L’EX MINISTRO DELLA DIFESA AMMETTE CHE ISRAELE HA UCCISO I SUOI STESSI CITTADINI
LA “DIRETTIVA ANNIBALE”: PRIMA SEGRETA, POI VIETATA E, INFINE, RIPRISTINATA D’URGENZA
Non è stato solo Hamas a uccidere tutti i circa 1.100 israeliani, tra soldati e civili, il 7 Ottobre. A incrementare il numero di militari e civili israeliani morti sono state le stesse forze armate israeliane. Hanno colpito le persone che avrebbero dovuto proteggere per evitare di dover scambiare prigionieri.
Ad ammetterlo giovedì scorso Yoav Gallant, ex ministro della difesa israeliano, in un’intervista di quasi un’ora rilasciata all’emittente israeliana Canale 12. È la prima che ha rilasciato dopo essere stato estromesso dal governo di Netanyahu e delle sue componenti fanatiche e messianiche, quelle che giustificano l’occupazione in base a un presunto diritto divino, e cioè con una lettura distorta dei testi sacri ebraici.
La “Direttiva Annibale” (tradotta anche con le espressioni “Protocollo Annibale” o “Procedura Annibale”) è una procedura interna dell’esercito israeliano messa in pratica dagli anni ‘80. Inizialmente segreta, consiste nel “sacrificare” la vita di soldati israeliani per vanificare l’intento di scambiarli vivi con altri prigionieri. Nel 2006 un soldato israeliano, Gilad Shalit, fu catturato da miliziani palestinesi e scambiato con più di mille prigionieri 5 anni dopo. Nel caso di Shalit l’ordine via radio di fare fuoco prima che venisse catturato arrivò troppo tardi. Tra i prigionieri palestinesi liberati in quella occasione c’era anche Yahya Sinwar.
Esisterebbero diverse versioni della direttiva che prevedono il ferimento o l’uccisione dei soldati catturati, insieme ai “danni collaterali”, le vittime civili palestinesi. Dettagli come il tipo di armi utilizzabili per colpire i propri commilitoni e le modalità di applicazione sono dibattute, così come le implicazioni etiche. Infatti, nel 2016, il generale Gadi Eisenkot decide di cancellarla, almeno ufficialmente...
Il 7 Ottobre le forze di occupazione hanno impiegato anche armi pesanti per colpire i civili israeliani, inclusi quelli al rave “Nova”, pur di non dover trattare con il nemico. Il nome della direttiva, lo stesso di quello del condottiero cartaginese che si sarebbe suicidato con un veleno, secondo quanto dichiarato dai suoi ideatori sarebbe stato generato automaticamente da un computer.
Gallant, dopo che i giornalisti hanno chiarito, a beneficio degli spettatori, che la direttiva consiste nell’aprire il fuoco verso veicoli con a bordo ostaggi, hanno chiesto se era stato dato ordine di applicarla. Il ministro licenziato da Netanyahu ha risposto: <<dovete comprendere che il Ministro della difesa ha una capacità molto limitata di dare ordini in un tempo così ristretto. Penso che tatticamente è stata applicata in alcuni posti, in altri no, e questo è il problema. Ci è voluto molto tempo, circa 8 ore, prima che una sostanziale forza militare arrivasse sul posto>>. Nel prosieguo dell’intervista non si è parlato più della direttiva, ma le parole di Gallant sembrano lasciare intendere che sarebbe dovuta essere stata applicata più ampiamente...
La notizia era stata anticipata mesi fa dal quotidiano israeliano Haaretz. Citando varie fonti interne all’esercito, spiegava che non era chiaro chi esattamente ha dato gli ordini di applicarla. Anche l’emittente Al Jazeera aveva diffuso una ricostruzione di quanto avvenuto il 7 Ottobre: avvalendosi di un esperto militare e analizzando filmati e fotografie si comprendeva che molte delle devastazioni attribuite ad Hamas erano, per forza di cose, causate da armamenti ben più devastanti di quelli in dotazione ai miliziani palestinesi.
Ricordiamo che Gallant e Netanyahu sono ricercati dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità. Mandato di arresto avvallato da una decisione bollata da Netanyahu come <<antisemita>> e supportata da un giudice sopravvissutoall’Olocausto. La procura della CPI aveva spiccato mandati di arresto anche nei confronti dei leader di Hamas, tutti uccisi extra-giudizialmente da Israele.
Ricordiamo che Gallant è anche la stessa persona ad aver dichiarato, all’inizio dell’invasione di Gaza, che si stava <<combattendo contro animali umani. Elimineremo ogni cosa, raggiungeremo ogni luogo senza nessun vincolo>>. È solo una delle svariate dichiarazioni che palesa l’intento genocida e che è al vaglio della Corte Internazionale di Giustizia (massimo organismo giudiziario delle Nazioni Unite, da non confondere con la CPI). Insomma, Gallant non è certo un pacifista...
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Foto originale rilasciata con licenza creative commons |
Infatti, nell’intervista, ha accusato Netanyahu di aver ritardato di troppo l’offensiva contro Hezbollah, le milizie libanesi sciite alleate dell’Iran. Ha anche confermato che l’attacco dei cercapersone e delle radio trasmittenti, definito come <<terroristico>> perfino dall’ex capo della CIA, Joe Panetta, era stato preparato da anni. L’ex ministro ha anche accusato il governo fascio-messianico di aver sabotato l’accordo sullo scambio di prigionieri, giunto solo adesso alla sua fase intermedia, dopo l’inutile sacrificio di decine di migliaia di palestinesi a Gaza e in Cisgiordania.
Purtroppo Gallant è l’espressione di un dissenso molto parziale della società israeliana verso le politiche di Netanyahu: tanti israeliani criticano il loro premier per la questione degli ostaggi e altre vicende politico-giudiziarie, ma non prendono nemmeno in considerazione di porre fine a un’occupazione illegale che va avanti dalla nascita stessa di Israele, quando ne fu dichiarata unilateralmente la nascita. Senza la fine dell’occupazione non ci sarà mai nessuna pace. Senza riconoscere i diritti dei palestinese nessuna soluzione, che sia a due stati o binazionale, sarà mai possibile. I cicli di violenza saranno destinati a continuare.
OSTAGGI O PRIGIONIERI?!
La stampa occidentale ci ha abituato al “doppio-standard”, un metro di giudizio differente che viene applicato ai palestinesi e agli israeliani. Sulla stampa mainstream si dice che i palestinesi “muoiono”, come se fossero stati colpiti da chissà quale fatalità e non da missili, mentre gli israeliani sono stati “uccisi” durante il “pogrom” di Hamas, come se i fanatici sionisti in Cisgiordania non commettessero quotidianamente “pogrom” per portare a compimento la pulizia etnica. Similmente, si parla del diritto a esistere e a difendersi di Israele (difendersi in territori che occupa illegalmente!), mentre ai palestinesi spetterebbe solo il “diritto” di essere trucidati o sfollati per l’ennesima volta, senza battere ciglio.
Alla stessa maniera si parla di “ostaggi” israeliani e “prigionieri” palestinesi. Ciò, agli occhi di chi scrive, è ipocrita: vanno chiamati “ostaggi” anche le migliaia di palestinesi detenuti illegalmente, oppure vanno chiamati “prigionieri” anche gli israeliani rapiti da Hamas, specialmente i militari, obiettivi legittimi della resistenza armata.
Infatti, ai sensi del diritto internazionale, Israele occupa illegalmente tutti i territori palestinesi che vanno dal fiume Giordano al mar Mediterraneo. Tra i vari obblighi della potenza occupante ci sarebbe anche quello di garantire dei processi giudiziari equi e imparziali. Invece, tra i diversi abusi legali, moltissimi delle migliaia di prigionieri politici -minorenni inclusi- vengono incarcerati con il sistema della “detenzione amministrativa”, massicciamente impiegata a partire dall’8 Ottobre.
Come abbiamo già spiegato tra queste pagine in maniera più approfondita, si tratta di un tipo di detenzione basato su accuse che nemmeno i legali dei ristretti possono conoscere, detenzione potenzialmente rinnovabile all’infinito: senza conoscere di cosa si è accusati e restando detenuti in base ad accuse segrete ab aeterno, non arrivando a essere mai giudicati di fronte a una corte, non si può parlare di processo equo. Sono dei basilari concetti di logica e di educazione civica... Oltre a ciò, pochi mesi fa è emerso uno scandalo che dovrebbe far rabbrividire l’opinione pubblica internazionale: diversi prigionieri palestinesi hanno denunciato di essere stati stuprati con bastoni elettrificati. La voce che girava si è tramutata in una ripugnante evidenza quando un detenuto è stato ricoverato con il di dietro rotto e gli organi interni danneggiati. Emerse anche un filmato in cui si vedevano gli aguzzini ripararsi dalle telecamere dietro degli scudi mentre commettevano la violenza. Quando la polizia militare andò a catturare i responsabili dello stupro una folla di estremisti israeliani fece irruzione nella caserma tentando di impedire l’arresto. Immaginate cosa sarebbe successo se le parti fossero stati investite, se un cittadino israeliano fosse stato violato sadicamente con un bastone elettrificato da un palestinese...
PROPAGANDA E FAKE-NEWS
La propaganda nazionalista-sionista diceva che la Direttiva Annibale era stata abolita e che la sua applicazione il 7/10 era un’invenzione dei cosiddetti “pro-Pal”. Adesso non si può più negare. I criminali di guerra israeliani hanno nuove spiegazioni da fornire ai loro stessi cittadini, e a parte ancora sana della comunità internazionale. Parliamo di tute quelle persone secondo cui un atto orribile, quanto avvenuto il 7 Ottobre, non giustifica né un genocidio né tutti i “7 Ottobre” commessi ai danni dei palestinesi in quasi 80 anni di dispossessamento e pulizia etnica, oltre ai quasi 60 anni di occupazione militare illegale ai sensi del diritto internazionale.
Purtroppo i crimini commessi il 7 Ottobre, che non invalidano certo il diritto riconosciuto a resistere anche in armi a un’occupazione militare e brutale, sono stati la tragica e quasi inevitabile conseguenza di un genocidio incrementale iniziato nel 1948, dell’abbandono della popolazione nativa da parte della comunità internazionale, dopo che molti, da ambo le parti, hanno cercato una soluzione pacifica della questione palestinese.
L’entità dei crimini commessa da Hamas andrà anche ridimensionata in relazione alle azioni compiute quel giorno dagli occupanti israeliani. Entità che è stata amplificata per giustificare l’ingiustificabile, per spacciare una “soluzione finale” colonialista per eliminare e scacciare via quanti più palestinesi possibile e per accaparrarsi le preziose risorse di Gaza. Tra queste ci sono i giacimenti di gas. Varie compagnie -inclusa l’italiana ENI- hanno formalizzato il processo di ricerca ed estrazione a pochi giorni dallo scoppio della guerra.
Tutto ciò è in linea con la strategia di un colonialismo di insediamento (ossia che consiste nell’insediare la popolazione dei colonizzatori) e di sfruttamento (e cioè il colonialismo teso a sfruttare le risorse della popolazione autoctona che, didatticamente parlando, potrebbe anche non essere eliminata).
Il 7 Ottobre era già sufficientemente truce di per sé: il bisogno di inventare fake-news su bambini decapitati e di bollare come notizie false chi procurava evidenze sull’applicazione della "Direttiva Annibale" è servito a giustificare l’ingiustificabile, a dipingere le migliaia di vittime innocenti palestinesi come carnefici, a negare la verità sul destino di quelle israeliane, a violare tutte le norme del diritto internazionale, a normalizzare il primo genocidio trasmesso in diretta della storia dell’umanità spacciandolo come legittima difesa.
Secondo chi scrive il castello di bugie criminali è destinato a crollare. La giustizia, sia quella storico-sociale che quella dei tribunali, farà il suo corso, anche se molto lentamente. Sta a noi, parte sana della società civile, fare di tutto per accelerare questi tempi. Dobbiamo fare in modo che quello che è successo a Gaza non si ripeta, anche se in forme più graduale, nel resto della Palestina. Sta a noi esigere dai nostri governanti l’interruzione di rapporti commerciali e della copertura politica a uno stato che, come nel regime suprematista bianco del Sudafrica, pratica l’apartheid. Sta a noi esigere che, come sancito dal diritto internazionale e non da “pericolosi sovversivi”, Israele si ritiri incondizionatamente da tutti i territori occupati illegalmente entro pochi mesi.
Paolo Maria Addabbo
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ultima modifica 10/02/2025 19:22
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