24.11.24

ISRAELE DIETRO LA “BORSA NERA” A GAZA

UN DOCUMENTO ONU RISERVATO IPOTIZZA IL COINVOLGIMENTO DELLE FORZE DI OCCUPAZIONE ISRAELIANE NELLA PROTEZIONE DI GANG ARMATE, OPPOSTE AD HAMAS, CHE RUBANO E TRAFFICANO CIBO E AIUTI


Negli ultimi mesi abbiamo seguito le vicende relative alla consegna degli aiuti umanitari a Gaza, questioni per cui Netanyahu e Gallant sono accusati di usare la fame come arma di guerra, tra i vari crimini. 

Due settimane fa abbiamo pubblicato l’ultimo aggiornamento sull’UNRWA, l’Agenzia ONU che assiste i rifugiati palestinesi e che è stata legalmente bandita da Israele. Una mossa legislativa che, se implementata, renderebbe la sopravvivenza dei gazawi e di tutti i palestinesi nei territori occupati ancora più complicata. 

Pochi giorni dopo l’ultimo post sull’UNRWA, in cui parlavamo della “borsa nera”, dell’economia di guerra e dei piani per affidare la gestione degli aiuti a mercenari dentro Gaza, si è verificato il più importante attacco a un convoglio umanitario. Non si tratta però, come successo più volte, di attacchi incendiari e minacce ai guidatori dei camion da parte di fanatici israeliani. Si tratta invece di bande palestinesi armate, sospettate di essere supportate dalle forze di occupazione israeliane.


A sinistra una folla di bambini tristi e agitati aspetta una razione di cibo con delle pentole in mano. A destra il frame di un video su "X" in cui un ragazzino spara colpi in aria con un fucile d'assalto. Alcune persone della folla (quasi tutti bambini) sembrano impaurite, altre incuriosite
Immagine a sinistra scattata a Luglio a Gaza da hosnysalah da Pixabay. A destra il frame di un video di pochi giorni fa in cui un ragazzino fa fuoco con un fucile M16 a Gaza in pieno giorno. Alcuni analisti e commentatori pensano che ci sia la complicità di Israele: quel tipo di armamento non è in dotazione ad Hamas e, in più, non si capisce come i droni che sorveglino costantemente Gaza non attacchino delle persone armate.

23.11.24

IL GIUDICE SOPRAVVISSUTO ALL’OLOCAUSTO “ANTISEMITA” E NETANYAHU

C’È UN SOPRAVVISSUTO ALL’OLOCAUSTO NEL GRUPPO DI GIURISTI CHE HA ANALIZZATO E APPOGGIA LA RICHIESTA DI ARRESTO DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE, DEFINITA DA NETANYAHU <<ANTISEMITA>>


Sullo sfondo il disegno di un manifesto con sopra scritto "Wanted" e sotto "for war crimes and crimes against humanity". Al centro la foto di Netanyahu.

Per molti la richiesta di arresto al premier e all’ex ministro della difesa israeliani segna l’inizio della fine politica di Netanyahu, ma non certo la fine delle immani sofferenze inflitte a palestinesi e libanesi.

Mentre la propaganda si concentra sulla contro-accusa di Netanyahu e della sua schiera di pennivendoli, secondo cui la Corte sarebbe faziosa, allineata con il terrorismo e antisemita, quasi nessuno si accorge di un particolare: Theodor Meron, 95 anni, sopravvissuto all’Olocausto dopo essere stato detenuto in un campo di lavoro forzato in Polonia, fa parte di un gruppo di giuristi che ha appoggiato la richiesta di arresto. Il parere del comitato dei giuristi è stato richiesto dal Procuratore Capo della Corte Penale Internazionale, Karim Ahmad Khan, a Maggio.


Iniziamo ricapitolando quali sono le specifiche accuse.



In alto a destra  il disegno di un manifesto con sopra scritto "Wanted" e sotto "for war crimes and crimes against humanity". Al centro la foto di Netanyahu. In basso a sinistra un primo piano di Theodor Meron con la toga: sullo sfondo si intravede un logo ONU. Al centro la seguente didascalia: Netanyahu ha definito il mandato d’arresto nei suoi confronti un «atto antisemita» di una «corte faziosa».  La decisione “antisemita” è stata analizzata e convalidata all’unanimità da un gruppo di sei esperti in diritto internazionale, consultato dal Procuratore Khan. Tra questi c’è Theodor Meron, sopravvissuto all’Olocausto ed ex ambasciatore israeliano. 4 anni fa disse:  «Oggi vediamo tantissimi esempi in corso di brutali massacri etnici e religiosi. Molti di questi sono in effetti, in termini legali, genocidi. Oggi ci stiamo addentrando in una fase di nazionalismo radicale e sfrenato. È contro gli immigrati. È contro i musulmani. È contro gli ebrei. Bisogna fare attenzione a questi demagoghi che predicano odio religioso ed etnico (...) L’Olocausto non sarebbe potuto accadere senza la collaborazione di tanti europei (...) Se non impariamo la lezione potremmo far ripetere queste situazioni.
Immagine del giudice Theodor Meron della Corte ONU per giudicare i crimini nell'ex Yugoslavia rilasciata con licenza Creative Commons.



LE ACCUSE DELLA CPI E DELLA CIG

Due giorni fa la Camera di giudizio preliminare della Corte Penale Internazionale (CPI) ha approvato i mandati di arresto richiesti a Maggio dal Procuratore Capo, Karim Ahmad Khan, nei confronti dei leader israeliani e di Hamas per diversi crimini di guerra e contro l’umanità. Teoricamente, se l’ex ministro della difesa Gallant e il premier Netanyahu si recassero in uno dei paesi che ha ratificato lo Statuto di Roma potrebbero essere arrestati e condotti all’Aja. L’autocrate ungherese Orban ha già invitato Netanyahu in segno di spregio e sfida al diritto internazionale.

La CPI (ICC è l’acronimo in inglese) ha il compito di accertare responsabilità di singole persone. Il suo procedimento giudiziario non va confuso con la causa della Corte “cugina” e massimo organismo giudiziario dell’ONU, la Corte di Giustizia Internazionale (CGI acronimo in italiano e ICJ in inglese) avviata dal Sudafrica.

10.11.24

UNRWA BANDITA DA ISRAELE: CRIMINALIZZATO IL LAVORO UMANITARIO

LA “BORSA NERA” DI GUERRA SEMBRA ESSERE GESTITA DALLE GANG LOCALI CON IL SUPPORTO DELLE FORZE DI OCCUPAZIONE ISRAELIANE.

CI SAREBBE ANCHE UN PIANO PER AFFIDARE LA GESTIONE DEGLI AIUTI A COMPAGNIE DI SICUREZZA PRIVATE.



Bambine, bambini e una persona anziana con delle pentole vuote attendono dietro un muretto divisorio che vengano riempite.
Foto di hosnysalah da Pixabay


Pubblichiamo un aggiornamento sulle ultime due leggi israeliane che criminalizzano l'UNRWA e che aprono le porte a ulteriori disastri umanitari e speculazioni. 

Parliamo anche delle implicazioni legali di questo provvedimento legislativo e della "borsa nera" che caratterizza le economie di guerra.

In più, includiamo nel post un breve "fact-checking" per sfatare delle fake-news sull'Agenzia che sostiene i profughi palestinesi.


ISRAELE CRIMINALIZZA L'UNRWA

Lunedì 28 ottobre il parlamento del sedicente stato ebraico ha approvato due leggi, adottate con un larghissimo consenso dell’opposizione, da implementare nell’arco di tre mesi: l’UNRWA (“Agenzia ONU per il soccorso e il collocamento dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente) viene identificata come un gruppo terroristico, non potrà operare <<nel territorio sovrano dello Stato di Israele>> e avere relazioni con istituzioni e funzionari pubblici, inclusi esercito e banche, perdendo la possibilità di ottenere visti, l’immunità diplomatica e le esenzioni fiscali. In concreto non potrà operare nemmeno a Gaza e in Cisgiordania oppure, nello scenario migliore, riuscirà solo a svolgere pochissimi compiti con grande difficoltà. Lunedì scorso è arrivata la comunicazione ufficiale del ministro degli esteri all’Agenzia: l’accordo di cooperazione in vigore dal ‘67, base legale del rapporto tra Israele e l'Agenzia, è cancellato. La motivazione addotta è un supposto legame con degli <<operativi di Hamas>>. Ma i benefici per l’etno-teocrazia israeliana sono ben altri che la presunta lotta al terrorismo. Non a caso alcuni terroristi ebraici uccisero colui che contribuì a far nascere l’UNRWA… Ma andiamo per ordine, e spieghiamo cosa fa in concreto l’UNRWA.




COS’È L'UNRWA E COME NASCE IL “DIRITTO AL RITORNO”

L’“Agenzia ONU per il soccorso e il collocamento dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente” assiste, difende e promuove i diritti di circa 5 milioni di rifugiati palestinesi nei territori occupati (Gerusalemme Est inclusa), in Siria, Libano e Giordania. Fondata dall’Assemblea Generale nel ’48 conta più di 30mila dipendenti. La maggioranza di questi sono rifugiati e operano insieme a circa 300 funzionari internazionali. Fornisce assistenza a tutte quelle persone che hanno perso mezzi di sostentamento e abitazioni a partire dalla cosiddetta guerra arabo-israeliana del ’48, la “guerra di indipendenza” per gli israeliani, la “Nakba” (la “Catastrofe”) per i palestinesi, l'inizio della pulizia etnica e del genocidio incrementale che continua fino a oggi.

9.11.24

CHE SUCCEDE IN KURDISTAN? OCALAN VERRÀ LIBERATO?

TRA KURDISTAN E PALESTINA


CRONACA E ANALISI: LA CRIPTICA APERTURA DEL LEADER DEI “LUPI GRIGI”, IL MESSAGGIO DI OCALAN, LA CONVERGENZA TRA DESTRA PALESTINESE, CURDA E TURCA, E L’ATTACCO ALLA TUSAS RIVENDICATO DALL’ALA ARMATA DEL PKK


STORIA, APPROFONDIMENTO E OPINIONI: LA NASCITA DELL’ISIS, IL RUOLO DELL’ITALIA NELL’ARRESTO DI OCALAN, LE “PURGHE” E I DISSIDI INTERNI AL PARTITO DEI LAVORATORI CURDO E IL CAMBIAMENTO DI PARADIGMA, DAL MARXISMO-LENINISMO AL CONFEDERALISMO DEMOCRATICO



Sullo sfondo un cielo nuvoloso e alcuni grigi palazzi, oltre ad alcune persone. Al centro risalta una bandiera con il volto di Ocalan e delle scritte in curdo. Si intravedono altre bandiere con Ocalan in uniforme e la stella rossa nel simbolo del KCK.
Foto di archivio di una manifestazione per la liberazione di Ocalan a Napoli de "Lo Skietto"



Ritorniamo a parlare di Kurdistan e Rojava con un articolo “long-form” e a “lunga scadenza”, ideato per essere sempre utile da leggere e per trascendere la stretta contemporaneità della cronaca, partendo comunque dagli eventi più recenti: la misteriosa apertura del “lupo grigio” a Ocalan, la notizia dell’incontro con il nipote di “Apo” dopo quasi 26 anni di prigionia in isolamento e 43 mesi senza che nessuno, nemmeno i suoi legali, aveva potuto visitarlo. Infine, l’attacco all’azienda aerospaziale Tusas rivendicato dal PKK (il “Partito dei Lavoratori del Kurdistan”). Secondo un comunicato dell’HPG (le “Forze di Difesa del Popolo”, ala armata del partito), non sarebbe connesso agli altri due eventi.

Affianchiamo poi alla cronaca, la “storia iper-contemporana”, altre tematiche: parliamo di politica e autogestione, e quindi del Confederalismo Democratico sperimentato nella DAANES (nota ai più con la metonimia “Rojava”). Poi, andiamo un po’ più indietro nel tempo, raccontando gli eventi che hanno portato al sequestro di Ocalan, non dimenticando il ruolo dell’allora governo di centrosinistra italiano. Lo facciamo con uno sguardo non agiografico su un Ocalan diverso, autoritario, prima della sua svolta libertaria, quello dei tempi delle prime “purghe” all’interno del PKK.

Non possono mancare altre questioni di “geopolitica popolare”, un tipo di ricerca e analisi che non intendiamo solo nel senso deterministico più diffuso, quello dell’incidenza dei fattori geografici sulle scelte politiche delle varie entità statali, ma soprattutto il contrario: parliamo di come le politiche influiscono sui, e nei confini perché vogliamo un mondo dove questi non esistono! A questo proposito, connetteremo virtuose lotte e ipocrisie più o meno pragmatiche che legano la Palestina al Kurdistan.

Infine, segnaliamo che questo articolo è incluso anche nel format di Fanrivista “Come va a finire?!, articoli nei quali si seguono degli eventi per domandarsi e capire, per l’appunto, quali saranno gli esiti. Gli eventi che seguiremo nei prossimi mesi, e forse nei prossimi anni, forniranno delle risposte a quesiti che tutti i militanti e i simpatizzanti della questione curda si fanno in questi giorni: il leader Abdullah Öcalan, ex marxista-leninista che ha adattato il municipalismo libertario al contesto curdo e dell’Asia occidentale, verrà liberato? Verrà perlomeno posta fine al suo isolamento sull’isola-carcere di Imrali? A quali condizioni? Come verrà risolta la questione curda? Ocalan svolgerà un ruolo simile a quello di Nelson Mandela nel Sudafrica dell’apartheid?

Ma prima di rispondere a queste fatidiche domande, bisogna tentare di dare risposta a un altro interrogativo più impellente: cosa hanno in mente adesso i governanti-fascisti turchi?!





L’INVITO AMBIGUO DEL “LUPO GRIGIO” E LA RISPOSTA DEL PKK

<<Se l’isolamento del leader dei terroristi viene revocato, lasciate che venga a parlare all’incontro del partito DEM in parlamento. Lasciategli gridare che il terrorismo è finito e che la sua organizzazione è smantellata>>, ha detto Devlet Bahçeli nel parlamento turco lo scorso 22 Ottobre. Lui è il leader del Partito del Movimento Nazionalista turco (MHP), successore del fondatore della “Gladio turca” e cofondatore dell’organizzazione neo-fascista dei “Lupi Grigi”, ritenuta da molti il cuore del “deep state” neo-ottomano (letteralmente “stato profondo”, ossia i veri manovratori della politica). Il destinatario del messaggio è Abdullah “Apo” Öcalan, uno dei fondatori e storico leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan in carcere dal 1999. Il parlamentare fascista turco, alleato del “Sultano” Erdogan, ha aggiunto che potrebbero esserci le condizioni di un suo rilascio in base all’articolo 3 della Convezione europea sui diritti umani, quello che regola il “diritto alla speranza” per chi è condannato alla pena perpetua dell’ergastolo.

La dichiarazione è stata interpretata come una possibile o ipocrita apertura per risolvere la questione curda, che riguarda la minoranza più numerosa e perseguitata della Turchia (circa il 20% della popolazione totale). Questione che si estende ai confini politici degli altri stati che comprendono la regione del Kurdistan (Iraq, Siria e Iran oltre alla Turchia e, secondo alcune visioni, anche un pezzo di Armenia). Questione di cui Ocalan è storicamente un simbolo, oltre che una spina nel fianco del regime turco con la guerriglia lanciata nell’84.



La regione curda evidenziata su un mappamondo evidenziata in verde, proiettata e ingrandita
Mappa della regione popolata dei curdi elaborata da Isochrone su Wikimedia


La richiesta di smantellare il PKK, e non solo di chiederne il suo disarmo, è apparsa da subito pretestuosa. Bisogna inoltre tenere presente che quando i regnanti fascisti turchi si riferiscono al “PKK” intendono, in realtà, tutti i partiti e le organizzazioni che derivano da esso o che si rifanno al rinnovato pensiero di Ocalan (come il KCK che raggruppa il PYD siriano, il PJAK iraniano e il PÇDK iracheno).