19.8.25

SCIOPERO DEGLI ACQUISTI PER GAZA OGNI GIOVEDÌ A PARTIRE DAL 21 AGOSTO

BISAN OWDA, GIORNALISTA E REGISTA DI GAZA, RILANCIA IL “GLOBAL STRIKE FOR GAZA”



Nell'angolo in alto a sinistra il disegno di un'anguria. In alto a destra Bisan Owda. In basso a destra un rettangolo con i motivi della kefiah. Al centro è scritto:"SCIOPERO DEGLI ACQUISTI PER GAZA, OGNI GIOVEDÌ A PARTIRE DAL 21/08/2025. 1) Non comprare nulla di giovedì, nemmeno in contanti. Fare scorte di cibo e altri bene essenziali precedentemente e, idealmente, fare acquisti da attività commerciali indipendenti nelle altre giornate. Anche i rinnovi di pagamenti automatici e gli acquisti online non devono essere effettuati di giovedì. 2) Ogni giovedì limitate o evitate di usare il trasporto pubblico, di comprare carburante o di ricaricare l’automobile elettrica. Se dovete usare il trasporto pubblico per lavoro e altre urgenze comprate i biglietti in anticipo, in modo che la transazione di acquisto non verrà registrata in quel giorno. Se proprio dovete usare un mezzo di trasporto privato e non potete andare a piedi, preferite la bicicletta o condividete la macchina con qualcun altro. 3) Se rischiate di essere licenziati non andando al lavoro è sufficiente evitare di fare acquisti, ma potreste considerare la possibilità di usare il giovedì come giorno di ferie." In risalto gli hashtag: #ScioperoPerGaza #GlobalStrikeForGaza #GlobalStrike


Global Strike for Gaza” (“Sciopero Globale per Gaza”) è il nome dell’iniziativa di boicottaggio globale degli acquisti lanciata da Bisan Owda, nota giornalista e regista di Gaza. Scopo dell’iniziativa è quello di porre fine al genocidio e alla carestia provocati dall’etno-teocrazia israeliana.

L’invito ad aderire alla protesta, ogni giovedì a partire dal 21 agosto, è esteso a tutte le organizzazioni del mondo, piccole e grandi, che da mesi protestano in favore della Palestina.

Owda ha pubblicato un video-messaggio di tre minuti, con il sottofondo costante di un drone: <<facciamo quello che gli fa più male: fermare l’economia. È arrivata l’ora di farci sentire, fino al punto che nessun organo di stampa potrà ignorarci (...) Il 21 di Agosto fermeremo l’economia. Non ci saranno transazioni, non ci saranno pagamenti, né con i contanti e nemmeno online. Niente trasporti pubblici. Chiudete le strade più importanti, le strade che conducono a posti “ufficiali” come ambasciate, municipi ecc. Naturalmente, cerchiamo di ridurre la produzione. Non vi sto chiedendo di non andare a lavorare, ma riducete la produzione. Insieme possiamo farcela!>>

Queste le azioni da fare per aderire alla protesta, così come descritte dal collettivo “Humanti Project:

18.8.25

SOLDATO “PRO-ISRAELE”: 'SITI GHF SONO TRAPPOLE MORTALI'

<SPARANO SULLA FOLLA INVECE DI METTERE CARTELLI PER FAR SPOSTARE LE PERSONE>

<LA GHF NON FORNISCE NEMMENO UNA BOTTIGLIETTA D’ACQUA PERCHÈ COSTA TROPPI SOLDI>

<GLI USA SONO DALLA PARTE SBAGLIATA DELLA STORIA>

Sei foto su due colonne leggermente sfasate. Segue la descrizione di ognuna dalla prima nell'angolo a sinistra in senso orario. 1) Una massa di persone in fila lungo barriere metalliche con filo spinato e in mezzo a due terrapieni.  Sopra i terrapieni si notano le sagome di alcuni militari. 2) Un bambino raccoglie briciole di cibo in mezzo a pacchi di cartone e buste di pasta aperte. Il suo volto è sconvolto e impaurito. Una mano è intenta a raccogliere mentre con l'altra alza il pollice, facendo il gesto "ok". Sullo sfondo si intravede una scritta in ebraico. 3) Un bambino emaciato, scalzo e con i vestisti sporchi, stringe tra le braccia tre o quattro pacchi di cibo (sembra riso o pasta). Sta stringendo la mano di una delle guardie armate (di cui si vede solo la parte dell'avambraccio) e bacia quella mano. Il bambino si chiama "Amir" e la sua tragica storia è raccontata nell'articolo. 4) Quattro militari in piedi su un terrapieno. Si notano alcuni pali elettrici, delle barriere protettive e un cubo di cemento usato come postazione di guardia. 5) Due folle di persone sono sdraiate a terra. In mezzo una striscia di sabbia con due nuvole di polvere, provocate dallo sparo di armi da fuoco. 6) Aguilar durante un'intervista mostra una foto cartacea: c'è un uomo emaciato con un pacco sulle spalle. Sullo sfondo una bambina che indossa un velo.
Immagini e video scattate a Gaza da Anthony Aguilar e consegnate alla stampa.


A Marzo del 2024 l’allora Alto Rappresentante UE diceva che Israele usava <<la fame come arma di guerra>>. Era il primo anno di guerra genocida e si verificavano le prime “stragi della farina”, oggi più strutturate e sistematizzate. 

Da Giugno 2024 i leader israeliani sono formalmente accusati e ricercati per vari crimini, incluso l’impiego della carestia come arma di guerra.

A Novembre del 2024 abbiamo cominciato a parlare delle trappole mascherate da centri alimentari, quando il possibile affidamento della distribuzione degli aiuti a compagnie militari private era solo una voce. Si diceva che i soldati privati avrebbero usato delle pallottole di gomma, ma così non è stato e la realtà ha superato le peggiori prospettive. 

A Maggio del 2025 il piano di militarizzare gli aiuti si è concretizzato. Sei mesi prima già si sospettava che dietro i saccheggi di aiuti e la gestione della “borsa nera” non ci fosse Hamas, ma lo stesso governo israeliano.

Poi, all’insegna del pragmatismo criminale e del “dividi e comanda”, è arrivata addirittura la pubblica ammissione di Netanyahu: ha armato bande jihadiste per indebolire Hamas, le stesse che attaccano i camion, impongono il pizzo e lucrano sugli aiuti

Eppure ci continuano a raccontare che è tutta colpa di Hamas, e che sono loro a rubare gli aiuti. Anche ammettendo che sia vero (visto che fino ad oggi le evidenze dimostrano l’esatto contrario) basterebbe inondare Gaza di aiuti invece che di bombe: secondo la basilare legge della domanda e dell’offerta, se ci fosse abbondanza di cibo non ci sarebbe più lucro, non ci sarebbe più la “borsa nera” e nemmeno gli assalti ai camion, i morti e i malati per denutrizione e malnutrizione... E non ci sarebbe nemmeno una popolazione stremata e umiliata da deportare in Egitto o altrove per appropriarsi di preziose risorse, inclusi quei giacimenti di gas di cui poco si parla.

Oggi, dopo il rinnovo dei fallimentari lanci aerei di insufficienti aiuti, che finiscono anche con lo schiacciare letteralmente persone, parliamo di una serie di testimonianze precise, rilasciate da Anthony Aguilar. È un veterano statunitense, non certo un sinistrorso “pro-pal”, che ha descritto e confermato il malefico “segreto di Pulcinella” sui siti di distribuzione controllati da Israele e USA. Infatti, Aguilar è anche un “insider” delle operazioni della sedicente fondazione umanitaria che distribuisce gli aiuti a Gaza, la “Gaza Humanitarian Foundation”, avendo operato nella Striscia per circa un mese, a partire da fine Maggio. Oltre a svelare che il progetto, in realtà, non ha nulla di umanitario, ha rivelato diversi particolari sul funzionamento della militarizzazione degli aiuti, e ha anche diffuso diversi video che documentano crimini di guerra.

La testimonianza di Aguilar è stata accolta, insieme al testimone, da eterogenei apparati mediatici, anche politicamente ed editorialmente opposti, inclusi quelli più mainstream. Le parole e i video che ha diffuso hanno sconvolto soprattutto i settori più conservatori dell'opinione pubblica, inclusi i sostenitori e i negazionisti dell’apartheid israeliano, dato che le persone di altri schieramenti culturali e politici sono più informate sulle malefatte che la propaganda tenta di nascondere

Nell’articolo che segue sono state analizzate ore delle sue svariate interviste rilasciate in queste ultime settimane, una serie di diversi “pezzi” che ci aiutano a comprendere approfonditamente tutto quello che “l’addetto ai lavori” ha detto pubblicamente. Oltre a sconvolgerci ulteriormente, ci spingono a chiedere nuove spiegazioni e richieste di giustizia.



USANO LA FAME COME ARMA DI GUERRA E LO HANNO ANCHE DICHIARATO...

Per anni i governanti israeliani hanno controllato le calorie medie spettanti a ogni singolo abitante di Gaza, con l’intento di indebolire la popolazione per mantenerla appena sopra la soglia di sopravvivenza mentre, al contempo, si cercava di evitare una conclamata crisi umanitaria e l’indignazione della comunità internazionale. Oggi le élite imprenditoriali tecno-fasciste non hanno più bisogno di nascondersi. Imprenditori ed esponenti vari del complesso militare-industriale controllano direttamente i politici o si sono “buttati” personalmente in politica, e sono più sfacciati che mai. Grazie al disinteresse delle masse, troppo impegnate a cercare di sopravvivere economicamente o a soddisfare falsi bisogni iper-consumisti, e grazie al fallimento o all’auto-asservimento di varie strutture partitiche e politiche, si sta affermando un principio pericolosissimo per l’intera umanità: il genocidio di Gaza dimostra che chi è più forte e chi ha più soldi può fare tutto, può ammazzare chiunque e può prendersi tutta la terra che vuole. L’unica legge da rispettare, secondo loro, è quella della giungla capitalista tecno-feudale, quella che premia chi è più brutale e ha più capitale.

2.8.25

ENNESIMO OMICIDIO IN CISGIORDANIA

  • UCCISO ATTIVISTA NELLA ZONA DI MASAFER YATTA. AVEVA COLLABORATO CON “NO OTHER LAND” 
  • USA, UE, CANADA E REGNO UNITO AVEVANO SANZIONATO L’OMICIDA PER AVER ATTACCATO FAMIGLIE PALESTINESI, INCLUSE DONNE E BAMBINI. TRUMP HA POI ANNULLATO LA DECISIONE DELL'AMMINISTRAZIONE GUIDATA DA “GENOCIDE JOE” BIDEN



Sei immagini, partendo dall'angolo a sinistra in senso orario. 1) Uno screenshot del video in cui si vede Yinon Levi urlare e puntare una pistola contro chi riprende. 2) Awdah Hathaleen sanguinante a terra. 3) Yinon Levi apre il fuoco, inquadrato di profilo. 4) La punta di un escavatore colpisce un uomo 5) Awdah Hathaleen sorride mentre ha in braccio uno dei suoi figli 6) Yinon Levi punta la pistola contro chi riprende. Sullo sfondo polveroso si nota l'escavatore.
Immagine al centro in basso ritagliata da uno scatto di Hadhalin da Wikimedia, rilasciata con Licenza CC generica 2.5 


  • +AGGIORNAMENTO DEL 09/08/2025+
  • L’autore dell’omicidio, Yinon Levi, è a piede libero ed è tornato a continuare i lavori sulle terre che occupa illegalmente, a terrorizzare e a schernire la popolazione di Umm al-Khair insieme ad altri coloni-terroristi dell’insediamento di Carmel, armati di fucili di assalto americani (M-16).
  • Il quotidiano israeliano "Haaretz" ha avuto modo di vedere un altro video, girato dalla stessa vittima fino al momento dello sparo. In un articolo di oggi, siglato da Gideon Levy e Alex Levac, si afferma che non ci sono dubbi sull’identità dell’omicida, e che <<la giudice Chavi Toker, che ha rilasciato Levi venerdì senza nessuna condizione particolare, sta violando i suoi obblighi>>.
  • Oltre al danno le beffe: dopo l’omicidio sono stati arrestati una ventina di palestinesi, incluso il figlio di un altro uomo investito e ucciso da un veicolo militare israeliano nella stessa zona nel 2022. Alcuni sono stati segnalati dall'omicida all'esercito e arrestati subito dopo il misfatto, mentre altri sono stati bendati e rapiti di notte, come da prassi dell'apartheid israeliano. I loro cellulari, con altre possibili prove dell’assassinio, sono stati confiscati e non restituiti. Nell’articolo succitato si spiega che, al momento della pubblicazione, ancora 7 persone risultavano detenute.
  • Le forze di occupazione israeliane hanno restituito solo giovedì scorso, dopo dieci giorni, il corpo di Awdah Hathaleen ai suoi familiari, che intanto avevano iniziato uno sciopero della fame in segno di protesta. I funerali erano stati vietati col pretesto della presunta illegalità del cimitero del villaggio (come riporta la testata israeliana "+972"), e per questo inizialmente l’esercito aveva indicato un altro luogo di sepoltura. Neanche i morti possono riposare in pace.


L’ATTIVISTA VITTIMA E IL COLONO TERRORISTA

Si chiama Yinon Levi, 32 anni, il colono-terrorista agli arresti domiciliari per l’omicidio di un attivista Palestinese di 31 anni, Odah Muhammad Khalil al-Hadhalin, perpetrato lunedì nel villaggio di Umm al-Khair, nella circoscrizione di Masafer Yatta, a sud di Hebron.

31.7.25

MATTARELLA: “INACCETTABILI LE VIOLAZIONI ISRAELIANE”

CONDANNE DALLA POLITICA TROPPO DEBOLI E TARDIVE

Mattarella condanna Israele per il mancato rispetto del diritto internazionale a Gaza. Lo diciamo da 21 mesi (e nei vari link di questo mini-editoriale troverete una serie di approfondimenti), ma i più noti politici e giornalisti se ne accorgono solo ora...  Attiviamoci ancora di più affinché alle parole seguano i fatti.


Sullo sfondo si intravede una guardia del Presidente della Repubblica, la bandiera italiana e quella europea.
Isaac Herzog stringe la mano a Sergio Mattarella durante la visita in Italia a Febbraio 2025. Foto dal sito del Quirinale. 

Il Presidente della Repubblica Mattarella “spinge” Gaza e la Palestina sulle prime pagine dei quotidiani e sulle aperture dei telegiornali italiani. Ma è ancora troppo poco, e anche troppo tardi. Ieri, in occasione della “Cerimonia del Ventaglio”, organizzata dall’Associazione della Stampa Parlamentare, ha dichiarato che <<è inaccettabile il rifiuto del governo di Israele di rispettare a Gaza le norme del diritto umanitario. È disumano ridurre alla fame una intera popolazione, dai bambini agli anziani ed è grave l'occupazione abusiva e violenta della Cisgiordania (…) Si è parlato di errori quando hanno colpito la parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza, ospedali, medici e ambulanze, quando hanno preso di mira bambini assetati e persone affamate in fila per avere cibo e acqua (…) È difficile, in una catena simile, vedere una involontaria ripetizione di errori e non ravvisarvi l'ostinazione a uccidere indiscriminatamente>>.

27.7.25

SOS DAI DUE ITALIANI DELLA "HANDALA": “ISRAELE CI HA RAPITI, FERMATE IL GENOCIDIO”

  • UNA SETTIMANA FA, QUANDO LA NAVE È PARTITA ALLA VOLTA DI GAZA DA GALLIPOLI, AVEVANO CONSEGNATO ACIDO SOLFORICO INVECE CHE ACQUA
  • TRE MOVIMENTI ANNUNCIANO UN ALTRO CONVOGLIO CON DECINE DI BARCHE PER ROMPERE L'ASSEDIO E CONSEGNARE AIUTI
+ AGGIORNAMENTO DEL 31/07/2025: Poche ore fa il secondo italiano a bordo della Handala, Antonio La Piccerella, è rientrato in Italia dopo essere stato processato e ufficialmente bandito da Israele per un secolo. Ha dichiarato alla stampa che i militari <<hanno provato per tutto il viaggio a darci cibo e acqua con una telecamera puntata>>, una trovata propagandistica impiegata anche nel precedente sequestro in acque internazionali. Tre giorni fa era rientrato anche Antonio Mazzeo, dopo aver firmato un decreto di espulsione. Gli attivisti annunciano una nuova azione contro il blocco illegale a cui è sottoposta Gaza da quasi venti anni +

Negli angoli a sinistra due fermi immagine dai video dei due italiani. Nel primo si legge "we have been intercepted at sea", nel secondo "and I have been kidnapped". Sul lato destro tre fermi immagini. Due dalle telecamere di sicurezza. Nel primo si nota la parte alta dell'imbarcazione in mare aperto e al buio. Nel secondo i venti attivisti seduti, con le mani alzate e con indosso i giubbotti di salvataggio, mentre un militare cammina minaccioso con un fucile. Nel terzo fermo immagine si vede la mappa con la rotta e il punto dell'abbordaggio, non lontano da Gaza.
Le immagini dei video-appelli e del momento dell'irruzione, catturate dalle telecamere di sicurezza dell'imbarcazione, prima che venissero messe fuori uso dai militari.


LE ULTIME ORE E I PROSSIMI GIORNI

Abbordata la nave Handala, a circa 40 miglia nautiche da Gaza, alle ore italiane 22:41 di sabato 27 luglio. Tra i 21 attivisti e membri dell'equipaggio della “Freedom Flotilla Coalition” ci sono anche due italiani: Antonio Mazzeo, giornalista e insegnante, e Antonio La Piccirella, attivista per la giustizia sociale e climatica. 

In due video-messaggi, registrati prima dell'irruzione dell'esercito sull'imbarcazione, chiedono alla società civile di fare pressione sul nostro governo per fermare il genocidio e per liberare loro, insieme agli altri rapiti.

19.7.25

OCALAN CHIEDE AL PKK DI DEPORRE LE ARMI: IL PARTITO METTE DEI FUCILI AL ROGO

SI ASPETTANO PASSI CONCRETI DA ANKARA


Aggiornamento per il format di Fanrivista “Come Va a Finire?!: dopo il tortuoso processo di pace avviato lo scorso Novembre, dieci giorni fa Abdullah Ocalan è apparso in un video dall’isola-carcere di Imrali. Ha ribadito le considerazioni storiche e politiche sulla fine della lotta armata tra la guerriglia curda e il secondo esercito più grande della NATO, chiedendo al partito di deporre le armi.

Tre giorni dopo alcunə combattentə del PKK hanno tenuto una cerimonia e bruciato dei fucili. Il gesto simbolico esprime la disponibilità a un accordo che ponga fine a decenni di conflitto.

Intanto, poche ore fa, un drone ha ucciso almeno un membro del PKK nel nord dell’Iraq. Al momento della chiusura di questo articolo non si conosce ancora la paternità dell’attacco, che aumenta i dubbi sull’effettiva percorribilità del processo di riconciliazione.


Sullo sfondo un cielo nuvoloso e alcuni grigi palazzi, oltre ad alcune persone. Al centro risalta una bandiera con il volto di Ocalan e delle scritte in curdo. Si intravedono altre bandiere con Ocalan in uniforme e la stella rossa nel simbolo del KCK. Sopra l'immagine della manifestazione, il disegno di due mani che spezzano un fucile, un noto simbolo antimilitarista, con gli stessi tre colori delle bandiere (giallo, rosso e verde).



6.7.25

BASEL ADRA DI “NO OTHER LAND”: LOTTARE NON È UN’OPZIONE

Sullo sfondo una bandiera palestinese. In rilievo Basel Adra mentre impugna un microfono. C'è anche scritto: "BASEL ANDRA, CO-AUTORE DI NO OTHER LAND, INCONTRA NAPOLI"

READ THE ARTICLE IN ENGLISH HERE/QUI LA VERSIONE IN INGLESE DI QUESTO ARTICOLO

La Palestina chiede solo armi diplomatiche, a differenza dell’Ucraina, e <<se a Israele fossero imposte la metà delle sanzioni che sono state date alla Russia la cosa potrebbe essere risolta>>. Continuare a lottare per la Palestina, nonostante gli sforzi non siano stati sufficientemente ripagati, <<non è una opzione>> ma un dovere. Questi sono alcuni dei messaggi lanciati da Basel Adra, co-autore del documentario premio Oscar “No Other Land”, quando ha incontrato Napoli il 16 Giugno 2025.

Basel Adra Of "No Other Land": Fighting Is Not An Option

In the background the Palestinian flag. In relief the image of Basel Adra holding a microphone. It is written: 'Basel Adra, Co-Author of No Other Land; Full Speech in Naples (Italy)'

LA VERSIONE IN ITALIANO SI TROVA QUI/HERE THE ITALIAN VERSION OF THIS POST


Palestine is asking for diplomatic weapons, not like Ukraine, and “if half of the sanctions put on Putin would be put on Israel the thing can be solved”. Keep on fighting for Palestine, although the efforts do not meet enough results, “it is not an option”, but a duty. These are some of the messages launched by Basel Adra, co-author of the Oscar winning documentary “No Other Land”, when he came to Naples (Italy) the 16 of June 2025.

On our Youtube Channel you will find the full speech he gave.

Below there are some of the questions we would have liked to ask Basel directly, and that we hope might find an answer in the future. We also hope they can contribute to a debate about the documentary and Palestine.

30.6.25

PARLIAMO DI “NON TUTTI GLI UOMINI”

  •  “Non tutti gli uomini”  -un’affermazione piena di misoginia-  è stata diffusa da giovani uomini sui social media per difendere l’immagine pubblica degli uomini in generale.
  • Questo articolo riflette su come la violenza di genere viene normalizzata di questi tempi.

LEGGI L'ARTICOLO IN INGLESE QUI / CLICK HERE TO READ THE ENGLISH ARTICLE


Immagine di una bambina mentre mantiene una bandierina durante l’annuale Marcia delle Donne del 2019 in Pakistan. La scritta in inglese recita: <<Marcia delle donne del 2019. Noi donne>>.
La bambina mantiene una bandierina durante l’annuale Marcia delle Donne del 2019 in Pakistan. La scritta in inglese recita: <<Marcia delle donne del 2019. Noi donne>>.

Il patriarcato è una condanna a morte per le donne di tutto il mondo. Recentemente, a Napoli, la 14enne Martina Carbonaro è stata uccisa a sassate dal su ex fidanzato. Nel 2006 la ventenne pakistana Hina Saleem è stata assassinata da suo padre in un orribile “delitto d’onore” a Brescia. Il caso ha innescato un dibattito sulla storia della stessa Italia e le leggi sui delitti d’onore. Casi come questo, così brutalmente violenti, non fanno nemmeno notizia in Pakistan. Questo articolo di opinione -siglato da Sana Siddiqui, autrice che attualmente vive a Napoli- discute delle crudeltà giornaliere che le donne devono affrontare a causa dei costumi patriarcali incorporati nelle nostre società.


Parlare apertamente in questa società è quasi un atto di ribellione in sé, quindi voglio dire la mia. Perché non c’è molto altro che una piccola, giovane donna può fare per portare cambiamento nel suo paese.

Vivere in uno dei posti del mondo più insicuri per le donne fa schifo. Perché ogni giorno sentiamo notizie terribili di qualcun'altra, di donne o bambine che sono state terribilmente molestate, abusate o assalite - se non peggio. Viviamo in un terrore costante. Si vedono post di questi avvenimenti con una didascalia: “questo poteva capitare a noi”. Ma è capitato. È capitato a noi, alle nostre amiche, madri, sorelle o zie. Tuttə noi abbiamo una storia. Alcunə, però, non vivono abbastanza per poterla raccontare.

29.6.25

Let's Talk About 'Not All Men'

  • 'Not all men— a statement rife with misogyny — has been popularized by young men on social media in order to defend the public image of men in general. 
  •  This piece reflects upon how normalized gender-based violence and oppression have become in today’s time. 

READ THE ARTICLE IN ITALIAN HERE / QUI LA TRADUZIONE IN ITALIANO DELL'ARTICOLO


mage of a girl holding a flag at the annual Women’s March held in 2019 in Pakistan. The flag reads: <<Women’s March 2019. We women>>.
Image of a girl holding a flag at the annual Women’s March held in 2019 in Pakistan. The flag reads: <<Women’s March 2019. We women>>. Credit: Beenish Sarfaraz



Patriarchy is a death sentence for women all over the world. 

In Naples, Italy, 14-year-old Martina Carbonaro was recently found stoned to death by her ex-boyfriend. In 2006, 20-year-old Pakistani woman, Hina Saleem, was murdered by her father in a horrifying 'honour killing' in Brescia, Italy. This case sparked a nationwide debate about Italy’s own history and laws regarding honour killings. In Pakistan, such brutal cases of violence are so common that they don’t even make the news. 

This thinkpiece—penned by Pakistani writer, Sana Siddiqui, currently living in Naples—discusses the everyday cruelty that women face due to the patriarchal customs embedded in our societies.



Speaking out in this society is almost a rebellion in itself—so I want to speak out. Because there really isn't much that a small, young woman can do to bring change in her country.
 
Living in one of the most unsafe-for-women countries in the world sucks. Because every day we hear terrible news about someone or the other, a woman or a child, being horrifically abused, harassed, or assaulted—if not worse. We live in this terror constantly. You'll see people share posts of such occurrences with the captions, "This could have been us." But it is. It is us. It is our friends, our mothers, our sisters, our aunts. All of us have a story. Some just don't live to tell it.

16.6.25

ULTIMA GENERAZIONE, NAPOLI: INTERVIENE L’ESERCITO ALLA PRIMA AZIONE

Riceviamo e pubblichiamo per lo spazio “ComunicAzioni” un comunicato stampa da “Humanity in Focus”: raccontano di una "doppia azione" congiunta con “Ultima Generazione”, svolta lo scorso Sabato a Napoli. Le principali istanze sono due: far pagare il costo della transizione ecologica a multinazionali e gruppi che hanno causato il disastro ambientale e boicottare, come si fece con il Sudafrica, quelle aziende che fanno affari con uno stato che, ai sensi del diritto internazionale, pratica l’apartheid.


9 attivisti con due bandiere della Palestina e una del gruppo "Humanity in Focus". A terra uno striscione, fermato a terra da un megafono e una borsa. Sopra la scritta: "Boicotta il genocidio. Palestina Libera dal fiume al Mare"
Gli attivisti di fronte al Mc Donald della stazione centrale di Napoli


ULTIMA GENERAZIONE INSIEME A HUMANITY IN FOCUS: LA MATTINA ALLA CONAD E IL POMERIGGIO AL MCDONALD PER DENUNCIARE LA LORO COMPLICITÀ NEL GENOCIDIO PALESTINESE

15.6.25

FREEDOM FLOTILLA: SEQUESTRATI DALLA MARINA ISRAELIANA IN ACQUE INTERNAZIONALI

TRE ATTIVISTI RISCHIANO UN MESE NELLE GALERE ISRAELIANE, UFFICIALMENTE PER VIOLAZIONE DELLE LEGGI SULL’IMMIGRAZIONE



+AGGIORNAMENTO DEL 18 GIUGNO: Con il supporto legale di "Adalah - The Legal Center For Arab Minority Rights in Israel", i tre attivisti sono stati liberati e fatti passare attraverso la Giordania per tornare a casa, come comunicato dai canali ufficiali della Freedom Flotilla Coalition due giorni fa, che chiede di continuare le mobilitazioni. Ulteriori aggiornamenti saranno pubblicati qui o in nuovi articoli: restiamo connessi!+


Mentre Netanyahu espande la guerra verso l’Iran, mentre meno occhi sono puntati per questo su Gaza, torniamo a parlare della “Freedom Flotilla”, gruppo di associazioni e attivisti nato nel 2010 con lo scopo di rompere l’assedio di Gaza. Una settimana fa la “Madleen”, una piccola barca a vela, è stata assaltata e sequestrata dalla marina militare israeliana a circa cento miglia da Gaza, dove avrebbe dovuto consegnare un carico di aiuti e un messaggio per il resto dell’umanità, complice o indifferente: la popolazione di Gaza non deve morire sotto le bombe, di fame, di stenti e per la mancanza di cure basilari. Tra gli attivisti presenti c’era anche Greta Thunberg.


In alto a sinistra e a destra Greta Thunberg in piedi, con un braccio che indica l'orizzonte, e seduta sulla prua della nave. Al centro in alto il profilo della Madleen: si notano 6 persone a bordo e una bandiera palestinese. Sotto il momento dell'arrembaggio ripreso da una telecamera di sicurezza: tutti sono seduti sul ponte della nave con le mani in alto.
In alto Greta Thunberg e la Madleen (immagini dai profili social dell'attivista). Sotto il momento dell'arrembaggio israeliano, ripreso dalla telecamera di sicurezza dell'imbarcazione (diffuso sul canale Telegram della Freedom Flotilla Coalition).


Per chi non avesse mai sentito parlare di questa flotta di navi civili, o per chi volesse saperne di più sulla sua storia, consigliamo, come lettura preliminare o di approfondimento, un articolo dello scorso Maggio, pubblicato tra queste pagine impalpabili: troverete una ricostruzione della dinamica dell’attentato a un’altra nave, laConscience”, colpita vicino Malta da droni. In quell’articolo ricordavamo anche la vicenda della naveMavi Marmara”, quando un’altra missione pacifica finì nel sangue.

10.6.25

REFERENDUM ABROGATIVI: MENO QUORUM PIÙ PARTECIPAZIONE

In questo post per la rubrica a-periodica “Dati Parziali non ci concentriamo tanto sui risultati numerici dell'ultimo referendum, ma sul livello di coinvolgimento elettorale in quella che oramai è una "democratura". Se il quorum venisse abbassato, o addirittura abolito, si potrebbe aumentare la partecipazione alla vita politica e il livello di democrazia diretta ma, evidentemente, non è questo il risultato sperato da chi ci governa.

In altre parole, non ci concentriamo sui “numeri” relativi alla partecipazione conteggiati ieri, ma su quelli che potrebbero riflettere un maggiore impegno politico dei più, mentre viviamo sotto una "dittatura della minoranza".


Un manichino infila una scheda elettorale, con disegnato sopra un punto interrogativo e uno esclamativo, nell'urna.


I NUMERI DEGLI ULTIMI REFERENDUM ABROGATIVI

L'8 e il 9 Giugno si sono recate alle urne circa 15 milioni di persone, il 31% degli aventi diritto, circa 2 milioni in più di quelle che hanno votato l'attuale maggioranza (considerando anche chi ha votato “No”), quando l'astensione era del 40%. Il livello di astensione, comparato con quelli di altri referendum, è lo stesso del 2016 (riforma Renzi Boschi) e più basso di 9 punti percentuali dei referendum abrogativi promossi da Lega e Radicali nel 2022. Circa l'88% dei votanti ha voto in favore del “” per cancellare le norme su contratti di lavoro, licenziamenti e sicurezza. Solo il 60% si è dichiarato favorevole all'abrogazione della norma che avrebbe portato da 10 a 5 gli anni per ottenere la cittadinanza italiana. La Toscana è la regione dove l'affluenza è stata più alta (circa il 39%), la Sicilia la più bassa (poco più del 23%), con una differenza marcata tra l'alta partecipazione delle aree urbane più grandi rispetto a quelle meno abitate.


LE REAZIONI STERILI E LA PARTECIPAZIONE DA INCREMENTARE, NON DA DIMINUIRE

8.6.25

NETANYAHU AMMETTE: ISRAELE ARMA JIHADISTI E BANDE CRIMINALI

NON È LA PRIMA VOLTA E SONO PROPRIO QUELLI CHE RUBANO GLI AIUTI


Torniamo a parlare dell'uso della fame come arma di guerra e del ruolo israeliano dietro la “borsa nera” di Gaza e dietro il furto stesso dei beni di prima necessità.

Nella parte conclusiva di questo articolo andiamo oltre l'immediatezza degli eventi più recenti argomentando perché tutto viene permesso a una potenza nucleare illegale (non è l'Iran!) in una dissociazione comunicativa che è solo apparente, trovando le sue ragioni in un modo di ragionare fondato su faziosità e illogicità: da un lato ci raccontano che la popolazione di Gaza muore letteralmente di fame perché Hamas ruberebbe gli aiuti, dall'altro politici israeliani affermano candidamente che <<non deve entrare nemmeno un chicco di grano nella Striscia>>.


Al centro un'immagine da X con un bambino scheletrito tra le braccia di un soccorritore con uno sguardo confuso. Sotto il logo delle "Popular Forces" da Facebook: in un cerchio c'è una mano con una fiaccola.; sullo sfondo i colori della bandiera palestinese, un ramoscello di ulivo e una kefiah. Nella colonna sinistra due immagini: tre uomini che impugnano armi leggere puntandole verso il cielo; il comandante della banda ha un cappello e il volto scoperto. Sotto un'altra immagine da Facebook di un miliziano mascherato con un elmetto. Appese al torace delle cartucce e una bandiera palestinese. Sulla colonna destra due immagini dei miliziani mentre distribuiscono aiuti. Il volto di uno di loro è stato sfocato. Sotto la scritta: <<Netanyahu ammette: Israele arma jihadisti e bande criminali che rubano gli aiuti.



DA TRAFFICANTE DI DROGA A CAPO DELLE “FORZE POPOLARI” CON IL SOSTEGNO DI ISRAELE

Israele fornisce armi leggere a gruppi di criminali jihadisti di Gaza per seminare il caos e indebolire Hamas <<su ordine di Netanyahu>>: lo ha rivelato pubblicamente tre giorni fa Avigdor Lieberman, capo del partito Israel Beitenu, un tempo alleato dell'attuale primo ministro, temendo che quelle armi <<potrebbero essere usate contro Israele>>. “Bibi” Netanyahu conferma, affermando <<che male c'è?! Serve a salvare le vite dei nostri soldati>>, e accusa il suo avversario politico di fare <<un piacere ad Hamas>>.

A capo dei circa trecento uomini della principale banda criminale c'è Yasser Abu Shabab. Questo nominativo gira da mesi. Lo avevamo menzionato in un articolo in cui davamo notizia di un documento ONU riservato che accusava proprio Israele di essere dietro ai criminali che assaltano i convogli umanitari, uccidono gli autisti e impongono il pizzo per il passaggio dei camion di aiuti con il beneplacito dell'esercito israeliano, oltre a gestire la “borsa nera” di Gaza, il mercato clandestino di beni di prima necessità.

31.5.25

GAZA: AIUTI UMANITARI MILITARIZZATI

  • UCCISI E SPARITI CIVILI RECATISI AI PUNTI DI DISTRIBUZIONE DI CIBO E AIUTI
  • I CENTRI DI DISTRIBUZIONE SONO TUTTI VICINO AL SUD, CON L'INTENTO DI SFOLLARE IL NORD DI GAZA E SPINGERE LA POPOLAZIONE NEL DESERTO DEL SINAI
  • ISRAELE E OSCURE ORGANIZZAZIONI PRIVATE DECIDONO CHI PRENDE DA MANGIARE E, DUNQUE, CHI VIVE E CHI MUORE

Dall'inizio di Marzo il governo israeliano ha intensificato oltre l'immaginabile l'embargo a cui è sottoposta Gaza da decenni, dopo aver scientemente studiato la media minima di calorie per tenere i gazawi appena sopra la soglia della malnutrizione ben prima del 7 Ottobre.

A decine stanno morendo letteralmente di fame o per mancanza di medicinali, come banali antisettici. Altri sono stati uccisi da cecchini, da fanti e da droni, oppure sottoposti a sparizione forzata mentre cercavano di ottenere cibo nell'ambito del nuovo piano di distribuzione degli aiuti, guidato da aziende private statunitensi (senza contare i bombardamenti sulle tendopoli). 

Il piano, attivo da qualche giorno, è stato concepito dalle forze di occupazione israeliane fin dalle prime settimane della guerra di annichilimento contro Gaza. 

Secondo le più importanti organizzazioni umanitarie internazionali potrebbe costituire un crimine contro l'umanità, che si sommerebbe agli svariati crimini di guerra e al “crimine dei crimini”, il genocidio.


A sinistra una folla di bambini (e un adulto) accalcati con facce disperate, mentre hanno in mano delle pentole. A destra c'è un'altra foto: una bambina bionda, scheletrica, mentre un uomo tiene in mano un telefono che mostra la sua immagine in salute e sorridente.
A sinistra una foto di una mensa a Gaza di Dicembre 2024 (immagine di Hosnysalah da Pixabay). A destra l'immagine di Rahaf Ayyad, bambina di Gaza, scattata da Hani Abu Rezeq.


Estromettere le Nazioni Unite dalla distribuzione degli aiuti a Gaza per perseguire fini militari impiegando organizzazioni private (dai finanziatori oscuri e connesse con la CIA, lo spionaggio statunitense), al fine di negare un coinvolgimento diretto dei criminali di guerra al governo in Israele. Secondo varie ONG e l'ONU è questo lo scopo del piano di distribuzione di aiuti a Gaza ideato da mesi, e di cui ne avevamo dato conto tra queste pagine digitali. Il piano, che viola i principi di imparzialità, neutralità, umanità e indipendenza, si è materializzato con alcune modifiche rispetto a quanto si vociferava da mesi sulla stampa internazionale.

Per avere accesso al cibo bisogna percorrere decine di chilometri e recarsi materialmente da militari (quelli privati, i "mercenari" sarebbero all'incirca un migliaio). Poi, si devono passare una serie di controlli, incluso il riconoscimento facciale. Infine, si dovrebbe riuscire a tornare indietro trasportando decine di chili di provviste (sufficienti per circa una settimana), con il rischio di essere attaccati per strada. Attualmente sono quattro i punti di distribuzione principali, un sistema diverso da quello più capillare ed efficiente dell'ONU che ne contava centinaia. Inoltre, il piano è insufficiente: dovrebbe sfamare circa 1 milione di persone, poco più della metà dei gazawi. Al danno si aggiunge la beffa, dato che tonnellate di altri aiuti sono bloccati nei camion al valico di Rafah a marcire. Non sembra casuale nemmeno la scelta del posizionamento dei quattro centri, tra il centro e il sud della Striscia di Gaza, dei veri e propri fortini militari: altro obiettivo israeliano, è quello di sfollare quante più persone dal nord, per ammassarle a sud.