partendo da Italo Toni e Graziella De
Palo nel lontano 1980 fino alla morte del fotoreporter Andy Rocchelli nel 2014, e passando per Ilaria Alpi e Miran Hrovatin nel 1994...
Sullo sfondo un'installazione dedicata a Mario, di cui parliamo nella conclusione di questo post
CHI ERA MARIO: UN TRASFORMATORE DEL PRESENTE PER UN FUTURO
DI GIUSTIZIA SOCIALE
Mario Carmine Paciolla era nato nel 1987 a Napoli,
città in cui ha vissuto e studiato: si è laureato nel 2014 in scienze politiche
all’Università L’Orientale, conseguendo il titolo di Dottore Magistrale
in “Relazioni e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa”.