<SPARANO SULLA
FOLLA INVECE DI METTERE CARTELLI PER FAR SPOSTARE LE PERSONE>
<LA GHF NON
FORNISCE NEMMENO UNA BOTTIGLIETTA D’ACQUA PERCHÉ COSTA TROPPI
SOLDI>
<GLI USA SONO DALLA PARTE SBAGLIATA DELLA STORIA>
 |
Immagini e video scattate a Gaza da Anthony Aguilar e consegnate alla stampa. |
A Marzo del 2024
l’allora
Alto Rappresentante UE diceva che Israele usava <<la fame come
arma di guerra>>. Era il primo anno di guerra genocida e si
verificavano le prime “stragi della farina”, oggi più
strutturate e sistematizzate.
Da Giugno 2024 i leader israeliani sono formalmente accusati e ricercati per vari crimini, incluso
l’impiego della carestia come arma di
guerra.
A Novembre del
2024 abbiamo cominciato a parlare delle trappole mascherate da centri
alimentari, quando il possibile affidamento della distribuzione degli aiuti a compagnie militari private era solo una
voce.
Si diceva che i soldati privati avrebbero usato delle pallottole di
gomma, ma così non è stato e la realtà ha superato le
peggiori prospettive.
A Maggio del 2025 il piano di militarizzare gli aiuti
si
è concretizzato. Sei mesi prima già si sospettava che dietro
i saccheggi di aiuti e la gestione della “borsa nera” non ci fosse Hamas, ma lo stesso governo
israeliano.
Poi, all’insegna
del pragmatismo criminale e del “dividi e comanda”, è arrivata
addirittura la pubblica ammissione di Netanyahu: ha armato bande jihadiste per indebolire
Hamas,
le stesse che attaccano i camion, impongono il pizzo e lucrano sugli
aiuti.
Eppure ci continuano a raccontare che è tutta colpa di
Hamas,
e che sono loro a rubare gli aiuti. Anche ammettendo che sia vero
(visto che fino ad oggi le evidenze dimostrano l’esatto
contrario) basterebbe inondare Gaza di aiuti invece che di bombe:
secondo la basilare legge della domanda e dell’offerta, se ci fosse
abbondanza di cibo non ci sarebbe più lucro, non ci sarebbe più la
“borsa nera” e nemmeno gli assalti ai camion, i morti e i malati per
denutrizione e malnutrizione... E non ci sarebbe
nemmeno una popolazione stremata e umiliata da deportare in Egitto o
altrove per appropriarsi di preziose risorse, inclusi quei giacimenti
di gas di cui poco si parla.
Oggi, dopo il
rinnovo dei fallimentari lanci aerei di insufficienti aiuti, che
finiscono anche con lo schiacciare letteralmente persone, parliamo di
una serie di testimonianze precise, rilasciate da Anthony Aguilar. È
un veterano statunitense, non certo un sinistrorso “pro-pal”, che
ha descritto e confermato il malefico “segreto di Pulcinella” sui siti di distribuzione controllati da Israele e USA.
Infatti, Aguilar è anche un “insider” delle operazioni della sedicente
fondazione umanitaria che distribuisce gli aiuti a Gaza, la “Gaza
Humanitarian Foundation”, avendo operato nella Striscia per circa
un mese, a partire da fine Maggio. Oltre a svelare che il progetto,
in realtà, non ha nulla di umanitario, ha rivelato diversi
particolari sul funzionamento della militarizzazione degli aiuti, e
ha anche diffuso diversi video che documentano crimini di guerra.
La testimonianza
di Aguilar è stata accolta, insieme al testimone, da eterogenei
apparati mediatici, anche politicamente ed editorialmente
opposti, inclusi quelli più mainstream. Le parole
e i video che ha diffuso hanno
sconvolto soprattutto i settori più conservatori dell'opinione pubblica,
inclusi i sostenitori e i negazionisti
dell’apartheid israeliano, dato che le persone di altri schieramenti culturali e politici sono più informate sulle malefatte che la propaganda tenta di
nascondere.
Nell’articolo che segue sono state
analizzate ore delle sue svariate interviste rilasciate in queste ultime settimane,
una serie di diversi “pezzi” che ci aiutano a comprendere
approfonditamente tutto quello che “l’addetto ai lavori”
ha detto pubblicamente. Oltre a sconvolgerci ulteriormente, ci spingono a chiedere nuove
spiegazioni e richieste di giustizia.
USANO LA FAME
COME ARMA DI GUERRA E LO HANNO ANCHE DICHIARATO...
Per
anni i governanti israeliani hanno controllato le calorie medie
spettanti
a ogni singolo abitante di Gaza, con l’intento di indebolire la
popolazione per mantenerla appena sopra la soglia di sopravvivenza
mentre, al contempo, si cercava di evitare una conclamata crisi
umanitaria e l’indignazione della comunità internazionale. Oggi le élite imprenditoriali tecno-fasciste non hanno più bisogno di
nascondersi. Imprenditori ed esponenti vari del complesso militare-industriale
controllano direttamente i politici o si sono “buttati”
personalmente in politica, e sono più sfacciati che mai. Grazie al
disinteresse delle masse, troppo impegnate a cercare di sopravvivere
economicamente o a soddisfare falsi bisogni iper-consumisti, e grazie
al fallimento o all’auto-asservimento di varie strutture partitiche
e politiche, si sta affermando un principio pericolosissimo per
l’intera umanità: il genocidio di Gaza dimostra che chi è più forte e chi ha più soldi può
fare tutto, può ammazzare chiunque e può prendersi tutta la
terra che vuole. L’unica legge da rispettare, secondo loro, è quella della
giungla capitalista tecno-feudale, quella che premia chi è
più brutale e ha più capitale.
Lo
abbiamo visto quando, più volte a partire da Ottobre 2023, i
governanti israeliani hanno pubblicamente affermato che a Gaza non
deve entrare né acqua, né cibo, né
elettricità, e quando hanno detto che l’intera popolazione
di Gaza è colpevole dell’attacco del 7 Ottobre.
Punizione collettiva sia allora, ma che i giornalisti pennivendoli la
chiamino “diritto all’autodifesa”! Quelle dichiarazioni sono state vagliate dai più alti organismi giudiziari internazionali
che hanno stabilito, per adesso, la “plausibilità” del genocidio
e, dunque, dell’intento di praticarlo (il “crimine dei crimini”
si configura penalmente quando c’è l’intenzione di distruggere
un popolo in tutto o in parte). Eppure, dopo averlo detto con una
candida sfrontatezza, hanno “proiettato” la colpa su qualcun
altro (è sempre colpa di Hamas, ovviamente). Oppure hanno negato
l’evidenza, raccontando che le foto di persone scheletriche
sarebbero false, che quei corpi emaciati con le pelli quasi perforate
dalle ossa sarebbero attribuibili ad altre malattie (come se affamare
qualcuno che già soffre non fosse comunque grave!). È un tipico
comportamento da bugiardo narcisista, psicopatico e sadico, forse
dettato anche dalla paura che l’impunità non durerà per sempre.
L’EX MILITARE
USA “PRO-ISRAELE” E IL TETRO “SEGRETO DI PULCINELLA”
Nonostante i
tentativi di negare l’evidenza, la testimonianza di un ex berretto
verde USA ha squarciato il labile velo di bugie psicopatiche
e narcisiste, posizionato davanti agli occhi di molti sostenitori di un
governo che pratica l’apartheid da decenni (secondo il diritto
internazionale, non secondo chi giustifica l’espropriazione di
terre su basi religiose, naturalmente).
Anthony Aguilar, 43
anni, è uno dei soldati privati che ha lavorato per circa un mese
con la “Gaza Humanitarian Foundation” (GHF),
la sedicente fondazione umanitaria incaricata di distribuire cibo
nella Striscia dopo che le principali organizzazioni umanitarie, come
l’UNRWA,
sono state estromesse, con la vaga accusa che sarebbero legate ad Hamas. E sono state pure colpite direttamente: ricordate quando hanno ucciso i
volontari della “World Central Kitchen”?! Forse no, perché
ci siamo abituati a qualunque orrore e
violazione... E prima di uccidere i lavoratori "occidentali", erano stati massacrati decine di operatori umanitari locali che, evidentemente, non meritano l'attenzione dei media internazionali, in quanto hanno un colore di pelle troppo scuro o parlano una lingua troppo diversa dalla nostra.
La sedicente fondazione privata, essendo un ente umanitario,
dovrebbe operare in maniera indipendente da Israele. Essendo
potenza occupante, ai sensi dell’inefficiente diritto
internazionale, lo stato israeliano avrebbe l’obbligo non solo di favorire l’entrata
di aiuti, ma dovrebbe sobbarcarsene anche i costi (così come avrebbe
dovuto pagare compensazioni a tutti quei palestinesi sfollati dal
1948). Invece, insieme agli USA e a oscuri finanziatori, hanno
versato milioni di dollari nella fondazione “benefica” per
militarizzare la distribuzione di aiuti (come evidenziato da
numerosi organi stampa e politici, inclusi alcuni israeliani). E a smentire
l’intento umanitario della fondazione è stato proprio un altro
veterano di guerra nord-americano, l'ex-amministratore delegato della GHF, Jake Wood: poco prima del
taglio del nastro inaugurale si è ritirato dall’ente che, insieme
ad altre figure della CIA (la principale agenzia di intelligence
USA), aveva contribuito a costruire, dichiarando che non avrebbe
abbandonato <<i principi del diritto umanitario di umanità,
neutralità, imparzialità e indipendenza>>. Insomma, non è
un “pro-pal” a dire che i quattro siti costruiti da Israele per
distribuire aiuti non rappresentano un’operazione umanitaria
indipendente. Prima la distribuzione di cibo avveniva in circa
quattrocento posti diversi: il meccanismo era capillare, mentre adesso “attrae” persone verso delle vere e proprie
trappole mortali, dove a centinaia hanno trovato la morte (almeno 859 fino al 31 Luglio secondo l'ONU). Sono anche strategicamente posizionate per favorire lo sfollamento di
Gaza, quella che i governanti israeliani chiamano "evacuazione temporanea".
Nemmeno Anthony
Aguilar si può definire un “pro-pal”, espressione troppo semplicistica e sbrigativa, usata per descrivere chi ha a cuore
i diritti umani. E, come Jake Wood, non è nemmeno un propagandista
pro-Hamas. Anzi, si è definito <<pro-Israele, uno dei
nostri principali alleati>>, oltre che un fervido
sostenitore dell’abusato <<diritto all’autodifesa
israeliano>>. Diritto che, nei termini delle leggi internazionali,
si traduce in un “diritto” all’occupare territori da cui
dovrebbe ritirarsi (ossia Gaza, Cisgiordania, Gerusalemme Est e
diverse aree di Libano e Siria). Aguilar è un
veterano con 25 anni di servizio nelle forze speciali statunitensi.
Da “berretto verde” (i “Green Berets”
sono il corpo di cui ha fatto parte) ha combattuto in diversi scenari di guerra e ha preso parte alle cosiddette
“guerre contro il terrorismo” in Iraq e in Afghanistan. A
Gaza è entrato come “contractor”, termine più raffinato per
indicare un “mercenario”, un soldato privato. È stato assunto
dalla “UG Solutions”, la società di sicurezza
incaricata delle operazioni presso i centri della sedicente
fondazione umanitaria. Per la precisione, era stato impiegato come
ufficiale di collegamento con le forze di occupazione israeliane, addetto agli aspetti logistici dell’operazione.
DAL RECLUTAMENTo AL PRESUNTO LICENZIAMENTO
Gli elementi che hanno generato più indignazione delle sue testimonianze riguardano
le foto e la morte di un bambino, Amir, e dei video in cui documenta
dei crimini di guerra che hanno fatto il giro di quasi tutte le
televisioni del mondo. Con l’eccezione delle principali tv italiane,
che si fanno portavoce dell’esercito israeliano. Secondo la
versione delle forze di occupazione, medicine e alimenti ai valichi
marciscono perché le organizzazioni umanitarie non vanno a
raccoglierli. In realtà o gli aiuti vengono bloccati da Israele,
o le ONG si rifiutano di distribuirli cooperando direttamente con le
forze armate: violerebbero la neutralità che dovrebbe caratterizzare
queste operazioni, rendendosi complici della forza occupante per poi distribuirli come e dove dicono loro.
Prima di arrivare a
quegli eventi specifici, partiamo da come Aguilar è stato assunto e
licenziato. Ciò serve a inquadrare meglio il contesto tecnico-legale
in cui ha operato, visto che abbiamo già trattato brevemente quello storico-politico nelle precedenti righe. E analizzeremo brevemente anche quello
militare, perché utile per comprendere meglio la vicenda da un punto di vista meta-mediale e fattuale.
Aguilar era in
pensione da pochi mesi ed era alle prese con un cancro (e lo è ancora). Riceve una telefonata dalla UG Solutions:
stanno reclutando personale per una missione umanitaria a Gaza. L’ex
berretto verde si prende un giorno di tempo per pensarci, fa qualche
ricerca sulla compagnia di sicurezza privata ma non trova molto... Nota solo che il numero uno della UG Solutions, James Govoni (ex berretto verde anche lui), ha un'altra azienda con una "missione" particolare: vendere integratori per riprendersi dalle sbornie e andare a combattere "freschi". Non gli ispira molta fiducia. Si consulta con la moglie, anche lei militare, e crede che comunque potrà riuscire a fare la differenza e a rappresentare al meglio il suo paese e i suoi ideali. Alla fine accetta.
Non gli viene chiesto nessun documento riguardo
alla sua carriera militare, nessuna domanda sul suo stato di salute e
nemmeno un curriculum. Tra i reclutati ci sono veterani, ex
poliziotti e anche persone senza esperienze di combattimento. Tra
loro c’è perfino un settantunenne. Vengono fatti entrare in
Israele con un visto turistico, cosa che implica l’assenza di
protezioni legali. All’arrivo nelle terre della Palestina storica
gli vengono fornite delle armi. Qualcosa comincia a non quadrare: le
armi non sono dotate di proiettili non letali, come ci si
aspetterebbe per una banale distribuzione di cibo, e sono anche più
potenti di quelle che di norma vengono fornite ai soldati USA, con munizioni che possono perforare i giubbotti anti-proiettile e che, anche quando sparate verso l'alto, in aria, possono raggiungere circa un chilometro di distanza, dunque molto pericolose. Come
da prassi, devono fare una sorta di test: devono calibrare i fucili e
dimostrare di saperli usare al meglio colpendo dei bersagli. Nessuno passa la prova, ma
vengono comunque ammessi. E pagati profumatamente: quasi 1400
dollari al giorno. In totale sono circa una ventina di guardie
armate per ogni sito, un rapporto di una sola guardia ogni circa 400
palestinesi da “assistere”. I soldati israeliani si trovano fuori dal perimetro dei centri di distribuzione, ma le guardie private della UG Solutions, come testimonia Tony Aguilar, seguono direttamente gli ordini dell'esercito israeliano, in violazione del principio di indipendenza che dovrebbe caratterizzare le operazioni umanitarie.
Aguilar è stato in
servizio dal 26 Maggio al 25 Giugno. Lui afferma di essersene andato,
mentre la GHF dice che lo ha licenziato. Avrebbe addirittura
ricattato la fondazione e, solo in seguito al licenziamento, avrebbe
deciso di parlare. La GHF ha anche diffuso messaggi di alcune chat
Signal a sostegno della sua versione: si tratterebbe di un
dipendente scontento che butta fango sui suoi datori di lavoro e in
cerca di notorietà. Aguilar si difende dicendo che è stato fatto un
sapiente “taglia e incolla” dei messaggi, alcuni dei quali
avrebbero incluso delle questioni più personali con dei suoi
colleghi: voleva sì restare a Gaza, come scritto, ma voleva essere
trasferito dalla UG Solutions all’altra
compagnia che supporta la GHF, la “Safe Reach Solutions”
(SRS, guidata
da un ex paramilitare della CIA che ha addestrato i “Contras” in
Nicaragua, Philip F. Reailly). Aguilar sostiene che la
SRS sarebbe incaricata degli aspetti più logistici e “umanitari”
dell’operazione. Dopo
essere stato promosso nella UG Solutions, a seguito delle dimissioni di un suo
superiore (il secondo in comando si era dimesso per mancanza di
regole di ingaggio e uso eccessivo di forza), avrebbe voluto essere
“responsabile della pianificazione operativa” con la SRS. In questo modo avrebbe realizzato il suo obiettivo secondo i suoi ideali, come cittadino statunitense che lavorava per un ente privato "a stelle e strisce", ossia contribuire a sfamare la popolazione affamata. Lo avrebbe fatto da una posizione organizzativa, invece di andarsene semplicemente <<e lasciare qualcun altro al timone>>. Era in
attesa di una loro risposta mentre Israele bombardava l’Iran. Poi,
racconta, stanco di attendere in albergo durante la risposta
missilistica iraniana, ha deciso di tornare negli USA. Afferma di avere diverse email e altri scritti che provano la sua versione, inclusa la comunicazione ricevuta dopo aver terminato il contratto in segno di protesta e dopo aver fatto presente ai suoi superiori delle criticità della missione: <<Caro Tony, grazie per aver lavorato con noi e per il tuo contributo nella missione in Israele e a Gaza. Facci sapere se vorrai farlo di nuovo in futuro>>. Adesso dice che la GHF dovrebbe essere chiusa e che la gestione degli aiuti
dovrebbe essere ridata alle Nazioni Unite.
Va notato che alle dipendenze della GHF e della SRS ci sono altre due società che si occupano di costruzioni e logistica: la "Arkel", compagnia USA , e la "LMCC", azienda israeliana. Tutte e quattro le società sono formalmente a scopo di lucro, a differenza della GHF.
Chiariti questi punti, andiamo a
leggere nel dettaglio cosa ha detto nelle varie interviste...
DALLA BBC A
TUCKER CARLSON
Fin dai primi giorni
del piano criminale di distribuzione erano cominciati a circolare dei
video girati direttamente dai militari o da lavoratori locali dei quattro siti di
distribuzione. A questi si aggiungono quelli ripresi dagli stessi palestinesi:
masse di persone corrono e si accalcano verso pochi pacchi di cibo,
mentre attendono e vengono “contenuti” con dei colpi di fucili.
Dopo pochi minuti la distribuzione finisce e vengono mandati via,
quasi tutti a mani vuote, bersagliati ancora una volta da colpi di
armi da fuoco, granate stordenti e litri di spray al peperoncino.
In uno dei video di
Aguilar, risalente al 29 Maggio e diffuso un mese fa dalla
BBC,
si vedono dei soldati appostati dietro e sopra delle alte dune di
sabbia. Dietro di loro l’entrata a uno dei magazzini dei
quattro siti. A un certo punto si sentono dei colpi di avvertimento,
sparati lentamente, e poi una scarica molto più rapida. Qualcuno
dice in inglese, con un tono quasi scherzoso e un accento americano: <<penso che
ne hai preso uno!>>, e poi <<Uh Uh! Andiamo
ragazzi!>>. Questo è uno degli specifici atti criminosi denunciati dal militare privato, che ha commentato così le azioni del suo
collega: <<l’avrei
mandato in corte marziale -riferendosi
al contractor nordamericano che aveva aperto il fuoco NDR-
non stiamo parlando di combattenti! Non stai sparando
ai talebani durante un conflitto a fuoco ed esultando per questo.
Parliamo di donne e bambini disarmati con la schiena rivolta verso di
noi mentre se ne vanno via. Una persona -riferendosi
ai suoi colleghi davanti all'assassinio NDR-
aveva le mani in tasca, un’altra faceva finta di guardare
dall’altra parte...>>.
In un altro caso ha visto
l’esercito israeliano aprire il fuoco, con munizioni pesanti,
contro un’altra folla e un veicolo. Stiamo parlando di crimini
di guerra, ossia di reati commessi durante un conflitto (per
esempio un soldato che spara a dei civili o che saccheggia i loro
beni, o anche un soldato che spara a un combattente nemico che è
divenuto prigioniero). Ma se i crimini di guerra sono pianificati,
ripetuti e sistematici, allora ci troviamo di fronte a crimini
contro l’umanità.
Qualche giorno dopo
Aguilar è stato intervistato da Tucker Carlson, volto
notissimo della tv statunitense (ora autoproduce “vodcast” sui suoi canali personali), punto di riferimento dell’estrema destra,
noto diffusore di teorie “complottiste” e di dichiarazioni razziste,
per lungo tempo un sostenitore di Israele fino alla guerra genocida
contro Gaza, un errore strategico che va contro gli interessi degli
USA, come credono molti repubblicani.
Aguilar definisce la
scelta di parlare apertamente come <<apolitica>>, una decisione presa da un <<americano patriottico che pensa che l'America si trovi dalla parte sbagliata della storia>>: <<non
porto avanti il programma di nessuno, sono un americano, ho servito il mio paese per 25 anni, sono stato congedato con onore e
potete credere a me. Non sono fake-news, ho visto con i
miei occhi genitori portare in braccio i cadaveri dei loro
figli, degli scheletri (...) sia i
soldati semplici che i livelli più alti del governo israeliano hanno
la percezione che tutta Gaza sia Hamas. Tutti sono
Hamas! È come se qualcuno avesse dato a Bibi
Netanyahu una lista delle violazioni
della Convenzione di Ginevra. Secondo me, lui
ha tolto i numeri della lista e sta mettendo una spunta di fianco a
ogni voce: “sfollare la popolazione”, va
bene, è un crimine di guerra. “Sparare ai civili con
munizioni letali per controllare la popolazione”,
letteralmente, è un crimine di guerra. Fatto, mettiamo una crocetta.
Che viene dopo? Dobbiamo costruire dei siti di
distribuzione degli aiuti nel mezzo di una zona di guerra attiva,
come si dice nel terzo Protocollo. Fatto! Qual è il prossimo? Oh,
perché non etichettiamo l’intera popolazione come
facente parte di Hamas, così possiamo ucciderli tutti?
Wow, bingo! Adesso puoi mettere un’altra croce perché la
Convenzione di Ginevra proibisce specificamente di classificare
un’intera popolazione come nemica sulla base delle azioni di
pochi. Certamente non tutta Gaza è Hamas, ma stiamo trattando
tutti come se lo fossero. Non è che qualcuno ha pestato un piede per
errore e dici “è un crimine di guerra!”. Sono loro stessi a
dirlo direttamente che li commettono: “stiamo sfollando l’intera
popolazione per portare avanti operazioni militari”, ed è un
crimine di guerra, non so cos’altro dire (...) Anche
i contractor li disumanizzano, li chiamano “l’orda di zombie”.
L’IDF e anche noi non li riconosciamo come esseri umani>>.
Il contractor
argomenta che i siti sono stati progettati come delle <<trappole
mortali>>, anche solo per la scelta del luogo in cui
costruirli. Le IOF (forza di offesa israeliane, così dovrebbero essere chiamate, non "IDF", dove la "d" sta per "difesa") controllano già
l’80% di Gaza e non c’era bisogno di posizionare i siti di
distribuzione proprio nelle zone in cui ci sono ancora scontri con la
guerriglia. Mettere deliberatamente a rischio la vita dei civili, così come sottoporli a trattamenti inumani, rappresentano delle gravi violazioni del Quarto Protocollo della Convenzione di Ginevra (come esplicitamente indicato all'articolo 147). In più, lo stesso fatto di concepire il controllo
delle folle a colpi di mitragliatrici e mortai non ha alcun senso per
un’operazione “umanitaria”: <<fin
dall’inizio suggerivo di mettere semplicemente dei cartelli e
dei megafoni con degli interpreti, invece di sparare
con le munizioni dei carri armati. Mi è stato
risposto che costavano troppo>.
E c’è di più: i
palestinesi non solo devono camminare in zone dove si combatte,
ma devono farlo per 15-30 km. Dopo il tragitto,
nonostante il caldo rovente, la GHF non fornisce nemmeno un goccio
d’acqua. Ma, cosa più importante per un’operazione che
dovrebbe sfamare la popolazione, il cibo distribuito non è
sufficiente. A conti fatti, secondo Aguilar che preparava
materialmente i pacchi e stando alle statistiche fornite dalla stessa
GHF, le scorte di cibo fornite nei primi 65 giorni di distribuzione -in questa maniera umiliante e
mortifera- erano sufficienti solo per
15 giorni.
Ogni volta che
ondate di feriti gravi riempiono i reparti e gli obitori di quello
che resta degli ospedali di Gaza dopo la “distribuzione”, le
forze di occupazione israeliane accusano genericamente dei
combattenti di Hamas. Ma Aguilar afferma che non ha mai ricevuto
minacce o visto qualcuno armato: <<quando il sole sorge e
ci sono corpi sparpagliati sulla strada l’IDF dice “non lo
abbiamo fatto noi!”. Davvero?! E come è successo?!
Certo che è stato l’IDF! Poi
dicono “è stato Hamas”, ma Hamas lì non c’è, tutta l’area
è una zona militare controllata. (…)
È vero,
come dicono, che sparano colpi in aria, verso i piedi e sopra la
testa della folla. Ma quando i colpi partono da
un fucile automatico verso una folla di migliaia di persone, e non
puoi nemmeno vedere loro o le linee di separazione
perché ci sono i terrapieni e la polvere, allora
ucciderei qualcuno per forza. Sparare a una folla di
civili, con l’intento di controllare la folla, è un altro crimine
di guerra>>, e lo dicono apertamente. Intanto, un incredulo Carlson osserva -giustamente- che <<alcune persone sono state impiccate a
Norimberga per aver sparato su dei prigionieri>>.
Dopo la
“distribuzione”, <<ci sono delle persone che raccolgono
i rimasugli, qualche chicco di riso e legume. La procedura, che
abbiamo mutuato dalle IDF, consiste nel mandarli via spruzzando spray
al peperoncino e granate stordenti>>, un’operazione di
routine “umanitaria”, proprio come la sedicente fondazione
“umanitaria”.
<<AMIR MI HA DATO UN BACETTO E POI L'IDF LO HA UCCISO>>
Un giorno, a raccogliere quelle briciole di cibo,
c’era Amir, un bambino i cui occhi gli ricordavano quelli di
suo figlio. Aveva qualche pacco di riso e delle lenticchie raccolte
da terra, e si avvicinava verso di loro. Pensava che stesse chiedendo
dell’altro cibo a lui e un suo collega, ma in realtà il bambino
voleva solo ringraziarli, e lo ha fatto baciandogli le mani.
Poggiandogli una mano sulla spalla, Aguilar percepiva la fragilità
delle sue ossa. <<Era molto emaciato, senza
scarpe, pantaloni stracciati, sporco, probabilmente non si
lavava da un mese, probabilmente non mangiava da giorni>>,
oltre a essere pure
disidratato, come si poteva comprendere dalle sue labbra secche.
<<La GHF non fornisce acqua, zero, nemmeno una
singola bottiglia! Costa troppo. Ma il cibo
distribuito richiede acqua per essere cucinato: riso, farina, fagioli secchi... Non so come facciano a mangiarlo>>. Va
ricordato pure che Israele ha bombardato gli impianti di
desalinizzazione dell’acqua, risorsa preziosa e vitale, che
controllava già da molto tempo prima dell’Ottobre del 2023. Adesso
i gazawi devono rassegnarsi a bere acqua contaminata o ingegnarsi per
cercare di purificarla. Ritornando alla scena descritta da Aguilar,
il “contractor” racconta di essersi inginocchiato vicino al bimbo.
Aguilar gli
dice in inglese: <<non ti preoccupare. Le persone non
ti hanno dimenticato, l’America non ti
ha dimenticato>>. Il bambino si siede e gli accarezza la
faccia con le sue dita scheletriche. Poi gli dà un bacetto. Il bambino
e gli altri devono tornare indietro dallo stesso percorso da cui sono
entrati. La distribuzione è finita, Aguilar si allontana e a un
certo punto sente dei colpi di mitragliatrice: <<pensavo che
fossimo sotto attacco, allora mi sono andato a riparare
sotto uno dei terrapieni. Intanto osservo e sento il fuoco che
continua, “ta, ta, ta, ta, ta, ta”. Poi vedo dei corpi di
palestinesi cadere. Amir non è tornato a casa.
È stato ucciso dalle IDF perché gli manca
disciplina, gli mancano standard operativi e gli manca della basilare
decenza umana. Non credo che abbiano sparato intenzionalmente per uccidere, ma
quando usi mitragliatrici, colpi di mortaio e fucili da carro armato
per controllare la folla cosa pensi che possa succedere? E gli Stati
Uniti stanno lì a guardare>>. La GHF ha provato anche a
diffondere delle foto di un altro bambino sostenendo che era proprio Amir e che fosse
ancora vivo. Ma i bambini nelle foto non sono gli stessi ed
entrambe le foto sono state scattate dallo stesso Aguilar in due siti
diversi. Aveva girato diversi video e scattato varie foto proprio perché la UG Solutions gli aveva ordinato di farlo: era un compito che gli avevano assegnato per la gestione dei rapporti con i media e per stilare dei rapporti giornalieri. Inoltre, una volta tornato negli Stati Uniti, è stato contattato da alcuni attivisti: hanno trovato la madre adottiva di Amir (i genitori biologici sono stati uccisi) che cercava il bimbo da giorni, invano. Aveva dieci anni, <<ma gli avrei dato al massimo 6 o 7 anni tanto che era smagrito>>.
PARLARE SINCERAMENTE
Toni più pacati
verso le IOF Aguilar li ha avuti nell’intervista con Matt Tardio
per il vodcast “Speak The Truth”, anche lui ex
militare USA. Quest’ultimo lo aveva attaccato su YouTube dopo lo
scalpore che l’intervista di Tucker Carlson aveva creato anche nei
circoli di destra. Tardio dava credito alla versione delle GHF ma
poi, come spiegato all’inizio dell’intervista, è stato Aguilar a
chiamarlo direttamente per fornire delle prove sulle sue dimissioni.
Nel video-podcast sia Aguilar che il conduttore rivelano le loro idee
profondamente conservatrici, ma anche più dettagli sugli aspetti
militari dell’operazione. In primis c’è una parziale
ritrattazione su uno degli specifici incidenti denunciati da Aguilar,
quello in cui i colpi di armi da fuoco hanno distrutto un veicolo: l’IOF sostiene che quel veicolo, in realtà, nascondeva
obiettivi non civili. Aguilar ha ritrattato parzialmente concedendo
il beneficio del dubbio a questa versione per presunte ragioni di
riservatezza, ma ha anche ricordato che l’esercito israeliano non
fornisce mai prove a sua discolpa quando è accusato pubblicamente (concetto ribadito in un'altra intervista con un altro noto conduttore "pro-Israele", Pierce Morgan).
Nell'intervista con Tardio ribadisce che secondo lui il fallimento
dell’operazione e i crimini commessi non dipendevano tanto dai
soldati sul campo e dai suoi colleghi (con l’eccezione di quelli
che avrebbe mandato di fronte a un tribunale militare), ma a un
<<fallimento a livello di leadership>>, oltre che
dell’intera comunità internazionale: <<non penso che
le IDF fossero alla ricerca di sangue da spargere,
ma la maniera in cui i siti erano posizionati e i
terrapieni tirati su, era
tatticamente e praticamente
insostenibile>>. Poi racconta di aver visto dei
soldati israeliani provati dopo che avevano tolto la vita a dei
propri simili, anche se nell’altra intervista diceva che, generalmente, non
venivano considerati come tali. Forse Tony Aguilar non ha ancora visto i video dei soldati delle IOF diffusi da loro stessi sui social mentre commettono vari crimini a Gaza, anche questi al vaglio degli investigatori internazionali.
Insomma, secondo Aguilar i siti erano
stato costruiti in una maniera non sicura perfino per gli stessi
militari, e quindi ancora più insicuri per i civili: se i soldati
vedono folle di persone arrivare verso di loro, argomentano i
due veterani nel podcast, si sentiranno meno sicuri e saranno più proni
a sparare. Masse di persone affamate dovevano muoversi in una sorta
di grande corridoio delimitato da steccati metallici, mentre i
militari sparavano verso i piedi o sopra le teste dei civili con delle mitragliatrici
pesanti, molto difficili da controllare: <<c’era un sacco
di caos, avevamo a che fare con una popolazione molto
numerosa, non ci avevano istruito sulle regole di ingaggio,
sull’indice di azione per evitare un
escalation di violenza e non avevamo fatto nessun tipo di
esercitazione (…) alcuni avevano
esperienze nell’esercito, altri nelle forze di polizia e altri
nessuna esperienza. (...) Per controllare possibili escalation di
violenza alcuni semplicemente ripetevano quello che faceva l’IDF,
ossia controllare la folla con il fuoco, sparando>>.
Mentre è stato più
vagamente assolutorio con le forze armate israeliane durante
l’intervista con un suo collega, Aguilar aveva rilasciato
dichiarazioni molto più forti e formali nelle precedenti settimane.
Sempre alla BBC definiva le IOF così: <<sono
criminali. Non ho mai visto un livello così brutale
nell’uso di forza non necessaria e indiscriminata contro una
popolazione civile senza armi e affamata. Non ho mai visto nulla del
genere in tutti i posti in cui sono stato inviato, fino a quando non
sono arrivato a Gaza, al servizio dell’IDF e dei contractor
americani. Senza dubbio ho visto commettere dei crimini di guerra>>.
Alla MSNBC ha detto qualcosa molto simile a ciò che diciamo da mesi
anche su queste pagine digitali, mentre soltanto recentemente gli
organi di stampa mainstream sembrano accorgersi che qualcosina nell’operato di governanti ed esercito israeliano non funziona, e
questo avrà conseguenze per decenni a venire:<<siamo
responsabili come americani e come mondo. Si
scopriranno cose che ci metteranno in ginocchio, si scoprirà un
livello di sofferenza che non vediamo da molto tempo>>.
Aguilar non è certo
un pacifista, e la decisione di parlare apertamente non è solo un
atto moralmente dovuto, ma lo è anche dal punto di vista legale: ha
dichiarato di non aver mai dovuto usare alcun tipo di arma perché
non si è mai sentito minacciato, ma ha anche fatto parte di una
struttura militare che potrebbe (e dovrebbe) essere processata per crimini di guerra e contro l’umanità…
MANDARE I CASCHI
BLU E LE MARINE MILITARI PER PORTARE GLI AIUTI A GAZA
La testimonianza di
un dottore britannico che è stato diverse volte a Gaza, Nick
Maynard, suggerisce, invece, un chiaro intento di colpire
deliberatamente i civili ai punti di distribuzione della GHF: alcuni
giorni arrivavano in ospedale morti e feriti con colpi principalmente
nella zona del petto. Un altro giorno nella zona dei testicoli, e
così via di giorno in giorno e da una zona del corpo a un’altra.
Un altro medico
statunitense da poco tornato da Gaza, Aziz
Rahman, ha raccontato uno dei tanti macabri e tristi particolari sulla "distribuzione di aiuti umanitari" con cui l’umanità dovrà
fare i conti. Ha parlato di persone disperate che avevano perso di
tutto, dai propri cari ai propri averi, e andavano ai punti di
distribuzione della GHF con la speranza di morire. Un suo collega gli
ha confidato: <<se mia moglie e i miei figli dovessero morire,
andrò alla GHF e spero che anche la mia vita venga presa>>.
La realtà, con la sua freddezza, supera tante serie-tv distopiche.
La Convenzione di
Ginevra, che regola le “leggi di guerra”, impone alla potenza
occupante di assicurare -con le sue finanze- e non ostacolare la
fornitura di viveri e medicinali. Tale prescrizione non solo è stata
disattesa, ma viene sfruttata per cercare di sterminare quante più
persone possibili, mentre qualcun altro si arricchisce non solo con i
soldi delle armi, ma anche con l’affidamento di compiti così
delicati e basilari come fornire cibo e medicine (tra l’altro la
GHF distribuisce solo cibo non pronto, nient’altro, e non ha ancora reso pubblici i nomi dei suoi "benevoli" finanziatori).
Una soluzione,
secondo diversi giuristi, c’è: mandare le marine militari dei
nostri governi per forzare l’embargo illegale che Israele impone da quasi vent’anni, oppure mandare i “caschi blu” dell’ONU a scortare
i camion con gli
aiuti.
Si dovrebbe
sicuramente fare, ma manca la volontà politica. In più, va ricordato che l’attuale stato israeliano,
una potenza nucleare e illegale fuori controllo, l'anno scorso ha
aperto il fuoco proprio contro i caschi blu dell’ONU. Che cosa deve
succedere di più?! Quali altre macabre o sconvolgenti notizie devono
essere raccontate per risvegliare le nostre coscienze, ammesso che
vengano “coperte” sufficientemente dai media?!
Paolo Maria Addabbo
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