- UCCISO ATTIVISTA NELLA ZONA DI MASAFER YATTA. AVEVA COLLABORATO
CON “NO OTHER LAND”
- USA, UE, CANADA E REGNO
UNITO AVEVANO SANZIONATO L’OMICIDA PER AVER ATTACCATO FAMIGLIE
PALESTINESI, INCLUSE DONNE E BAMBINI. TRUMP HA
POI ANNULLATO LA DECISIONE DELL'AMMINISTRAZIONE GUIDATA DA “GENOCIDE JOE” BIDEN
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Immagine al centro in basso ritagliata da uno scatto di Hadhalin da Wikimedia, rilasciata con Licenza CC generica 2.5 |
- +AGGIORNAMENTO DEL 09/08/2025+
- L’autore dell’omicidio, Yinon Levi, è a piede libero ed è tornato a continuare i lavori sulle terre che occupa illegalmente, a terrorizzare e a schernire la popolazione di Umm al-Khair insieme ad altri coloni-terroristi dell’insediamento di Carmel, armati di fucili di assalto americani (M-16).
- Il quotidiano israeliano "Haaretz" ha avuto modo di vedere un altro video, girato dalla stessa vittima fino al momento dello sparo. In un articolo di oggi, siglato da Gideon Levy e Alex Levac, si afferma che non ci sono dubbi sull’identità dell’omicida, e che <<la giudice Chavi Toker, che ha rilasciato Levi venerdì senza nessuna condizione particolare, sta violando i suoi obblighi>>.
- Oltre al danno le beffe: dopo l’omicidio sono stati arrestati una ventina di palestinesi, incluso il figlio di un altro uomo investito e ucciso da un veicolo militare israeliano nella stessa zona nel 2022. Alcuni sono stati segnalati dall'omicida all'esercito e arrestati subito dopo il misfatto, mentre altri sono stati bendati e rapiti di notte, come da prassi dell'apartheid israeliano. I loro cellulari, con altre possibili prove dell’assassinio, sono stati confiscati e non restituiti. Nell’articolo succitato si spiega che, al momento della pubblicazione, ancora 7 persone risultavano detenute.
- Le forze di occupazione israeliane hanno restituito solo giovedì scorso, dopo dieci giorni, il corpo di Awdah Hathaleen ai suoi familiari, che intanto avevano iniziato uno sciopero della fame in segno di protesta. I funerali erano stati vietati col pretesto della presunta illegalità del cimitero del villaggio (come riporta la testata israeliana "+972"), e per questo inizialmente l’esercito aveva indicato un altro luogo di sepoltura. Neanche i morti possono riposare in pace.
L’ATTIVISTA VITTIMA E IL COLONO TERRORISTA
Si chiama Yinon Levi, 32 anni, il colono-terrorista agli arresti domiciliari per l’omicidio di un attivista Palestinese di 31 anni, Odah Muhammad Khalil al-Hadhalin, perpetrato lunedì nel villaggio di Umm al-Khair, nella circoscrizione di Masafer Yatta, a sud di Hebron.
L’attivista, conosciuto ai più con il nome Awdah Hathaleen (talvolta anche Odeh Hadalin), aveva tre figli, era insegnante di inglese, giornalista, aveva contribuito alla realizzazione di “No Other Land”, documentario sugli abusi in Cisgiordania premiato con l’Oscar, ed era una figura di spicco della sua comunità. Anche Yinon Levi è una figura di spicco, una sorta di imprenditore-occupante dell’avamposto illegale della “Fattoria Meitarim”, fondato nel 2021.
Gli avamposti rappresentano la forma embrionale degli insediamenti coloniali illegali israeliani, circa 300 in tutta la Cisgiordania, con mezzo milione di occupanti abusivi: nascono per scopi militari che dovrebbero essere temporanei e poi, con il tempo, divengono veri e propri insediamenti civili. Alcuni sono considerati illegali anche ai sensi della legge israeliana, ma molti vengono progressivamente legalizzati. Non è un caso che, nel 2021, Levi aveva anche firmato un contratto con il consiglio regionale di Har Hevron per sviluppare case e fattorie. Peccato che il piano regolatore dell’area preveda solo insediamenti industriali. Attualmente la “fattoria” si estende su circa 800 ettari: la superficie è raddoppiata dal 7 Ottobre .
La strategia stessa della presenza militare israeliana si basa su interpretazioni molto “creative” del diritto internazionale, che prevederebbe l’occupazione solo per scopi militari strettamente necessari e limitati nel tempo, con tutta una serie di garanzie per la popolazione civile. Ma, se detti scopi durano da quasi sessant’anni, e se la popolazione civile nativa viene rimpiazzata con una barbara e prolungata operazione di “sostituzione etnica”, evidentemente rappresentano un diabolico e cinico pretesto. D'altronde anche la nazione israeliana viene rappresentata come un "avamposto" della "democrazia occidentale" contro la "barbarie", ma in realtà è un avamposto dei "nostri" sporchi interessi.
LA DINAMICA DELL’OMICIDIO E LE GANG DI COLONI FUORI CONTROLLO
I coloni erano giunti di notte per distruggere le proprietà della comunità palestinese, incluso un centro culturale. Avevano detto, però, che dovevano semplicemente far passare un escavatore, riportano le cronache. Passano diverse ore, e a un certo punto l'escavatore comincia a distruggere olivi e tubi delle fognature. La punta della gru di un escavatore, racconta con una testimonianza video Mattan Berner-Kadish, attivista israeliano, colpisce alla testa uno dei palestinesi accorsi per cercare di bloccare, con il proprio corpo, l’escavatore. Cade, si rialza in stato confusionale e chiede all’amico di portargli dell’acqua. Non distante da lì si trova Yinon Levi, che minaccia altri membri della comunità palestinese brandendo una pistola, mentre viene ripreso da un’altra telecamera. A un certo punto si avventa contro un ragazzo con un maglietta blu, spingendolo via e urlando: <<a chi tiri le pietre adesso?!>>. Intanto carica la pistola con fare minaccioso mentre si guarda intorno. Uno dei ragazzi, tutti disarmati, urla in inglese <<Sparami! Sparami>>. Yinon spara un colpo, ma in una direzione diversa, ad almeno una decina di metri di distanza. Mattan Berner-Kadish, da una posizione non ripresa dall’inquadratura, racconta di aver sentito un grande botto: corre nella direzione di Awdah, colpito fatalmente al petto. Levi, con una faccia da invasato, carica di nuovo la pistola e spara un altro colpo in aria, poco più sopra dell’altezza uomo. Passano circa trenta di secondi e si cominciano a sentire delle urla. Il gruppo di palestinesi che protestava contro Yinon, incluso l’autore del video, capiscono che è successo qualcosa di grave, e si dirigono verso Adwah.
L’omicidio non è certo il primo in Cisgiordania e, da quando è iniziata la guerra genocida a Gaza, i coloni hanno colto l’occasione per occupare altre terre e sfollare altri abitanti nativi, incrementando entità e numero dei pogrom, incursioni, incendi, furti di bestiame, saccheggi vari e atti vandalici.
A esserne vittime non sono solo gli abitanti indigeni, ma anche manifestanti pacifici di diverse nazionalità che difendono il diritto internazionale e i valori di una sana umanità. Poche settimane fa Saifullah Musallet, ventenne palestinese con cittadinanza statunitense, è stato picchiato a morte da un gruppo di coloni mascherati durante un’incursione. Tawfic Abdel Jabbar, 17 anni, anche lui cittadino palestinese e statunitense, a gennaio 2024 è stato ammazzato mentre guidava da colpi d’arma da fuoco, esplosi da un colono e da un poliziotto fuori servizio. Un mese dopo è toccato a Mohammad Khdour, 17 anni, anche lui con doppia cittadinanza (USA e palestinese) e anche lui ucciso da colpi d’arma da fuoco in circostanze ancora non chiare. A Settembre 2024 un cecchino israeliano metteva fine alla vita di Ayşenur Ezgi Eygi, 26 anni, cittadina turca e statunitense, mentre protestava pacificamente. La lista sarebbe lunga e questo mesto elenco include solo le persone che erano anche cittadine USA, uccise in Cisgiordania a partire da Ottobre 2023. L’assassinio di persone palestinesi, come Awdah, spesso non sale alla ribalta delle cronache, come non attirano attenzione gli almeno 224 bambini uccisi nella sola Cisgiordania negli ultimi due anni, su 468 in totale dal 2005. In tutto, a partire da Ottobre 2023, i palestinesi uccisi in Cisgiordania da coloni e militari dell’etno-teocrazia israeliana sono circa mille.
SANZIONARE SINGOLI E GOVERNI
Come è stato ampiamente riportato in questi giorni, Yinon Levi, insieme ad altri coloni-estremisti, era stato colpito da una serie di sanzioni: servono a impedire il trasferimento di fondi da parte di banche, associazioni e singoli situati nel paese che le ha emesse, alle persone oggetto dei provvedimento, oltre a “congelare” conti e beni finanziari depositati nel paese emittente. Oppure servono a vietare di viaggiare verso i paesi che le hanno emesse. Gli istituti finanziari israeliani, da parte loro, non sarebbero tenuti a “congelare” i conti dei sanzionati, tuttavia possono scegliere di farlo, o di imporre comunque delle restrizioni, per mantenere rapporti cordiali con le nazioni che emettono il provvedimento. Ciò è ancora più vero quando le sanzioni sono imposte da paesi "amici" come gli USA, anche perché potrebbero mettere a rischio l’intero sistema bancario. Tuttavia, il tesoro americano aveva rassicurato le banche israeliane su eventuali rischi, specificando che le restrizioni non colpivano costi per cibo, assistenza medica, spese per minori, per i costi base delle abitazioni e per la sopravvivenza degli animali. Per questo a Levi, nello specifico, era stato imposto un limite di prelievo con un tetto di 8mila dollari mensili, poi raddoppiato.
Infatti, la precedente amministrazione nordamericana, a Febbraio 2024 aveva emesso un ordine esecutivo (“E.O. 14115”) nei confronti di una decina di persone, responsabili o complici di atti di violenza contro la popolazione civile, confische arbitrarie, distruzione di proprietà, e svariati tipi di <<tentativi di incutere ragionevole paura di violenza nei civili con lo scopo o l’effetto di dover cambiare residenza per evitare quella violenza>>. E cioè, in altri termini, con lo scopo di incutere terrore per portare a compimento la pulizia etnica nei territori illegalmente occupati dal 1967. Il passo successivo, notano alcuni, sarebbe dovuto concretizzarsi in sanzioni agli organismi statali che finanziano le colonie, dunque allo stesso governo israeliano. Nello stesso mese, e dopo gli USA, anche il Regno Unito imponeva sanzioni a Yinon Levi per gravi violazioni dei diritti umani, concretizzatesi in <<aggressioni fisiche, minacce a famiglie con armi e distruzione di proprietà come parte di un’azione calcolata per sfollare le comunità palestinesi>>. Sempre l’Inghilterra, sulla scia di un altro provvedimento statunitense dell’Agosto 2024, a Ottobre dello stesso anno aveva sanzionato un’organizzazione non governativa, “Hashomer Yosh”, che provvedeva a reclutare giovani volontari per ingrossare le fila di vari avamposti illegali, incluso quello di Meitarim.
Sulla stampa internazionale Levy, spavaldo, annunciava che le sanzioni dell’amministrazione di “Genocide Joe” Biden lo avevano rafforzato, facendogli ottenere più soldi e supporto dalla sua base sociale. Infatti, ad Aprile, il dipartimento del tesoro statunitense addetto al controllo delle risorse estere, aveva sanzionato il “Mount Hebron Fund” per aver raccolto ben 140mila dollari in favore di Levi, indicato come un <<estremista responsabile di distruzione di proprietà, assalto a civili e violenze contro i palestinesi>>.
Nello stesso mese Yinon Levi veniva sanzionato anche dall’Unione Europea, che ha emesso nei suoi confronti un travel ban (divieto a entrare in UE), perché <<ha preso parte a diversi atti violenti nei villaggi vicino alla sua residenza, l’avamposto illegale della fattoria Meitarim. Nello specifico ha fatto irruzione e danneggiato case di famiglie palestinesi, anche in presenza di donne e bambini, e ha impiegato dei cani contro i pastori palestinesi per attaccarli fisicamente mentre lasciavano il loro gregge pascolare nei loro terreni privati. Per questo è responsabile di gravi e diffuse violazioni dei diritti umani, o di abusi diretti contro il diritto dei palestinesi all’integrità fisica e mentale, il diritto di proprietà privata e il diritto alla vita familiare>>, tutelati anche dall’articolo 21 del Trattato dell’Unione Europea. Altre sanzioni sono arrivate da Canada e altri paesi. Non sono servite a salvare la vita di Adwah. Però, a Gennaio 2025, Trump rimuove le sanzioni a Yinon e altri coloni, come segnalato sul sito ufficiale del tesoro statunitense.
Quando irrorate e non rimosse, le stesse sanzioni contro singoli e associazioni non sono comunque sufficienti: le gang di coloni vengono spalleggiate dall’esercito e, ancora più spesso da Ottobre 2023, assumono direttamente funzioni di polizia e paramilitari. Inoltre, proprio come successo a Yinon Levi, le comunità di coloni hanno raccolto fondi per sostenerlo dopo che il suo conto in banca era stato inizialmente bloccato, con la benedizione e l’appoggio del ministro delle finanze, l’estremista Bezalel Smotrich. Insieme al ministro della sicurezza internazionale Itamar Ben-Gvir, rappresenta la componente più estremista del governo e della società israeliana. Non a caso, proprio in questi ultimi mesi, anche nei loro confronti sono state emesse sanzioni da vari paesi (Regno Unito, Canada, Nuova Zelanda, Australia, Norvegia e Olanda).
PRESUNZIONE DI INNOCENZA E GARANZIE DI IMPUNITÀ
Ogni persona è innocente fino a prova contraria, e al momento Yinon Levi è solo accusato di omicidio colposo e uso illegale di armi da fuoco. Ma, nei tribunali delle martoriate terre della Palestina storica, la prova contraria non può essere presentata liberamente se sei palestinese, mentre se sei israeliano godi di un trattamento di favore. E ci sono ritardi e carenze pure considerando la prospettiva del diritto internazionale. Per esempio, quanti dei più noti politici e opinionisti (perfino quelli di una valida minoranza) ricordano che oltre agli ostaggi a Gaza, ci sono migliaia di ostaggi palestinesi, rapiti con un finto manto di legalità? Moltissimi sono detenuti nell’ambito della cosiddetta “detenzione amministrativa”, un tipo di detenzione senza accuse note, senza un regolare processo e prorogabile all’infinito, a sua volta inserita in un sistema giudiziario “doppio”, con tribunali militari per i palestinesi e corti civili per gli israeliani. Tra tutti i noti personaggi che argomentano a favore della non coerenza tra il termine genocidio e quello che accade a Gaza, Gerusalemme occupata e in Cisgiordania, c’è qualcuno a ricordare che il più alto organo giuridico internazionale dice che la sussistenza del “crimine dei crimini” non solo è plausibile, ma va prevenuta, anche da stati complici come l’Italia?
In altre parole, a livello locale la presunzione d’innocenza si trasforma in una sostanziale impunità garantita da un sistema giudiziario “doppio”. A livello internazionale si concretizza, invece, nella continuazione del genocidio, che dovrebbe essere prevenuto e impedito prima delle condanne ai singoli responsabili, i quali dovrebbero essere giudicati o da corti ONU create ad hoc, oppure dalla Corte Penale Internazionale.
Infine, visto che abbiamo parlato nello specifico di sanzioni, tutti i paesi che hanno rapporti commerciali e militari con Israele avrebbero il dovere di non rendersi complici e di sanzionare non solo gli estremisti che terrorizzano e ammazzano direttamente la popolazione, ma soprattutto le aziende e l’entità suprema che porta avanti la pulizia etnica, ossia lo stesso governo terrorista israeliano.
PMA
Possiamo cominciare a fare qualcosa di concreto contro il genocidio partendo da quello che mettiamo nel carrello della spesa: scaricate applicazioni come “No Thanks” e “Boycat” (le abbiamo testate entrambe e la prima sembra funzionare meglio), seguite le campagne del movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) e non acquistate prodotti di aziende che fanno affari con uno stato terrorista che applica l'apartheid e pratica il genocidio.
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ultima modifica 09/08/2025 22:45
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