9.10.25

PADRE ALEX ZANOTELLI: BOICOTTARE ISRAELE E USCIRE DAL VATICANO

<<BISOGNA TOCCARE L’ASPETTO ECONOMICO SE VOGLIAMO PORRE FINE ALL’APARTHEID, COME CHIEDONO DA 15 ANNI I CRISTIANI PALESTINESI>>


<<IL PAPA È IL RAPPRESENTATE DI GESÙ OGGI, MA ESSERE CAPO DI STATO È PROPRIO QUELLO CHE GESÙ HA RIFIUTATO>>



Il boicottaggio di Israele, l’invito alla resistenza nel frainteso detto evangelico del “porgere l’altra guancia”, l’abolizione del Vaticano come entità statale per una chiesa povera e per gli ultimi: di questo e altro abbiamo parlato con Padre Alex Zanotelli l’11/09/2025 a Napoli, a margine di un'assemblea all'Ex Asilo Filangieri per il BDS.


Padre Alex Zanotelli seduto di fronte a un balcone e sullo sfondo il cortile dell’Ex Asilo Filangieri a Napoli. Indossa una kefiah, una maglietta blu con delle strisce bianche “psichedeliche” e ha la mano alzata. Sulle finestre vari adesivi. Lo sfondo è sovraesposto: il sole rende il cielo completamente bianco. Poi le scritte in risalto, aggiunte per sintetizzare l’intervista: “Boicottare Israele”; “Uscire dal Vaticano”; Intervista con Padre Alex Zanotelli”.

Preziosissimi gli spunti offerti da un’intervista di Fanrivista con Padre Alex Zanotelli. Lo abbiamo incontrato un mese fa, in occasione della prima assemblea del nodo partenopeo per il BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni).

Si tratta di un movimento internazionale con lo scopo di fare pressione economica e politica per far terminare il regime di apartheid e l’occupazione illegale della Palestina. Scegliendo cosa mettere nel carrello della spesa i consumatori possono infliggere duri colpi all’economia israeliana, che si regge sullo sfruttamento delle risorse palestinesi, sulle sperimentazioni di diverse tecnologie e armamenti a loro danno e, non da ultimi, sulla pulizia etnica e sul genocidio degli stessi. Anche le aziende private e le pubbliche amministrazioni dovrebbero smettere di avere rapporti commerciali con un’entità statale che pratica genocidio e apartheid, oltre a porre fine a qualunque investimento nell'economia criminale delle colonie abusive. Parimenti le istituzioni accademiche dovrebbero troncare i rapporti con le omologhe israeliane: giusto per fare un esempio, progetti di ricerca all’apparenza benefici, come quelli sugli studi delle risorse idriche, possono essere utilizzati da Israele per appropriarsi dell’acqua potabile dei palestinesi. Allo stesso modo, anche le istituzioni sportive dovrebbero escludere dalle competizioni squadre e atleti israeliani, come si è fatto fin da subito con la Russia. Sono tutte azioni, sanzioni e segnali che dovrebbero essere estesi anche ad altri settori culturali, come quello della musica e del cinema, oltre che al mondo politico e diplomatico, ovviamente.

L’importanza del BDS, richiesto anche dai cristiani della “Terra Santa”, è cruciale secondo Padre Zanotelli: <<bisogna smettere di comprare prodotti israeliani (...) se non andiamo a toccare il lato economico allora tutto il resto diventa piuttosto irrilevante>>. È questo il monito del missionario comboniano che, tra le tante battaglie portate avanti, si è concentrato particolarmente su quella contro il mortifero commercio di armi. Quella lotta sociale, condotta anche con la direzione della rivista “Nigrizia”, gli è costata le antipatie dei governanti italiani e delle gerarchie vaticane. Dopo essere stato in Sudan e in Kenya, ha deciso di tornare in Europa <<per convertire la tribù bianca>>, quella del colonialismo e dell’imperialismo, così come promise a un vescovo di una chiesa indipendente africana. Indubbio è il suo impegno in questa “conversione politica”, oltre che spirituale.

In circa venti minuti abbiamo parlato anche dell’importanza di manifestare il dissenso e di non sottostare alle angherie dei potenti. Il famoso detto evangelico del “porgere l’altra guancia” non invita alla resa ma, in realtà, è un segno di sfida e di resistenza verso il potere, come suggeriscono interpretazioni non letterali del Nuovo Testamento. Infatti, nella società degli antichi romani, chi era più in alto nella scala sociale poteva colpire uno schiavo solo sulla guancia destra con il rovescio della mano destra. Lo schiavo, porgendo l’altro guancia, avrebbe indotto il padrone a violare questa usanza e, di conseguenza, a farsi riconoscere come suo pari.

24.9.25

FLOTILLA ATTACCATA VICINO ALLA GRECIA

+ULTIMA ORA 02:37+

La Global Sumud Flotilla è stata attaccata ancora una volta in acque internazionali, vicino alla Grecia, intorno all'una di notte (ora italiana) del 24/09/2025.

Dalle prime immagini e testimonianze video diffuse da vari attivisti si può pensare che siano state sganciate da una dozzina di droni delle granate stordenti, studiate per accecare e stordire con forti rumori. Non si esclude che siano stati usati anche liquidi o materiali non meglio identificati, forse simili a quelli impiegati nell'attacco di 3 mesi fa contro la Madleen.

L'ennesimo atto terroristico arriva dopo che negli scorsi giorni il traffico di droni sulla Flotilla era stato intensificato.

Sarebbero almeno 5 le barche colpite, tra cui la Zefiro che ha subito danni al sostegno dell'albero.

21.9.25

CHARLIE KIRK, MELISSA HORTMAN E IL “DUEPESISMO”

SULL'OMICIDIO DI CHARLIE KIRK, AL DI LÀ DI PLAUSIBILI "COMPLOTTISMI"...


Charlie Kirk e Melissa Hortman erano due persone con storie politiche molto diverse -di cui una più che discutibile- accomunate dall’essere morti recentemente a causa della violenza politica, almeno apparentemente… In questo breve editoriale torniamo a parlare di “doppio standard” o “duepesismo”, ossia del doppio metro di giudizio applicato da politici e media mainstream, oltre che di strategia della tensione.


Primi piani dei due personaggi


COSA DICEVA CHARLIE KIRK: DALLE TEORIE ANTISEMITE E ISLAMOFOBE SULLA SOSTITUZIONE ETNICA AL RILASCIO DEGLI “EPSTEIN FILES”

Charlie Kirk, classe ‘93, era un influencer statunitense di estrema destra, fondatore dell’organizzazione milionaria “Turning Point USA”, ucciso il 10 Settembre 2025 a Orem, Utah, durante un convegno.

<<Non sopporto la parola empatia, è un termine inventato dalla New Age che fa solo danni>>, e non ne aveva molta nei confronti delle persone che hanno un’identità di genere e un orientamento sessuale non conforme: nella Bibbia si dice che <<'se un uomo dorme con uomo dovrebbe essere lapidato' (...) la perfetta legge di Dio in merito a questioni sessuali>>. E poi diceva, sempre citando l’Antico Testamento, in riferimento alle persone trans: <<'un donna non dovrebbe indossare i vestiti di un uomo, né un uomo il velo di una donna', e chiunque faccia queste cose rappresenta un abominio per Dio>>.

Non sembrava comprendere bene nemmeno le emozioni delle persone nere, schiavizzate per secoli dai suoi antenati, e ancora oggi sottoposte a pesanti discriminazioni dai suoi "camerati": <<Martin Luther King JR era una persona terribile>>; <<quando vedo un pilota di aerei nero penso “Ragazzi, spero sia qualificato!”>>; le donne nere <<non hanno la capacità mentale di processare che hanno rubato il posto a qualche bianco>>, non perché le politiche di "azione affermativa" (quelle simili alle “quote rosa” per capirci) sono eque e riparatorie.

Anche il ruolo delle donne bianche deve essere limitato, in accordo con i sacri comandamenti di migliaia di anni fa, ancora vigenti per alcuni. Alle donne e alla cantante pop Taylor Swift diceva: <<rigetta il femminismo e sottomettiti a tuo marito!>>. L'aborto per lui non era concepibile nemmeno nel caso di una minorenne stuprata: <<dovrebbe tenersi il bambino>> perché è la legge di Dio.

Poi ci sono i musulmani<<vogliono conquistare l’Europa tramite la sostituzione etnica>>, una politica aperta dagli ebrei del resto, di cui sono stati storicamente accusati e continuano a essere accusati, anche da politici italiani: <<i donatori ebrei sono stati i primi a finanziare meccanismi radicali dell’apertura dei confini, politiche neo-liberali e quasi marxiste, istituzioni culturali e associazioni no-profit. È una bestia creata dagli ebrei laici>>.

19.9.25

LUNEDÌ 22 SETTEMBRE SCIOPERO GENERALE PER GAZA

MOTIVAZIONI, ORARI, LUOGHI E ISTRUZIONI SU COME PARTECIPARE 

Sullo sfondo il disegno di una bandiera palestinese. In alto la scritta "22 Settembre sciopero generale", racchiusa dal motivo della kefiah che simboleggia il mare. Sotto altre due scritte: "Da che parte sta il governo italiano?". Scioperiamo per chiedere al governo di interrompere i rapporti istituzionali e economici con Israele". In risalto il disegno di un pugno chiuso.


L’“Unione Sindacale di Base” (USB) e il “CALP Genova” (i lavoratori portuali genovesi) hanno indetto uno sciopero generale per Lunedì 22 Settembre per fermare il genocidio del popolo palestinese, chiedendo l’immediata interruzione dei rapporti commerciali e politici con Israele, e per sostenere la missione umanitaria della “Global Sumud Flotilla”: non è necessario essere iscritto a nessuna organizzazione sindacale per partecipare. 

L’iniziativa non coinvolgerà solo i lavoratori portuali e del trasporto, spiega l’USB in un comunicato, chiarendo che <<a scioperare ci saranno le fabbriche, la logistica, i settori pubblici, la scuola, i vigili del fuoco, il commercio, l’energia. E poi ci saranno gli studenti, con la loro spinta e il loro entusiasmo. Saranno tantissimi e faranno la differenza. Lo sdegno per quello che sta succedendo a Gaza e per la complicità dei governi occidentali, Italia in testa, è trasversale e non ha confini. A colpire sono la reticenza e le bugie dei politici, il racconto vergognoso che saremmo in prima fila negli aiuti e altre amenità simili. Tutti sanno che bisogno rompere le relazioni con uno stato terrorista, a tutti i livelli, cominciando come è ovvio dalle armi ma poi passando al piano commerciale e diplomatico. Il resto sono chiacchiere. Sanzioni, embargo, rottura: queste le parole che vogliamo sentire e che grideremo nelle piazze dello sciopero generale>>.

Seguono due comunicati diffusi dal “Global Movement to Gaza Italia”, la sezione italiana della “Global Sumud Flotilla”, che includono le istruzioni su come partecipare allo sciopero generale.

Qui invece il link al primo comunicato dell’USB, con la lista degli esonerati dallo sciopero, e il secondo comunicato con la lista -in aggiornamento- di luoghi e orari di presidi e manifestazioni nelle varie città italiane.

14.9.25

‘GAZA ERA UNA PRIGIONE A CIELO APERTO...’

ADESSO NON C’È NEMMENO PIÙ IL CIELO!’

‘LA CAUSA PALESTINESE OGGI È DIVENTATA UNA CAUSA PER L’UMANITÀ’ 

LA TESTIMONIANZA DI UN ATTIVISTA DI GAZA CHE È DOVUTO DIVENTARE CITTADINO ITALIANO PER RIVEDERE LA SUA TERRA, MA HA POTUTO FARLO SOLO COME “TURISTA”


L'attivista di Gaza mentre siede in un parco a Napoli durante l'intervista. Indossa una kefiah.


Un paio di settimane fa, a una delle tante manifestazioni che si tengono in tutto il mondo in favore della “Global Sumud Flotilla”, ho incontrato Hameid Alfarra. Lui è un attivista di Gaza, fa parte della “Comunità Araba Palestinese di Salerno” e del “Global Movement to Gaza Campania”. Da giovane ha dovuto lasciare la sua terra, insieme a suo fratello, per aiutarlo a guarire donandogli il fegato. Ci è potuto tornare solo dopo molti anni e ostacoli, ma solo come turista, quando ha ottenuto la cittadinanza italiana e poco prima che scoppiasse la guerra genocida. La sua testimonianza mi ha aiutato a capire meglio come funzionano i raggiri legali che a Gaza, da decenni, restringono il movimento di persone e di beni essenziali, perfino dell’acqua. Ma le sue parole hanno toccato anche il mio cuore e stimolato una serie di riflessioni che trovate in questo editoriale atipico. 

I link al video dell’intervista completa li trovate alla fine dell’articolo.



TANTI GIOVANI CONTINUANO A MORIRE, MA QUELLI CHE CRESCONO E INVECCHIANO NON DIMENTICANO

<<Dicevano sempre che Gaza era una prigione a cielo aperto, adesso non c’è nemmeno più il cielo ma droni, aerei, bombe e missili>>: sono queste le parole che più mi hanno colpito di Hameid, quando lo abbiamo intervistato il 31 Agosto a Napoli, in occasione di una manifestazione per supportare la “Global Sumud Flotilla”. L’ultima volta che ha visto Gaza è stata qualche settimana prima che quella prigione venisse distrutta, insieme alle vite di tanti prigionieri innocenti, colpevoli solo di esservi nati e di aver costruito la propria vita lì, dopo esservi stati intrappolati. Ci ha anche spiegato nel dettaglio come sia sempre stato virtualmente impossibile uscire da quella prigione, da quel “campo di concentramento e di sterminio”, come lo definisce Stephen Kapos, sopravvissuto all’Olocausto. E se hai solo un passaporto palestinese, anche se riesci a uscirne non ci ritorni più. Perché quello è il passaporto di uno stato rubato, che formalmente esiste solo sulla carta, ma concretamente resiste nella resilienza dei palestinesi. Di tutti quei palestinesi che vorrebbero semplicemente vivere nel posto dove sono nati, o da cui provengono i loro genitori, ma che non hanno nemmeno la possibilità di visitarlo liberamente. Nel mentre, altri vivono comodamente nelle case a loro rubate, di cui conservano ancora le chiavi, e se ne prendono pure beffa. Uno stato promesso ad altri da chi non lo possedeva, “regalato” per far pagare ai palestinesi le colpe dei veri antisemiti, dell’imperialismo occidentale, e senza dimenticare il complice benestare dell’URSS. Uno stato che non esiste perché un'altra entità statale è stata autoproclamata, fondata sulla “Nakba”, sullo sfollamento forzato e prolungato, sugli stupri, sui massacri, sul raggiro legislativo, sulle menzogne propagandistiche, sulle letture distorte degli ideali socialisti e dei testi sacri, sulla supremazia etnica e militare, sulle spirali di odio che ha generato e continuerà a generare.

10.9.25

COLPITA DI NUOVO LA GLOBAL SUMUD FLOTILLA

È IL SECONDO ATTENTATO IN 24 ORE



Due fotogrammi che registrano il momento dell'impatto: si vede una scia di fuoco abbattersi sulle imbarcazioni.
Le immagini dei due attacchi ripresi dalle telecamere di sicurezza



 ++ AGGIORNAMENTI SUGLI ATTENTATI ALLA “FLOTILLA” DEL 13/09/2025 ++

Come si era spiegato nell’articolo che segue, dopo il primo attentato le autorità tunisine avevano diffuso la notizia che a scatenare l’incendio sulla prima nave colpita non era stato un ordigno ma, presumibilmente, un mozzicone di sigaretta, nonostante le telecamere di sicurezza avessero chiaramente ripreso un oggetto infuocato colpire l’imbarcazione dall’alto.

Le scuse per evitare la crisi diplomatica non hanno retto di fronte al secondo attentato: gli attivisti hanno trovato i resti dell’ordigno, e diffuso le immagini di quello che pare essere un “drone kamikaze” con una granata incendiaria.

In relazione al secondo attentato, le autorità tunisine hanno ammesso che si è trattato di un attacco <<deliberato>>. In seguito alcuni militari tunisini hanno sorvegliato e scortato le imbarcazioni della “Global Sumud Flotilla” dal porto di Sidi Bou Said a quello di Bizerte. Da lì un primo gruppo di imbarcazioni è partito alla volta di Gaza poche ore fa.

Antonio La Piccirella, uno degli attivisti in rotta verso Gaza, già sequestrato in acque internazionali da Israele durante l’ultima missione della “Freedom Flotilla”, ieri ha diffuso un video: mentre inquadra una motovedetta della marina militare tunisina, dichiara che <<questo si avvicina di più a come vorremmo che si comportassero i governo e le loro parti militari, e cioè proteggendo una missione civile e umanitaria. Dico 'si avvicina' perché vorremmo che fossero proprio i governi a spendersi per queste missioni umanitarie>>.



Colpita due volte in Tunisia e in una singola giornata la “Global Sumud Flotilla”, la flotta di navi civili che vuole tentare di rompere l’assedio a cui Gaza è sottoposta da quasi vent’anni. La prima volta la “Family Boat”, la nave ammiraglia della missione umanitaria, è stata attaccata intorno alle ore 23:30 italiane di Lunedì. Poi, a distanza di circa 24 ore, è toccato alla nave “Alma”. I filmati delle telecamere di sicurezza mostrano degli ordigni incendiari scagliati dall’alto, presumibilmente da droni o da altri tipi di velivoli pilotati a distanza.

Fortunatamente, gli attivisti a bordo stanno bene, ma al danno si aggiunge la beffa delle autorità tunisine: dopo il primo attacco hanno negato di aver rilevato droni nel loro spazio aereo e hanno dichiarato che a generare l’incendio sarebbe stato un mozzicone di sigaretta. Gli attivisti, invece, puntano il dito contro gli investigatori: raccontano che si sono recati sulla scena del crimine non per fare indagini, ma per far sparire materiale compromettente, che dovrebbe scatenare una crisi diplomatica, visto che per compiere i due attentati terroristici sono stati sorvolati i cieli tunisini.


MENO RISCHIO E MENO IMPEGNO

In questi giorni la presidente Meloni ha dichiarato che ci sono <<canali meno rischiosi e meno impegnativi>>, rispetto a quelli praticati dagli attivisti della “flotilla”. Le tonnellate di aiuti che hanno raccolto sono simboliche dal punto di vista materiale, ma sono fondamentali per fare pressione affinché dei concreti canali umanitari siano aperti.

Certamente, i lanci di aiuti dagli aerei che fanno arrivare pochissimo cibo sono più rischiosi per i palestinesi, che muoiono letteralmente schiacciati o che vengono ridotti a lottare letteralmente per un pezzo di pane. E sono meno impegnativi per i governi che supportano uno stato che pratica apartheid e genocidio.

30.8.25

GAZA: 12 GIORNALISTI MASSACRATI IN 15 GIORNI E OSPEDALE BOMBARDATO CON "DOPPIO TOCCO"

  • ISRAELE DICE CHE C’ERA UNA “TELECAMERA DI HAMAS” ALL’OSPEDALE NASSER IL 25 AGOSTO, MA ERA DI UN GIORNALISTA DELLA REUTERS
  • L’OSPEDALE È STATO COLPITO ALMENO TRE VOLTE IN DIECI MINUTI MENTRE UN DRONE OSSERVAVA DALL'ALTO
  • DUE SETTIMANE PRIMA ALTRI 6 GIORNALISTI SONO STATI UCCISI IN UNA TENDA DAVANTI ALL’OSPEDALE AL-SHIFA



Nella prima parte dell’articolo ricostruiamo il “doppio attacco” (in realtà “triplo”) all’Ospedale Nasser di Gaza, dove sono state uccise venti persone, di cui cinque giornalisti.

Poi, parliamo brevemente della “campagna di fango” che si è abbattuta su altri sei giornalisti uccisi due settimane prima, di fronte all’ospedale Al Shifa.

Nella conclusione spieghiamo perché le giustificazioni di attacchi a civili e ospedali fornite dalle forze di occupazione israeliane non solo sono inconsistenti da un punto di vista legale, ma anche “doppiamente” sfacciate.



5 immagini con didascalie. 1) I tetti di Khan Yunis di giorno. Didascalia: “Ultimi istanti della diretta di Hussam Al-Massri, per Reuters, ripresi dall’Ospedale Nasser alle 10:08 del 25/08/2025”. 2) Una folla di persone osserva, da lontano, quello che accade sulle scale esterne dell’ultimo piano dell’ospedale. Sopra c’è un puntino nero cerchiato di giallo: è un drone israeliano. Sotto si vede un’altra lineetta nera, indicata con un freccia blu: è un missile di cui si intravede la scia infuocata. Didascalie “Drone israeliano sorvola l’area dopo il primo colpo alle 10:08”;“Secondo colpo mentre sono arrivati soccorritori e altri giornalisti. Ore 10:17”. 3) Particolare ingrandito delle scale all’ultimo piano: si alza una nuvola di polvere causata dall’esplosione. Un’altra freccia indica un altra lineeta nera, più piccola di quella nella precedente immagine. Didascalia: “Terzo colpo sparato in rapida successione”. 4) Un particolare ingrandito delle persone all’ultimo piano dell’ospedale trasmesso da una televisione. 5) Lo stesso particolare un fotogramma dopo: si intravede una nube di polvere e una fiamma, e la posizione delle persone è quasi la stessa: si nota un soccorritore alzare la mano. Didascalia: “Soccorritori e giornalisti colpiti in diretta televisiva”.
Le immagini che documentano il bombardamento all'Ospedale Nasser con il "doppio tocco".

L'immagine sulla colonna sinistra (l'originale ha il drone cerchiato di giallo) è stata pubblicata da "Euro-Mediterranean Human Rights Monitor". Lo stesso video è stato ottenuto e divulgato dalla CNN. Gli ultimi istanti ripresi da Hussam Al-Massri sono stati trasmessi dalla Reuters e ripresi da molte altre testate. Tramite la Reuters, la Alghad Tv ha diffuso il video in diretta del secondo attacco, di cui vedete due fotogrammi in basso sulla colonna destra.


IL "DOPPIO TOCCO"

Hussam Al-Massri, giornalista di Gaza per l’agenzia di stampa britannica Reuters, lunedì 25 agosto stava trasmettendo una diretta dal quinto piano dell’Ospedale Nasser, una di quelle dirette che ci danno la possibilità di osservare cosa succede nella Striscia in tempo reale. A volte le telecamere sono puntate sui pochi camion che attraversano i valichi, altre volte sulle tendopoli. Alle 10 e 8 minuti il flusso di immagini che mostra ciò che resta dei palazzi di Khan Yunis viene interrotto. Il reporter è stato ucciso da un’esplosione, forse un “drone suicida” o forse un missile.

Il balcone e il piano dell’ospedale da cui trasmetteva le immagini sono uno dei luoghi in cui funziona meglio la connessione a internet. Per questo è solitamente frequentato da molti giornalisti. Subito dopo l’esplosione, infatti, accorrono sul posto vari colleghi insieme ai soccorritori. Circa 10 minuti dopo vengono colpiti anche loro, mentre le telecamere di diversi organi stampa (tra cui Alghad Tv) e gli smartphone di abitanti locali inquadrano la scena. In totale muoiono circa venti persone, inclusi altri quattro giornalisti: Ahmad Abu Azeez, Mohammad Salama, Mariam Abu Dagga, e Moaz Abu Taha. Altri reporter, anche loro intenti a riprendere la scena direttamente dal balcone, restano feriti, come Jamal Badah, che ha perso una gamba. <<Al mio risveglio erano tutti morti e avevo addosso dei pezzi dei loro corpi. Non ci aspettavamo un secondo attacco>>, ha dichiarato alla stampa.Non a caso questo tipo di attacco è noto come “doppio tocco” (“double tap” in inglese). 

19.8.25

SCIOPERO DEGLI ACQUISTI PER GAZA OGNI GIOVEDÌ A PARTIRE DAL 21 AGOSTO

BISAN OWDA, GIORNALISTA E REGISTA DI GAZA, RILANCIA IL “GLOBAL STRIKE FOR GAZA”



Nell'angolo in alto a sinistra il disegno di un'anguria. In alto a destra Bisan Owda. In basso a destra un rettangolo con i motivi della kefiah. Al centro è scritto:"SCIOPERO DEGLI ACQUISTI PER GAZA, OGNI GIOVEDÌ A PARTIRE DAL 21/08/2025. 1) Non comprare nulla di giovedì, nemmeno in contanti. Fare scorte di cibo e altri bene essenziali precedentemente e, idealmente, fare acquisti da attività commerciali indipendenti nelle altre giornate. Anche i rinnovi di pagamenti automatici e gli acquisti online non devono essere effettuati di giovedì. 2) Ogni giovedì limitate o evitate di usare il trasporto pubblico, di comprare carburante o di ricaricare l’automobile elettrica. Se dovete usare il trasporto pubblico per lavoro e altre urgenze comprate i biglietti in anticipo, in modo che la transazione di acquisto non verrà registrata in quel giorno. Se proprio dovete usare un mezzo di trasporto privato e non potete andare a piedi, preferite la bicicletta o condividete la macchina con qualcun altro. 3) Se rischiate di essere licenziati non andando al lavoro è sufficiente evitare di fare acquisti, ma potreste considerare la possibilità di usare il giovedì come giorno di ferie." In risalto gli hashtag: #ScioperoPerGaza #GlobalStrikeForGaza #GlobalStrike

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AGGIORNAMENTI IMPORTANTI SULLE MANIFESTAZIONI PER GAZA E PER TUTTA LA PALESTINA:

-Giovedì 28 Agosto riconfermato lo sciopero degli acquisti per Gaza (“Global Strike for Gaza”), l’iniziativa promossa dal collettivo “Humanti Project” e dalla giornalista gazawi Bisan Owda” a partire dallo scorso giovedì e per i prossimi giovedì (informazioni più dettagliate nell’articolo che segue). <<Siamo solo all’inizio>> dicono gli organizzatori.

-Operatrici e operatori sanitari italiani lanciano un digiuno a staffetta diretto alle/ai loro colleghe/i, sempre Giovedì 28 Agosto, per protestare contro la carestia provocata a Gaza (a questo link più info sull’iniziativa. Qui un approfondimento sulle trappole mascherate da siti di distribuzione degli aiuti).

-Prevista una manifestazione europea a Bruxells il 7 Settembre in supporto della “Global Sumud Flotilla” (più informazioni sulla manifestazione qui. Qui trovi i nostri articoli sulla “Freedom Flotilla).
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Global Strike for Gaza” (“Sciopero Globale per Gaza”) è il nome dell’iniziativa di boicottaggio globale degli acquisti lanciata da Bisan Owda, nota giornalista e regista di Gaza. Scopo dell’iniziativa è quello di porre fine al genocidio e alla carestia provocati dall’etno-teocrazia israeliana.

L’invito ad aderire alla protesta, ogni giovedì a partire dal 21 agosto, è esteso a tutte le organizzazioni del mondo, piccole e grandi, che da mesi protestano in favore della Palestina.

Owda ha pubblicato un video-messaggio di tre minuti, con il sottofondo costante di un drone: <<facciamo quello che gli fa più male: fermare l’economia. È arrivata l’ora di farci sentire, fino al punto che nessun organo di stampa potrà ignorarci (...) Il 21 di Agosto fermeremo l’economia. Non ci saranno transazioni, non ci saranno pagamenti, né con i contanti e nemmeno online. Niente trasporti pubblici. Chiudete le strade più importanti, le strade che conducono a posti “ufficiali” come ambasciate, municipi ecc. Naturalmente, cerchiamo di ridurre la produzione. Non vi sto chiedendo di non andare a lavorare, ma riducete la produzione. Insieme possiamo farcela!>>

Queste le azioni da fare per aderire alla protesta, così come descritte dal collettivo “Humanti Project:

18.8.25

SOLDATO “PRO-ISRAELE”: 'SITI GHF SONO TRAPPOLE MORTALI'

<SPARANO SULLA FOLLA INVECE DI METTERE CARTELLI PER FAR SPOSTARE LE PERSONE>

<LA GHF NON FORNISCE NEMMENO UNA BOTTIGLIETTA D’ACQUA PERCHÉ COSTA TROPPI SOLDI>

<GLI USA SONO DALLA PARTE SBAGLIATA DELLA STORIA>


Sei foto su due colonne leggermente sfasate. Segue la descrizione di ognuna dalla prima nell'angolo a sinistra in senso orario. 1) Una massa di persone in fila lungo barriere metalliche con filo spinato e in mezzo a due terrapieni.  Sopra i terrapieni si notano le sagome di alcuni militari. 2) Un bambino raccoglie briciole di cibo in mezzo a pacchi di cartone e buste di pasta aperte. Il suo volto è sconvolto e impaurito. Una mano è intenta a raccogliere mentre con l'altra alza il pollice, facendo il gesto "ok". Sullo sfondo si intravede una scritta in ebraico. 3) Un bambino emaciato, scalzo e con i vestisti sporchi, stringe tra le braccia tre o quattro pacchi di cibo (sembra riso o pasta). Sta stringendo la mano di una delle guardie armate (di cui si vede solo la parte dell'avambraccio) e bacia quella mano. Il bambino si chiama "Amir" e la sua tragica storia è raccontata nell'articolo. 4) Quattro militari in piedi su un terrapieno. Si notano alcuni pali elettrici, delle barriere protettive e un cubo di cemento usato come postazione di guardia. 5) Due folle di persone sono sdraiate a terra. In mezzo una striscia di sabbia con due nuvole di polvere, provocate dallo sparo di armi da fuoco. 6) Aguilar durante un'intervista mostra una foto cartacea: c'è un uomo emaciato con un pacco sulle spalle. Sullo sfondo una bambina che indossa un velo.
Video e immagini scattate a Gaza da Anthony Aguilar e consegnate alla stampa.


+AGGIORNAMENTI DEL 06/09/2025+

  • Anthony Aguilar, il soldato privato di cui parliamo in questo articolo, il 03/09/2025 ha protestato al senato statunitense insieme a un’altra veterana, Josephine Guilbeau. Sono stati arrestati e portati via dalla polizia mentre dicevano <<Il governo degli Stati Uniti è complice di genocidio, avete delle obbligazioni da rispettare imposte dalla nostra costituzione. Siete tutti complici!>>.
  • A fine Agosto un altro ex lavoratore della GHF ha rilasciato pubblicamente delle dichiarazioni sulla sedicente fondazione umanitaria, nello specifico è stato intervistato dalla CBS. Come aveva fatto Aguilar in un primo momento, ha fornito la sua testimonianza non rivelando la sua identità e ha consegnato alla stampa altri filmati. Reclutato da una società di logistica statunitense, ha dichiarato di non sapere che avrebbe lavorato proprio per la GHF: <<pensavo di andare lì per aiutare altre persone. Mi ci sono voluti due o tre giorni per rendermi conto che stavano proprio sparando alla gente, non ai combattenti, indiscriminatamente. Non erano colpi di avvertimento (…) Una volta mi hanno detto di uscire fuori dal perimetro del sito. Dovevo pulire dei resti di animali e di alcuni umani. Dopo gli spari c’erano resti umani e c’era un odore molto sgradevole. I contractors e l’IDF hanno detto che non spettava loro, così il compito è stato assegnato a me. Ma non sapevo cosa fosse. Dovevo mettere tutto sul camion e portarlo via. Mi viene da sudare e sento cuore battere forte solo a parlarne (...) I contractors si vantavano di quante persone erano riuscite a uccidere, di quanto erano bravi a sparare, colpivano qualunque cosa fosse viva, anche gli uccelli (...) Ho deciso di parlare perché non se non avessi detto nulla non mi sarei sentito a posto con la coscienza. Queste atrocità non devono succedere>>.



A Marzo del 2024 l’allora Alto Rappresentante UE diceva che Israele usava <<la fame come arma di guerra>>. Era il primo anno di guerra genocida e si verificavano le prime “stragi della farina”, oggi più strutturate e sistematizzate. 

Da Giugno 2024 i leader israeliani sono formalmente accusati e ricercati per vari crimini, incluso l’impiego della carestia come arma di guerra.

A Novembre del 2024 abbiamo cominciato a parlare delle trappole mascherate da centri alimentari, quando il possibile affidamento della distribuzione degli aiuti a compagnie militari private era solo una voce. Si diceva che i soldati privati avrebbero usato delle pallottole di gomma, ma così non è stato e la realtà ha superato le peggiori prospettive. 

A Maggio del 2025 il piano di militarizzare gli aiuti si è concretizzato. Sei mesi prima già si sospettava che dietro i saccheggi di aiuti e la gestione della “borsa nera” non ci fosse Hamas, ma lo stesso governo israeliano.

Poi, all’insegna del pragmatismo criminale e del “dividi e comanda”, è arrivata addirittura la pubblica ammissione di Netanyahu: ha armato bande jihadiste per indebolire Hamas, le stesse che attaccano i camion, impongono il pizzo e lucrano sugli aiuti

Eppure ci continuano a raccontare che è tutta colpa di Hamas, e che sono loro a rubare gli aiuti. Anche ammettendo che sia vero (visto che fino ad oggi le evidenze dimostrano l’esatto contrario) basterebbe inondare Gaza di aiuti invece che di bombe: secondo la basilare legge della domanda e dell’offerta, se ci fosse abbondanza di cibo non ci sarebbe più lucro, non ci sarebbe più la “borsa nera” e nemmeno gli assalti ai camion, i morti e i malati per denutrizione e malnutrizione... E non ci sarebbe nemmeno una popolazione stremata e umiliata da deportare in Egitto o altrove per appropriarsi di preziose risorse, inclusi quei giacimenti di gas di cui poco si parla.

Oggi, dopo il rinnovo dei fallimentari lanci aerei di insufficienti aiuti, che finiscono anche con lo schiacciare letteralmente persone, parliamo di una serie di testimonianze precise, rilasciate da Anthony Aguilar. È un veterano statunitense, non certo un sinistrorso “pro-pal”, che ha descritto e confermato il malefico “segreto di Pulcinella” sui siti di distribuzione controllati da Israele e USA. Infatti, Aguilar è anche un “insider” delle operazioni della sedicente fondazione umanitaria che distribuisce gli aiuti a Gaza, la “Gaza Humanitarian Foundation”, avendo operato nella Striscia per circa un mese, a partire da fine Maggio. Oltre a svelare che il progetto, in realtà, non ha nulla di umanitario, ha rivelato diversi particolari sul funzionamento della militarizzazione degli aiuti, e ha anche diffuso diversi video che documentano crimini di guerra.

La testimonianza di Aguilar è stata accolta, insieme al testimone, da eterogenei apparati mediatici, anche politicamente ed editorialmente opposti, inclusi quelli più mainstream. Le parole e i video che ha diffuso hanno sconvolto soprattutto i settori più conservatori dell'opinione pubblica, inclusi i sostenitori e i negazionisti dell’apartheid israeliano, dato che le persone di altri schieramenti culturali e politici sono più informate sulle malefatte che la propaganda tenta di nascondere

Nell’articolo che segue sono state analizzate ore delle sue svariate interviste rilasciate in queste ultime settimane, una serie di diversi “pezzi” che ci aiutano a comprendere approfonditamente tutto quello che “l’addetto ai lavori” ha detto pubblicamente. Oltre a sconvolgerci ulteriormente, ci spingono a chiedere nuove spiegazioni e richieste di giustizia.



USANO LA FAME COME ARMA DI GUERRA E LO HANNO ANCHE DICHIARATO...

Per anni i governanti israeliani hanno controllato le calorie medie spettanti a ogni singolo abitante di Gaza, con l’intento di indebolire la popolazione per mantenerla appena sopra la soglia di sopravvivenza mentre, al contempo, si cercava di evitare una conclamata crisi umanitaria e l’indignazione della comunità internazionale. Oggi le élite imprenditoriali tecno-fasciste non hanno più bisogno di nascondersi. Imprenditori ed esponenti vari del complesso militare-industriale controllano direttamente i politici o si sono “buttati” personalmente in politica, e sono più sfacciati che mai. Grazie al disinteresse delle masse, troppo impegnate a cercare di sopravvivere economicamente o a soddisfare falsi bisogni iper-consumisti, e grazie al fallimento o all’auto-asservimento di varie strutture partitiche e politiche, si sta affermando un principio pericolosissimo per l’intera umanità: il genocidio di Gaza dimostra che chi è più forte e chi ha più soldi può fare tutto, può ammazzare chiunque e può prendersi tutta la terra che vuole. L’unica legge da rispettare, secondo loro, è quella della giungla capitalista tecno-feudale, quella che premia chi è più brutale e ha più capitale.

2.8.25

ENNESIMO OMICIDIO IN CISGIORDANIA

  • UCCISO ATTIVISTA NELLA ZONA DI MASAFER YATTA. AVEVA COLLABORATO CON “NO OTHER LAND” 
  • USA, UE, CANADA E REGNO UNITO AVEVANO SANZIONATO L’OMICIDA PER AVER ATTACCATO FAMIGLIE PALESTINESI, INCLUSE DONNE E BAMBINI. TRUMP HA POI ANNULLATO LA DECISIONE DELL'AMMINISTRAZIONE GUIDATA DA “GENOCIDE JOE” BIDEN



Sei immagini, partendo dall'angolo a sinistra in senso orario. 1) Uno screenshot del video in cui si vede Yinon Levi urlare e puntare una pistola contro chi riprende. 2) Awdah Hathaleen sanguinante a terra. 3) Yinon Levi apre il fuoco, inquadrato di profilo. 4) La punta di un escavatore colpisce un uomo 5) Awdah Hathaleen sorride mentre ha in braccio uno dei suoi figli 6) Yinon Levi punta la pistola contro chi riprende. Sullo sfondo polveroso si nota l'escavatore.
Immagine al centro in basso ritagliata da uno scatto di Hadhalin da Wikimedia, rilasciata con Licenza CC generica 2.5 


  • +AGGIORNAMENTO DEL 09/08/2025+
  • L’autore dell’omicidio, Yinon Levi, è a piede libero ed è tornato a continuare i lavori sulle terre che occupa illegalmente, a terrorizzare e a schernire la popolazione di Umm al-Khair insieme ad altri coloni-terroristi dell’insediamento di Carmel, armati di fucili di assalto americani (M-16).
  • Il quotidiano israeliano "Haaretz" ha avuto modo di vedere un altro video, girato dalla stessa vittima fino al momento dello sparo. In un articolo di oggi, siglato da Gideon Levy e Alex Levac, si afferma che non ci sono dubbi sull’identità dell’omicida, e che <<la giudice Chavi Toker, che ha rilasciato Levi venerdì senza nessuna condizione particolare, sta violando i suoi obblighi>>.
  • Oltre al danno le beffe: dopo l’omicidio sono stati arrestati una ventina di palestinesi, incluso il figlio di un altro uomo investito e ucciso da un veicolo militare israeliano nella stessa zona nel 2022. Alcuni sono stati segnalati dall'omicida all'esercito e arrestati subito dopo il misfatto, mentre altri sono stati bendati e rapiti di notte, come da prassi dell'apartheid israeliano. I loro cellulari, con altre possibili prove dell’assassinio, sono stati confiscati e non restituiti. Nell’articolo succitato si spiega che, al momento della pubblicazione, ancora 7 persone risultavano detenute.
  • Le forze di occupazione israeliane hanno restituito solo giovedì scorso, dopo dieci giorni, il corpo di Awdah Hathaleen ai suoi familiari, che intanto avevano iniziato uno sciopero della fame in segno di protesta. I funerali erano stati vietati col pretesto della presunta illegalità del cimitero del villaggio (come riporta la testata israeliana "+972"), e per questo inizialmente l’esercito aveva indicato un altro luogo di sepoltura. Neanche i morti possono riposare in pace.


L’ATTIVISTA VITTIMA E IL COLONO TERRORISTA

Si chiama Yinon Levi, 32 anni, il colono-terrorista agli arresti domiciliari per l’omicidio di un attivista Palestinese di 31 anni, Odah Muhammad Khalil al-Hadhalin, perpetrato lunedì nel villaggio di Umm al-Khair, nella circoscrizione di Masafer Yatta, a sud di Hebron.

31.7.25

MATTARELLA: “INACCETTABILI LE VIOLAZIONI ISRAELIANE”

CONDANNE DALLA POLITICA TROPPO DEBOLI E TARDIVE

Mattarella condanna Israele per il mancato rispetto del diritto internazionale a Gaza. Lo diciamo da 21 mesi (e nei vari link di questo mini-editoriale troverete una serie di approfondimenti), ma i più noti politici e giornalisti se ne accorgono solo ora...  Attiviamoci ancora di più affinché alle parole seguano i fatti.


Sullo sfondo si intravede una guardia del Presidente della Repubblica, la bandiera italiana e quella europea.
Isaac Herzog stringe la mano a Sergio Mattarella durante la visita in Italia a Febbraio 2025. Foto dal sito del Quirinale. 

Il Presidente della Repubblica Mattarella “spinge” Gaza e la Palestina sulle prime pagine dei quotidiani e sulle aperture dei telegiornali italiani. Ma è ancora troppo poco, e anche troppo tardi. Ieri, in occasione della “Cerimonia del Ventaglio”, organizzata dall’Associazione della Stampa Parlamentare, ha dichiarato che <<è inaccettabile il rifiuto del governo di Israele di rispettare a Gaza le norme del diritto umanitario. È disumano ridurre alla fame una intera popolazione, dai bambini agli anziani ed è grave l'occupazione abusiva e violenta della Cisgiordania (…) Si è parlato di errori quando hanno colpito la parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza, ospedali, medici e ambulanze, quando hanno preso di mira bambini assetati e persone affamate in fila per avere cibo e acqua (…) È difficile, in una catena simile, vedere una involontaria ripetizione di errori e non ravvisarvi l'ostinazione a uccidere indiscriminatamente>>.

27.7.25

SOS DAI DUE ITALIANI DELLA "HANDALA": “ISRAELE CI HA RAPITI, FERMATE IL GENOCIDIO”

  • UNA SETTIMANA FA, QUANDO LA NAVE È PARTITA ALLA VOLTA DI GAZA DA GALLIPOLI, AVEVANO CONSEGNATO ACIDO SOLFORICO INVECE CHE ACQUA
  • TRE MOVIMENTI ANNUNCIANO UN ALTRO CONVOGLIO CON DECINE DI BARCHE PER ROMPERE L'ASSEDIO E CONSEGNARE AIUTI
+ AGGIORNAMENTO DEL 31/07/2025: Poche ore fa il secondo italiano a bordo della Handala, Antonio La Piccerella, è rientrato in Italia dopo essere stato processato e ufficialmente bandito da Israele per un secolo. Ha dichiarato alla stampa che i militari <<hanno provato per tutto il viaggio a darci cibo e acqua con una telecamera puntata>>, una trovata propagandistica impiegata anche nel precedente sequestro in acque internazionali. Tre giorni fa era rientrato anche Antonio Mazzeo, dopo aver firmato un decreto di espulsione. Gli attivisti annunciano una nuova azione contro il blocco illegale a cui è sottoposta Gaza da quasi venti anni +

Negli angoli a sinistra due fermi immagine dai video dei due italiani. Nel primo si legge "we have been intercepted at sea", nel secondo "and I have been kidnapped". Sul lato destro tre fermi immagini. Due dalle telecamere di sicurezza. Nel primo si nota la parte alta dell'imbarcazione in mare aperto e al buio. Nel secondo i venti attivisti seduti, con le mani alzate e con indosso i giubbotti di salvataggio, mentre un militare cammina minaccioso con un fucile. Nel terzo fermo immagine si vede la mappa con la rotta e il punto dell'abbordaggio, non lontano da Gaza.
Le immagini dei video-appelli e del momento dell'irruzione, catturate dalle telecamere di sicurezza dell'imbarcazione, prima che venissero messe fuori uso dai militari.


LE ULTIME ORE E I PROSSIMI GIORNI

Abbordata la nave Handala, a circa 40 miglia nautiche da Gaza, alle ore italiane 22:41 di sabato 27 luglio. Tra i 21 attivisti e membri dell'equipaggio della “Freedom Flotilla Coalition” ci sono anche due italiani: Antonio Mazzeo, giornalista e insegnante, e Antonio La Piccirella, attivista per la giustizia sociale e climatica. 

In due video-messaggi, registrati prima dell'irruzione dell'esercito sull'imbarcazione, chiedono alla società civile di fare pressione sul nostro governo per fermare il genocidio e per liberare loro, insieme agli altri rapiti.

19.7.25

OCALAN CHIEDE AL PKK DI DEPORRE LE ARMI: IL PARTITO METTE DEI FUCILI AL ROGO

SI ASPETTANO PASSI CONCRETI DA ANKARA


Aggiornamento per il format di Fanrivista “Come Va a Finire?!: dopo il tortuoso processo di pace avviato lo scorso Novembre, dieci giorni fa Abdullah Ocalan è apparso in un video dall’isola-carcere di Imrali. Ha ribadito le considerazioni storiche e politiche sulla fine della lotta armata tra la guerriglia curda e il secondo esercito più grande della NATO, chiedendo al partito di deporre le armi.

Tre giorni dopo alcunə combattentə del PKK hanno tenuto una cerimonia e bruciato dei fucili. Il gesto simbolico esprime la disponibilità a un accordo che ponga fine a decenni di conflitto.

Intanto, poche ore fa, un drone ha ucciso almeno un membro del PKK nel nord dell’Iraq. Al momento della chiusura di questo articolo non si conosce ancora la paternità dell’attacco, che aumenta i dubbi sull’effettiva percorribilità del processo di riconciliazione.


Sullo sfondo un cielo nuvoloso e alcuni grigi palazzi, oltre ad alcune persone. Al centro risalta una bandiera con il volto di Ocalan e delle scritte in curdo. Si intravedono altre bandiere con Ocalan in uniforme e la stella rossa nel simbolo del KCK. Sopra l'immagine della manifestazione, il disegno di due mani che spezzano un fucile, un noto simbolo antimilitarista, con gli stessi tre colori delle bandiere (giallo, rosso e verde).



6.7.25

BASEL ADRA DI “NO OTHER LAND”: LOTTARE NON È UN’OPZIONE

Sullo sfondo una bandiera palestinese. In rilievo Basel Adra mentre impugna un microfono. C'è anche scritto: "BASEL ANDRA, CO-AUTORE DI NO OTHER LAND, INCONTRA NAPOLI"

READ THE ARTICLE IN ENGLISH HERE/QUI LA VERSIONE IN INGLESE DI QUESTO ARTICOLO

La Palestina chiede solo armi diplomatiche, a differenza dell’Ucraina, e <<se a Israele fossero imposte la metà delle sanzioni che sono state date alla Russia la cosa potrebbe essere risolta>>. Continuare a lottare per la Palestina, nonostante gli sforzi non siano stati sufficientemente ripagati, <<non è una opzione>> ma un dovere. Questi sono alcuni dei messaggi lanciati da Basel Adra, co-autore del documentario premio Oscar “No Other Land”, quando ha incontrato Napoli il 16 Giugno 2025.

Basel Adra Of "No Other Land": Fighting Is Not An Option

In the background the Palestinian flag. In relief the image of Basel Adra holding a microphone. It is written: 'Basel Adra, Co-Author of No Other Land; Full Speech in Naples (Italy)'

LA VERSIONE IN ITALIANO SI TROVA QUI/HERE THE ITALIAN VERSION OF THIS POST


Palestine is asking for diplomatic weapons, not like Ukraine, and “if half of the sanctions put on Putin would be put on Israel the thing can be solved”. Keep on fighting for Palestine, although the efforts do not meet enough results, “it is not an option”, but a duty. These are some of the messages launched by Basel Adra, co-author of the Oscar winning documentary “No Other Land”, when he came to Naples (Italy) the 16 of June 2025.

On our Youtube Channel you will find the full speech he gave.

Below there are some of the questions we would have liked to ask Basel directly, and that we hope might find an answer in the future. We also hope they can contribute to a debate about the documentary and Palestine.

30.6.25

PARLIAMO DI “NON TUTTI GLI UOMINI”

  •  “Non tutti gli uomini”  -un’affermazione piena di misoginia-  è stata diffusa da giovani uomini sui social media per difendere l’immagine pubblica degli uomini in generale.
  • Questo articolo riflette su come la violenza di genere viene normalizzata di questi tempi.

LEGGI L'ARTICOLO IN INGLESE QUI / CLICK HERE TO READ THE ENGLISH ARTICLE


Immagine di una bambina mentre mantiene una bandierina durante l’annuale Marcia delle Donne del 2019 in Pakistan. La scritta in inglese recita: <<Marcia delle donne del 2019. Noi donne>>.
La bambina mantiene una bandierina durante l’annuale Marcia delle Donne del 2019 in Pakistan. La scritta in inglese recita: <<Marcia delle donne del 2019. Noi donne>>.

Il patriarcato è una condanna a morte per le donne di tutto il mondo. Recentemente, a Napoli, la 14enne Martina Carbonaro è stata uccisa a sassate dal su ex fidanzato. Nel 2006 la ventenne pakistana Hina Saleem è stata assassinata da suo padre in un orribile “delitto d’onore” a Brescia. Il caso ha innescato un dibattito sulla storia della stessa Italia e le leggi sui delitti d’onore. Casi come questo, così brutalmente violenti, non fanno nemmeno notizia in Pakistan. Questo articolo di opinione -siglato da Sana Siddiqui, autrice che attualmente vive a Napoli- discute delle crudeltà giornaliere che le donne devono affrontare a causa dei costumi patriarcali incorporati nelle nostre società.


Parlare apertamente in questa società è quasi un atto di ribellione in sé, quindi voglio dire la mia. Perché non c’è molto altro che una piccola, giovane donna può fare per portare cambiamento nel suo paese.

Vivere in uno dei posti del mondo più insicuri per le donne fa schifo. Perché ogni giorno sentiamo notizie terribili di qualcun'altra, di donne o bambine che sono state terribilmente molestate, abusate o assalite - se non peggio. Viviamo in un terrore costante. Si vedono post di questi avvenimenti con una didascalia: “questo poteva capitare a noi”. Ma è capitato. È capitato a noi, alle nostre amiche, madri, sorelle o zie. Tuttə noi abbiamo una storia. Alcunə, però, non vivono abbastanza per poterla raccontare.

29.6.25

Let's Talk About 'Not All Men'

  • 'Not all men— a statement rife with misogyny — has been popularized by young men on social media in order to defend the public image of men in general. 
  •  This piece reflects upon how normalized gender-based violence and oppression have become in today’s time. 

READ THE ARTICLE IN ITALIAN HERE / QUI LA TRADUZIONE IN ITALIANO DELL'ARTICOLO


mage of a girl holding a flag at the annual Women’s March held in 2019 in Pakistan. The flag reads: <<Women’s March 2019. We women>>.
Image of a girl holding a flag at the annual Women’s March held in 2019 in Pakistan. The flag reads: <<Women’s March 2019. We women>>. Credit: Beenish Sarfaraz



Patriarchy is a death sentence for women all over the world. 

In Naples, Italy, 14-year-old Martina Carbonaro was recently found stoned to death by her ex-boyfriend. In 2006, 20-year-old Pakistani woman, Hina Saleem, was murdered by her father in a horrifying 'honour killing' in Brescia, Italy. This case sparked a nationwide debate about Italy’s own history and laws regarding honour killings. In Pakistan, such brutal cases of violence are so common that they don’t even make the news. 

This thinkpiece—penned by Pakistani writer, Sana Siddiqui, currently living in Naples—discusses the everyday cruelty that women face due to the patriarchal customs embedded in our societies.



Speaking out in this society is almost a rebellion in itself—so I want to speak out. Because there really isn't much that a small, young woman can do to bring change in her country.
 
Living in one of the most unsafe-for-women countries in the world sucks. Because every day we hear terrible news about someone or the other, a woman or a child, being horrifically abused, harassed, or assaulted—if not worse. We live in this terror constantly. You'll see people share posts of such occurrences with the captions, "This could have been us." But it is. It is us. It is our friends, our mothers, our sisters, our aunts. All of us have a story. Some just don't live to tell it.