5.4.25

ANCORA SPARI SULLA CROCE ROSSA IN PALESTINA, LETTERALMENTE!

  • ESERCITO ISRAELIANO MASSACRA OPERATORI UMANITARI, DISTRUGGE AMBULANZE E SEPPELLISCE CORPI E VEICOLI IN UNA FOSSA COMUNE
  • ONU: <<UCCISI DALLE FORZE ISRAELIANE MENTRE SALVAVANO VITE. CHIEDIAMO GIUSTIZIA>>
  • LA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DELLA CROCE ROSSA: <<È UN OLTRAGGIO. LE REGOLE VANNO RISPETTATE IN TUTTI I CONFLITTI. QUANDO FINIRÀ TUTTO CIÒ ?!>>
  • TESTIMONI DENUNCIANO UNA VERA E PROPRIA ESECUZIONE
  • I PUNTI CHE NON TORNANO NELLA VERSIONE ISRAELIANA


Cinque foto in cui si vedono dei veicoli accartocciati e degli operatori di protezine civile prima mentre scavano, poi mentre ammassano corpi ciusi in sacchi di plastica bianchi. Sulla destra una didascalia: <ESERCITO ISRAELIANO SPARA  LETTERALMENTE SULLA CROCE ROSSA Uccisi 15 soccorittori, di cui 8 della Mezzaluna Rossa Palestinese. Ambulanze e veicoli di soccorso distrutti e sotterrati insieme ai cadaveri.  Un convoglio ONU scopre la fosse comune dopo una settimana.>.


Basandoci su “fonti aperte” (articoli, immagini, video e testimonianze dirette pubblicate online) proviamo a ricostruire la dinamica degli eventi di quello che è stato definito come il peggiore crimine degli ultimi decenni contro il “Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa”, mentre i giornalisti internazionali non possono entrare a Gaza per documentare misfatti, trasformandosi in troppi casi in organi stampa del governo israeliano, mentre quelli autoctoni vengono sterminati insieme al resto della popolazione, e mentre la nebbia della guerra garantisce ulteriore impunità.

Nella seconda parte di questo approfondimento si fa anche debunking sull'impiego dei cosiddetti “scudi umani”, esprimendo una profonda inquietudine nel descrivere l'orrore a cui l'umanità sembra essersi assuefatta. A Gaza non sono morte solo almeno 50mila persone, con storie e vite come le nostre. A Gaza e in tutta la Palestina è morta l'umanità.



CRONACA DELL'ENNESIMO ECCIDIO NEL GENOCIDIO

Il 23 marzo 2025 cinque ambulanze della Mezzaluna Rossa, un veicolo dei vigili del fuoco e un altro delle Nazioni Unite sono stati colpiti dal fuoco dell'esercito israeliano. Stavano portando soccorso nella zona di al-Hashashin, a Rafah, dopo un attacco delle forze di occupazione. In totale sono 15 le vittime. 6 appartenenti alla protezione civile locale, un membro dell'ONU (nello specifico dell'UNRWA) e 8 membri della “Società Palestinese della Mezzaluna Rossa”, organizzazione affiliata al gruppo delle “Società Nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa”.

A gettare un po' di luce sull'esatta dinamica dell'attacco c'è anche un sopravvissuto (forse l'unico) all'ennesimo eccidio, il paramedico Munther Abed. Si trovava sulla prima ambulanza che ha raggiunto quell'area a sud della Striscia di Gaza. Ha raccontato alla stampa di essere arrivato intorno alle 5 del mattino, quando l'ambulanza e la sua squadra sono stati colpiti direttamente dal fuoco dell'esercito. Riesce a mettersi in salvo gettandosi a terra. Sente esalare i respiri di morte dei suoi colleghi. Poi apre la porta e viene arrestato dagli israeliani per quasi un giorno. Intanto, sul posto vengono inviati altri mezzi e uomini nel tentativo di salvare i colleghi che erano stati già attaccati. Verranno uccisi anche loro, man mano che arrivano sul posto. Racconta di essere stato torturato e di essere riuscito a sentire, e talvolta intravedere, gli altri mezzi inviati, oltre a sentire altri spari. In quel momento non sapeva se erano stati fermati o uccisi. Si domanda: <<perché ci hanno ucciso?! Se avessero voluto avrebbero potuto anche solo arrestarci>>. Mentre chiudiamo questo articolo ci risulta ancora disperso un altro lavoratore della Mezzaluna Rossa, Assad al NassaraÈ stato visto l'ultima volta dall'unico collega sopravvissuto, mentre erano detenuti entrambi. Dopo il massacro i veicoli sono stati accartocciati da un mezzo pesante israeliano, forse un bulldozer, e seppelliti insieme ai cadaveri dei soccorritori. A distanza di una settimana, dopo che si erano perse le tracce degli operatori umanitari, arriva l'atroce scoperta della fossa comune. 

Jonathan Whittall, vertice dell'OCHA, Ufficio ONU per il Coordinamento degli Affari Umanitari nei Territori Occupati Palestinesi, giunge sul posto insieme ad altri operatori. Per 5 giorni le forze di occupazione avevano vietato loro il transito. Quando arrivano, dal terreno sabbioso emerge il lampeggiante di uno dei veicoli: come le croci nei cimiteri segnala che qualcosa è stato seppellito lì sotto, insieme al senso di umanità perduto... Le immagini del ritrovamento sono state pubblicate proprio da Whittal sul suo profilo X (ex Twitter), insieme al racconto della missione di recupero: <<uno dei sopravvissuti aveva detto che le forze armate israeliane avevano ucciso tutte e due le squadre della sua ambulanza (…) mentre viaggiavamo nella zona, al quinto giorno, abbiamo incontrato centinaia di civili che fuggivano sotto colpi di armi da fuoco. Abbiamo visto una donna sparata alla nuca. Quando un giovane uomo ha provato a recuperare il suo corpo è stato colpito anche lui. Siamo a riusciti a recuperare il corpo di lei con il nostro veicolo ONU. Ritornati il giorno dopo, alla fine siamo riusciti a giungere sul luogo e scoperto una scena devastante: ambulanze, il veicolo ONU e il veicolo dei pompieri sono stati distrutti e sepolti parzialmente. Dopo aver scavato per ore abbiamo recuperato un corpo, quello di un operatore di protezione civile sotto il suo veicolo anti-incendio>>.

Dopo essere ritornati nuovamente sul posto hanno trovato altri corpi: <<sono stati uccisi con le loro uniformi, mentre guidavano veicoli chiaramente contrassegnati. Indossando i loro guanti. Mentre andavano a salvare vite. Ciò non sarebbe mai dovuto accadere>>.



I PUNTI CHE NON TORNANO DELLA VERSIONE ISRAELIANA

Il Dottor Bashar Murad, dirigente della Mezzaluna Rossa, ha raccontato quello che ha sentito in una telefonata con uno degli uomini del secondo convoglio: <<ci ha detto che era ferito insieme a un'altra persona e richiesto aiuto. Pochi minuti dopo, durante la telefonata, abbiamo sentito i rumori dei soldati israeliani che giungevano sul posto, parlando in ebraico. Dicevano che bisognava radunare la squadra e posizionarla vicino al muro, ordinando di legarli. Ciò è indice del fatto che la gran parte dello staff medico era ancora vivo>>. Cosa è successo dopo, esattamente, non è chiaro. 

Altri colleghi e medici, quelli che hanno visto e fotografato i cadaveri, parlano di braccia e gambe legate. Tuttavia, dai primi esami tecnici non si è riuscito ad affermare con certezza che i soccorritori siano stati legati e sparati a distanza ravvicinata, perché i corpi erano in stato di decomposizione. Un patologo e analista forense, Ahmad Dheir, ha notato su alcuni corpi quelli che sembrano segni di colpi d'arma da fuoco multipli e ravvicinati, nel petto e in testa. Segnali indicanti una vera e propria esecuzioneIn altri casi la maggioranza dei fori di entrata dei proiettili si trovavano su altre parti del corpo: mani, gomiti, legamenti e spalle. In un solo caso non è stato possibile fare accertamenti: un corpo è stato divorato da animali <<lasciando soltanto una sorta di scheletro>>. Altri dettagli li ha forniti in un video-messaggio il portavoce della protezione civile palestinese, Mahmoud Basal, tra gli operatori che hanno materialmente condotto il macabro scavo: i corpi erano seppelliti in un luogo diverso da quello dei veicoli, altro indizio che fa pensare a un'esecuzione; ogni corpo è stato attinto da diversi proiettili, uno aveva le mani legate ai piedi, un altro era seminudo e a un altro mancava la testa.

Sky News, la testata posseduta dal magnate Murdoch (imprenditore che ha collegamenti con gli insediamenti illegali), contesta il particolare delle braccia e gambe legate. Lo fa mostrando un'immagine, fornita dai colleghi delle vittime, che ritrae un arto in decomposizione con una fascetta: non sarebbe stata usata per legare la vittima, ma per apporre un cartello con il suo nome una volta rinvenuto il corpo. Tuttavia la stessa testata demolisce la versione israeliana.

L'assunto principale su cui si basa è quello di aver attaccato dei membri di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese, senza fornire alcuna evidenza alla stampa, come al solito (stampa che in gran parte riprende le veline israeliane come se fossero la Bibbia). Si è fatto anche il nome di un presunto membro di Hamas che avrebbe partecipato all'attacco del 7/10 e che sarebbe stato colpito il 23 marzo, Mohammad Amin Ibrahim Shubaki. Il nome, però, non è presente nella lista delle vittime dell'eccidio. Non è nemmeno chiaro chi siano gli altri 8 miliziani dichiarati colpiti e uccisi in quelle ore. Inoltre, non hanno specificato se quel conteggio, quello dei 9 miliziani, include qualcuno dei 15 soccorritori.

In più, secondo le autorità occupanti, il personale medico sarebbe giunto con un'ambulanza senza le sirene e i lampeggianti. Circostanza che avrebbe reso <<sospetto>> il primo veicolo, smentita dal sopravvissuto: le luci sono sempre accese e le insegne dei veicoli sono fluorescenti. Versione smentita anche da un video ritrovato sul cellulare di un operatore ucciso, ottenuto dal New York Times tramite un funzionario ONU: nel video si vedono tre mezzi di soccorso con le luci accese mentre arrivano nelle vicinanze della prima ambulanza colpita, mentre chi riprendeva si trovava su un quarto veicolo in coda. Si notano poi tre persone di cui una con un giubbetto e un'altra con una divisa catarifrangenti. Nel mezzo di chi riprende il video si sente tirare in alto il freno a mano. Poi scendono, le immagini diventano scure e offuscate mentre si sentono raffiche di colpi d'arma da fuoco. Sulla scena del delitto erano presenti anche almeno altri due civili (padre e figlio pescatori), come ha spiegato il sopravvissuto, la cui versione coincide con quanto mostrato nel video.



Nel riquadro qui sopra (se non riuscite a visualizzarlo trovate il link negli aggiornamenti, in calce a questo articolo) il video completo diffuso da Middle East Eye


Sì è anche affermato che gli operatori umanitari non si sarebbero coordinati con le autorità israeliane. In merito a ciò Sky News conferma quanto argomentato dalle autorità palestinesi: la zona era stata definita “sicura” da Israele al momento dell'attacco, mentre per quelle circostanti erano stati diramati degli ordini di evacuazione. L'ordine di evacuazione nello specifico settore in cui è avvenuto l'attacco è stato diffuso quasi 4 ore dopo (come conferma Sky News analizzando dati satellitari e direttive di evacuazione). Per questo tipo di area il coordinamento non è richiesto: si va subito a soccorrere.

E ancora, in risposta alla presunta minaccia del primo veicolo e degli altri mezzi sopraggiunti, costituita dal fatto che non si sarebbero coordinati con le autorità occupanti, bisogna ricordare che il diritto internazionale obbliga a proteggere, in ogni circostanza, non solo i civili in generale, ma soprattutto quei civili che hanno il compito di prestare soccorso. Attaccarli costituisce un crimine di guerra specifico, un altro degli innumerevoli che dovrà essere giudicato dai tribunali internazionali e da quello della storia.

La versione israeliana non solo non collima con le testimonianze dirette della vittima e del personale che ha scoperto la fossa comune, ma fa porgere naturalmente una domanda: se è stato un tragico incidente perché insabbiare tutto?! L'esercito afferma che non si è trattato di quello che sembra un disgustoso e goffo tentativo di insabbiare, letteralmente, un eccidio: i corpi sarebbero stati seppelliti intenzionalmente per preservarli, in quanto non potevano permettere al personale delle Nazioni Unite di recuperarli subito. Dichiarano, inoltre, di aver fornito le coordinate della fossa comune all'ONU, che invece non ha confermato questo particolare (tutt'altro che secondario per determinare un potenziale dolo nel nascondere un crimine di guerra).

E allora perché accartocciare i veicoli con un mezzo pesante e seppellire anche quelli?! Forse per cancellare le prove di un misfatto?! Tra l'altro, Sky News cita anche un esperto militare che ha analizzato i filmati del mesto scavo e ritrovamento: su un veicolo non si vedono segni di armi da fuoco. Questo può indurre a pensare che non siano stati uccisi casualmente, dopo che si è aperto il fuoco contro un veicolo considerato ostile. Invece, sarebbero stati prima fermati e poi giustiziati.


ISRAELE NON SBAGLIA MAI: ANCHE SE SI SPARA SULLA CROCE ROSSA È SEMPRE TUTTA COLPA DI HAMAS...

Il detto “è come sparare sulla Croce Rossa” serve a indicare, metaforicamente, chi commette azioni ignobili, come lo è aprire il fuoco contro chi è disarmato e ha il compito di soccorrere. Le forze armate dell'etnocrazia israeliana lo hanno letteralmente fatto più e più volte. Da Ottobre 2023 sono stati sterminati centinaia di operatori umanitari in Palestina: su un totale di più di 1000 soccorritori e operatori umanitari uccisi, almeno 30 facevano parte della Mezzaluna Rossa. La maggior parte di questi sono stati massacrati mentre erano in servizio. Senza contare più di 500 operatori sanitari detenuti senza chiare accuse e senza processo, oltre che sottoposti a tortura.

Tuttavia la sfacciata efferatezza di questo attacco, sommato ai bombardamenti di ospedali e alla distruzione completa di ogni infrastruttura fisica e sociale negli ultimi 17 mesi, ha suscitato un'ondata di condanne. Le promesse israeliane di aprire un'indagine imparziale non placano certamente gli animi. La prospettiva di arrivare anche solo all'inizio di un processo è bassissima: è stato attivato un particolare meccanismo di indagine militare che ha portato a un'azione penale solo nello 0,17% dei casi (dati della ONG Israeliana Yesh Din). 

Jagan Chapagain, Segretario Generale della Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC), ha dichiarato: <<Anche nelle zone di guerra più complesse ci sono delle regole. Le regole del diritto umanitario internazionale -le cosiddette leggi di guerra ndR- parlano chiaro: i civili devono essere protetti, gli operatori umanitari devono essere protetti, gli ospedali devono essere protetti. La nostra rete è a lutto, ma non è abbastanza. Invece di chiedere nuovamente a tutte le parti di proteggere i soccorritori pongo una domanda: quando finirà tutto ciò?>>. 

Più diretto l'appello di Tom Fletcher, sottosegretario dell'Ufficio per gli Affari Umanitari ONU: <<sono stati uccisi dalle forze israeliane mentre provavano a salvare vite. Chiediamo risposte e giustizia.>>. Appello che non verrà accolto dalle autorità israeliane, le quali hanno anche sospeso un meccanismo di tutela e segnalazione degli operatori umanitari, segnalando la la loro posizione alle parti in conflitto (noto con l'acronimo HNS).

Israele ha una lunga storia di attacchi ai paramedici palestinesi che inizia molto prima dell'ultima guerra. Ma questo eccidio, in particolare, è il peggiore attacco negli ultimi 30 anni ai danni della Croce Rossa in tutto il mondo, un evento che avrebbe “meritato” le prime pagine dei giornali e le aperture dei telegiornali per giorni e giorni. Gli ultimi precedenti paragonabili risalgono al 2017, quando 6 operatori umanitari vennero uccisi in Afghanistan, e al 1996, quando altri 6 crocerossini persero la vita in Cecenia.


UNA POTENZA NUCLEARE IMPAZZITA, UN NUOVO STANDARD DELLE LEGGI DI GUERRA E DEL VALORE DI UNA VITA UMANA

Il mondo occidentale e gli USA permettono qualunque cosa alla sedicente “unica democrazia del Medio Oriente”, un'etno-teocrazia iper-militarizzata e ultra-nazionalista che non millanta più nemmeno le tendenze socialiste delle sue origini all'insegna del red-washing (ossia spacciarsi come uno stato egalitario e socialista), nonché una potenza nucleare impazzita.

Immaginate che una persona accusata di omicidio dichiari di non averlo commesso. Immaginate che venga subito lasciata a piede libero e che, subito dopo, venga accusata di altri misfatti e omicidi con pesantissimi indizi a suo carico. In suo favore c'è solamente la sua stessa parola. Immaginate che quella persona venga aiutata da altri criminali a continuare a uccidere, a delinquere, mentre i magistrati che la accusano vengono attaccati. Sarebbe normale? La risposta a questa domanda retorica è ovvia. Ciò che non è ovvio è capire come sia possibile che si lasci un esercito commettere continuamente e impunemente crimini, sempre più gravi, credendo (o facendo finta di credere) incondizionatamente e unilateralmente alle versioni israeliane, e bollando quelle delle vittime come fandonie terroristiche, punendo tutti i gazawi indistintamente per quello che ha fatto Hamas, facendo credere che il 7 Ottobre è arrivato dal nulla, per puro odio antisemita, e sfruttando un crimine di guerra per attuare un “terrorismo legalizzato” per completare un'opera coloniale secolare. Un esercito che mantiene un'occupazione illegale, secondo il diritto internazionale, oltre che in violazione delle più basilari regole umane, nonché di quelle comuni a tutte le religioni abramitiche.

Per giustificare le malefatte israeliane, di fronte a quella parte di opinione pubblica ancora minimamente sensibile alle sofferenze dei propri simili, si usa un ritornello, che va di pari passo con le accuse strumentali di antisemitismo a chiunque osi criticare una nuova forma di fascismo: “è tutta colpa di Hamas che usa scudi umani”. 


Sullo sfondo i grigi scheletri degli edifici di una Gaza in rovine, avvolti da fumo e fiamme. Al centro uno "strillone" (ragazzo che vende giornali agli angoli delle strade, in inglese "newsboy") che strilla: <edizione straordinaria: è tutta colpa di Hamas! La vita di un palestinese non vale quanto quella di un israeliano>.
Dettaglio dell'mmagine sullo sfondo della Tasnim News Agency tratta da Wikimedia, rilasciata con licenza Creative Commons


Anche in questo caso Tammy Bruce, portavoce del Dipartimento di Stato USA, incalzata da un giornalista sul possibile impiego di armamenti nord-americani in crimini di guerra, ha risposto: <<L'uso di civili e di infrastrutture civili per operazioni militari è un crimine di guerra (...) ogni singola dinamica e cosa che succede a Gaza succede a causa di Hamas>>. Una frase che potrebbe sembrare sensata, se paragonata a quella del presidente israeliano Herzog, quando disse che <<a Gaza sono tutti colpevoli. La retorica dei civili inconsapevoli e non colpevoli è assolutamente falsa.>>. Ergo, anche i bambini civili sono colpevoli! Oppure, se Israele sganciasse un'atomica su Gaza (come suggerito dal Ministro per il patrimonio di Gerusalemme, Amihai Eliyahu) sarebbe tutto frutto di una dinamica innescata da Hamas...

Sulle questioni giuridiche e militari connesse all'impiego degli scudi umani ne abbiamo parlato approfonditamente in un altro articolo (facendo debunking, come si dice in gergo giornalistico, ossia sfatando mistificazioni). Vi invitiamo a leggerlo con la calma che merita un argomento così complesso. In estrema sintesi e in questo contesto, ricordiamo che usare scudi umani è certamente un crimine di guerra... Ma va provato, specialmente se su esso si basano i cosiddetti “danni collaterali”, l'uccisione di civili, altrimenti è solo una scusa per massacrare. In più, questo crimine non invalida le altre disposizioni del diritto umanitario internazionale e non fornisce carta bianca nel distruggere indiscriminatamente: bisogna sempre distinguere civili da combattenti, le azioni di combattimento devono essere strettamente necessarie e proporzionate al raggiungimento di un valido obiettivo militare e bisogna prendere tutte le precauzioni possibili per evitare danni a persone e infrastrutture civili. In più, Israele usa scudi umani palestinesi in combattimento e ha storicamente usato parte della sua popolazione come scudi umani per creare delle “zone cuscinetto”.

Gran parte della stampa ha fatto passare in secondo piano un evento militare e un quasi certo crimine di guerra con una disinvoltura disarmante. È l'ennesimo esempio di “doppio standard”, due-pesismo o doppio metro di giudizio: immaginate cosa sarebbe successo se l'esercito russo avesse ucciso degli operatori umanitari, medici e infermieri della Croce Rossa in Ucraina, o anche solo sospettato di averlo fatto con un'esecuzione! Del resto chi segue le cronache ricorderà dell'attenzione, sacrosanta, dedicata alle notizie di bombardamenti russi su ospedali ucraini. La stessa copertura mediatica non viene assicurata alle strutture sanitarie palestinesi, questo è il problema...

Come si è detto sopra, non sono certo i primi operatori umanitari uccisi dalla furia genocida israeliana. Un po' più di attenzione la ricevettero 7 degli 8 operatori di una ONG internazionale, la World Central Kitchen, in quanto non erano palestinesi -la cui vita sembra valere di meno per stampa mainstream e governi- colpiti da un drone israeliano.


Si vede un buco sul tetto del veicolo contrassegnato con i simboli della ONG su una strada desertica. Al lato un bambino che cammina.
Il veicolo della World Cenral Kitchen colpito da un drone isareliano il 01/04/2024. Immagine della Tasnim News Agency rilasciata con licenza CC.


Sicuramente per i fanatici estremisti al governo israeliano sono degli esseri sub-umani, come dichiarò Yoav Gallant, quando disse di combattere <<animali umani>>. Quasi nessuno parlò nemmeno della prima vittima internazionale delle Nazioni Unite, un ex-militare indiano addetto alla sicurezza. È stato solo il primo di una nefasta serie: un giorno dopo l'eccidio dei soccorritori, un altro membro dell'ONU di nazionalità bulgara, è stato ucciso da un missile israeliano mentre si trovava in una struttura delle Nazioni Unite, segnalata al sedicente “esercito più morale del mondo” con tanto di posizione GPS. In quelle stesse ore veniva anche colpito un edificio della Croce Rossa. Pochi giorni fa anche Feroze Sidhwa, medico statunitense volontario a Gaza, si è miracolosamente salvato da un bombardamento all'ospedale Nasser: si era spostato dal piano dell'ospedale bombardato per assistere uno dei suoi colleghi allo stremo, altrimenti potrebbe essere stato il primo medico internazionale a crepare in quello che dovrebbe essere un “santuario” durante una guerra.

Bombardare un ospedale è diventato facilissimo: basta dire che viene usato dalla parte avversa senza fornire prove e senza nemmeno tentare di evacuare i pazienti. È una guerra condotta senza limiti, seguendo regolamenti medioevali ma impiegando armi ultra-tecnologiche e iper-letali. Una guerra condotta con un intento genocida palesato pubblicamente dall'Ottobre 2023, con un dispregio per la vita umana e una normalizzazione del massacro che ha sorpassato ogni limite. Larga parte dell'umanità si è egoisticamente abituata, si sente impotente o si gira dall'altra parte, come ci ricordano anche quei sopravvissuti all'Olocausto per cui il motto “mai più” deve essere inteso per tutti. Oggi violano la sacralità della vita dei palestinesi, domani violeranno quella vostra, quella nostra!

Anche chi scrive questo articolo lo fa con profondissimo stupore e sconcerto, guidato dal dovere di cronaca e dalla tristezza per un'umanità che è morta, pensando ai colleghi giornalisti di Gaza e ai citizen journalists che ci inviano continuamente immagini nauseanti solo a vederle, figuriamoci a viverle. Immagini cruente che vengono edulcorate dai media che vanno per la maggiore. Gli stessi media che, servilmente, non vagliano mai le versioni dei carnefici e, con codardia, ignorano e mettono costantemente in dubbio quelle delle vittime.

Ma cosa deve succedere di più affinché nelle scuole, nelle piazze e in ogni luogo si parli seriamente degli abusi a cui sono sottoposti i palestinesi. Quante altre persone devono essere massacrate prima che si cominci a cercare collettivamente una soluzione per fermare il genocidio e far assumere le proprie responsabilità ai massacratori?! Quando si inizierà a boicottare politicamente e commercialmente un regime peggiore di quello dell'apartheid in Sudafrica?! Un regime guidato da fanatici che reclamano una terra in base al diritto divino. Devono forse sganciare una bomba nucleare su Gaza, come alcuni politici hanno seriamente affermato?! I letterali spari sulla Croce Rossa non sembrano sufficienti...



Paolo Maria Addabbo


AGGIORNAMENTO DEL 06/04/2025

Ieri la testata Middle East Eye ha pubblicato il video integrale, sottotitolato in inglese, pubblicato in parte dal New York Times. Dopo le scene sopra descritte, si sente l'operatore umanitario fare le sue ultime preghiere e chiedere scusa alla madre per aver intrapreso quel lavoro <<perché volevo aiutare gli altri>>. Poi altre raffiche di colpi.

Le forze di occupazione israeliane hanno ritrattato la precedente versione: hanno dovuto ammettere di aver sparato a veicoli non “sospetti” e con i lampeggianti accesi, come dimostrato dal video originariamente diffuso dal The New York Times. Lo fanno scaricando la colpa sui militari presenti sul posto, indicando loro come la fonte dell'informazione errata.

Sulla questione del mancato coordinamento abbiamo già spiegato che questo non era necessario, in quanto il luogo del massacro era all'interno di una zona cosiddetta “sicura”.

Continuano ad affermare di aver colpito dei miliziani di Hamas senza fornire alcuna prova e senza nessuna coincidenza tra l'unico nominativo fornito attualmente e i soccorritori uccisi nell'eccidio. Dal video si notano i soccorritori indossare uniformi riflettenti.

Continuano ad affermare di aver seppellito i corpi per preservarli e spiegano che i veicoli dei soccorritori sarebbero stati accartocciati per liberare la strada. La spiegazione non chiarisce perché hanno seppellito anche quelli, dato che l'intento sarebbe stato solo quello di liberare la carreggiata.


Come di consueto alleghiamo a questo articolo una citazione musicale: "Free Palestine" di Abe Batshon.



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ultimo aggiornamento 06/04/2025 18:42

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