1.3.25

IL MESSAGGIO DI OCALAN E IL CESSATE IL FUOCO DICHIARATO DAL PKK

APO” NON HA RICHIESTO UNA RESA INCONDIZIONATA DEL PKK


Continuiamo a parlare di Abdullah Ocalan, storico leader del PKK, e delle trattative con la Turchia per la rubrica “Come va a finire?!”.

L’ultimo messaggio diffuso da “Rêber Apo” conferma la volontà di risolvere la questione curda senza ricorrere alle armi

La stampa che va per la maggiore, omettendo una nota finale dell'appello, lo ha fatto apparire come una sconfitta della resistenza curda e una chiamata alla resa incondizionata, distorcendone il senso. 

Resta da capire, come abbiamo già argomentato tra queste pagine, se anche il “Sultano” Erdogan è davvero pronto a negoziare oppure se sta semplicemente cercando di seminare discordia nella resistenza curda, se sta prendendo tempo “congelando” -o concludendo per davvero- il conflitto interno con il PKK, in preparazione di una guerra più aperta con l’Iran e in competizione con Israele per l’egemonia del Levante.


Per chi non avesse mai sentito parlare di Ocalan o abbia solo una vaga idea di chi sia, ma anche per chi volesse approfondire altri aspetti della sua vicenda e della questione curda, consigliamo anche tre letture riepilogative e di approfondimento:


  • in questo post abbiamo parlato dell’arresto illegale di Ocalan, focalizzandoci sul ruolo svolto dall’Italia nel suo rapimento e fornendo alcune nozioni basilari sulla questione curda;



Adesso vediamo cosa è successo in questi ultimi giorni...

Al centro Abdullah Ocalan in un primo piano: sorride mostrando i denti, appoggia la mano sulla sua guancia e ha capelli e baffi brizzolati. Sotto la bandiera del Pkk: una stella rossa racchiusa in un cerchio giallo dal contorno verde su sfondo rosso.


IL MESSAGGIO DISTORTO DAL MAINSTREAM E QUELLA FONDAMENTALE NOTA AGGIUNTIVA

Giovedì scorso, 27/02/2025, è stato diffuso l’attesissimo appello di Ocalan a poco più di 26 anni dal suo rapimento e dall’inizio della sua prigionia, oltre che a 4 mesi di distanza dall’invito del “lupo grigio” Bahceli a sciogliere il PKK. Le televisioni di tutto il globo e la comunità curda attendevano con trepidazione un suo video-messaggio. Alla fine la delegazione del Partito dell’Uguaglianza e della Democrazia dei Popoli turco (DEM in acronimo) ha potuto solo leggere l’appello durante una conferenza stampa a Istanbul, dopo aver incontrato Ocalan sull’isola-carcere di Imrali.

In sintesi il documento di un paio di pagine, intitolato “Appello per la pace e una società democratica”, spiega che il contesto in cui è nato il Partito dei Lavoratori curdo è molto diverso da quello attuale: <<il PKK è nato nel secolo più violento della storia>>, segnato da due guerre mondiali e dal precario equilibrio della guerra fredda. Il “socialismo reale” ha influenzato fortemente il partito, e il suo crollo negli anni ‘90 ha fatto perdere al PKK il suo significato originario. Restando troppo attaccati alla sua struttura originaria si sono ripetuti degli errori, a partire dalla volontà di creare un nuovo stato-nazione curdo che, come tutte le entità statali “classiche”, finirebbe per replicarne le dinamiche oppressive, <<come quelle della sua controparte>>.

Il popolo curdo e quello turco sono stati alleati per secoli. Tuttavia, negli ultimi 200 anni, <<la modernità capitalista si è principalmente focalizzata nel distruggere questa alleanza. Le forze coinvolte, in linea con i loro interessi di classe, hanno avuto un ruolo chiave per portare avanti questo obiettivo. Con le interpretazioni moniste della Repubblica turca, questo processo è stato accelerato. Oggi, il compito principale è ristrutturare questa relazione storica, oramai estremamente fragile, senza escludere la considerazione delle convinzioni con spirito di fraternità>>. Dunque, per ripristinare questa fratellanza e avviare un processo di pace, Ocalan ha esortato tutti i gruppi a deporre le armi e a far sciogliere il PKK, invitando il partito a indire un congresso per prendere una decisione.

Analizzando più a fondo il messaggio di Ocalan si capisce che secondo lui il PKK in quanto partito, con la sua storia e struttura, non ha più senso di esistere allo stato attuale. Ciò però non implica una fine della resistenza o la resa allamodernità capitalista”, espressione con cui Ocalan denota le forze reazionarie in opposizione alla “civiltà democratica”.

L’informazione mainstream ha sostanzialmente distorto il messaggio di “Reber Apo”, enfatizzando la richiesta di deporre le armi e facendola apparire come una resa incondizionata allo stato turco. Infatti, è stata in larga parte omessa una fondamentale nota finale, un post-scriptum comunicato solo oralmente e non scritto da Ocalan di suo pugno per problemi comunicativi: <<Senza dubbio, la deposizione delle armi e lo scioglimento del PKK richiedono, in pratica, il riconoscimento delle politiche democratiche e una cornice legale>>. In altre parole: il partito può essere completamente sciolto e i gruppi armati possono consegnare le armi se la Turchia è in grado di assicurarne le condizioni.


UNA NUOVA FASE DELLA RESISTENZA E LA RISPOSTA DEL PKK

L’appello è stato accolto con gioia dalla comunità curda, essendo stato compreso non come una resa, ma come una nuova fase della resistenza. A ogni modo, bisognerà comprendere come verrà accolto non solo dalla Turchia ma anche dalle varie fazioni del PKK.

Facendo un piccolo passo indietro, ricordiamo che l’invito del “lupo grigio” e alleato di Erdogan, Baceli, sembrava rivolto a tutte le organizzazioni collegate con i <<terroristi>> del PKK. Invece, l’invito di Ocalan sembra rivolto specificamente al PKK, non alle formazioni “sorelle” come il PYD siriano. In quell’occasione fu attuato un attacco suicida ad Ankara, presso la sede dell’azienda militare e aerospaziale TUSAS, da due membri del “Battaglione degli Immortali”, parte del braccio armato del PKK, l’HPG. L’HPG negò che l’attacco fosse legato all’invito di Devlet Baceli, tuttavia restano dei dubbi: potrebbe essere interpretato come una volontà di alcuni settori del PKK di continuare la lotta armata.

Fatto sta che oggi, primo giorno di Marzo 2025, il PKK ha dichiarato ufficialmente un cessate il fuoco accogliendo l’invito di Ocalan: <<nessuna delle nostre forze attuerà azioni armate a meno che non vengano attaccate>>, chiariscono in un comunicato. <<Non si tratta di una fine ma di un nuovo inizio (…) un nuovo processo storico e una nuova fase di resistenza sono iniziati>>. Inoltre, come già specificato nella nota finale del co-fondatore del PKK, per portare a termine il processo di pace servono le giuste <<condizioni politiche democratiche e una cornice legale>>. In più, il congresso convocato da Ocalan dovrà essere guidato da lui in persona: il leader del PKK dovrà <<essere fisicamente libero, in grado di lavorare liberamente e di stabilire relazioni senza impedimenti con chiunque voglia, inclusi i suoi amici>>.

Usando una metafora sportiva, possiamo dire che adesso la palla è nel campo del governo turco.

Continueremo a seguire la vicenda per capire se la Turchia ha davvero intenzione di fare la pace, come si comporteranno le attrici e gli attori curdi fuori dai confini della “Sublime Porta”, cosa faranno gli altri popoli alleati e, non certo di secondaria importanza, come tutte le componenti del PKK agiranno di conseguenza. Insomma, seguiremo la vicenda per capire “Come va a finire”, sperando e attivandoci per un futuro di pace.

Heval Astro


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