14.5.24

GAZA: PRIMA VITTIMA INTERNAZIONALE ONU

Anil Kale è la prima vittima dell'ONU di nazionalità non palestinese uccisa a partire dall'8 Ottobre. In totale sono almeno 260 gli operatori umanitari uccisi nel genocidio di Gaza, di cui 188 membri dell'UNRWA, l'agenzia che si occupa dei rifugiati palestinesi. Tra queste pagine abbiamo anche parlato della campagna di delegittimazione ai danni dell'UNRWA.



LE VITTIME "INTERNAZIONALI" FANNO SEMPRE PIÙ NOTIZIA... MA NON ABBASTANZA PER FERMARE IL GENOCIDIO


Sfondo nero, in basso a sinistra il simbolo dell'ONU e a destra una bandiera palestinese. Al centro la scritta:<LA PRIMA VITTIMA “INTERNAZIONALE” DELLE NAZIONI UNITE DEL GENOCIDIO DI GAZA SI CHIAMA ANIL KALE: LAVORAVA PER IL “DIPARTIMENTO DELLE NAZIONI UNITE DELLA SICUREZZA E PROTEZIONE” (UNDSS) LO SCORSO MESE UN ATTACCO AEREO ISRAELIANO HA TRUCIDATO 6 OPERATORI INTERNAZIONALI E 1 PALESTINESE DI “WORLD CENTRAL KITCHEN” A OGGI, 14 MAGGIO 2024, SONO STATI UCCISI ALMENO 260 OPERATORI UMANITARI DEI QUALI 191 MEMBRI DI DIVERSE AGENZIE ONU: 188 DELL’UNRWA, 1 DELL’UNDP, 1 DELL’OMS E 1 DELL’UNOPS SENZA CONTARE QUASI 500 OPERATORI SANITARI, 70 DI PROTEZIONE CIVILE E ALMENO 35000 VITTIME CIVILI  BASTA A GENOCIDIO E COLONIALISMO: FERMIAMO LA NUOVA NAKBA>



Lunedì un veicolo di un convoglio delle Nazioni Unite, con tanto di bandiere e insegne ben visibili, è stato raggiunto da colpi d'arma da fuoco. In quello che Farhan Haq, portavoce dell'ONU, definisce un <<attacco>> ha trovato la morte Anil Kale, ex appartenente all'esercito indiano e da due mesi membro del Dipartimento delle Nazioni Unite della sicurezza e protezione (UNDSS), diramazione dell'ONU che garantisce la sicurezza e affianca chi fornisce servizi e aiuti umanitari, con il ruolo di osservatore. Un'altra persona sarebbe rimasta ferita in maniera non grave. Il convoglio si trovava nei pressi di Rafah, dove le forze di offesa israeliane stanno preparando un'invasione via terra che finirebbe per moltiplicare i catastrofici danni della punizione collettiva dei gazawi.

È la prima vittima di nazionalità non palestinese del personale ONU: fino a oggi sono morti almeno 260 operatori umanitari (senza contare quasi 500 operatori sanitari e 70 di protezione civile), di cui 191 tra le fila delle Nazioni Unite: 188 membri dell'UNRWA e tre vittime, rispettivamente, dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), del Programma per lo sviluppo (UNDP) e dell'Ufficio per i servizi e i progetti (UNOPS). 

In questo funesto conteggio sono inclusi i primi 6 lavoratori umanitari non palestinesi massacrati da un attacco aereo israeliano lo scorso mese (3 britannici, un polacco, un australiano e un operatore con doppia cittadinanza, canadese e statunitense, più la settima vittima, il guidatore palestinese). In quel caso gli operatori della ONG World Central Kitchen avevano comunicato all'esercito israeliano il percorso per coordinare la consegna di cibo a una popolazione che sta morendo, letteralmente, anche di fame.

La dinamica dell'ultimo "incidente" non è ancora chiara: le autorità dello stato coloniale, teocratico ed etnocratico si difendono affermando che il convoglio si trovava in una zona di combattimento e che il percorso non era loro noto, senza né confermare né smentire che i colpi partiti sono stati sparati dalle forze di offesa israeliane.

Un report della ONG Human Rights Watch ha documentato almeno <<8 attacchi a edifici e convogli umanitari a Gaza da Ottobre 2023, nonostante il fatto che sono state fornite coordinate alle autorità israeliane per assicurarne la protezione>>. Tra gli obiettivi degli attacchi ci sono anche un convoglio, un rifugio e un'abitazione di Medici Senza Frontiere, e sono state <<uccise almeno 15 persone, inclusi due bambini, e feriti almeno 16>>.

Ognuna delle almeno 35000 vite spezzate dovrebbe avere lo stesso valore, ma quelle non palestinesi vengono messe maggiormente in risalto sugli organi di stampa che vanno per la maggiore.


Proto-Redazione


Se hai trovato utili i contenuti tra queste pagine digitali ti chiediamo un grandissimo favore: aiutaci a condividerli e seguici sui "social asociali" (link sotto) oppure boicottali e connettiti con noi tramite il "Fediverso" (dove attualmente siamo presenti con un profilo Mastodon)

Il modello di giornalismo indipendente e sperimentale che portiamo avanti tende a essere penalizzato dagli algoritmi, da chi li programma e dalle logiche di mercato, specialmente quando parliamo del genocidio in corso in Palestina.

Per questo il tuo supporto è fondamentale. Grazie per essere arrivat* fin qui.

2 commenti:

  1. Deve crescere questo tipo di servizio lo condivido per essere liberi e non allinearsi con il tremendo obiettivo occulto del commercio e produzione delle armi. Invece della guerra oggi vi sono tante innovazioni di sviluppo sostenibile che produce ovunque ricchezza di benessere per tutti

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Salve, sono Paolo di Fanrivista. Grazie per il commento. Sono d'accordo con lei sul cambiamento che l'umanità deve intraprendere per il benessere di tutte, tutti, tutt* e "il tutto". Tuttavia credo che debba essere radicale, e l'espressione "sviluppo sostenibile" mi fa un po' storcere il naso: penso che non si possa, perlomeno sul lungo termine, rendere un sistema insostenibile più "sostenibile", in senso pieno. Il concetto di sviluppo, per prima cosa, non dovrebbe essere connesso in alcun modo all'accumulazione di profitto economico. Se ne parla anche qui https://www.fanrivista.it/2024/02/crediti-di-carbonio-compensazioni-carbon-credit-offset-greenwashing-carbonwashing.html

      Elimina