25.10.25

SPECIALE SULLE “FLOTILLAS”: DI MEDIA, MOBILITAZIONI E PEACEWASHING

DALLA NASCITA DELLA GLOBAL SUMUD FLOTILLA ALLA TREGUA ARMATA, PASSANDO PER LA STORIA DELLA FREEDOM FLOTILLA COALITION CHE AVEVA ANNUNCIATO UNA POSSIBILE NUOVA MISSIONE PER NOVEMBRE


Nove foto: quattro sono dei fermi immagine delle telecamere di sicurezza delle varie imbarcazioni che mostrano i blitz del IDF e l'attentato con ordigni incendiari sganciati da droni. In una si nota il gommone delle IDF mentre abborda l'ultima barca della Sumud Flotilla. In un'altra una soldatessa mentre si arrampica sull'albero di una nave della Freedom Flotilla per mettere fuori uso la telecamera. In un'altra l'equipaggio è seduto sul ponte della nave con le mani alzate. Nell'ultima si nota una striscia di fuoco abbattersi su una delle navi. Le altre quattro immagini provengono dalle manifestazioni partenopee: un fiume di gente di fronte alla stazione di Napoli; un'altra folla con uno striscione vicino al Maschio Angioino e la scritta "per mare e per terra siamo la flotta dell'umanità, free palestine"; in un'altra uno striscione con la scritta "Global Movement to Gaza" durante una manifestazione al porto turistico di Napoli; nell'ultima si intravedono delle enormi cisterne mentre sventolano delle bandiere della Palestina durante l'occupazione del porto di Napoli. Al centro uno striscione con la scritta e il simbolo della Global Sumud Flotilla, un ramoscello di ulivo nero con quattro foglie (una nera, una rossa, una verde e una azzurra).


Questo lungo pseduo-editoriale si concentra sugli eventi più recenti che riguardano le varie “flotillas”, dopo averne iniziato a parlare tra queste pagine digitali lo scorso Maggio: le strategie mediatiche che caratterizzano le varie flottiglie, gli attacchi politici e quelli con droni che hanno preceduto gli ennesimi rapimenti pirateschi in acque internazionali, le mobilitazioni popolari oceaniche, le precedenti e le annunciate nuove missioni umanitarie, e gli aspetti controversi, perché si possono avere obiettivi comuni e non pensarla alla stessa maniera.

Va ricordato, come hanno sempre sottolineato gli attivisti, che la notizia più importante non sono le missioni umanitarie autogestite, ma il genocidio a Gaza e nel resto dei territori palestinesi occupati. Tenendo bene in mente che l’obiettivo è fare pressione su governi e aziende per porre fine a una brutale occupazione militare decennale e a un sistema di apartheid (come risaputo e riconosciuto formalmente anche da un parere consultivo del massimo organo di giustizia dell’ONU), è comunque importante focalizzarsi sugli eventi delle varie flottiglie per la loro portata storica, per l’impatto che hanno avuto e avranno sui movimenti sociali e su tutta la società civile, e per capire come le diverse strategie mediali e di resistenza possono essere impiegate per stravolgere un sistema sociale, culturale ed economico, che nell’oppressione del popolo palestinese ha raggiunto i suoi livelli più bassi.



LE ORIGINI DELLA “GLOBAL SUMUD FLOTILLA”

Lo scorso Luglio le forze di occupazione israeliane si apprestavano a sequestrare in acque internazionali l’equipaggio della barca Handala della Freedom Flotilla”, dopo aver rapito e rapinato l'equipaggio della Madleen. Circa un mese prima, diverse associazioni riunite in vari convogli, provavano a rompere via terra l’embargo illegale che opprime la popolazione di Gaza da anni. Un blocco illegale potenziato oltre ogni umana decenza e apparenza da quando è iniziata la guerra genocida. L’iniziativa, denominata “Global March to Gaza” (poi rinominata in “Global Movement to Gaza”, GMTG), intendeva passare tramite il valico di Rafah, ma è stata interrotta a metà giugno dopo varie peripezie culminate in violente repressioni in Libia e in Egitto con decine di arresti. In quei giorni gli attivisti che avevano provato l’impresa con la carovana via terra, quelli di GMTG e Sumud Convoy, insieme a quelli che ci provavano da anni via mare, la Freedom Flotilla, annunciavano i preparativi per un nuovo progetto, la “Global Sumud Flotilla”. 

Sumud è una parola araba difficile da tradurre e che comprende le sfumature dei significati di “resistenza” e “resilienza”.

9.10.25

PADRE ALEX ZANOTELLI: BOICOTTARE ISRAELE E USCIRE DAL VATICANO

<<BISOGNA TOCCARE L’ASPETTO ECONOMICO SE VOGLIAMO PORRE FINE ALL’APARTHEID, COME CHIEDONO DA 15 ANNI I CRISTIANI PALESTINESI>>


<<IL PAPA È IL RAPPRESENTATE DI GESÙ OGGI, MA ESSERE CAPO DI STATO È PROPRIO QUELLO CHE GESÙ HA RIFIUTATO>>



Il boicottaggio di Israele, l’invito alla resistenza nel frainteso detto evangelico del “porgere l’altra guancia”, l’abolizione del Vaticano come entità statale per una chiesa povera e per gli ultimi: di questo e altro abbiamo parlato con Padre Alex Zanotelli l’11/09/2025 a Napoli, a margine di un'assemblea all'Ex Asilo Filangieri per il BDS.


Padre Alex Zanotelli seduto di fronte a un balcone e sullo sfondo il cortile dell’Ex Asilo Filangieri a Napoli. Indossa una kefiah, una maglietta blu con delle strisce bianche “psichedeliche” e ha la mano alzata. Sulle finestre vari adesivi. Lo sfondo è sovraesposto: il sole rende il cielo completamente bianco. Poi le scritte in risalto, aggiunte per sintetizzare l’intervista: “Boicottare Israele”; “Uscire dal Vaticano”; Intervista con Padre Alex Zanotelli”.

Preziosissimi gli spunti offerti da un’intervista di Fanrivista con Padre Alex Zanotelli. Lo abbiamo incontrato un mese fa, in occasione della prima assemblea del nodo partenopeo per il BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni).

Si tratta di un movimento internazionale con lo scopo di fare pressione economica e politica per far terminare il regime di apartheid e l’occupazione illegale della Palestina. Scegliendo cosa mettere nel carrello della spesa i consumatori possono infliggere duri colpi all’economia israeliana, che si regge sullo sfruttamento delle risorse palestinesi, sulle sperimentazioni di diverse tecnologie e armamenti a loro danno e, non da ultimi, sulla pulizia etnica e sul genocidio degli stessi. Anche le aziende private e le pubbliche amministrazioni dovrebbero smettere di avere rapporti commerciali con un’entità statale che pratica genocidio e apartheid, oltre a porre fine a qualunque investimento nell'economia criminale delle colonie abusive. Parimenti le istituzioni accademiche dovrebbero troncare i rapporti con le omologhe israeliane: giusto per fare un esempio, progetti di ricerca all’apparenza benefici, come quelli sugli studi delle risorse idriche, possono essere utilizzati da Israele per appropriarsi dell’acqua potabile dei palestinesi. Allo stesso modo, anche le istituzioni sportive dovrebbero escludere dalle competizioni squadre e atleti israeliani, come si è fatto fin da subito con la Russia. Sono tutte azioni, sanzioni e segnali che dovrebbero essere estesi anche ad altri settori culturali, come quello della musica e del cinema, oltre che al mondo politico e diplomatico, ovviamente.

L’importanza del BDS, richiesto anche dai cristiani della “Terra Santa”, è cruciale secondo Padre Zanotelli: <<bisogna smettere di comprare prodotti israeliani (...) se non andiamo a toccare il lato economico allora tutto il resto diventa piuttosto irrilevante>>. È questo il monito del missionario comboniano che, tra le tante battaglie portate avanti, si è concentrato particolarmente su quella contro il mortifero commercio di armi. Quella lotta sociale, condotta anche con la direzione della rivista “Nigrizia”, gli è costata le antipatie dei governanti italiani e delle gerarchie vaticane. Dopo essere stato in Sudan e in Kenya, ha deciso di tornare in Europa <<per convertire la tribù bianca>>, quella del colonialismo e dell’imperialismo, così come promise a un vescovo di una chiesa indipendente africana. Indubbio è il suo impegno in questa “conversione politica”, oltre che spirituale.

In circa venti minuti abbiamo parlato anche dell’importanza di manifestare il dissenso e di non sottostare alle angherie dei potenti. Il famoso detto evangelico del “porgere l’altra guancia” non invita alla resa ma, in realtà, è un segno di sfida e di resistenza verso il potere, come suggeriscono interpretazioni non letterali del Nuovo Testamento. Infatti, nella società degli antichi romani, chi era più in alto nella scala sociale poteva colpire uno schiavo solo sulla guancia destra con il rovescio della mano destra. Lo schiavo, porgendo l’altro guancia, avrebbe indotto il padrone a violare questa usanza e, di conseguenza, a farsi riconoscere come suo pari.